MOLINARI, Giovanni Domenico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 75 (2011)

MOLINARI, Giovanni Domenico

Laura Facchin

– Nacque a Caresana (Vercelli) il 19 luglio 1721 da Giovan Giacomo e tale Margherita.

Dal 1736 il M. è documentato a Torino (Schede Vesme, p. 705), presso l’Accademia del disegno presieduta dal primo pittore di corte, Claudio Francesco Beaumont. Dal 1740 ricevette sussidi a sostegno degli studi e fu impegnato nella traduzione dei bozzetti del maestro su cartoni utilizzati per la Regia manifattura degli arazzi. Nel 1751 venne richiesto, insieme con Vittorio Amedeo Rapous e con Nicola Peiroleri, per dipingere le statue del gruppo scultoreo dell’Addolorata per la Confraternita della Ss. Annunziata (Gentile, pp. 248, 295). Nello stesso anno sposò Giovanna Maria Peiroleri, sorella del pittore Nicola e dell’incisore Pietro Francesco, con cui il M. intratterrà rapporti lavorativi e personali per decenni. Nel 1755 risulta tra i sottoscrittori per le spese della cappella della Compagnia di S. Luca in S. Giovanni a Torino (Torino, Archivio dell’Accademia Albertina, vol. I: Registro delli sig.ri illustri.mi, pittori e scoltori & architetti di Torino) nella quale ricoprì nel 1762 la carica di priore. Alla morte di Beaumont (1766) il M., ritenuto dai contemporanei e dalla critica successiva il più fedele interprete dello stile del maestro, fu incaricato della continuazione di opere rimaste incompiute, quali la pala con l’Assunta venerata dal beato Bernardo di Baden e da s. Antonio per S. Maria della Scala a Moncalieri.

Il riconoscimento del ruolo del M. nell’ambito dello studio di Beaumont fu largamente sottolineato nell’elogio postumo dell’erudito Giuseppe Vernazza (1793), puntualmente ripreso da Luigi Lanzi, che mostrò di apprezzare la qualità della produzione di soggetto storico, di rigoroso classicismo postmarattesco, osservata di persona durante il soggiorno piemontese (1793), pur mantenendo qualche riserva.

Sino alla fine del nono decennio del secolo, vivace fu l’attività per chiese della capitale, con opere attualmente irreperibili, e per varie località del territorio del Regno di Sardegna. Nel Canavese si collocano alcune imprese significative: la tela con S. Giovanni Battista, su commissione del cardinale Vittorio Amedeo delle Lanze (Abbazia di Fruttuaria, San Benigno Canavese), e la decorazione con affreschi e tele dell’oratorio di S. Rocco a Rivarolo Canavese (1775). Nella parrocchiale di Sant’Ambrogio di Torino dipinse nel 1782 la Madonna del Rosario con i ss. Domenico e Caterina da Siena per la cappella omonima (Cifani - Monetti). In Valsesia è documentata una tela con la Madonna assunta e s. Stefano a Cravagliana (Dellarole). Nel biellese firmò e datò al 1780 il S. Eusebio della parrocchiale di Muzzano (Natale, 2004, p. 128). Nel Cuneese gli fu riferito il S. Carlo in adorazione della Madonna col Bambino nella cattedrale di Fossano, databile ai primi anni Novanta del Settecento (Dardanello). Discussa l’attribuzione della Immacolata nella chiesa di S. Chiara a Cuneo (1750 circa), molto probabilmente opera dello studio di Beaumont (Sartori, 2003, p. 89; Goria).

Nel 1778 fu nominato professore di storia e ritratti della Regia Accademia di pittura e scultura. Il M. proseguì nell’attività dell’arazzeria e ottenne commissioni in occasione del riallestimento degli ambienti del secondo piano di Palazzo Reale per le nozze tra Vittorio Emanuele, duca d’Aosta, e Maria Teresa d’Asburgo Este (1789).

