PINACCI, Giovanni Battista

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 83 (2015)

PINACCI, Giovanni Battista

Fracesco Lora

PINACCI (Pinazzi), Giovanni Battista. Nacque a Firenze nel 1694 o 1695. Fu tra i più acclamati tenori della prima metà del secolo XVIII, come tale predestinato a ruoli di deuteragonista o antagonista (padre, sovrano, tiranno, rivale in amore), le parti dei due protagonisti essendo di regola riservate al registro di soprano, maschile o femminile. Nella voce vantò un corposo registro centrale: fu perciò talvolta indicato come basso o baritono (così Goldoni, a proposito del dramma Oronte re de’ Sciti, 1740/41: «il tenore che dovea recitare in quell’anno era il bravo attore Pinacci fiorentino, il quale avea la figura severa, l’azione fortee la voce di baritono»; Goldoni, 1761), e talune arie per lui composte furono notate in chiave di Fa (per esempio in un manoscritto con brani dall’Arminio di Johann Adolf Hasse: Parigi, Bibliothèque Nationale, Vm7 7694). A proposito delle recite fiorentine del 1725, Johann Joachim Quantz lodò il cantante per l’azione scenica e ne trovò focoso lo stile di canto. All’apparizione nel Farnace, dell’anno successivo, si riferisce una caricatura attribuita a Marco Ricci, che ne fissa il gesto imperioso e la bassa statura.

Fin dagli albori della carriera Pinacci poté fregiarsi della protezione del governatore di Mantova, il principe Filippo d’Assia-Darmstadt. Il 2 giugno 1722 fu aggregato all’unanimità all’Accademia dei Filarmonicidi Bologna, nella classe dei cantori. Nel 1727, assunti impegni concomitanti nei rivali teatri romani dei Capranica e delle Dame, suscitò una controversia lunga e ad ampio raggio. Nel 1730 a Pistoia figurò forse per la prima volta accanto al contralto Anna Maria Antonia Bagnolesi, con la quale convolò a nozze e condivise la scena fino al 1739; nella stessa circostanza agì da impresario insieme col soprano Gaetano Majorano detto il Caffarelli (l’esperienza impresariale proseguì poi saltuariamente, anche in sedi di rilievo come la Pergola a Firenze nel 1743-44).

