GIOVANNI Buralli da Parma

Enciclopedia Italiana (1933)

GIOVANNI Buralli da Parma

Mario Niccoli

Settimo ministro generale dei frati minori, nacque verso il 1208 e verso il 1233 entrò nell'ordine. Lettore a Bologna e a Napoli, professore di teologia (1245) a Parigi al posto di Alessandro di Hales, nel 1247 (capitolo di Lione) fu chiamato a succedere nel generalato a Crescenzio da Iesi. Si recò allora a visitare le case dell'ordine in Inghilterra, Francia e Spagna e, in seguito, fu da Innocenzo IV inviato in missione in Grecia per la riunione di quella chiesa con Roma. Nel 1254 era a Parigi per sedare le polemiche sorte fra i Mendicanti e l'università in seguito agli attacchi di Guglielmo di S. Amore (v.). Nella vita interna dell'ordine, di fronte alle polemiche sulla povertà, egli soprattutto diede a tutti l'esempio di grande semplicità e austerità di vita. Ma che la questione della povertà non fosse per G. - e in genere, in quel momento - la questione prevalente, lo mostra il fatto che egli ottenne dalla S. Sede privilegi a favore dell'ordine. Di maggior turbamento erano causa allora le profezie gioachimite (v. gioacchino da fiore) diffuse in seno all'ordine; e G., gioachimita convinto, si schierò decisamente dalla parte degli Spirituali (v.) fino allora perseguitati. Ciò suscitò le ire del partito avverso acuitesi dopo la diffusione dell'Introductorius in evangelium aeternum (1254) di Gherardo da Borgo S. Donnino (v.) ma che molti allora attribuirono a G. Nel capitolo tenuto il 2 febbraio 1257 all'Aracoeli, G. dovette lasciare le redini dell'ordine nelle mani di san Bonaventura. Il processo intentato da questo contro G. (a Città della Pieve, nel 1257? o nel 1262?) si sarebbe chiuso con una grave condanna senza l'intervento del card. Ottoboni, il futuro Adriano V. G. fu relegato in semivolontaria prigionia nel convento di Greccio ove rimase oltre 30 anni, finché non gli fu consentito di recarsi in Grecia per la conversione degli scismatici. Ma a Camerino, il 19 marzo 1289, la morte colse questa nobilissima figura circondata, ancora in vita, da un'aureola di santità. Il culto di G. fu confermato canonicamente il 25 febbraio 1877.

Delle molte opere attribuite a G., l'unica superstite, il Sacrum commercium beati Francisci cum domina paupertate (ed. E. D'Alençon, Roma 1900) non pare sia sua.

Bibl.: Oltre quella citata da E. D'Alençon, in Dictionnaire de théologie catholique, VIII, coll. 794-796 (con l'indicazione delle fonti), v. G. Bondatti, Gioachinismo e francescanesimo nel Dugento, S. Maria degli Angeli, 1924, pp. 60-63, 101-111 e passim; H. Bett, Joachim of Flora, Londra [1931], pp. 119-123, e passim.

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