COLONNA, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 27 (1982)

COLONNA (de Columpna, de Columnis), Giovanni

Norbert Kamp

Appartenente alla nobile famiglia romana che nel corso del sec. XIII forni alla Chiesa alcuni cardinali e al Comune di Roma vari senatori, nacque nel 1205 da Giordano di Oddone; ignoto è rimasto il nome della madre. Destinato già in giovane età alla carriera ecclesiastica, fu mandato intorno agli anni 1226-27dallo zio, Giovanni Colonna cardinale di S. Prassede, a studiare a Parigi, dove al tempo dei papi Onorio III e Gregorio IX soggiornavano abitualmente membri della famiglia Colonna. All'università di Parigi il giovane C. conobbe Giordano di Sassonia, successore di s. Domenico alla testa dell'Ordine dei Predicatori e fu da lui indotto verso il 1227 a vestire l'abito di s. Domenico.

Vani furono i tentativi dello zio Giovanni di farlo desistere da questa decisione. Il cardinale si rivolse addirittura a Gregorio IX e lo convinse a chiamare il C. in Curia per discutere la sua decisione. Venuto a conoscenza di questi tentativi, il C. fuggì attraverso la Francia e la Germania per sottrarsi agli inviati pontifici.

Lo zelo per la fede e la costanza procurarono al C. già nei primi anni della sua appartenenza all'Ordine un grande prestigio. Dopo il suo ritorno dalla Francia, nel 1235 fu eletto priore della provincia romana del suo Ordine e già nel dicembre dello stesso anno Gregorio, IX si rivolse a lui pregandolo di mandare dei confratelli in Terrasanta.

La preoccupazione dei C. durante il suo priorato fu però quella di consolidare la posizione dell'Ordine all'interno della vasta provincia romana che si estendeva dalla Toscana alla Sicilia, con la fondazione di nuovi conventi. Così ottenne nel luglio del 1236a Lucca, dall'abate del locale monastero di S. Pantaleone, due chiese che potevano servire come prima sede del futuro convento di S. Romano. Non si sa con precisione quando il C. venisse sostituito nella carica di priore, da Umberto di Romans; ma probabilmente la sostituzione avvenne al capitolo generale della Pentecoste del 1238. Negli anni successivi il C. visse verosimilmente nel convento romano di S. Sabina.

Nel 1247 il capitolo generale dell'Ordine riunito a Roma affidò al C. per la seconda volta la direzione della provincia romana. Anche questa volta il C. si acquisto tanti meriti che i suoi confratelli nel 1251 decisero di mandare al capitolo generale, riunito questa volta a Bologna, i priori dei conventi di Roma e di Siena con l'incarico esplicito di impedire un'eventuale sostituzione del C., assai probabile dopo quattro anni di priorato; la missione riusci, e al C. fu confermato il mandato.

Per iniziativa dei C. nel 1248 fu fondato un nuovo convento ad Anagni, affidato a Pancrazio di Rocca di Papa, più tardi vescovo di Bitonto. Anche a Gaeta fuistituito un nuovo convento grazie alla collaborazione del vescovo Pietro di Quercugrossa, anch'egli domenicano: nell'agosto del 1255 egli consegnò al C. la chiesa di S. Angelo che si trovava nell'area dell'ex castello di qaeta e costituì il primo nucleo architettonico, del nuovo complesso.

Nel 1251, dopo la morte dell'imperatore Federico II, il C. mandò in Sicilia come visitatore il confratello Giacomo da Amitemo, con la missione di reinserire i domenicani siciliani e i loro conventi nella disciplina e nel lavoro di tutta la provincia. Dopo lunghi contrasti all'interno della propria famiglia, nel febbraio del 1252 il C. emise un arbitrato relativo alla divisione dei beni e possedimenti e dei diritti sui castelli tra i rami principali della famiglia Colonna. Nell'agosto del 1253 Innocenzo IV incaricò il C. di predicare la Croce nel Patrimonio di S. Pietro in Tuscia contro gli eretici che vi qrano in preoccupante aumento.

Tra l'agosto e l'ottobre del 1255 Alessandro IV nominò il C. arcivescovo di Messina come successore di Lando da Anagni morto nel 1248-49, per rafforzare la posizione dei Messinesi costituitisi in libero Comune e passati dalla parte pontificia dopo aver cacciato il luogotenente svevo Pietro Ruffa di Calabria, tanto più che la fazione pontificia aveva già subito una prima sconfitta nella resistenza contro l'offensiva sveva in Calabria. Il C. fu consacrato apcor prima della partenza in Curia, ad Anagni; poi si imbarcò per Messina, dove arrivò nell'ottobre del 1255, in compagnia del romano Giacomo da Ponte che in qualità di podestà assunse il governo dei Comune. Ma né il C. né il podestà riuscirono ad unire nella resistenza antisveva la cittadinanza che già cominciava a tentennare. Ancora nel gennaio del 1256 Alessandro IV ordinò al C. di procedere con le armi spirituali contro i capi del Comune di Palermo, se questo non avesse consegnato il castello di Cefalù a quel vescovo. Ma già nel marzo successivo, cioè due mesi prima della consegna di Messina al luogotenente di Manfredi di Svevia, Federico Lancia, troviamo il C. di nuovo a Roma, dove con altri vescovi e prelati emigrati si associò con il conte Pietro Ruffo di Catanzaro, oppositore di Manfredi, il quale, nel frattempo aveva cercato l'alleanza del papa contro Manfredi. Insieme con il conte, il C. si rivolse allora a Enrico III d'Inghilterra sollecitando il suo tempestivo intervento nel Regno per fermare la vittoriosa avanzata di Manfredi.