Dallo spoglio dei libretti e dalle fonti cronachistiche si ricava la presenza di Pinacci in un alto numero di drammi per musica. A Roma fu spesso ingaggiato nel teatro Capranica (1717: Il trace in catena e Il Pirro di Francesco Gasparini; 1722: Nino di Giuseppe Maria Orlandini e Arminio di Alessandro Scarlatti; 1723: L’Oreste di Benedetto Micheli ed Ercole sul Termodonte di Antonio Vivaldi; 1727: L’amor generoso di Giovanni Costanzi e Il Cid di Leonardo Leo; 1731: Adone re di Cipro di Michele Caballone e Annibale di Geminiano Giacomelli; 1742: Sesostri re d’Egitto di Giuseppe Sellitto e Farnace di Giuseppe Arena e Sellitto stesso); cantò anche al teatro delle Dame (1728: Ipermestra di Francesco Feo e Catone in Utica di Leonardo Vinci; 1731: Il Cleomene di Francesco Araja), al Tordinona (1735: L’olimpiade di Giovanni Battista Pergolesi, Demofoonte di Francesco Ciampi e Nerone di Egidio Romualdo Duni) e all’Argentina (1740: Ricimero re de’ Goti di Niccolò Jommelli). A Firenze è documentata la sua presenza al teatro della Pergola (i libretti fiorentini spesso non menzionano i compositori; 1718: La fede ne’ tradimenti di Luca Antonio Predieri; 1723: Flavio Anicio Olibrio di Gasparini; 1725: una Didone abbandonata e un Lucio Papirio; 1726: Farnace di Vinci e una Forza del sangue; 1733: Il Demetrio di Giovanni Battista Pescetti e Farnace, attribuibile a Giovanni Porta; 1739: Il Temistocle, lavoro collettivo; 1743: un Bajazet; 1744: un Alessandro nell’Indie; 1748: un Siroe e un Artaserse; 1749: Arminio e Farnace, entrambe di Pescetti, ultime sue apparizioni documentate) e al teatro del Cocomero (1720: Temistocle, attribuibile a Orlandini). A Mantova cantò al teatro Arciducale (1718: una Cunegonda e Lucio Papirio di Orlandini). A Milano si esibì nel teatro Regio Ducale (1719: Griselda di Antonio Bononcini ed Eumene di Gasparini; 1720: Porsena di Giuseppe Vignati e La pace fra Seleuco e Tolomeo di Gasparini; 1721: un Il più fedel tra vassallie un Lucio Papirio dittatore; 1722: L’Argippo di Andrea Stefano Fiorè; 1727: Il Tamerlano di Giovanni Antonio Giay; 1729: una Didone abbandonata ed Eurene di Predieri; 1730: Arminio di Hasse; 1736: Adriano in Siria di Riccardo Broschi e La tirannide debellata di Duni; 1737: L’Antigono di Giovanni Battista Lampugnani ed Emira di Giovanni Maria Marchi; 1739: La Didone abbandonata di Duni e La Merope di Giuseppe Ferdinando Brivio) e alla Congregazione dell’Immacolata Vergine nella casa professa di S. Fedele (1720: un Dialogo pastorale a gloria del nato Redentore). A Bologna cantò nel teatro Malvezzi (1719: Il Pirro, lavoro collettivo, e Il Sesostri re d’Egitto di Gasparini;1722: Ormisda di Orlandini). A Genova cantò nel teatro del Falcone (1720: un Ciro e Il tradimento traditor di sé stesso di Antonio Lotti; 1723: L’amor tirannico di Fortunato Chelleri e Porta, e un Ormisda) e al teatro di S. Agostino (1724: un Arrenione e Il Ricimero di Pietro Vincenzo Ciocchetti). A Napoli comparve a Palazzo reale (1721: Gli orti esperidi di Nicola Porpora e Rosiclea in Dania di Bononcini) e nel teatro di S. Bartolomeo (1721: Endimione di Bononcini; estate-carnevale 1733/34: Il prigionier superbo di Pergolesi, Nitocri regina d’Egitto di Leo, CaioFabricio di Hasse e CaioMarzio Coriolano di Niccolò Conti). A Venezia fu ingaggiato più volte al S. Giovanni Grisostomo (stagioni d’autunno e carnevale, 1723/24: Gli equivoci d’amore e d’innocenza diGasparini, Il più fedel tra gl’amici del di lui fratello Michelangelo, e Ipermestra di Giacomelli; 1740/41: Candace overo Li veri amici di Lampugnani, Oronte re de’ Sciti di Baldassare Galuppi, e Didone abbandonata di Andrea Bernasconi; 1742/43: Bajazet del medesimo, Semiramide di Jommelli, Alessandro nell’Indie di Hasse e Siroe di Gennaro Manna; 1746/47: Tito Manlio di Jommelli, Il Demetrio di Hasse, ed Ezio di Pescetti), nonché al S. Samuele (1728: Nerina di Antonio Pollarolo). A Reggio, nel teatro Pubblico (1725: Didone abbandonata di Porpora; 1726: L’Andromaca di Ciocchetti). A Pistoia, nell’Oratorio di S. Prospero (1725: Il doppio sacrifizio del Calvario di Francesco Manfredini), nel palazzo del Comune (1726: Discacciamento d’Adamo e d’Eva dal Paradiso terrestre del medesimo) e al teatro dei Risvegliati (1730: Eurene di Predieri col titolo Sirbace). Ad Alessandria, nel teatro Solerio (1729: Astianatte di Giacomelli; 1730: Anagilda di Predieri). A Torino, nel teatro Regio (1730: Siroe re di Persia di Fiorè e Tamerlano di Porpora). A Londra, fallite nel 1725 le trattative con la prima Royal Academy of Music,fu poi ingaggiato più volte al King’s Theatre di Haymarket perlopiù in opere di Georg Friedrich Händel: tra l’autunno 1731 e la primavera 1732 cantò in riprese di Tamerlano, Poro re dell’Indie (titolo alternativo dell’Alessandro nell’Indie metastasiano) e Admeto re di Tessaglia, indi nel Caio Marzio Coriolano di Attilio Ariosti e altri lavori händeliani quali Ezio, Sosarme re di Media, il ‘pasticcio’ Lucio Papirio dittatore, Acis and Galatea (rifacimento in forma di serenata)e le riprese di Giulio Cesare in Egitto (nella parte di Sesto, composta in origine per il soprano Margherita Durastanti ma poi sempre devoluta a tenori: prima di Pinacci, Francesco Borosini nel 1725 e Annibale Pio Fabri nel 1730)e Flavio re de’ Longobardi. A Pisa cantò nel teatro Pubblico (1736: un Arsace). A Padova, nel teatro Obizzi (1737: Siroe re di Persia di Hasse; 1740: Temistocle di Bernasconi). A Livorno, nelS. Sebastiano (1738: Artaserse di Dionisio Zamparelli; 1746: un Adriano in Siria, e La Zoe di Zamparelli e altri).

