BELLOTTI, Giovambattista

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 7 (1970)

BELLOTTI, Giovambattista

Maria Teresa Cuppini

Nacque nel 1667 a Verona, dove fu allievo di A. Voltolini, freddo e manierato ritrattista. Passò quindi a Venezia, dove si perfezionò nel disegno presso A. Bellucci. I sei anni di permanenza col "tenebroso" veneziano non sono documentati da opere note; nutrito è invece l'elenco delle pitture che il B. realizzò per le chiese della città natale e di alcuni centri della provincia veronese. La notorietà dell'artista è soprattutto affidata al complesso dei dipinti che decorano alcune sale del palazzo del Comune, dove ha attualmente sede la Corte d'Assise veronese. Un che di duro e una certa stravaganza barocca lasciano supporre contatti con la corrente pittorica naturalista. Secondo il Dal Pozzo "con loegnoso spirito che lo rend pronto ed inge dipinge con franchezza e bravura".

L'indice delle opere del B. comprende: nel palazzo della Corte d'Assise, quattro ovali nella sala dei giurati, raffiguranti Maria che si separa dalla madre, la Maddalena orante, Tobia e l'angelo, un Santo francescano e Gesù; quattro ovali nella sala dei giudici con un Santoeremita, una Santamartire, Giuditta, Davide. Ancora nella sala dei giudici spettano al B. due lunette raffiguranti S. Zeno e il demonio e l'Adorazione dei Magi. Il B. dipinse inoltre: Fatti di santi domenicani sullecolonne di S. Anastasia, la Samaritana al pozzo in S. Bernardino, la Vergine col Figlio e s. Francesco tuttora in loco sull'altare del Della Torre in S. Fermo, S. Francesco di Paola che dà foma a un parto mostruoso già nella chiesa dedicata al Santo, l'Apparizione della Vergine a s. Giacomo e a tre discepoli già in S. Giacomo di Galizia, la Vergine col Figlio e i ss. Anna, Giuseppe, Stefano e Francesca Romana già in S. Gregorio (nella qual chiesa spettavano al B. anche le nicchie affrescate coi quattro Dottori della Chiesa), la Vergine col Figlio, s. Giuseppe e angeli e due tele con l'Annunciazione nella chiesa sconsacrata di S. Mamaso. In S. Maria della Scala si trovavano due dipinti, Giobbe sul letamaio, scomparso nell'ultima guerra, e la pala di S. Pellegrino de' Laziosi miracolato dal Crocifisso, sostituita da un quadro di eguale soggetto dipinto dal De Grassi verso il 1938, quando fu confinata nel magazzino del convento. Nella chiesa di S. Nicolò, sul primo intercolumnio della parete destra, si trova la tela con Giuseppe calato nella cisterna; in S. Sebastiano, distrutta nell'ultima guerra, dipinse un Episodio dei Maccabei e nella chiesa scomparsa di S. Simone la Consegna delle chiavi.

Il B. dipinse anche per la chiesa di S. Nicolò a Sant'Ambrogio di Valpolicella una pala raffigurante la Vergine coi ss. Antonio, Giuseppe, Nicolò e Zeno; per la chiesa delle benedettine a San Michele Extra la pala con la Madonna e santi; per la cappella della villa Pompei a Illasi l'Incoronazione e santi; per la chiesa di Sandrà (Brenzone)., la Vergine e santi; per la cappella della villa Montanari a Pradelle la SS. Trinità, la Nascita di Cristo, la Crocifissione e, nel soffitto, Elia rapito sul carro di fuoco; infine, per la chiesa di S. Martino ad Avesa, la pala di S. Michele.

Il B. morì il 23 genn. 1730.

Fonti e Bibl.: F. Dal Pozzo, Le vite de' pittori degli scultori et arch. veronesi, Verona 1718, p. 195 (agg. p. 12); G. B. Lanceni, Ricreazione pittorica, Verona 1720, I, pp. 19, 20, 47, 70, 107, 114, 204, 255, 262; II, pp. 12, 39, 48, 77, 100 141, 144, 158; Verona, Bibl. Com., ms. 1001-2180, S. Dalla Rosa, Catastico delle pitture e delle sculture esistenti nelle chiese e luoghi pubblici situati in Verona [1803-04], p. 16; G. Da Persico, Descrizione di Verona, Verona 1820, I, pp. 196. 207; II, p. 118; C. Bernasconi, Studi sopra la storia della pittura italiana e della scuola pittorica veronese, Verona 1864, p. 368; D. Zannandreis, Le vite de' pittori scultori architetti. veronesi, Verona 1891, p. 319; L. Simeoni, Verona. Guida storico-artistica, Verona 1909, pp. XXX, 249, 268; Id., Verona, Verona 1953, pp. 37, 58-171; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, p. 271.

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