GIOVANNI da Sulmona

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 56 (2001)

GIOVANNI da Sulmona

Michela Becchis

GIOVANNI da Sulmona. -Non si conosce la data di nascita di questo pittore abruzzese attivo nella prima metà del XV secolo.

La critica è concorde nel ritenere che G. fu quasi certamente tra i principali collaboratori del Maestro di S. Silvestro (detto anche Maestro del Trittico di Beffi) proprio in quel ciclo di affreschi da cui il suo probabile maestro ha preso il nome. Tali affreschi sono datati intorno al 1412, e quindi si può supporre che, a quella data, G. fosse intorno ai vent'anni, fissando così come ipotesi per la sua nascita lo scadere del nono decennio del XIV secolo.

L'unica opera certa di G. è il tabernacolo ligneo, firmato "Ioh(an)es pictor de Sul(mo)na" e datato 1435 con la raffigurazione nei due sportelli, all'esterno, dell'Annunciazione, e, all'interno, dell'Annuncio ai pastori, dell'Adorazione dei magi e della Natività, proveniente dalla chiesa di S. Orante a Ortucchio e ora nel Museo civico di Sulmona (G. Piccirilli, 1932). A ridosso di questi anni vengono poste le altre opere attribuite al pittore, vale a dire i due capicroce quadrilobi con l'Addolorata e S. Giovanni Evangelista provenienti dalla chiesa dei Ss. Rufino e Cesidio a Trasacco, la grande tavola di provenienza ignota con la Crocifissione tra la Maddalena e S. Giovanni Evangelista (L'Aquila, Museo nazionale d'Abruzzo: Moretti, 1968) e, da ultimo, i tre capicroce, tipologicamente identici a quelli provenienti da Trasacco, che ancora appartengono al Crocifisso della chiesa di S. Pietro a Sulmona.

Identificati i suoi avvii all'interno di quella che dovette essere l'importante bottega del Maestro di S. Silvestro, risulta facile delineare il suo stile che, non di altissima levatura, mai riuscì a superare i modelli espressivi e stilistici da cui era partito. L'arte di G. si sviluppò all'interno di una tradizione figurativa composita nata dall'incontro tra due differenti modi pittorici. L'uno, che si diffuse nei primissimi anni del Quattrocento in gran parte dell'Italia centromeridionale soprattutto a opera di Martino di Bartolomeo e Giovanni di Pietro da Napoli - due pittori di sicuro attivi a Pisa nel 1402 - e che da lì riportarono quella inflessione di modi definita dalla critica come senese-pisana; l'altro, presente proprio nella cultura del Maestro del Trittico di Beffi, definitosi su di un tipo di pittura di matrice fiorentino- iberica "nel genere dello Starnina […] di ritorno da Valencia" (Bologna, 1987). Entrambi questi modi erano diffusi già in area campana; ma, giunti successivamente in una terra di frontiera quale l'Abruzzo, vengono pensati dalla critica come direttamente importati da maestri non locali. Da qui nascerebbe un certo impaccio (seppur nella completa adesione) nella interpretazione di questo stile da parte degli artisti locali quali, appunto, Giovanni da Sulmona. Assunti, infatti, i modi del Maestro di Beffi, non solo G. non li abbandonò più, tanto da riecheggiarli ancora più di vent'anni dopo; ma ne offrì una lettura secca, quasi tagliente, più carica e tuttavia non dotata del suggestivo espressionismo dell'anonimo maestro che affrescò la cappella Caldora nella badia Morronese (o di S. Spirito). Questi dipinti furono un tempo ritenuti proprio di G. (Carli, 1943); ma la loro qualità appare veramente troppo alta, lontana dai modi di questo esponente di un'arte che sembra appartata e aliena da nuove sperimentazioni pittoriche.

Di G. non si conoscono né il luogo né la data di morte.

Fonti e Bibl.: P. Piccirilli, Ortucchio e alcune opere di artisti sulmonesi del secolo XV, in Napoli nobilissima, X (1902), pp. 149-151; G. Piccirilli, Guida di Sulmona, Sulmona 1932, p. 152; E. Carli, Per la pittura del Quattrocento in Abruzzo, in Riv. del R. Istituto d'archeologia e storia dell'arte, IX (1943), 1-3, pp. 164-211; M. Moretti, Museo nazionale d'Abruzzo, L'Aquila 1968, pp. 35-38; O. Lehmann-Brockhaus, Abruzzen und Molise, München 1983, pp. 399 s.; F. Bologna, La Madonna di Cese e il problema degli esordi di Andrea Delitio, in Architettura e arte nella Marsica: 1984-1987, II, L'Aquila-Roma 1987, p. 20; R. Torlontano, La pittura in Abruzzo nel Quattrocento, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, II, Milano 1987, p. 437; E. Carli, La pittura del Quattrocento in Abruzzo, in Arte in Abruzzo, Milano 1998, pp. 210-219, 225 s., 292 nota.

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