MANTERO, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 69 (2007)

MANTERO, Giovanni (Gianni)

Alessandra Capanna

Nacque a Novi Ligure il 10 genn. 1897, ultimo degli otto figli di Carlo e di Enrica Sovera.

La famiglia di imprenditori tessili, che a Novi Ligure era proprietaria di un laboratorio di maglieria con annesso negozio, si trasferì ben presto a Como, dove il maggiore dei fratelli del M., Riccardo, aveva costituito la fabbrica tessile Mantero, che sarebbe diventata una delle più importanti seterie della città.

Il M., l'unico della famiglia che non scelse questa attività, preferì impegnarsi negli studi di ingegneria, cominciando nel 1913 a frequentare a Milano il biennio dell'Accademia di Brera, obbligatorio per gli ingegneri civili. Ebbe come docente, tra gli altri, C. Boito; ma alla fine del biennio, nel 1915, allo scoppio della prima guerra mondiale, partì per il fronte del Carso, con il grado di sottotenente del reggimento genio zappatori della divisione Mantova.

Dopo una lunga prigionia ospedaliera in Ungheria, ove conobbe giovani ingegneri austriaci, tedeschi e polacchi, che incontrerà nuovamente in seno al Movimento moderno, nel 1919 fece ritorno a Como e riprese gli studi. Frequentò il triennio di ingegneria civile presso il Politecnico di Milano, laureandosi nel 1922 con G. Muzio, che rimase a lungo uno dei suoi riferimenti culturali per l'approccio urbanistico di mediazione tra storia, tradizione e modernità.

Nel 1927 sposò Margherita Perti, dalla quale ebbe due figli, Edoarda ed Enrico.

Già nei primi suoi lavori, del 1925, sono chiari i segni di "un neoclassicismo alquanto manierato", come fu definito da C.A. Felice nella monografia che gli dedicò nel 1933 (p. 3); ma l'opera nella quale è evidente il definitivo distanziarsi dall'eclettismo, tipico dell'architettura dell'inizio del XX secolo, è del 1929.

In questo anno il M. realizzò i magazzini Mantovani rivolgendo una palese attenzione verso le nuove tendenze d'Oltralpe, identificabili in una precisa allusione al pensiero di A. Loos, evidente nel ritmo austero delle vetrine, che definiscono l'attacco a terra dell'edificio, e nel disegno degli arredi del negozio al piano terreno, caratterizzati da lunghi banconi di vendita concepiti come teche di vetro a giorno.

Nel 1930 ebbe inizio il suo sodalizio con il gruppo dei razionalisti comaschi che, in occasione della quarta e ultima edizione dell'Esposizione internazionale d'arte decorativa alla Villa reale di Monza, presentò uno dei complessi meglio studiati e organici della mostra, l'arredamento di una sartoria moderna per la quale il M. progettò la sala della biancheria.

Del medesimo anno sono i nuovi arredamenti per la villa Albertini, la villa Frigerio a Roncate e alcune edicole funerarie, tra le quali quella per la propria famiglia e quelle per le famiglie Bini, Buzzi, Castelli e Pustera.

Nel 1931, oltre ai due progetti per il concorso per il mercato coperto di Como - il progetto Held, eseguito per l'impresa Mondelli e il progetto Gamma, eseguito per l'impresa Mario Galliani - e a una casa d'affitto e per uffici, realizzò la sede dei Canottieri Lario, un'opera nella quale la cifra razionalista si esprime compiutamente.

La composizione di bianchi volumi regolari, tagliati da finestre in lunghezza, dichiara l'interesse dell'autore per le tendenze coeve del Movimento moderno tedesco e olandese. La sala al piano terreno, che era decorata da grandi pitture murali di A. Songa, è chiusa verso il lago da una vetrata scorrevole a tutta altezza, che inquadra l'ardita struttura in cemento armato del trampolino a tre piani, con i pilastri e le nervature portanti originariamente verniciate in cromalite rossa e gli spessori delle solette ricoperti in alluminio.

Per la VI Triennale di Milano, che si tenne nel 1933, con G. Terragni, A. Dell'Acqua, O. Ortelli, C. Ponci, P. Lingeri, G. Giussani, M. Cereghini, il M. realizzò la Casa per vacanze di un artista, limpida opera razionalista, frutto della vivacità intellettuale che animava la città di Como durante gli anni Trenta e che ebbe nello studio di Terragni il luogo del confronto per impostare una linea comune per la nuova architettura razionale.

Tra il Trenta e il Quaranta, in un periodo durante il quale il cosiddetto consenso degli architetti al regime fascista si espresse nelle realizzazioni dello Stato assistenziale - colonie marine e alpine e sedi dell'Opera nazionale balilla diffuse sul territorio nazionale - il M. costruì a Como, nel 1933-36, per l'Opera nazionale balilla, la Casa del balilla e lo stadio G. Sinigaglia e, nel 1936-40, la Casa della madre e del bambino.

Richiamato alle armi, il M. partì per la seconda guerra mondiale con il grado di capitano del genio pontieri della divisione autotrasportata Mantova, di stanza sul fronte cirenaico. Dopo l'8 settembre rimase bloccato in Calabria a lungo e fece rientro a Como nel 1945.