Nel primo anno del suo esilio, che con il consolidamento del dominio di Manfredi sarebbe diventato permanente, il C. fu incaricato da Alessandro IV di porre sotto la dipendenza dell'abbazia fiorense di S. Maria della Gloria presso Anagni il monastero calabrese dei canonici regolari di Bagnara. La tensione aumentava ancora quando nello stesso anno 1256,nel cosidetto conflitto dell'università di Parigi, furono bruciati gli scritti di Gioacchino da Fiore. Ma in collaborazione con il cardinale domenicano Ugo di St.-Cher il C. poté calmare anche questa nuova agitazione.

Nell'autunno del 1256 Alessandro IV mandò il C. in Inghilterra per cercare di rimuovere le resistenze di re Enrico III contro l'infeudazione ad Edinondo d'Inghilterra del Regno di Sicilia e i relativi oneri finanziari. Il C. iniziò il viaggio nel novembre del 1256, munito dei pieni poteri per concedere al re inglese una proroga per la campagna siciliana, ma anche con l'incarico di impegnarlo a mettere a disposizione dell'impresa siciliana tutto il ricavo della decima ecclesiastica. A Pasqua 1257 il C. partecipò al Parlamento di Westminster. Le proposte del papa non furono accolte favorevolmente dai presenti, tanto più che le procuratorie esose richieste dal C. avevano irritato il clero inglese e creato nuove fratture con la Chiesa romana. La richiesta poi di trasferire le decime autorizzate dal papa a banche italiane incontrò l'opposizione unanime del Parlamento. La missione inglese risultò un fallimento in tutti i sensi, anche se Enrico III nel marzo del 1257 congedò il C. con la promessa di mandare al più presto un capitano in Italia; ma già un mese dopo il re revocò questa promessa a causa di difficoltà sopraggiunte nelle politica interna inglese.

Nell'estate del 1258 il C. partecipò per incarico del papa alle trattative con Genova e Pisa per ottenere l'intervento delle rispettive flotte nella lotta contro Manfredi di Svevia. La buona disposizione delle due città marinare ad accettare l'arbitrato pontificio nelle loro controversie sarde costituì indubbiamente un primo successo della diplomazia pontificia; ma alcuni attacchi pisani contro le posizioni genovesi nell'isola, impedirono ben presto il concretaisi dei progetti politici.

Durante il viaggio a Pisa il C. fu aggredito da Pepo di Campiglia, un nobile- della Tuscia, alleato di Firenze. Per iniziativa del cardinale Ottaviano degli Ubaldini la famiglia Colonna alla fine del 1258 avrebbe voluto vendicarsi di questo affronto con rappresaglie contro gli ambasciatori fiorentini in Curia, ma il C. stesso garanti ai fiorentini in pericolo la libera uscita da Anagni. A Palestrina, la sede principale della famiglia Colonna dove anche il C. sembra aver vissuto allora per lunghi periodi, egli benedisse nel luglio del 1259 la pietra basilare per la nuova chiesa domenicana di Messina. Nel dicembre dello stesso anno nominò Isacco, nipote dell'archimandrita Giacomo morto nel 1258, nuovo archimandrita del monastero di S. Salvatore de Lingua Phari a Messina. Ma Isacco, che in quel tempo era come il C. esule dal Regno, poté accedere alla sua sede soltanto nel 1266,dopo la sconfitta e la morte di Manfredi di Svevia. Mentre Manfredi, dopo la sua incoronazione a re di Sicilia, faceva amministrare l'arcivescovato di Messina da procuratori laici, Alessandro IV affidò al C., nel 1258-59 circa, l'amministrazione della Chiesa di Osimo che nel 1240 aveva perduto il rango di vescovato, riottenuto soltanto nel 1263. li C. esercitò la funzione di amministratore fino al 1263, ma si fece rappresentare regolarmente da vicari. Quando all'inizio del i 260, dopo la pace con la Francia, Enrico III riprese i suoi progetti siciliani, cercò anche di ottenere l'appoggio del C., manon sappiamo se questi abbia reagito a un proclama rimasto senza seguito.

Al più tardi all'inizio del 1263 Urbano IV nominò il C. vicario dell'Urbe, cioè suo luogotenente spirituale a Roma. In questa veste il C. consacrò nel marzo del 1263 un altare in onore di S. Pietro martire di Verona nella chiesa del convento domenicano di S. Sabina a Roma.

Il C. morì l'11 ott. 1263.

La sua morte è ricordata nel necrologio del convento romano di S. Sabina (alla data dell'11 ottobre), i frati del quale erano stati istituiti da lui suoi eredi, e in quello del monastero dei SS. Ciriaco e Nicola (alla data del 10 ottobre).

Non sono tramandati scritti filosofici o storici del Colonna. La cronaca universale Mare historiarum ed altri scritti storici attribuitigli regolarmente sin dal secolo XV sono invece opera dell'omonimo scrittore domenicano Giovanni Colonna, vissuto tra il 1298 circa e il 1343, come hanno dimostrato senz'ombra di dubbio G. Waitz, U. Balzani, B. Altaner (Der hl. Dominikus, Breslau 1922), S. L. Forte (John Colonna O. P., Life and Writings, in Arch. fratr. Praedic., XX [1950], pp. 369 ss.) e W. Braxton Ross (Giov. Colonna, Historian at Avignon, in Speculum, XLV [1970], pp. 533 ss.). L'affermazione che il C. fosse stato trasferito intorno al 1262-63 all'arcidiocesi di Nicosia a Cipro dove sarebbe morto intorno al 1280 si basa sulla confusione con un altro romano, Giovanni di Poli, che dal 1312 al 1332 resse la Chiesa metropolitana di Cipro.

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