Giovanni Fiorentino

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Novellatore (m. dopo il 1406), non si sa se sia veramente nato a Firenze. Fu notaio; riparato, forse per ragioni politiche, a Dovadola presso Forlì, dal 1378 a dopo il 1385 vi scrisse cinquanta novelle, imitazione del Decameron. Il libro è detto Pecorone, da un nomignolo datogli in un sonetto burlesco che lo conclude. Scarsa originalità hanno le novelle, che per venticinque giorni due innamorati, il cappellano Aurecto (anagramma di Auctore) e la monaca Saturnina, si raccontano nel parlatorio di un convento. Graziose alcune ballate che i due novellatori cantano alla fine di ogni giornata.

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