MANARDI, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 68 (2007)

MANARDI (Manardo), Giovanni

Margherita Palumbo

Nacque a Ferrara il 24 luglio 1462 da Francesco, notaio di famiglia nobile.

Allievo nello Studio cittadino di B. Guarini, F. Benzi e Niccolò da Lonigo (il Leoniceno), il 17 ott. 1482 conseguì il dottorato in arti e medicina. Già lettore di medicina nel 1482-83, mantenne l'incarico fino al 1493, quando si trasferì - con la moglie Samaritana da Monte, da cui ebbe i figli Timoteo (poi domenicano con il nome di Ignazio) e Agnese - dall'abitazione nella contrada di S. Giacomo alla corte di Mirandola, quale medico e precettore. Ben presto ottenne la fiducia di Giovanni Francesco Pico, che lo invitò a collaborare alla cura editoriale delle Disputationes adversus astrologiam divinatricem dello zio Giovanni Pico, testo che influenzò profondamente il M., a Ferrara già legato al circolo savonaroliano. Rapporti con l'ambiente fiorentino sono attestati tra il 1497 e il 1505: il M. soggiornò a Firenze nella prima metà del 1497; fu in contatto con P. Crinito (Pietro Del Riccio Baldi), di cui nel 1505 elogiò il De honesta disciplina appena edito, e con G. Benivieni. Lasciata Mirandola intorno al 1502 - dopo la fuga di Giovanni Francesco a Carpi -, è documentata la presenza del M. a Ferrara tra il 1507 e il 1509, e nel 1512.

Nel dicembre 1513 partì per l'Ungheria su invito di Ladislao II, del quale - grazie all'appoggio del cardinale Ippolito d'Este - divenne archiatra, nomina confermata nel 1516 dal successore Ludovico II. Durante la permanenza alla corte di Buda - dove lo raggiunse il figlio Timoteo, anch'egli medico -, il M. ebbe modo di viaggiare attraverso la Croazia, l'Austria e la Polonia, spesso chiamato a consulto.

Nell'autunno 1518 rientrò a Ferrara. Di fama ormai consolidata e al centro di una vasta rete epistolare, nel 1524 successe a Leoniceno alla cattedra di medicina a Ferrara, diventando anche medico personale di Alfonso I d'Este. Nel 1535 sposò in seconde nozze Giulia dei Sassoli da Bergamo, dalla quale ebbe la figlia Marietta.

Afflitto dalla podagra e dalla nefrite, il M. morì a Ferrara il 7 marzo 1536 e fu sepolto nel chiostro di S. Paolo. Già lodato in vita dall'Ariosto (Orlando furioso, XLVI, 14, v. 7), la lapide apposta dalla moglie - e ora nella sede universitaria di Palazzo Paradiso - si chiude con i versi dell'amico Lelio Gregorio Giraldi.

