MAGINI, Giovanni Antonio

Enciclopedia Italiana (1934)

MAGINI, Giovanni Antonio

Roberto ALMAGIA

Astronomo, matematico e geografo, nato a Padova il 14 giugno 1555, da famiglia stabilita da gran tempo in quella città. Laureatosi in filosofia a Bologna il 10 giugno 1579, si dedicò prestissimo agli studî astronomici; del 1582 sono infatti le sue Ephemerides coelestium motuum (trad. in italiano nel 1583), dell'anno stesso i trattati astronomici intitolati Delle introdottioni, del 1585 le Tabulae secundorum mobilium coelestium. Salito per queste e altre opere in alta fama, fu eletto il 4 agosto 1588 alla cattedra pomeridiana di matematica già tenuta nello studio di Bologna da Egnazio Danti, essendo stato preferito a Galileo. Tale cattedra mantenne in seguito anche quando fu chiamato a Mantova (1599) per istruire nelle matematiche i figli del duca Vincenzo Gonzaga, poiché lo Studio bolognese, che gli aveva rinnovato l'insegnamento nel 1592 e nel 1597 sempre con aumentato stipendio, gli concesse le necessarie licenze per recarsi a Mantova. Gli argomenti delle sue lezioni bolognesi ci sono conservati nei Rotuli dello Studio. Il M. fu in corrispondenza con i maggiori astronomi, matematici e geografi italiani e stranieri del tempo suo; da Keplero ebbe invito di collaborare a una nuova raccolta di effemeridi astronomiche, ma declinò l'offerta; legato alle vecchie teorie astronomiche, fu tenace avversario di Galileo; stimatore invece di Copernico, del quale peraltro non accettò l'ipotesi innovatrice; al sistema copernicano tentò di contrapporne uno proprio, complicatissimo. Sposato ad Angela de' Poggi da Gradoli nel Viterbese, il M. ebbe numerosi figli, nessuno dei quali per altro venne in fama. Il M. morì di nefrite l'11 febbraio 1617.

Se il giudizio sul valore del M., come astronomo, può essere soggetto a riserve, è invece indiscutibile il suo valore come geografo e cartografo, come è indubbia l'influenza, larghissima e durevole, dell'opera sua. La sua edizione della Geografia di Tolomeo, apparsa per la prima volta a Venezia nel 1596 e due anni dopo pubblicata in versione italiana (di L. Cernoli), ha grande importanza, non tanto per l'accurato commentario descrittivo, appostovi dal M. quanto perché alle 27 carte tolemaiche ne sono aggiunte altre 37 nuove, finemente incise da G. Porro, che formano nell'insieme un vero Atlante moderno. Ma il lavoro massimo, cui il Magini dedicò gran parte delle sue fatiche nell'ultimo ventennio della sua vita, fu un Atlante d'Italia, per il quale volle preparare carte in gran parte originali, delineate cioè in base a rilievi ufficiali fatti eseguire dai varî governi italiani e ch'egli riuscì a procurarsi per il benevolo interessamento dei Gonzaga. Il lavoro di raccolta, di coordinazione, di revisione e di disegno e incisione (onde ebbe necessità di mantenere presso di sé abili incisori specializzati) fu lunghissimo e arduo; alcune carte furono stampate e messe in circolazione isolatamente per saggio; nel 1608 fu pubblicata col titolo di Italia Nuova una carta generale, insigne lavoro di sintesi, ricchissima di contenuto; ma la definitiva elaborazione dell'intero atlante tardò ancora e la stampa era appena avviata quando il M. venne a morte. Esso fu pertanto pubblicato postumo dal figlio Fabio nel 1620 col titolo Italia di Gio. Ant. Magini data in luce da Fabio suo figliuolo (Bologna 1620; ristampe dei 1632 e 1642); consta di 61 tavole e di un breve commentario geografico. Il M. preparava per vero, a corredo dell'atlante, un'amplissima illustrazione geografica dell'Italia, ma di essa sono rimaste solo alcune parti, più o meno abbozzate e tuttora inedite. Le carte d'Italia esercitarono un'influenza immensa: furono ricopiate, contraffatte, imitate, moltissime volte in Italia e all'estero; entrarono, senza modificazioni, a far parte di atlanti stranieri notissimi, come quelli dei Bleaw; in Italia rimasero monumento insuperato per oltre un secolo.

L'aver pubblicato l'opera del padre procurò a Fabio Magini una notorietà immeritata; egli non fu che il modesto, e talora inabile, editore della fatica paterna, ma non affatto un grande scienziato anch'egli, come da molti si è detto.

Bibl.: A. Favaro, G.A.M., in Gli scienziati italiani (Repertorio bibliog. diretto da A. Mieli, I, Roma 1921, pp. 101-11 con bibliogr. presso che completa); id., Carteggio inedito di Ticone Braché, Giov. Keplero, ecc., con G.A. Magini, Bologna 1880; R. Almagià, L'Italia di G.A.M. e la cartografia dell'Italia nei secoli XVI e XVII, Napoli 1922.