Larga notorietà riscosse presso i contemporanei in qualità di ritrattista. Nonostante la fama nel genere sia stata costantemente ricordata dalla storiografia, probabilmente a seguito della citazione nella Storia pittorica di Lanzi, l’assenza di puntuali verifiche sull’attività del pittore e i numerosi scambi e omissioni negli inventari di casa Savoia rendono difficile reperire le opere, documentate da note di pagamento dell’amministrazione regia a partire dall’ottavo decennio del secolo (Schede Vesme, p. 707).

Al 1774 risale la commissione per un ritratto di Vittorio Amedeo III destinato alla certosa di Grenoble. L’anno successivo furono spediti in Sardegna un esemplare per il Senato di Savoia e una serie di tele: due destinate agli atenei di Cagliari e Sassari, una delle quali è stata rintracciata proprio nella sede di Sassari (Scano), e le ultime due indirizzate rispettivamente ai magistrati della Reale Udienza e a quelli della Reale Governazione del Regno. Il prototipo elaborato dal M. è attestato da due incisioni che riproducono l’immagine a mezzo busto: la prima, realizzata nel 1775 da Carlo Antonio Porporati, fu impiegata come ornamento del frontespizio dell’edizione cagliaritana degli Editti, pregoni, ed altri provvedimenti emanati pel Regno di Sardegna. La seconda, replica con alcune varianti del bulino di Porporati, fu incisa da Giovanni Battista Stagnon. Nel 1981 Thomas attribuiva al pittore tre tele, raffiguranti sovrani sabaudi, utilizzate come sovrapporte nelle sale rosse del Theater in der Josefstädt di Vienna. Tra tali dipinti risultano da espungere sia il ritratto di Carlo Emanuele III, replica di un’opera della Clementina, sia quello di Carlo Emanuele IV fanciullo, affine ai modi vaporosi dei fratelli Domenico e Giuseppe Duprà, mentre appare più accettabile l’attribuzione del dipinto raffigurante Vittorio Amedeo III. È inoltre tradizionalmente assegnata al M. (Rovere) la tela allegorica che raffigura un personaggio maschile, spesso interpretato come il giovane Vittorio Amedeo III, in veste di Marte vincitore, affiancato dagli ovali con Minerva e la Pace, posti nel salotto ottagonale del palazzo torinese già dei marchesi di Caraglio, oggi sede del Circolo del Whist e dell’Accademia Filarmonica.

Nell’ambito della pittura di storia la produzione del M. si mantiene costante nella rilettura, con poche varianti, del dettato beaumontiano, anche in date assai tarde; nella ritrattistica invece egli pare orientarsi verso fonti più aggiornate e, pur mantenendo le proprie caratteristiche cromie e una notevole rifinitezza del segno, elabora un modello alternativo alla consolidata produzione dei fratelli Duprà. All’ottavo decennio del secolo risale l’incisione di P.F. Peiroleri, da un disegno del M., del ritratto del vescovo Francesco Luserna Rorengo di Rorà.

Per la committenza privata è Vernazza a fornire l’unica testimonianza, elencando una serie di opere legate alla rappresentazione della numerosa famiglia del pittore (altri due furono i matrimoni contratti, rispettivamente, nel 1765 con la vedova Lucrezia Elisabetta Burzio e nel 1770 con Domenica Maria Ferreri) e della cerchia delle sue personali conoscenze: lo scultore Stefano Maria Clemente, il conte Giovanni Andrea Giacinto di Chiavarina con la moglie, il padre oratoriano Vacca, il professore abate Giambattista Operti e Carlo Benfà.

Il M. morì improvvisamente a Torino, senza produrre testamento, il 9 apr. 1793.

