CECCHI, Giovanni Battista

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 23 (1979)

CECCHI, Giovanni Battista

Fabia Borroni

Incisore, per lo più al bulino, e mercante di stampe, fiorentino, nato nel 1748 o 1749, ancora operante nel 1815. Costretto ad abbandonare il mestiere di falegname perché storpiato nella mano destra, si esercitò nel disegno a mero scopo di studio - sotto la guida di Francesco Conti, maestro della galleria granducale, e ripiegò sull'incisione sotto la guida di Ferdinando Gregori (con il quale collaborerà anche Gaetano Cecchi, incisore contemporaneo del quale non si sa se il C. fosse parente): ben presto fu alla pari del maestro nella resa tecnico-stilistica avendo acquistato una discreta esperienza e abilità. L'impiego del bulino (raramente usò l'acquaforte e solo in qualità di aiuto) è testimonianza della sua tendenza al riproduzionismo e ad appoggiarsi alle composizioni pittoriche di diversi artisti, per lo più legati all'ambiente fiorentino - con opere visibili nelle chiese e nelle collezioni di Firenze e di alcune città toscane - o anche dell'area provinciale toscana. Tra le prime incisioni datate che conosciamo, una Madonna con Bambino da Annibale Carracci (1767 su rame presso la Calcografia naz. di Roma) e il Matrimonio mistico di s. Caterina da F. Vanai (1768).

In un periodo favorevole ad imprese editoriali di largo respiro, facilitate dal rilancio della politica culturale di Pietro Leopoldo, l'attività del C. è favorita, ma - anche se lontana dalle nuove tendenze innovatrici ed orientata precipuamente verso temi stilisticamente consoni più alla sua abilità di mestiere che alla sua sensibilità artistica - è molto più complessa di quanto appaia dai repertori.

Nel 1769 doveva già godere di rinomanza se nell'avviso al lettore (p. X) del primo volume della Serie degli uomini i più illustri nella pittura, scultura e architettura... (I-XII, Firenze 1769-1775) si scriveva che "tutti i ritratti saranno eseguiti con somma diligenza, e finitezza dal bravo Bulino... G. B. Cecchi degno allievo del nostro... F. Gregori". Infatti la maggior parte delle trecento incisioni sono del C. (dal secondo volume cominciò a collaborare C. Colombini, dal quinto B. Eredi, e dal sesto G. B. Betti). Come nota L. De Angelis (VIII, pp. 110 s.), nelle aggiunte al Gori Gandellini, il C. "veduto lo smercio che delle stampe facevasi, si determinò di mercanteggiare su le medesime nella sua Patria. Non è comparsa, per così dire, un'opera in Firenze, in cui fossero necessarj, o vi fossero ritratti, chestati non siano intagliati dal Cecchi". Ai ritratti ricordati nei principali repertori, aggiungiamo quello del violinista contemporaneo Pietro Nardini, del senese Giuseppe Pecci (con epigrafe), di S. Francesco da Paola (1781), di Pietro Leopoldo con tutta la sua famiglia (da invenzione di Giuseppe Piattoli, 1785), di Ferdinando III di Lorena e di Luisa Maria Amalia (sempre disegnati dal Piattoli, 1791).

Ma se l'associazione del C. a imprese editoriali di ampia risonanza è testimonianza del gradimento che la sua opera incontrava, non è da sottovalutare l'attività svolta in proprio e il lungo sodalizio e il costante esercizio con il ravennate Benedetto Eredi, anche egli incisore e mercante di stampe, meno dotato come incisore del C. ma più intraprendente come mercante. Delle opere firmate "Cecchi & Eredi" (sono tutte firmate così, salvo contraria indicazione) ricordiamo il Mausoleo con la statua di Giovanni Lami eretto in S. Croce (da disegno di Innocenzo Spinazzi), i due volumi Bonarum artium splendori XII tabulae a praestantissimis Italiae pictoribus expressae del 1776 e 1779 dedicati a Pietro Leopoldo; L'albero di Jesse con Livorno sullo sfondo, del 1807, dedicato a Filippo Ganucci vescovo di Livorno. Firmate dal C. sono le tavole 13,15, 18, 19, 21, 24 della Raccolta di 24 stampe rappresentanti quadri copiati da alcune gallerie e palazzi di Firenze (le incisioni sono datate dal 1779 al 1787), la tavola 6 con il Carro di Arianna del volume con Bassirilievi... esposti al pubblico in Firenze di Gaetano Vascellini pubblicato nel 1781 da Giuseppe Bardi, a cui collaborò anche il Gregori, e le tavole 6-8, 14 della Raccolta de' disegni delle fabbriche regie de' bagni di Montecatini, da invenzioni di N. G. Paoletti, pubblicata nel 1787. A questa va aggiunta la serie della Vita di s. Giovanni Battista, dai disegni che Pietro Benvenuti aveva ricavato dagli affreschi di Andrea del Sarto: datata al 1794, essa è dedicata a Marco Martelli di Urbino, e fu messa in commercio non solo dal Bardi, ma anche da Niccolò Pagni (14 tavole, di cui le prime due con figure allegoriche di collaborazione con l'Eredi e sei unicamente del Cecchi).

Sempre più apprezzato, il C. fu associato ad importanti lavori come i due volumi (1791 e 1795) de L'Etruria pittrice..., pubblicati a Firenze da Marco Lastri.

A quest'opera collaborarono numerosi incisori tra cui Gaetano Cecchi, e specialmente Carlo Lasinio, già molto noto se non ancora pienamente affermato, che in pratica fu il direttore della parte grafica e del quale il C., come risulta dalle iscrizioni, completò molto spesso, col bulino, le acqueforti (ma lo stesso fece per Matteo Carboni). Il C. mise mano alle tavole XXV, XXVIII, XL-XLII, XLVI-XLVII, L-LII, LXXXVIII, CXX. Per alcune tavole (per esempio XCIX, CI), essendo data la sola indicazione di "Cecchi", è difficile stabilire se si tratta del C. o di Gaetano Cecchi. Varie di queste incisioni, come anche quelle degli altri volumi, furono messe in commercio anche sciolte.