Negli anni della ricostruzione, con G. Giussani, C. Ponci, R. Uslenghi, progettò quartieri operai in alcuni Comuni della provincia di Como; questi interventi, pur nella semplicità figurativa e nella declinazione minimale dell'espressione architettonica, rappresentarono per lui i segni residuali della continuità con l'esperienza razionalista.

Del periodo successivo al 1946 sono le realizzazioni INA-Casa a Porlezza, Oggiono e Menaggio; l'intervento INA-Casa e asilo Somaini a Lomazzo; a Como le case in via Napoleona, in via Provinciale Briantea, in via Rosales e in via Scalabrini, il Park hotel di viale Rosselli, gli edifici per civile abitazione e uffici in via Bellinzona e via Recchi. Per gli enti pubblici ha realizzato inoltre gli edifici IACP a Como, Bellagio, Valmadrera, Olgiate Comasco. Fa parte di questa seconda stagione professionale anche una prima fase di restauro strutturale e ampliamento delle tribune dello stadio Sinigaglia a Como, che poi sarà portata avanti, insieme con l'ampliamento del Circolo canottieri Lario, dal figlio Enrico, profondo conoscitore del razionalismo italiano.

Dalla metà degli anni Sessanta il collezionismo di incisioni ed ex libris d'arte divenne l'attività esclusiva del M.: un interesse che aveva iniziato a coltivare già negli anni della sua formazione culturale all'Accademia e si era consolidato nel 1937, quando a Milano aveva conosciuto M. Fingesten, uno degli artisti incisori più apprezzati in campo internazionale, che per il M. decorò un'intera parete della villa di Cernobbio.

Nel 1946 aveva fondato la BNEL (Bianco e nero ex libris), un'associazione che promuoveva l'ex libris come oggetto d'arte. La sua collezione, conservata presso gli eredi, è composta di circa 65.000 pezzi, di cui 700 realizzati per lui.

Il M. morì a Cernobbio, presso Como, il 30 maggio 1985.

Il figlio Enrico (Como, 17 genn. 1934 - Cernobbio, 14 nov. 2001), laureatosi nel 1960 e dal 1981 professore ordinario del Politecnico di Milano, iniziò la sua carriera universitaria come assistente di E.N. Rogers; in seguito contribuì in modo decisivo alla fondazione della facoltà di architettura civile di Milano-Bovisa e fu direttore del dipartimento di progettazione dell'architettura del Politecnico di Milano. Autore di due testi fondamentali sul Movimento razionalista italiano (Giuseppe Terragni e la città del razionalismo italiano, Roma 1969, e Il razionalismo italiano, Bologna 1984), ne applicò la lezione come testimonianza di un'identità antica, protratta nella cultura della modernità. Tra le sue opere costruite, che testimoniano questa sapiente personalizzazione del progettare per volumi stereometrici scavati, si enumerano: la scuola media di Albate (1975), che fu commissionata al padre, ma di fatto fu realizzata da Enrico; la casa di riposo per anziani a Rebbio, detta anche Ca' d'industria (1979) e l'istituto Bovara (poi Parini) a Lecco (1980). Dopo la sua morte, è stato istituito il premio Mantero che viene consegnato alla laurea più meritevole in composizione architettonica.

Fonti e Bibl.: Cernobbio, Archivio Gianni - Enrico Mantero; Palazzo Mantero, in L'Architettura italiana, XXV (1930), pp. 27-31; Negozio Mantovani in Como, in Rass. di architettura, II (1930), pp. 268 s.; Esposizione internazionale di arte decorativa. Monza, in Domus, agosto 1930, pp. 39, 41; Palazzo Barazzoni, in L'Architettura italiana, XXV (1930), pp. 122-128; Esposizione internazionale di arte decorativa. Monza, in Casabella (Casabella continuità), III (1930), 29, p. 28; La città che si rinnova, ibid., IV (1931), 37, p. 17; Tennis Club di Como, in Rass. di architettura, IV (1932), p. 186; Mobili d'oggi (villa Frigerio e villa Albertini), in Domus, settembre 1931, pp. 56 s.; C.A. Felice, La nuova sede dei "Canottieri Lario" in Como, architettata da M., ibid., ottobre 1931, pp. 70-73; G. Rocco, La nuova sede della "Canottieri Lario" in Como, in Rass. di architettura, IV (1932), pp. 9-12; Architetture degli architetti Legnani, M. e Pizzigoni, ibid., pp. 300 s.; La sede dei "Canottieri Lario" in Como. Arch. Gianni M., in Architettura, XI (1932), pp. 127-131; La sede dei "Canottieri Lario", in Lidel, marzo 1932, pp. 50 s.; Canottieri Lario, in The Architect's Journal, 24 ag. 1932; La V Triennale di Milano. Casa per le vacanze di un artista, in Rass. di architettura, V (1933), p. 218; C.A. Felice, Gianni M. ingegnere, Merano 1933; G. Minnucci, La Casa del balilla a Como. Arch. Gianni M., in Architettura, XV (1936), pp. 245-250; Piscina dello stadio, ibid., pp. 251-257; R. Campanini, Documenti di architettura. Edifici sportivi, Milano 1950, m5, m54, m95; C. Rostagno, in Censimento delle fonti. Gli archivi di architettura in Lombardia, a cura di G.L. Ciagà, Milano 2003, p. 109; F. Cani - C. Rostagno, Oltre Terragni. La cultura del razionalismo a Como negli anni Trenta, Como 2004, pp. 134-137.

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