Nel 1521 il M. pubblicò a Ferrara, presso B. Odonino, i sei libri delle Epistolae medicinales, di immediata risonanza. Nel 1532 F. Rabelais ne curò a Lione un'edizione in dodici libri. Ulteriormente ampliata nel 1535, nel 1540 la raccolta apparve infine a Basilea, per i tipi di M. Isengrin, in venti libri, comprendente 103 lettere, di cui alcune ebbero diffusione autonoma, come l'epistola del 1516 sulla peste, impressa in volgare a Ferrara nel 1522 (Ep. med., V, 3). Apprezzate da Erasmo da Rotterdam (Opus epistolarum, XI, Oxford 1947, p. 20) e da T. Campanella, che tra gli "epistolographi" consiglia il M. (De libris propriis et recta ratione studendi syntagma, Milano 1927, p. 95), le Epistolae trattano questioni di nomenclatura storica e discutono l'identificazione dei morbi e dei farmaci citati dagli antichi. L'indagine sui nomi, duramente avversata dai medici tradizionalisti, si proponeva il restauro delle nozioni mediche dell'antichità superando l'autorità dei commentatori, veicolo di equivoci ed errori interpretativi. Il razionalismo di Pico e l'umanesimo filologico appreso alla scuola ferarrese vengono messi a profitto dal M. nella disciplina medica, in cui la speculazione e lo studio delle fonti non devono mai essere disgiunti dalla pratica. In questo modo il M. superava l'insegnamento del suo maestro Leoniceno, che guardava alla medicina come un problema metodologico e didattico, prescindendo dall'applicazione empirica e sperimentale. Di grande interesse è la lettera a M. Santanna (Ep. med., VII, 2), in cui il M. - dopo aver invitato all'osservazione diretta e alla descrizione precisa della realtà clinica e aver criticato i medici "ex commentario", il cui sapere è solo carta e pergamena - classifica le dermopatie, chiarendone la terminologia grazie a una fine conoscenza non solo del greco e del latino, ma anche dell'arabo. Malgrado Superbi lo dica "astrologo perfettissimo" (c. 88v), ferma è la condanna dell'astrologia, a cui il M. associa l'aperta lode di G. Savonarola (Ep. med., II, 1; XV, 5, 7): all'ingegno, allo studio delle fonti antiche e all'esperienza, il vero medico deve unire l'amore assoluto della verità, cercando le cause naturali delle malattie e fuggendo le vanità astrologiche (ibid., V, 5). Non si deve quindi ricondurre l'origine della sifilide a influssi astrali (ibid., VII, 2; XIV, 4) o ricorrere a oroscopi, amuleti e alla teoria dei giorni critici, tema su cui il M. fu in polemica con G. Fracastoro. Molte sono le lettere di argomento botanico, con la descrizione delle specie osservate nel corso dei suoi viaggi, e agli anni di Buda risale la stesura delle annotazioni ai Medicamina simplicia et composita di Ioannes Mesue, poi date alle stampe nel 1535 "a beneficio dei giovani" (Basilea, J. Bebel). Ai giovani si indirizzano anche i Commentaria alla Ars parva di Galeno (Roma 1525, Basilea 1536), perché - ammonisce il M. - non si asservano agli autori barbari e si rivolgano alle autentiche fonti della medicina.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Ferrara, Comune, Finanziaria, Ruoli di pagamento: bb. 4 e 57, ad annum; Atti dei notai, Matricole dei notai, 179, pacco 3 (notaio G. Miliani, privil. dottorale); 291, pacco 4 (notaio M. Caprili); 502, pacchi 1-3 (notaio B. Silvestri, lauree promosse nel 1512-36); Ferrara, Biblioteca com. Ariostea, Mss., cl. I, 437: D. Fini carmina, c. 187r; cl. I, 438: G. Barotti, Notizie istoriche di scrittori ferraresi, cc. 190r-209r; Fondo Antolini, 148: Cronaca di Ferrara, c. 54v; ibid., 190: C. Barotti, Iscrizioni sepolcrali e civili di Ferrara, I, n. 63; L.G. Giraldi, De Ferraria et Atestinis principis commentariolum, Ferrariae 1537, c. 65r; Id., De annis et mensibus dissertatio, Basileae 1541, p. 179; C. Calcagnini, Opera, Basileae 1544, pp. 47-52, 62 s., 82, 89, 94, 121; P. Valeriano, Hieroglyphica, Basileae 1556, cc. 45, 250r; L. Dolce, Giornale delle historie del mondo, Venetia 1572, p. 93; P. Giovio, Elogia virorum literis illustrium, Basileae 1577, pp. 152 s.; G. Pico, Opera, Basileae 1601, II, pp. 662, 702; A. Superbi, Apparato de gli huomini illustri della città di Ferrara, Ferrara 1620, cc. 74v-75r, 88; M. Guarini, Compendio historico( delle chiese di Ferrara, Ferrara 1621, p. 174; F. Borsetti, Historia almi Ferrariae Gymnasii, II, Ferrariae 1735, pp. 80-82; G. Barotti, Memorie istoriche di letterati ferraresi, I, Ferrara 1792, pp. 307-321; G. Pardi, Titoli dottorali conferiti dallo Studio di Ferrara nei secc. XV-XVI, Lucca 1901, pp. 60, 91-93; Id., Lo Studio di Ferrara nei secc. XV-XVI, in Atti della Deputazione ferrarese di storia patria, XIV (1903), pp. 85, 145 s.; U. Stefanutti, Quattro figure significative nella medicina del passato, in Giornale veneto di scienze mediche, 10 luglio 1959, pp. 19-28; Le figure principali della medicina ferrarese nel '400 e nel '500 nelle raccolte della Biblioteca Ariostea (catal.), a cura della Biblioteca comunale Ariostea, Ferrara 1962, nn. 71-105; A. Ostoja, Notizie inedite sulla vita del medico umanista ferrarese G. M., in Atti del Convegno internazionale per la celebrazione del V centenario della morte di G. Manardo( 1962, Ferrara 1963, pp. 129-140; M. Grmerk, G. Manardo e la Croazia, ibid., pp. 170-173; D. Furfaro, Contributo alla biografia del Manardo, ibid., pp. 156-159; P. Zambelli, G. Mainardi e la polemica sull'astrologia, in L'opera e il pensiero di Pico della Mirandola nella storia dell'Umanesimo. Atti del Convegno, Mirandola, 1963, Firenze 1965, II, pp. 205-279; Ch.B. Schmitt, G. Pico della Mirandola and his critique of Aristotle, The Hague 1967, pp. 14 s., 192, 200, 215, 226; W. Urban, Consulti inediti di medici italiani per il vescovo di Cracovia P. Tomicki, in Quaderni per la storia della Università di Padova, XXI (1988), pp. 75-87; La rinascita del sapere( (catal., Ferrara), a cura di P. Castelli, Venezia 1991, pp. 23, 265-267; Copernico e lo Studio di Ferrara( (catal., Ferrara), a cura di L. Pepe, Bologna 2003, p. 38.

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