ADORNO, Giovanni Agostino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1 (1960)

ADORNO, Giovanni Agostino (o Agostino)

Giuseppe Oreste

Nacque a Genova nel 1551, quinto figlio di Michele, del ramo di Lanfranco-Faravello, e di Nicoletta Adorno Campanaro. Da giovane sarebbe stato avviato, a dire del De Rossi, alle attività pubbliche. Viaggiò molto: fu in Spagna presso l'ambasciatore genovese M. A. Sauli (intorno al 1574), e a Valenza conobbe il frate L. Beltran, che gli predisse la fondazione di un Ordine religioso. In questo periodo, in seguito a forti perdite al gioco occorsegli a Granata, ebbe una crisi di coscienza. Tornato a Genova, si diede alla vita religiosa sotto la guida spirituale del teatino B. Pignatelli, formulando i primi progetti di una nuova Congregazione, incoraggiato a ciò da Battistina Vernazza e da Francesco Adorno. Quando il Pignatelli fu trasferito a Napoli, l'A. volle raggiungerlo, fermandosi in pellegrinaggio a Vallombrosa e a Firenze, ove abbozzò le regole della Congregazione. A Roma conobbe s. Filippo Neri, che gli fu sempre amico, e lì ricevette la tonsura (febbraio 1587) dal cardinale A. Sauli, arcivescovo di Genova. A Napoli, dove abitò presso il cognato G. A. Grimaldi, fu ordinato sacerdote (19 sett. 1587) e accolto nella Compagnia dei Bianchi (1588), per l'assistenza dei condannati a morte. Strinse amicizia con Fabrizio e Ascanio Caracciolo (poi s. Francesco) e con loro, ancora sotto la guida spirituale del Pignatelli e del padre gesuita M. D'Andria, nell'eremo camaldolese di S. Salvatore, definì la nuova regola.

Nella primavera del 1588 poté superare a Roma le difficoltà oppostegli dalla commissione cardinalizia, grazie all'intervento del cardinale A. Peretti, nipote di Sisto V (1 luglio 1588).

Il papa stesso, francescano, scelse il nome di chierici regolari minori, a preferenza di quello, proposto dall'A., di chierici regolari mariani, ponendo la nuova famiglia religiosa sotto la dipendenza immediata della Sede apostolica.

Il 20 agosto a Napoli, a integrazione del breve pontificio che citava lui solo, l'A. dichiarava con atto pubblico cointeressati alla nuova fondazione V. Giustiniani, G. B. Fabia, F. e A. Caracciolo, S. Vollaro, M. Merola, P. Bacchedano. Difficili furono le ricerche per trovare una sede: provvisoriamente la si appoggiò all'oratorio della Compagnia dei Bianchi, la chiesa della Vergine con il titolo di "Succurre miseris", dove i primi chierici fecero la professione solenne il 9 apr. 1589 nelle mani di monsignor Torcelli; un quarto voto li impegnava a non ricoprire dignità o prelature fuori della Congregazione (cfr. breve di conferma di Clemente VIII, dicembre 1592).

Per ottenere la chiesa di S. Maria Maggiore ed anche per obbedire al suggerimento papale di estendersi nei territori spagnoli, l'A. verso la fine del 1589 partì per la Spagna, via terra. Anche là incontrò varie difficoltà, perché un recente decreto regio vietava nuove fondazioni religiose, ma riuscì infine ad ottenere il consenso per la chiesa. Imbarcatosi a Valenza, ove aveva venerato i resti del p. Beltran, sfuggì a stento ad un naufragio nel mare ligure e giunse a Napoli il 6 giugno 1590.

La nuova Congregazione intanto si accresceva di altri aspiranti (G. Caraffa, E. Doria, C. Caracciolo, A. Del Giudice, E. Da Ponte, cugino del papa Leone XI, A. Manco, che fu quarto generale, B. Garzia). Il 30 maggio era stato stipulato l'istrumento di cessione della chiesa, dove fra le altre pratiche di culto iniziò quella della frequente esposizione del SS. Sacramento, germe del culto dell'Adorazione perpetua.

Morto Sisto V e sparsasi la voce che il successore avrebbe soppresso la nuova Congregazione, l'A. andò a Roma per patrocinare l'appoggio del cardinale Peretti, al quale il papa defunto l'aveva raccomandata, e vi giunse il giorno stesso (15 sett. 1590) in cui veniva eletto il cardinale G. B. Castagna (Urbano VII), che gli era stato favorevole nella commissione cardinalizia di due anni prima; dal nuovo pontefice l'A. fu accolto benevolmente. Morto dopo dodici giorni Urbano, e prolungandosi il conclave, l'A. si recò a Genova per organizzarvi la nuova famiglia (ottobre 1590); ma nel dicembre era di nuovo a Roma, ove Gregorio XIV confermò le precedenti approvazioni, conferendo al nuovo Ordine i medesimi privilegi dei teatini (breve del 18 febbr. 1591). A Roma s. Filippo Neri gli aveva suggerito di ottenere la chiesa di S. Girolamo (lettera dell'A. a Francesco Caracciolo, 23 febbr. 1591), ma l'A. preferì soprassedere e, rinunciando per umiltà all'ospitalità offertagli dal cardinale Peretti, si trasferì in una camera lasciata libera da s. Filippo.

Ai primi di agosto 1591 era di nuovo a Napoli, gravemente malato. I discepoli, vista avvicinarsi la fine, vollero conservarne le fattezze, e da un pittore, nonostante la resistenza dell'A., fecero tracciare un disegno che servì per i successivi ritratti e quadri. Nella imminenza della morte l'A. invitò i suoi a riconoscere Fabrizio Caracciolo come successore. Morì il 29 sett. 1591.

A lui dedicò una biografia G. Marangoni, Vita del venerabile p. G. A. A., pubblicata a Genova nel 1753, di 268 pp. con ritratto; in essa, pur con tono agiografico, vengono esaminati criticamente i dati della vita del personaggio e, in appendice, vengono pubblicati i brevi pontifici del 1588 e del 1592.

La regola, impostata sulla vita contemplativa e su quella attiva, nello spirito della riforma post-tridentina, fu stampata a Roma nel 1628 e 1676 (Constitutiones)e a Lione nel 1641 (Regulae et. observantia communes Religionis Clericorum Regularium Minorum).

Fonti e Bibl.: P. Litta, Fam. cel. ital., Adorno, tav. III; A. Oldoini, Athenaeum Ligusticum, Perusiae 1680, p. 60; C. Piselli, Notizia historica della Religione dei PP. Chierici regolari minori, Roma 1710, pp.18-31; B. De Rossi, Istoria genealogica e cronologica delle due nobilissime case Adorna e Botta, Firenze 1719, p. 38; G. Rossi, Il precursore dell'Adorazione perpetua: S. Francesco Caracciolo, Roma 1926; L. v. Pastor, Storia dei Papi, X, Roma 1928, p. 568; F. Braudel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell'età di Filippo II, Torino 1955, II, p. 824; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., I, coll. 591 s.; Encicl. Cattolica, I, col. 325.

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