Nel 1799, nel periodo rivoluzionario, il C. mise il suo bulino al servizio della controrivoluzione e per G. Bardi, editore per cui aveva già lavorato e che aveva un vasto giro di affari anche su piano europeo, incise tre stampe - messe in vendita anche ad Arezzo da Francesco Romanelli - ispirate alla reazione (Arezzo, Cortona e Rigutino contro i Francesi) e tratte dai disegni dell'aretino Pietro Ermini (Arrigoni-Bertarelli, 1932). Sempre per il Bardi, da disegni di F. Cosimo Rossi e da quelli meno recenti di Giuseppe Zocchi intagliò sette vedute significative da inserire nella Raccolta di n. 20delle più belle vedute e prospettive della città di Firenze che fu molto gradita ai forestieri per la sua piacevolezza e per il maneggevole formato.

Nel 1800 il C. e l'Eredi tentano di adeguare il loro stile al taglio compositivo di Luigi Sabatelli e delle sue XIV Stazioni della Via Crucis (14 tavole, di cui 8 incise dal C.) e di renderle più ariose ricorrendo a Giuseppe Pera per la preparazione all'acquaforte. Fra il 1804 e il 1805 i due collaboratori incidono per Lorenzo Bardi, succeduto a Giuseppe, otto tavole per le quali associano nuovamente per l'acquaforte il Pera, nel tentativo di rendere l'elemento pittorico dei disegni di N. Poussin raffiguranti I sette sacramenti.

Tra le immagini religiose di facile smercio, e sempre di dignitoso livello, ricordiamo: l'Apparizione della Madonna a s. Andrea Corsini, l'Assunzione della Madonna dall'affresco di S. Maria in Candeli a Firenze di Antonio Domenico Gabbiani, S. Margherita da Cortona e S. Zanobi resuscita il figlio della gentildonna dal Piazzetta, tre versioni della figura di S. Giovanni Gualberto, di cui una dal dipinto di Ottaviano Dandini ed una da disegno di Lamberto Gori, databili verso il 1800-1801 (Savioli-Spotorno, 1973), la Madonna della pappa dal dipinto di Francesco Vanni, la Mater dolorum da Annibale Carracci, della quale al Gabinetto delle stampe di Roma (41 H 10) è una versione con l'indicazione "si vende a Roma da Agapito Franzetti". Considerato ormai un cronista grafico, presumibilmente su commissione, incise cinque stampe particolari del Sepolcro di Dante a Ravenna, compreso un ritratto in medaglione.

Nel 1806 il Bardi, annunciando la prossuna pubblicazione della traduzione italiana dei volumi di D. Vivant Denon (Viaggio nel basso ed alto Egitto, I-II,Firenze 1808, presso Giuseppe Tofani: vedi l'ultima pagina del secondo volume), precisava che "quel che spetta ai costumi sarà condotto a bulino dai signori G.B. Cecchi e Ben. Eredi". Infatti il nome del C. compare in numerose tavole (11, 26, 29, 33, 41, 44, 46, 49, 51, 55, 57, 61, 68, F); nella presentazione non è nominato Gaetano Cecchi che invece firma alcune tavole; non è quindi possibile stabilire a quale Cecchi siano da attribuire le numerosissime tavole firmate "Cecchi".

L'ultima opera del C. a nostra conoscenza, e sempre in collaborazione con l'Eredi (il che consente di posticipare la data della attività del C. data dai lessici), è un glorificante ciclo iconografico, in piena Santa Alleanza, sulla Vita di papa Pio VII, da disegni del Pera e di Emilio Cateni, messo in commercio dall'Eredi nel 1815 (Arrigoni-Bertarelli, 1932): la liberazione del cardinale Pacca e le burrascose vicende di Pio VII del C. gareggiarono sul mercato con il ciclo fiorentino del gruppo di Carlo Lasinio e con alcune stampe romane di Giuseppe Calendi e di Bartolomeo Pinelli, anch'essi attratti dallo stesso tema iconografico.

Fonti e Bibl.: Oltre alla bibl. in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlex., VI, pp. 8 s., v.G. Gori Gandellini, Notizie ist. degli intagl., I,Siena 1808, p. 208; L. De Angelis, Aggiunte a G. Gori Gandellini, VIII, Siena 1810, pp. 110 s.; P. Zani, Enc. metodica... delle belle arti, I, 6,Parma 1820, p. 115 (erroneam. sub v. Cecchini); C. Le Blanc, Manuel de l'amat. d'estampes, I, Paris 1854, p. 622; G. E. Saltini, Le arti belle in Toscana, Firenze 1862, p. 66; P. Arrigoni-A. Bertarelli. Le stampe stor. conservate nella raccolta del Castello Sforzesco, Milano 1932, ad Indicem; O. Q. Giglioli, Mostra degli incisori toscani del Settecento (Società Leonardo da Vinci), Firenze 1943, pp. 38 s.; G. Briganti, Pietro da Cortona…., Firenze 1962, pp. 234, 241, 276, 290 (per le incisioni tratte dal Berrettini); A. Savioli-P. Spotorno, Incisioni di cinque secoli per s. Giovanni Gualberto, Vallombrosa 1973, pp. 111-112, nn. 76-78; F. Borroni Salvadori, La collez. stampe della Bibl. Marucelliana di Firenze, in Accademie e Biblioteche d'Italia, XXXVIII(1970), p. 105.

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