BORGHESE, Giovanni Battista

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 12 (1971)

BORGHESE, Giovanni Battista

Gaspare De Caro

Figlio del giureconsulto senese Marcantonio e della nobildonna romana Flaminia Astalli, fratello minore di Camillo, che sarebbe salito al trono pontificio assumendo il nome di Paolo V, nacque nel 1554 a Roma. Sulla sua formazione non si hanno notizie precise: certo egli - come pure accadde al fratello Francesco, nato presumibilmente nel 1556 - fu posposto, nella considerazione del padre e quindi nei privilegi di carriera che questi poté garantire ai figli, ai fratelli maggiori Girolamo (peraltro morto prematuramente), Orazio, che ottenne alte cariche nel foro e nell'amministrazione, in gran parte ereditate dal padre, ma che morì anche lui giovanissimo, e Camillo, avviato alla prelatura. Non risulta nemmeno con sicurezza che il B. portasse a termine studi regolari; il fatto che fosse nominato sollecitatore apostolico da Gregorio XIII, con bolla del 13 febbr. 1584, lascerebbe supporre che il B. non doveva essere ignaro di diritto: certo però non emulò le fortune forensi del padre e del fratello Orazio e le cariche che con loro sembravano stabilmente garantite alla famiglia andarono perdute dopo la morte o furono attribuite a Camillo. La ricchezza e il prestigio dei Borghese erano comunque già ragguardevoli prima ancora che la loro ascesa fosse coronata dal pontificato, tanto da consentire il matrimonio del B., il 25 sett. 1588, con Virginia Lante, appartenente al migliore patriziato romano.

Per parecchi anni non si hanno più notizie particolari sul B., il quale acquistò una posizione eminente in Roma soltanto quando Camillo, eletto cardinale nel 1596, ottenne che fosse concesso al B. e all'altro fratello Francesco l'appalto del sale, che tradizionalmente aveva costituito il fondamento di molte fortune romane. A questa tradizione i fratelli Borghese furono tutt'altro che inferiori, come dimostrò l'acquisto e il completamento - in virtù appunto dei proventi dell'appalto - di un maestoso palazzo nella zona di Ripetta, divenuto poi residenza romana della famiglia e battezzato dall'arguzia curiale con il significativo epiteto di "palazzo del sale".

Le fortune finanziarie e il prestigio del B. crebbero naturalmente ben al di là di questi precedenti con l'elezione pontificia del fratello maggiore. Paolo V dimostrò subito una spiccata predilezione per il B., dovuta verosimilmente al fatto che questi era il solo, con la nascita del figlio Marcantonio (1601), ad assicurare la continuità della famiglia. Poco dopo l'elezione il papa creava il B. castellano di Castel Sant'Angelo e prefetto di Roma, con breve del 2 giugno 1605; nel novembre dello stesso anno, il B. otteneva anche la carica di governatore di Borgo, concessa in un primo momento al fratello Francesco, cui veniva invece attribuito il comando generale delle milizie ecclesiastiche (25 nov. 1605). Negli anni successivi le cariche militari del B. si moltiplicarono: fu castellano di Perugia, di Rocca Pia, di Rocca Nuova, di Ascoli; con breve del 21 genn. 1609 Paolo V, infine, approfittò della morte del castellano e tesoriere di Benevento Mercurio Vipera per attribuire al B. anche queste cariche, alle quali aggiunse poi quella di governatore della stessa Benevento e del suo distretto. La munificenza del pontefice verso il B. non conosceva limiti: lo creò infatti anche duca di Rignano e riversò su di lui rendite di ogni genere. Secondo quanto scriveva il Sarpi (II, p. 154) a Christof von Dohna, il 21 luglio 1609, "il pontefice attende alle cose di casa sua con comodo... li denari che si cavano dallo spirituale e temporale delle chiese sono tutti del signor Giovanni Battista, fratello di Sua Santità".

Vero è che il pur accentuato nepotismo di Paolo V escludeva programmaticamente ogni interferenza dei familiari - a eccezione del cardinal nepote Scipione Borghese Caffarelli - nelle questioni politiche e religiose di maggior rilievo. Sebbene il B. godesse talvolta della confidenza del pontefice (egli solo, per esempio, conobbe in anticipo le intenzioni del papa per la grande creazione cardinalizia del settembre 1606, la prima del pontificato), in realtà non ebbe mai alcuna influenza nelle sue decisioni e invano i diplomatici delle potenze moltiplicarono le promesse per guadagnarsi la sua mediazione presso il papa. In effetti Paolo V respinse le preghiere del B. anche in circostanze di minore importanza: così, per esempio, il B. nel maggio del 1606 non poté impedire, per quanto si prodigasse, nemmeno il licenziamento di uno scalco, deciso da Paolo V perché quell'umile familiare era accusato di aver messo in vendita alcune concessioni pontificie.

