GIOVANNA d'Austria, granduchessa di Toscana

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 55 (2001)

GIOVANNA d'Austria, granduchessa di Toscana

Stefano Tabacchi

Nacque a Praga il 24 genn. 1547, ultima dei quattordici figli di Ferdinando d'Asburgo, re dei Romani e futuro imperatore, e della regina Anna Jagellona. Crebbe alla corte asburgica, tra Vienna e Innsbruck, senza suscitare particolare interesse nei rappresentanti diplomatici, che la ignorano nei loro rapporti. Sembra comunque che abbia avuto uno sviluppo fisico piuttosto lento: minuta e fragile, a dodici anni ne dimostrava otto o nove.

G. era ancora molto giovane quando si cominciò a pensare a un possibile matrimonio. Tra i candidati c'erano il voivoda di Transilvania Giovanni Zápolya e, soprattutto, Francesco de' Medici, figlio del duca Cosimo I. Per i Medici, infatti, la conclusione di un matrimonio con una principessa asburgica poteva rappresentare un importante successo diplomatico, in quanto avrebbe aperto la possibilità di ottenere il titolo granducale e di consolidare definitivamente una vera e propria dinastia. Inizialmente, Cosimo I fece dei tentativi presso la corte spagnola, ma le risposte di Filippo II furono decisamente scoraggianti e indussero il duca a orientarsi verso una delle figlie dell'imperatore, giovani e pie, ma povere di dote.

Già nell'ottobre 1563 Cosimo chiese ufficialmente la mano di G., ma le trattative si prolungarono dal 1563 al 1565, a causa della morte dell'imperatore Ferdinando, il 25 luglio 1564, e dell'intervento del duca di Ferrara, Alfonso II, che mirava anch'egli a ottenere la mano di una principessa asburgica per sbloccare a suo favore l'inveterata questione della precedenza tra Medici ed Este. All'inizio del 1565 le trattative erano ormai concluse e in ottobre Francesco, che nel 1564 era stato elevato al rango di principe reggente, si recò a conoscere la promessa sposa a Innsbruck, dopo aver ottenuto l'assenso di Filippo II.

In quest'occasione Francesco portò a G. e a suo fratello, l'imperatore Massimiliano II, ricchi doni, che avrebbero dovuto rafforzare il prestigio internazionale dei Medici. I due promessi sposi si recarono poi a Firenze per strade diverse. Il 16 dic. 1565 G. fece il suo solenne ingresso in città passando attraverso i fastosi archi trionfali eretti per l'occasione. Il 18 fu celebrato il matrimonio, che fu occasione per straordinari festeggiamenti (allestiti sotto la direzione dei più importanti letterati e artisti toscani, da V. Borghini a G. Vasari), che si protrassero per tutto l'inverno.

Lo sfarzo del matrimonio non poteva nascondere la crisi politica e le tensioni familiari che colpivano la famiglia Medici. Sebbene non anziano, Cosimo I dava preoccupanti segni di decadimento fisico e morale. Proprio nel 1565 la sua decisione di ritirarsi a vivere more uxorio con la sua giovane amante, la ventunenne Leonora degli Albizzi, suscitò perplessità nella corte. Da parte sua Francesco non nascose mai la sua insofferenza per la moglie e proseguì i suoi amori con la nobildonna veneziana Bianca Capello, già iniziati alcuni mesi prima del matrimonio. A rendere più grave la situazione contribuì poi il progressivo deterioramento dei rapporti tra Francesco e Cosimo, già evidente nel 1566, quando il duca uccise in un impeto d'ira il vecchio cortigiano Sforza Almeni, sospettato di essere una spia al servizio del figlio.

