BEAUFORT, Giovanni di

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 7 (1970)

BEAUFORT, Giovanni di

Anna Maria Nada Patrone

Nacque nella seconda metà del sec. XIV da nobile famiglia della Tarantasia; dottore in legge, già nel 1399 aveva iniziato quella brillante carriera politica presso la corte sabauda che doveva culminare con il cancellierato: è infatti tra i testimoni dell'atto con cui il conte Amedeo VIII di Savoia approvava i capitoli presentatigli dall'assemblea della contea di Nizza (Parlamento Sabaudo, VIII, p. 103). La prima carica di rilievo da lui ricoperta fu la presidenza del Consiglio di giustizia residente di Chambéry, tribunale d'appello per le cause civili e penali (1406). Negli anni successivi, svolse un'intensa attività al servizio, di Amedeo VIII, specie nel quadro dei suoi rapporti con l'imperatore Sigismondo: prese parte con Gaspare di Montmajeur, maresciallo di Savoia, alla solenne ambasciata partita da Belly l'8 marzo 1412 e diretta a Buda per rendere omaggio a Sigismondo, eletto imperatore nel giugno dell'anno precedente, e per chiedergli la riconferma dell'investitura degli Stati sabaudi, investitura concessa con la lettera di Sigismondo ad Amedeo VIII del 31 maggio 1412 (DieUrkunden Kaiser Sigmunds, n. 247). Il B., insieme con Enrico di Colombier, rappresentò poi Amedeo VIII alla incoronazione dell'imperatore avvenuta ad Aquisgrana il 12 nov. 1414; quando Sigismondo si reco a Perpignano presso il papa Benedetto XIII per indurlo a rinunciare alla tiara, come già avevano fatto gli altri due pontefici in carica, Giovanni XXIII e Gregorio XII, secondo le decisioni del concilio di Costanza, Amedeo VIII, dopo avere seguito il corteo da Seyssel a Lione, lasciò che proseguissero i suoi delegati, tra cui suo fratello, Umberto il Bastardo, Giovanni de la Baume, Gaspare di Montmajeur, Ludovico Grimaldi e il Beaufort. Al ritomo dall'inutile incontro di Peipignano Sigismondo si recò a Chambéry, dove, a conclusione dei colloqui politici, concesse ad Amedeo il titolo di duca: ancora una volta in posizione preminente si trova il B. che, insieme con il Montmajeur, prestò per il duca il giuramento di fedeltà all'imperatore per la concessione feudale della Savoia (Die Urkunden Kaiser Sigmunds, nn. 1932, 1933, 19 febbr. 1416).

Riconoscimento delle capacità politico-diplomatiche del B. fu la nomina (23 giugno 1416) a cancelliere del ducato, dove succedeva a Guichard Marchand; egli raggiungeva così la più alta carica dello Stato sabaudo, le cui competenze saranno precisate più tardi negli statuti di Amedeo VIII del 1430: il cancelliere era guardasigilli, presidente del Consiglio residente presso il duca, e quindi partecipe di tutte le questioni di politica interna ed estera. In veste di cancelliere, il B. partecipò a varie importanti missioni. Il 17 luglio 1417 fu, per es., a Costanza tra i testimoni al compromesso tra l'imperatore e i cardinali presenti al concilio (Die Urkunden..., n. 2467). Nel 1424, quando Amedeo VIII svolgeva intensa attività per comporre le contese tra il duca di Borgogna e il re di Francia, il B. fu suo rappresentante, ancora insieme con Gaspare di Montmajeur, al consiglio di Chinon presso il re di Francia Carlo VII. Fece anche parte dell'ambasceria inviata a Cipro nel 1432 per concordare il matrimonio di Anna di Lusignano con Ludovico, figlio di Amedeo VIII, ambasceria che dopo lunghe trattative condusse la sposa in Italia. Ma il nome del B. resta legato soprattutto alla grande opera legislativa dei duca di Savoia, e soprattutto. agli statuti promulgati il 26 luglio 1423.

Si trattava di statuti generali, aventi cioè vigore per tutti i territori soggetti ad Amedeo VIII, destinati a. riformare i procedimenti giudiziari, per accelerare i quali veniva adottata la procedura sommaria o planaria, nel senso stabilito dalla decretale Saepe di Clemente V (1306). Pur volti alla definizione di questioni prevalentemente tecniche, questi statuti rappresentano un importante ponte di passaggio tra gli statuti di Amedeo VI dei 1379e quelli di Amedeo VIII dei 1430, che molto si avvalsero del lavoro preparatorio da essi compiuto. È, anche possibile che le leggi del 1423non contrastanti con gli statuti successivi continuassero ad avere vigore, dato anche che alcuni capitoli si ritrovano nella successiva legislazione sabauda (cfr. Buraggi, p. 46).