Tuttavia la predilezione che il papa mostrava verso il B. nella sua politica familiare era indiscutibile e certamente non giovava ai buoni rapporti con il fratello Francesco, il quale se ne stava assai poco soddisfatto della carica pur elevata, ma rimasta isolata, di generale delle milizie pontificie. I contrasti tra i due fratelli di Paolo V erano in realtà entrati a far parte delle abitudini quotidiane della corte romana e i gazzettieri e gli agenti diplomatici ne traevano abbondante materia per i loro pettegolezzi che facevano largamente il giro delle corti europee.

Ma se i due fratelli erano divisi da questa personale emulazione, erano del tutto unanimi nel mettere a profitto della famiglia la contingenza favorevole: un fortissimo senso dinastico animava infatti questi personaggi nuovamente acquisiti alla nobiltà romana, un sentimento tanto più acuto nel B., per il quale le fortune della famiglia si identificavano con quelle stesse del figlio. Certo per lui la costruzione del palazzo Borghese assunse il significato di un simbolo e di una prova visibile della nuova potenza familiare e ad essa rivolse le sue maggiori fatiche, investendovi largamente le sue pingui rendite, seguendone con assiduità i lavori; più o meno leggendaria, la frase, che i contemporanei gli attribuiscono in punto di morte ("il palazzo è terminato, ed io me ne vado": Romano, p. 94), è senza dubbio significativa.

Attorno al palazzo, nella medesima zona di Ripetta, e in altri luoghi della città, il B. aveva inoltre investito in immobili altre ingenti somme. per un totale di circa 300.000 ducati. Parallelamente moltiplicava i tentativi di rinsaldare i legami parentali con le famiglie della nobiltà romana, trattando per esempio il prestigioso matrimonio della nipote Diana Vittori, figlia della sorella Margherita, con un Carafa. Ma soprattutto erano le prospettive matrimoniali del figlio a impegnare il B. insieme con gli altri esponenti della famiglia: e sin dove spingessero le loro aspirazioni i Borghese risulta evidente dal tentativo del papa, peraltro non andato a buon fine, di sposare Marcantonio a una figlia del re di Francia Enrico IV.

Il B. morì il 26 dic. 1609, quando già in Curia si prevedeva con viva preoccupazione che, se un evento provvidenziale non avesse frenato la munificenza del papa, l'entrate del B. sarebbero presto ascese all'iperbolica cifra di 400.000 scudi.

Il titolo di duca di Rignano e la maggior parte delle rendite passarono al fratello Francesco. Rimasto tuttavia infecondo il matrimonio di questo con Ortensia Santa Croce, alla sua morte, avvenuta a Frascati il 20 giugno 1620, essi confluirono con il resto dei titoli e dei beni borghesiani nel figlio del B., Marcantonio.

Fonti e Bibl.: T. Galluzzi, In funere... Joan. Baptistae Burghesii... oratio, Romae 1610; Le relazioni degli Stati europei lette al Senato dagli ambasciatori veneziani nel sec. XVII,Relazioni di Roma, a cura di N. Barozzi e G. Berchet, I, Venezia 1877, pp. 57, 62, 87; P. Sarpi, Lettere ai protestanti, a cura di M. D. Busnelli, Bari 1931, I, p. 105; II, pp. 72 s., 154; T. Boccalini, Ragguagli di Parnaso e scritti minori, III, a cura di L. Firpo, Bari 1948, pp. 357, 517; N. Borghese, Vita di Santa Caterina da Siena... aggiuntovi l'elenco degli uomini illustri dell'eccellentissima casa Borghese, a cura di R. Luttazi, Roma s.d. (ma 1869), pp. 121 s.; J.A.F. Orbaan, Doc. sul Barocco, Roma 1920, p. 159; L. von Pastor, Storia dei papi, XII, Roma 1930, pp. 35, 50 ss.; P. Savio, Per l'epistolario di P. Sarpi, in Aevum, XI (1937), p. 60 e n.; P. Romano, Il rione Campo Marzio, II, Roma 1939, pp. 91-94 e passim;G. Borghezio, I Borghese, Roma 1954, p. 11; O. Montenovesi, Gens Burzhesia, in Capitolium, XXIX(1954), pp. 88, 90; G. Moroni, Diz. di erudiz. storico-eccles., VI, pp. 38 s.

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