G. scrisse sempre molto poco; non è quindi noto cosa pensasse della sua situazione. Si può però supporre che, educata al rigido moralismo della corte asburgica e ben conscia del suo rango, dovesse essere quanto meno sconcertata dei tradimenti del marito e del comportamento dei suoi nuovi parenti, che le manifestavano costante freddezza. Se infatti Cosimo I non le lesinò manifestazioni di affetto, tanto Francesco quanto Isabella de' Medici, cognata di G., guardarono sempre con velato disprezzo la principessa asburgica, piccola, poco appariscente e incapace di apprezzare le raffinatezze della cultura fiorentina. La posizione di G. alla corte medicea era quindi debole, anche perché la principessa non riusciva a generare un erede maschio, ma solo femmine.

Nel 1567 nacque la prima figlia, Eleonora (1567-1611), cui seguirono Romola, nata nel 1568 e morta dopo pochi giorni di vita, e Anna (1569-83).

All'inizio degli anni Settanta del Cinquecento, ai ricorrenti dissapori tra G. e il marito vennero ad aggiungersi forti motivi di tensione con il suocero. Nel 1570 Cosimo I si recò a Roma per ricevere il titolo di granduca, concessogli dal papa e, appena tornato a Firenze, sposò segretamente la sua giovane amante Camilla Martelli, donna di famiglia nobile, ma certo non adeguata al rango acquisito dai Medici. Il matrimonio fu duramente osteggiato dallo stesso Francesco e fornì all'imperatore Massimiliano il pretesto per una serie di ritorsioni diplomatiche, che in realtà erano motivate dalla volontà di riaffermare i diritti imperiali sulla Toscana, implicitamente contestati dalla decisione di Cosimo di ricevere dal papa il titolo di granduca. Per questo motivo Massimiliano scrisse a G. raccomandandole di non mantenere rapporti con la nuova suocera. Cosimo I reagì con una dura lettera a G., nella quale le rammentò che alla sua corte non avrebbe tollerato alcuna manifestazione di dissenso.

In questa difficile situazione G. diede prova di una certa abilità diplomatica, contribuendo a evitare una completa rottura tra Medici e Asburgo e riguadagnandosi la stima del suocero. Anche i suoi rapporti con Francesco dovettero migliorare, a giudicare dalle lettere che scrisse al marito nel 1571, quando questi era impegnato nell'allestimento di una piccola flotta destinata a coadiuvare l'armata cattolica nella guerra contro i Turchi.

Queste schiarite nei rapporti coniugali non dovettero durare a lungo, nonostante la nascita di altre due figlie, Isabella (1571-72) e Lucrezia (1572-74). Nel 1572, infatti, Cosimo I dovette intervenire personalmente sull'orgogliosa G., invitandola a sopportare gli amori di Francesco e Bianca Capello come una manifestazione di esuberanza giovanile, destinata a scomparire con l'età. La funzione equilibratrice tra i due coniugi da parte di Cosimo venne presto meno a causa della rapida decadenza fisica del vecchio granduca; G. dovette prenderne atto e reagì ai suoi dispiaceri coniugali rifugiandosi nelle pratiche devozionali, che peraltro non aveva mai trascurato. Si spiega così il suo pellegrinaggio a Loreto, nel 1573, e i contatti epistolari che tenne con la mistica pratese Caterina de' Ricci tra il 1569 e il 1573.

Per G. le pratiche religiose non furono solo una forma di devozione, ma anche un modo per svolgere una funzione politica, proteggendo esponenti del mondo ecclesiastico italiano e sostenendo le politiche controriformistiche. La religiosità di G. non va tuttavia scambiata per bigotteria o ristrettezza mentale; la granduchessa era infatti una personalità sufficientemente spregiudicata da richiedere al S. Uffizio la facoltà di leggere una serie di libri proibiti, tra cui la versione non purgata del Decameron.

La morte di Cosimo I, avvenuta il 21 apr. 1574, aprì un biennio di instabilità politica e di scontri all'interno della famiglia Medici. Nel 1575 era stata fortunosamente scoperta la congiura antimedicea di Orazio Pucci, che fu ferocemente repressa. Il 9 luglio 1576 Pietro de' Medici, fratello di Francesco I, uccise la moglie Eleonora Alvarez de Toledo; pochi giorni dopo moriva anche Isabella de' Medici, forse anche lei uccisa dal marito, Paolo Giordano Orsini.

