SALVEMINI, Giovanni Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 89 (2017)

SALVEMINI, Giovanni Francesco. –

Niccolò Guicciardini

Nacque a Firenze il 15 gennaio 1709 da Giuseppe e da Maria Maddalena Braccesi. Il padre era giurista e ambasciatore in Firenze di Castiglion Fiorentino (Arezzo).

Dopo aver ricevuto una prima educazione in famiglia, Salvemini continuò gli studi, prima in seminario a Firenze, poi nello Studio pisano, dove conseguì la laurea in diritto civile e canonico il 3 marzo 1730. A Pisa seguì le lezioni di diritto di Giuseppe Averani e quelle di matematica di Guido Grandi. Negli anni universitari s’interessò di matematica ma dimostrò anche una precoce attenzione per le lettere, divenendo membro dell’Accademia degli Apatisti. Questa doppia competenza nelle lettere (studiò a fondo la lingua francese, inglese, il latino e il greco) e nelle scienze caratterizza la biografia intellettuale e la fortuna di Salvemini. L’8 gennaio 1732 fu nominato sottocancelliere dell’Opera di S. Maria del Fiore, incarico che decadde il 29 gennaio 1737.

Negli anni dal 1732 al 1736 si può ipotizzare un contatto di Salvemini con la loggia massonica fiorentina. La loggia e suoi aderenti vennero duramente repressi dall’Inquisizione quando, nel 1736, Salvemini, per ragioni ancora non chiarite, lasciò precipitosamente il Granducato per cercare fortuna come rifugiato protestante nel Cantone di Vaud. Il 16 aprile 1737 dichiarò davanti alla Chambre des prosélytes di Ginevra la sua pubblica adesione alla fede calvinista. Salvemini cambiò nome in Jean de Castillon, latinizzato in Castillioneus, da quanto risulta dal carteggio con i fratelli per venire incontro al desiderio della madre che temeva che il figlio «facesse disonore alla famiglia» (al fratello Nicolò, in Lettere di un matematico, a cura di M.C. Milighetti, 1999, p. 51), vuoi per l’adesione alla fede calvinista, vuoi per le circostanze avvolte ancora oggi nel mistero che determinarono la sua fuga.

Presto Salvemini attirò l’attenzione dell’élite della Svizzera romanda con una traduzione in lingua italiana dell’Essay on man (1733-34) di Alexander Pope, che circolò manoscritta per poi essere data alle stampe nel 1760. Nell’agosto del 1737 venne eletto principal del collegio di Vevey, posizione che tenne, non senza suscitare polemiche per i suoi metodi di insegnamento giudicati troppo severi, fino al 1748. In Svizzera si distinse come insegnante privato di matematica e come editore di opere prevalentemente dedicate alla matematica. Annoverò fra i suoi corrispondenti e amici Joseph-François de Molin de Montagny, pastore e professore straordinario di metafisica e teologia naturale, e infine rettore all’Accademia di Losanna. Probabilmente fu Montagny, membro della Royal Society, a favorire i suoi contatti con la società londinese. Nel 1744 pubblicò due lettere indirizzate a Montagny sulle Transactions della Royal Society, la prima sulla curva cardioide, la seconda sul teorema del binomio. L’elezione a socio della Royal Society è del 1745, ma dipese più che dai sopracitati articoli, di qualità non eccelsa, dall’attività editoriale intrapresa da Salvemini per promuovere la conoscenza dell’opera di Isaac Newton.

Effettivamente, il contributo più importante di Salvemini durante il suo soggiorno nella Svizzera romanda è l’edizione dei tre volumi degli Opuscula mathematica, philosophica et philologica usciti nel 1744 per i tipi di Marc-Michel Bousquet. Si tratta di una raccolta dei saggi brevi newtoniani dedicati alla matematica, all’ottica, alla fisica, alla cronologia e alle profezie bibliche, cui Salvemini aggiunse una breve, e a tratti originale, biografia di Newton. Salvemini era entrato in contatto con Bousquet grazie a Gabriel Cramer, professore di matematica all’Accademia di Ginevra, che lo aveva presentato a Bousquet affinché si occupasse della pubblicazione del carteggio fra Gottfried Wilhelm Leibniz e Johann I Bernoulli (1745). Sempre per Bousquet curò la pubblicazione dell’Introductio in analysin infinitorum (1748) di Leonhard Euler. Fin dai primi anni del soggiorno svizzero Salvemini si imbarcò in un’edizione dell’Arithmetica universalis di Newton, che arricchì di un esteso commento nel quale si avvalse dell’aiuto di Nicolaus I Bernoulli, Daniel Bernoulli, Cramer e Jean-Louis Calandrini. L’Arithmetica uscì ad Amsterdam nel 1761 per i tipi di Marc-Michel Rey. Salvemini si basò sull’edizione di Willem ’s Gravesande del 1732, e si avvalse dei consigli di questi.

Nel 1745 sposò Élisabeth Dufresné. La coppia ebbe tre figli di cui due morirono in tenera età; il secondogenito, Frédéric, nato nel 1747, è autore di un éloge dedicato al padre (1798) che fornisce indicazioni biografiche non sempre attendibili. La necessità di mantenere la famiglia, il licenziamento dal collegio di Vevey, l’insuccesso nel 1749 nell’ottenere una cattedra a Berna o a Losanna, determinarono nel 1751 l’abbandono del Cantone di Vaud e l’accettazione di un impiego presso l’Università di Utrecht. A Utrecht Salvemini ricoprì, dal 9 dicembre 1751, l’insegnamento di matematica, fisica sperimentale e astronomia, ma con la qualifica di professore straordinario, giacché non veniva riconosciuta la sua laurea dottorale pisana. Si occupò del recupero, dell’incremento e dell’uso in lezioni tenute nel theatrum physicum della strumentazione di Pieter van Musschenbroek.