Morì a Firenze il 5 giugno 1750 (Penna, 1736), poche ore dopo che un male improvviso gli ebbe tolta la parola; fu sepolto nella chiesa di S. Maria in Campo.

Fonti e bibl.: Bologna, Archivio dell’Accademia Filarmonica, I/3: O. Penna, Cronologia, o sia Istoria generale di questa Accademia (1736), p. 578; J.J. Quantz, Lebenslauf, von ihm selbst entworfen, in Fr.W. Marpurg, Historisch-kritische Beyträge zur Aufnahme der Musik, Berlin 1755, t. I, p. 230; C. Goldoni, Delle commedie, t. XVI, Venezia 1761, p. 2; E. Croft-Murray, An album of eighteenth-century Venetian operatic caricatures, formerly in the collection of count Algarotti, Toronto 1980, n. 57; M. Busnelli, Notizie inedite su Giovanni Maria Marchi (1689-1740), in Fontes artis musicae, XXXI (1984), pp. 233-239; Händel-Handbuch, IV, Dokumente zu Leben und Schaffen, Kassel 1985, pp. 193 s., 196 s., 199, 202 s., 493; L. Lindgren, Musicians and librettists in the correspondence of Gio. Giacomo Zamboni (Oxford, Bodleian Library, Mss Rawlinson Letters 116-138), in Royal Musical Association research chronicle, XXIV (1991), pp. 1-194, ad ind.; J. Grundy Fanelli, Il patrocinio musicale e la condizione economica dei musicisti a Pistoia nella prima metà del Settecento, in Rivista italiana di musicologia, XXVIII (1993), pp. 227-253; W.C. Holmes, Opera observed: views of a Florentine impresario in the early eighteenth century, Chicago 1993, pp. 4, 62, 118-130; W. Dean - J.M. Knapp, Handel’s operas, 1704-1726, Oxford 1995, pp. 322, 473, 504, 532, 556; J. Grundy Fanelli, A sweet bird of youth: Caffarelli in Pistoia, in Early music, XXVII (1999), pp. 55-63; Id., A chronology of operas, oratorios, operettas, cantatas and miscellaneous stage works with music performed in Pistoia: 1606-1943, Bologna 1998, pp. 37 s., 42; The New Grove dictionary of music and musicians, XIX, 2001, p. 748 s.; W. Dean, Handel’s operas, 1726-1741, Woodbridge 2006, pp. 52-54, 130, 132, 186, 206, 220, 225; K.S. Markstrom, The operas of Leonardo Vinci, napoletano, Hillsdale, NY, 2007, pp. 189, 213-215, 321; E. Selfridge-Field, A new chronology of Venetian opera and related genres, 1660-1760, Stanford 2007, ad ind.; F. Lora, P., G.B., in The Cambridge Handel encyclopedia, a cura di A. Landgraf e D. Vickers, Cambridge 2009, p. 505; M. Fedi, «Tuo lumine». L’accademia dei Risvegliati e lo spettacolo a Pistoia tra Sei e Settecento, Firenze 2011, ad ind.; George Frideric Handel: collected documents, a cura di D. Burrows, vol. 2 (1725-1734), Cambridge 2015, ad ind.

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