Il B. fece poi parte del gruppo di giuristi incaricati di redigere gli statuti del 1430, i cosidetti Statuta Sabaudiae, l'opera forse più importante del regno di Amedeo VIII, il quale, unificando la legislazione per tutti i suoi domini, affermava decisamente l'autorità del sovrano su ogni potere locale, fosse esso di feudatari o di Comuni, e dava allo Stato, centralizzato o gerarchicizzato, una salda organizzazione politica e amministrativa. Nella sua qualità di cancelliere, il B. diede solenne lettura degli statuti il 17 giugno nel castello di Chambéry.

Difficile precisare la parte effettivamente avuta dal B. nella stesura del codice: alcuni la attenuano a favore di quella di Nicod Festi, segretario ducale (cfr. Saint-Genis, p. 409); insieme con loro lavorarono del resto molti altri giuristi, tra i quali Lambert Oddinet, presidente del Consiglio di Chambéry, Urbain Cerisier, Thomas de Murel. A tutto il gruppo si deve la prima stesura e quindi la divisione del codice in cinque libri, il primo riguardante le questioni relative al culto divino, il secondo concernente i consigli, l'amministrazione e la procedura civile, il terzo le diverse classi di sudditi, il quarto diritti e tasse di vario genere, il quinto le leggi suntuarie. Il testo così elaborato fu poi sottoposto a un gruppo di laici ed ecclesiastici, sempre scelti da Amedeo VIII, e infine, per la redazione definitiva, al Consiglio del duca, il quale vi dedicò anche personalmente molte cure. L'opera risente, come già gli statuti del 1423, del diritto romano e canonico, pur conservando tracce di quello germanico; oltre che per l'impostazione generale, per gli ideali politici che riflette, èanche importante per alcune questioni specifiche, particolarmente riguardanti la procedura.

Il B. prestò ancora la sua opera di giurista nella redazione del concordato del 1432 tra Amedeo VIII e il clero savoiardo concordato che però sembra sia dovuto soprattutto al Festi e a Guglielmo de Bolomier: stabilendo le competenze dei tribunali ecclesiastici, limitava fortemente la giurisdizione dei vescovi.

Il 7 nov. 1434 il B. presenziò alla solenne assemblea tenuta a Ripaglia, in cui Amedeo VIII annunciò la sua decisione di rinunciare al potere, noIninando luogotenente nel ducato il figlio Ludovico, creato principe di Piemonte. Nonostante l'abdicazione del duca, di cui era stato fedele consigliere, il B. si mantenne ancora al vertice della vita dello Stato sabaudo, intervenendo tra l'altro all'atto emanato da Thonon il 13 febbr. 1437, con il quale Ludovico promulgava alcuni capitoli da aggiungere agli Statuta Sabaudiae.Morì il 28 maggio 1440.

Fonti e Bibl.: Parlamento Sabaudo, a cura di A. Tallone, III, Bologna 1929, pp. 64, 93; VIII, ibid. 1935, pp. 103, 112, 121, 135; XI, ibid. 1940, pp. 274, 286; XII, ibid. 1941, pp. 85, 87, 90, 105, 106, 107, 112, 114, 128, 141, 149, 159, 172, 174; Die Urkunden Kaiser Sigsmunds (1419-1437), a cura di W. Altmann, Innsbruck 1896-1897, nn. 247, 1932 s., 2467; Acta Concilii Constanciensis, a cura di H. Finke, III, Münster 1926, pp. 377, 387; G. Galli Della Loggia, Cariche del Piemonte, I, Torino 1799, pp. 12 s.; A. De Foras, Armorial et nobiliaire de l'ancien duché de Savoie, I, Grenoble 1863, p. 149; E. Burnier, Histoire du Sénat de Savoie et des autres Compagnies iudiciaires de la même province, I (1329-1630), Chambéry 1864, p. 73; V. de Saint-Genis, Histoire de Savoie, I, Charnbéry 1868, pp. 409 s., 418 s.; G. C. Buraggi, Gli Statuti d'Amedeo VIII del 26 luglio 1423, in Mem. d. Accad. d. Scienze di Torino, s. 2, LVII (1907), pp. 46, 72; C. Dionisotti, Storia della magistratura del Piemonte, Torino 1881, I, p. 56; II, pp. 190. 490; F. Cognasso, Amedeo VIII (1383-1451), Torino 1930, I, pp. 138, 166, 205, 216, 223, 224, 232, 256; II, pp. 25, 53, 148; L. Chevailler, Recherches sur la réception du droit romain en Savoie des origines à 1789, Annecy 1953, pp. 78, 90, nota 58; L. Marini, Savoiardi e Piemontesi nello Stato sabaudo (1418-1601), I (1418-1536), Roma 1962, pp. 10, 23, 46, 47; Marie José, La Maison de Savoie. Amédée VIII le duc qui devint pape, Paris 1962, I, pp. 289, 308, 334, 415; II, pp. 17, 20, 44, 124, 311.

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