Fonti e Bibl.: I. Nepote, Il Pregiudizio smascherato da un pittore colla descrizione delle migliori pitture della real città di Torino, Venezia 1770, ad ind.; F. Bartoli, Notizia delle pitture, sculture ed architetture che ornano le chiese e gli altri luoghi pubblici di tutte le più rinomate città d’Italia, I, Venezia 1776, ad ind.; Ragionamento del conte Felice Durando di Villa letto il 18 d’aprile 1778 per servire all’istituzione dell’Accademia di pittura e di scultura di Vittorio Amedeo III…, in Regolamenti della Reale Accademia di pittura e scultura di Torino, Torino 1778, p. 9; G. Vernazza, Elogio del Molinari, in Biblioteca oltremontana, II, 1793, pp. 89-100; L. Lanzi, Viaggio del 1793 pel Genovesato e il Piemontese. Pittori specialmente di questi due stati e qualcosa de’ suoi musei, a cura di G.C. Sciolla, Treviso 1984, ad indicem; Id., Storia pittorica della Italia…, III, Bassano 1798, p. 255; L. Rovere, Il palazzo dell’Accademia filarmonica in Torino…, Milano 1915, p. 26; Schede Vesme …, II, Torino 1966, pp. 704-708; L. Tamburini, Le chiese di Torino dal rinascimento al barocco, Torino s.d. (1968), ad ind.; V. Bussi, Un ignoto pittore vercellese del Settecento. G.D. M. da Caresana, in Bollettino storico vercellese, VI (1977), pp. 103-115; M. Di Macco, G.D. M., in Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna 1773-1861 (catal.), a cura di E. Castelnuovo - M. Rosci, Torino 1980, p. 1465; B. Thomas, Drei savoyisch-Sardinische Herrscherporträts in Wien, in Wiener Jahrbuch für Kunstgeschichte, XXXIV (1981), pp. 188-197; V. Natale, in Bâtir une ville au siècle des lumières, Carouge: modèles et rèalités (catal., Carouge), Torino 1986, p. 607; La pittura in Italia. Il Settecento, Milano 1990, I, ad ind.; II, p. 799; M.G. Scano, Pittura e scultura del ‘600 e del ‘700, Nuoro 1991, pp. 255 s., fig. 215; G. Dardanello, Mario Ludovico Quarini e la nuova cattedrale di Fossano, in La Cattedrale di Fossano, a cura di G. Romano, Fossano 1993, pp. 193, 231; E. Pianea - S. Sartori, L’attività del Milocco e della scuola beaumontiana a Moncalieri, in Studi e restauri per Moncalieri (catal.), Moncalieri 1995, pp. 85-87, 92 s.; A. Cifani - F. Monetti, I capolavori della parrocchiale di Sant’Ambrogio, Sant’Ambrogio 2000, pp. 21-25, 93; L. Facchin, Fortuna critica e collezionistica di Claudio Francesco Beaumont e dei suoi allievi, in Bollettino della Società piemontese di archeologia e belle arti, n.s., LII (2000), pp. 183, 185, 190 s., 193, 196; R. Dellarole, Immagini di una parrocchia attraverso le fonti documentarie, in Cravagliana. Segni artistici e storici negli arredi e nei paramenti sacri, Novara 2001, p. 84; V. Natale, La pittura del Settecento nel Biellese, in Arti figurative a Biella e a Vercelli. Il Seicento e il Settecento, a cura di V. Natale, Biella 2004, pp. 128, 132, 139; S. Sartori, Il Settecento a Cuneo: interventi decorativi nelle chiese, in Cantieri e documenti del Barocco. Cuneo e le sue valli (catal., Cuneo), a cura di G. Romano - G. Spione, Savigliano 2003, pp. 87, 89; G. Gentile, Sculture per le processioni e gli apparati rituali, in Sculture nel Piemonte del Settecento «di differente e ben intesa bizzarria», a cura di G. Dardanello, Torino 2005, pp. 248-295; C. Goria, in La Carità svelata. Il patrimonio storico artistico della Confraternita e dell’ospedale di S. Croce in Cuneo (catal.), a cura di G. Galante Garrone - G. Romano - G. Spione, Cuneo 2007, pp. 264 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVI, p. 35.