G. non fu sfiorata da queste tragedie, ma dovette tollerare le vessazioni di Francesco che, ormai libero della ingombrante tutela paterna, non si curava più di nascondere la sua relazione con la Capello. La nascita di una nuova figlia, Maria (1575-1642), futura moglie di Enrico IV di Francia, non produsse alcun miglioramento nei rapporti tra i due coniugi, che anzi peggiorarono ulteriormente quando Bianca Capello pretese di aver dato a Franceso un erede maschio, il piccolo Antonio, nato il 29 ag. 1576, la cui identità non fu mai chiarita. Nel 1576 G. arrivò al punto di rivolgersi segretamente a suo fratello, accusando il marito di avarizia e trascuratezza e chiedendo di essere riportata a Vienna.

Naturalmente la richiesta non aveva la minima speranza di essere esaudita: i condizionamenti della politica internazionale imponevano agli Asburgo di mantenere buoni rapporti con i Medici. Massimiliano si limitò dunque a protestare per il trattamento inflitto alla granduchessa, ma l'arciduca Ferdinando del Tirolo andò oltre, manifestando a Francesco I propositi di vendetta. La morte dell'imperatore Massimiliano favorì una nuova e più duratura riconciliazione tra G. e Francesco I, il quale aveva comunque dato istruzione di comunicare al nuovo imperatore Rodolfo II che "di nostra consorte intendiamo di essere noi li padroni, senza che altri se n'impacci" (Saltini, p. 700).

Persa ogni speranza di un intervento dei suoi familiari austriaci, G. dovette accettare la propria condizione, limitandosi a confidare le sue delusioni alla sorella Eleonora, sposa del duca di Mantova, che pure la invitò a una maggiore arrendevolezza nei confronti del marito.

Finalmente, nel 1577, G. partorì un figlio maschio, Filippo (1577-82). La nascita di un erede, per quanto debole e malaticcio, fugava i timori di un'estinzione della dinastia e rese più forte la posizione di G. rispetto a Bianca Capello, che fu allontanata per qualche tempo dalla corte. In questa fase, dunque, la vita di G. cominciò a scorrere più tranquilla e la sua corrispondenza con il marito trasmette l'immagine di un rapporto convenzionale e forse superficiale, ma non particolarmente tormentato.

L'ennesima gravidanza fu fatale a G., che morì di parto il 9 apr. 1578. Non ha alcun fondamento la voce, riportata da qualche autore moderno, secondo cui Francesco I avrebbe fatto mancare alla moglie le cure necessarie, affrettandone la morte.

Il 18 apr. 1578 furono tenute le fastose esequie di G., che era già stata seppellita nella chiesa di S. Lorenzo. Anche in quest'occasione Francesco suscitò la generale disapprovazione per essersi soffermato a salutare Bianca Capello, che pochi mesi dopo sposò.

Come già il matrimonio, anche la morte dell'infelice granduchessa favorì la diffusione di una vastissima letteratura encomiastica, che nei decenni successivi fu ulteriormente alimentata dal granduca Ferdinando I, fratello e successore di Francesco I, in esplicita polemica con il suo predecessore. La figura di G. finiva così per essere imprigionata nello schema di donna modesta e pia, condannata dalla ragion di Stato a una vita di infelicità. In tempi più recenti si è cercato invece di scoprire altri tratti della sua figura, evidenziando, non senza esagerazioni, la sua capacità di giocare un ruolo politico.

I ritratti di G. sono relativamente poco numerosi. Tra i più interessanti si può ricordare quello dipinto da Alessandro Allori poco dopo il matrimonio, conservato presso il Museo di Palazzo Pitti. La figura di G. vi appare fortemente caratterizzata e segnata dai tratti somatici tipici degli Asburgo. Il ritratto dell'Allori servì da modello per molti ritratti successivi tra cui quello postumo della granduchessa con il figlio Filippino, realizzato da Giovanni Bizzelli con la collaborazione dell'Allori intorno al 1586 e conservato alla Galleria degli Uffizi.

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