CAROTO, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 20 (1977)

CAROTO, Giovanni

EE. Safarik

Figlio di Pietro da Caravaggio e fratello minore di Giovanni Francesco, nacque nel 1488 c. a Verona, in contrada S. Maria in Organo (la data si deduce dal testam. del 15 nov. 1562, dove il C. si dichiara dell'età di settantaquattro anni: Trecca, p. 191). Poco attendibili, perciò, le date 1489, 1490, 1491, 1495 che risulterebbero dai registri di S. Vitale degli anni 1517, 1529, 1541, 1545, 1555 (Simeoni, p. 65) i quali confermano peraltro la quasi continua presenza del C. a Verona sino alla sua morte.

Nel 1514, il C., ricordato dal registro di S. Nazzaro come "depentor" (ibid.), abitava dopo la morte del padre nella contrada di S. Apollonia, con lo zio don Stefano Baschi, cappellano di S. Maria in Organo, che lo teneva come figlio e gli fece, nel 1517, dono di una notevole somma di denaro per agevolargli il matrimonio. Allo stesso 1514 risale anche il primo dipinto a noi noto, eseguito per la chiesa di S. Giovanni in Fonte e attualmente conservato nel duomo di Verona, la Madonna tra i ss. Stefano, Martino e un devoto, firmato "Ioanes" in corsivo. Un anno dopo, nel 1515, eseguì la pala, anch'essa firmata e datata, con la Madonna in trono tra i ss. Pietro e Paolo nella chiesa veronese di S. Paolo in Campo Marzio. Sono questi gli unici dipinti firmati e datati sui quali si deve basare uno studio critico del C. e la ricostruzione della sua personalità artistica, la quale "si caratterizza bene solo nella fase iniziale del suo operare" (Franco Fiorio, pp. 15 s.).

Queste prime opere giovanili mettono in rilievo implicazioni veneziane e vicentine, ma anche savoldiane, quindi una cultura ben diversa da quella del fratello, impegnato negli stessi anni ad approfondire le sue esperienze lombarde a Casale Monferrato. E anche se il C. godette di una certa notorietà nell'ambiente veronese, la sua fama fu però molto inferiore a quella del fratello maggiore.

Tra le opere certe, oltre ai due quadri succitati, datati e firmati, devono essere menzionati anche gli affreschi con le due figure degli Arcangeli Michele e Raffaele, all'esterno della cappella Fontanelli in S. Maria in Organo a Verona - una imitazione dello stile del fratello -, e il Ritratto di fra' Giovanni, ad affresco, nella sagrestia della stessa chiesa, lavori per cui il C. ricevette pagamenti nel 1530 (Franco Fiorio, pp. 69, 131 s.). Il capolavoro del pittore doveva essere forse la pala della cappella di S. Nicolò, anch'essa in S. Maria in Organo, distrutta in un incendio, e menzionata dal Vasari (p. 288): "dove è la Madonna sopra le nuvole, e da basso fece il suo ritratto di naturale e quello della Placida sua moglie". I ritratti sono stati identificati (Franco Fiorio, p. 133) in un frammento, di qualità assai elevata, con Due oranti, nel Museo di Castelvecchio, n. 239, databile anch'esso con probabilità attorno al 1530 (Marchiori, p. 178). Un punto di riferimento è costituito dall'Autoritratto del pittore, a pastello ed inchiostro (riprodotto in Marchiori, p. 180), inserito tra i numerosi disegni di ricostruzioni di monumenti di prospetti, di piante e di particolari decorativi, oltre che di paesaggi, nel manoscritto dell'opera di Torello Saraina (Verona, Bibl. com., n. 978), pubblicata a Verona nel 1540 col titolo De origine et amplitudine civitatis Veronae:ilritratto, insieme con i disegni architettonici, è riprodotto nella traduzione in volgare dell'opera fatta dallo stesso C. e pubblicata a Verona nel 1560 col titolo De la Antiqita [sic] de Verona con novi agionti….