Nel 1753 morì la moglie. Nel 1754 difese una tesi dottorale sotto la direzione di Johannes Horthemels, il che gli consentì, grazie anche all’interessamento diretto della principessa Anna di Hannover-Orange, di accedere alla cattedra di professore ordinario di matematica e filosofia il 9 giugno 1755. Nel 1758-59 ricoprì il ruolo di rector magnificus dell’Università, e dal 15 gennaio 1759 il ruolo di professore ordinario di filosofia, matematica e astronomia. Nel 1758 uscì la sua traduzione francese della Storia naturale marina dell’Adriatico di Vitaliano Donati. Avendo la responsabilità dell’osservatorio astronomico, Salvemini si adoperò per l’acquisto di un nuovo telescopio al fine di osservare il transito di Venere. Nel 1759 sposò in seconde nozze Madeleine Ravené. Negli anni trascorsi a Utrecht, oltre a dare alle stampe l’edizione commentata dell’Arithmetica universalis di Newton (1761), pubblicò una confutazione di Jean-Jacques Rousseau intitolata Discours sur l’origine de l’inegalité parmi les hommes (1756) e tradusse in francese (1757) gli Elements of natural philosophy di John Locke.

Nel 1763 fu chiamato a Berlino come professore di matematica dell’Artillerieschule. Il 5 gennaio 1764 venne eletto membro ordinario dell’Accademia reale prussiana delle scienze e nel 1765 astronomo reale, mentre nel 1787, alla partenza di Joseph-Louis (Giuseppe Luigi) Lagrange per Parigi, con cui ebbe rapporti molto tesi, divenne direttore della classe di matematica, incarico che ricoprì fino alla morte, avvenuta l’11 ottobre 1791 a causa di un’erisipela.

Gli anni berlinesi erano stati ricchi di pubblicazioni e traduzioni. Si segnala la traduzione dall’inglese al francese (1765) della Dissertation on miracles di George Campbell; una confutazione del sistema della natura del barone Paul Henri Thiry D’Holbach (1771); la traduzione dall’italiano al francese (1772) della vita di Francesco Algarotti composta da Domenico Michelessi; la traduzione dall’inglese al francese (1774) della vita di Apollonio di Tiana di Filostrato con le note di Charles Blount; la traduzione dal latino al francese (1779) degli Academica di Cicerone. Queste ultime due traduzioni vennero intraprese per volere di Federico II e nel commento approntato è forse possibile rintracciare un desiderio di distanziarsi tanto dal deismo di Blount quanto dallo scetticismo accademico. Di Salvemini è anche la traduzione (1790) di Carlo Denina, Discours sur les vicissitudes de la littérature. È invece attribuita al figlio la fortunata traduzione francese (1767) degli Elementi di Euclide, opera nella quale si può ipotizzare che Salvemini abbia svolto un ruolo importante, vista la giovane età di Frédéric.

Numerosi gli articoli pubblicati nei Mémoires dell’Accademia berlinese, che spaziano su argomenti di carattere matematico, fisico, astronomico, letterario, morale e filosofico. Si segnala per il suo interesse matematico la memoria del 1776 Sur une nouvelle propriété des sections coniques nella quale risolse in termini puramente geometrici il cosiddetto problema di Cramer-Castiglione. Sotto il profilo filosofico, a Berlino Salvemini si inserì nel gruppo di pensatori desiderosi di conciliare illuminismo e religione. I cordiali rapporti con Euler vennero incrinati da una violenta polemica sulla gestione del tesoriere, David Köhler, relativa alla pubblicazione degli almanacchi da parte dell’Accademia. Se la posizione critica di Salvemini nei confronti dell’illuminismo radicale e anti-religioso traspare nei suoi commenti a Rousseau, a D’Holbach e a Blount, e nelle numerose orazioni accademiche, la sua partecipazione al programma illuminista è attestata dal suo impegno di divulgatore dell’opera di Newton, di Algarotti e di Locke, dall’edizione del Journal littéraire dédié au Roi (1772-76) e dalla sua partecipazione al Supplement all’Encyclopédie di Denis Diderot e Jean-Baptiste Le Rond D’Alembert (1776-1777).

Fonti e Bibl.: Le lettere di Salvemini ai fratelli sono conservate dagli eredi e non sono accessibili agli studiosi. Preziosa la trascrizione parziale e il commento storico in Lettere di un matematico castiglionese, a cura di M.C. Milighetti, Cortona 1999. Una parziale trascrizione redatta da Giuseppe Ghizzi nel 1870 e una biografia scritta dal fratello Pietro Paolo si trovano nella Biblioteca comunale di Castiglion Fiorentino, Mss. 475. Lo studio più completo è di J. van Driel, Enlightening the matter of science. The anti-materialistic Enlightenment philosophy of Jean de Castillon (1709-1791), Master degree thesis, Utrecht 2011, cui si rinvia per una bibliografia delle opere e per un aggiornato elenco della letteratura secondaria.

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