GIOVANNI della Croce, santo

Enciclopedia Italiana (1933)

GIOVANNI della Croce (Juan de La Cruz), santo

Giuseppe DE LUCA
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Giovanni di Yepes - questo il suo nome di famiglia - nacque a Fontiveros (Ávila in Spagna) nel 1542; si recò con la madre a Medina del Campo, dove trascorse qualche anno come infermiere in un ospedale, e frequentò il collegio dei gesuiti. Nel 1563 prese l'abito di carmelitano dell'Osservanza col nome di Giovanni di S. Mattia nel 1564-1567 studiò arti e filosofia a Salamanca; nel 1567 conobbe S. Teresa, e divise con essa l'idea della riforma dell'ordine carmelitano: infatti, il 28 novembre 1568 a Duruelo si votò con altri due alla riforma, assumendo il nome che gli rimase e fondando il primo convento dei Descalzos. L'11 giugno 1570 si trasferì a Mancera, e fu maestro dei novizî fino al 1572. Fondò e resse il collegio carmelitano di Alcalá de Henares nel 1571; restò ad Ávila dal 1572 al 1577, in qualità di confessore del monastero dove S. Teresa era priora; quivi, la notte dal 3 al 4 dicembre 1577 fu fatto prigioniero dai carmelitani dell'antica osservanza (i mitigados o calzados), e fu rinchiuso nel convento di Toledo, donde fuggì il 16 agosto 1578. Lo stesso anno è priore a Beas, nel "deserto" del Calvario; nel 1579 a Baeza, nel 1582 a Granata; nel 1585 è vicario generale dell'Andalusia. Ma nel capitolo del 1591 fu spogliato di ogni incarico e destinato, quasi in pena, al "deserto" della Peñuela: ivi si ritrasse, e poi passò a Ubeda dove morì il 14 dicembre del 1591. Fu canonizzato nel 1726, e dichiarato dottore nel 1926.

Vissuto nel grande secolo di S. Teresa e di Luis de León, e al pari di essi scrittore e poeta, G. della C. traduce nella sua opera mistica una originalissima esperienza. Educatosi alla sensibilità umanistica dei poeti spagnoli - Garcilaso de la Vega soprattutto - che si nutrivano di cultura classica e attingevano forme e schemi alla lirica italiana, G. della C. si serve della canzone - la struttura metrica più ampia e più articolata piegando l'esperienza idealistica e nostalgica dell'amore profano alla passione contemplativa e soprasensibile di Dio. Profondamente umano e trasparente nel verso - che esprime l'interna solitudine dello spirito sempre in attesa e tutto penetrato della poesia degli affetti, delle sofferenze, delle ambizioni celesti, e tutto pervaso dalla malinconia della natura infinita, misteriosa eppure rivelatrice di Dio - G. della C. è più costruito e più dialettico neì commenti alle sue canzoni, nei quali traccia veri e proprî trattati di teologia e di vita mistica. Le otto canzoni della Subida al Monte Carmelo - spiegate in tre libri di prosa - e le altre della Noche obscura del alma, con due libri di esegesi, illuminano la faticosa felicità dell'anima, che dall'ignoranza e dai tentennamenti della fede si solleva - attraverso la rinunzia d'ogni parvenza terrena - all'unione con Dio. La grande Declaración del Cántico espiritual entre el alma y Cristo su esposo, che s'ispira al Cantico dei Cantici, celebra in quaranta canzoni ed espone nel commento minuto fatto verso per verso - e perciò ricco di esperienze umane e teologiche, ma a volte anche faticoso e un po' frammentario - i tre "momenti", purgazione, illuminazione e unione, con cni l'anima raggiunge la suprema estasi. Nelle quattro canzoni della Llama de amor viva, chiarite anch'esse dalle note, erompe più particolarmente il travaglio in cui si proiettano le ombre e i vani aneliti delle spoglie corporali e materiali; e la stessa sostanza spirituale e religiosa ritorna, con minore slancio lirico e con minore vigore logico ma con la stessa energia di propositi e di tendenze, in altri opuscoli di carattere ascetico e normativo: Avisos y sentencias; Sermones; Poesías devotas, che assumono gli schemi metrici del romance tradizionale; Cartas espirituales, lettere per monache e anime devote, ecc. Tra i mistici spagnoli, G. della C. è il più spirituale e il più esclusivo, ché in lui, più che nei grandi contemporanei, la passione della fede si chiudeva rigorosamente a qualsiasi voce del mondo e trasformava nella serafica sovrabbondanza della sua luce interiore tutti gli echi e gli aspetti che pervenivano dalla vita.

Ediz.: Obras de S. J. de La Cruz, in Bibl. de aut. esp., XXVII e XXXV; ediz. a cura del P. Gerardo de S. Juan, Madrid 1912-14, voll. 3; l'ediz. del Cantico a cura di M. Marthínez, Burgos 1924.

Bibl.: M. Menéndez y Pelayo, De la poesía mística, in Estudios de crítica literaria, Madrid 1884, pp. 1-72; M. Domínguez Berrueta, El misticismo de S. J. de la C., Madrid 1894; D. Sewis, The life of S. J. of the C., Londra 1897; R. Encinas y López de Epinosa, La poesía de S. J. de la C., Valenza 1905; M. Demimuid, S. J. de la C., Parigi 1915; T. Domínguez Berrueta, Santa Teresa y S. J. de la C., Salamanca 1915; Ph. Chevallier, Le cantique spirituel de S. J. de la C. a-t-il été interpolé?, in Bull. hisp., XXIV (1922), p. 389 segg.; J. Baruzi, Saint Jean de la Croix et le problème de l'expérience mystique, Parigi 1924; P. Fr. Bruno de Jésus-Marie, Saint Jean de la Croix, Parigi 1930.