In base al confronto con questo può essere attribuito al C. un bellissimo Autoritratto, finora non riconosciuto come tale, già nelle collezioni dell'Ermitage a Leningrado (asta R. Lepke, Berlino, 4 e 5 giugno 1929, n. 54).

Nell'opera del Saraina, in forma di dialogo, il C. compare come interlocutore: l'autore, definendolo (pp. 8 ss.) "graphidis peritissimus", lo fa intervenire in atto di disegnare l'arena di Verona per assicurarsi di aver ben riprodotto il luogo in una "tavola" che aveva già dipinto.

Il C. mandò il libro del Saraina a Bologna al Vasari che ne riferisce (p. 289): "Disegnò Giovanni tutte le piante dell'anticaglie di Verona e gli archi trionfali e il Colosseo riviste dal [G. M.] Falconetto". Se l'affermazione del Vasari è giusta il C. preparò i disegni per il libro già prima del 1534, anno in cui è morto il Falconetto. Questa opera sui monumenti romani di Verona costituì certamente per il C. un impegno assai importante per gran parte della sua vita.

Tra le opere tarde del C., intorno al 1550, viene inserito anche il ciclo degli affreschi della villa Del Bene a Volargne (Cuppini, Schweikhart), considerato secondo alcuni autori opera di collaborazione con il fratello (Marchiori, p. 179), mentre altri studiosi ne assegnano l'esecuzione al solo Giovanni Francesco (Franco Fiorio, p. 109; Magagnato).

La data di morte va posta tra il 1563 e il 1566, dato che nel 1567 il Vasari lo dice già morto.

Fonti e Bibl.: Si rinvia agli studi più recenti di M. T. Franco Fiorio, G. F. Caroto, Verona 1971 (in particolare pp. 67-76; prospetto cronologico, p. 77; catalogo ragionato delle opere, pp. 130-135; bibl., pp. 137-139), e di P. Marchiori, G. C., in Maestri della pittura veronese, a cura di P. P. Brugnoli, Verona 1974, pp. 173-182 (bibl.: pp. 171 s.). Per le varie edizioni del libro del Saraina, vedi: C. Cavattoni, Dell'origine ed ampiezza di Verona volgarizzamento fatto nel1546 da Gabriele Saraina sopra l'opera latina di Torello suo zio e nelle nozze Antonio Portalupi e Maria di Canossa la prima volta pubblicato, (Verona) 8 sett. 1851. Vedi anche: G. Vasari, Le vite, a cura di G. Milanesi, V, Firenze 1880, pp. 288-291; L.Simeoni, Nuovi documenti sul Caroto, in L'Arte, VII(1904), pp.64-67; G. Trecca, G. C., in Madonna Verona, IV (1910), pp. 190-196; C. Del Bravo, Una "Pietà" del Rinascimento veronese, in Paragone, XIV(1963), 165, pp. 40-41; M. T. Cuppini, Aggiunte a F. Morone e D. Brusasorzi, in Boll. d'arte, XLIX(1964), pp. 186 s.;L.Magagnato, I collabor. veronesi di A. Palladio, in Boll. del Centro intern. di studi di architettura "Andrea Palladio", X (1968), pp. 170-187; G. Schweikhart, Paolo Veronese in der Villa Soranza, in Mitteil. des Kunsthistor. Instituts in Florenz, XV (1971), pp. 200 s.; B. B. Fredericksen-F. Zeri, Census of Pre-Nineteenth-Century Italian Paintings in North American Public Collect., Cambridge, Mass. 1972, p. 46; G. F. Viviani, La villa nel Veronese, Verona 1975, pp. 373, 376; M. T. Franco Fiorio, Per G. C. …. in Storia architettura, II (1975), pp. 10-21; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p.33; Encicl. Ital., IX, pp.124 s. (sub voce Caroto, Giovanni Francesco); Diz. encicl. Bolaffi dei pittori e degli incisori ital. dall'XI al XX sec., III, pp. 91 s.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

CATEGORIE
TAG

Casale monferrato

Andrea palladio

Paolo veronese

Rinascimento

Caravaggio