Giovanni Pisano

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Scultore e architetto (n. 1248 circa - m. Siena dopo il 1314, forse 1320), figlio di Nicola Pisano. Fu col padre a Siena, tra i suoi aiuti all'opera del pergamo del duomo (1265-68), e con lui collaborò a Perugia nella fonte di Piazza (terminata nel 1278), che porta inscritto anche il suo nome. Secondo alcuni, avrebbe già collaborato con il padre nel pulpito del battistero di Pisa, ipotesi che sposterebbe la sua probabile data di nascita al 1240 circa. Forse soggiornò ordinariamente a Siena (1284-99), vi ebbe cittadinanza e fu capomastro del duomo dal 1287 al 1296. Come architetto, fu chiamato a Massa Marittima nel 1287. Anche a Pisa, dove era già agli inizî del 1284, prima di stabilirsi a Siena, e dove già nel 1295 lavorava al battistero, fu capomastro del duomo (almeno 1299-1308) e in quel periodo eseguì fra l'altro il pergamo di S. Andrea di Pistoia (1301) e quello del duomo pisano (1302-10). A Genova (1313) riceveva pagamenti per il sepolcro di Margherita moglie di Enrico VII di Lussemburgo. Nel 1314 era ancora ricordato a Siena. Le reminiscenze delle opere paterne, nella struttura e nell'iconografia dei suoi pergami, fanno osservare ancora meglio le sue profonde divergenze dal padre; G. fu tanto impetuoso nell'esprimersi quanto immediato nel sentire e nell'ideare. Nella sua arte la fermezza e particolarità plastica, di cui Nicola era stato maestro, cedette rapidamente ad un fare più sintetico e interno, adatto ai moti impetuosi che G. esprime in modo altissimo. Subì profondamente l'influsso dell'arte gotica oltremontana che egli poté conoscere, se non in un ipotetico viaggio in Francia tra il 1270 e il 1275, per mezzo degli intagli in avorio (egli medesimo intagliò una Madonna eburnea, 1298, per il duomo pisano, ispirata ad avorî francesi), vivificandone formule e modi in una serie di grandi capolavori. Alla scultura classica non restò indifferente, ma vi cercò idee e modelli diversi da quelli che avevano ispirato Nicola, scegliendone gli esempî più patetici e trattandoli con effetti pittorici. Nella giovanile acquasantiera di S. Giovanni Forcivitas a Pistoia l'arte di G. si rivela già formata in molti dei suoi caratteri, a Perugia, nella fonte di Piazza, il contrasto con l'arte paterna s'impone, in particolare, nelle personificazioni dell'Ecclesia Romana, della Teologia, nelle raffigurazioni di alcuni mesi e delle Arti liberali. Nulla è sicuramente noto del periodo che va dal completamento della fonte di Perugia all'inizio della facciata del duomo di Siena: probabilmente collaborò con il padre alla decorazione esterna del battistero di Pisa (busti degli Evangelisti, di Dio Padre e di due profeti). Durante il periodo senese congiunse strettamente la sua arte di architetto a quella di scultore: progettò la facciata del duomo e ne eseguì l'ordine inferiore, dove, in modo del tutto nuovo rispetto all'architettura gotica francese, i fasci di pilastri sostengono sculture di animali simbolici dall'aggetto potente, sopra le quali le statue dei profeti e delle sibille isolate e robustamente costruite (attualmente conservate nel Museo dell'opera del duomo), facenti parte di un complesso programma iconografico, sottolineano autonomi ritmi visivi. Mentre operava a Siena, attese (1287 circa) a proseguire la costruzione della cattedrale romanica di Massa Marittima, e compose la porta laterale della collegiata di S. Quirico d'Orcia. Al 1295 è presumibilmente datato il gruppo intensamente emotivo della Madonna col Bambino (Museo dell'opera del duomo) che a grandezza naturale sovrastava la porta del battistero pisano. In modi più complessi l'ultimo periodo dell'arte di G. è documentato dal pergamo esagonale di S. Andrea a Pistoia (1301) e da quello ottagonale del duomo di Pisa (1302-10), dove raffinatissimo è il movimento delle forme architettoniche e plastiche; nelle sculture, mentre i rilievi rivelano spesso la presenza di aiuti, la concitazione degli atti e delle espressioni si fa meno veemente dal primo pergamo al secondo, e grandeggiano con contenuta intensità le figure che sostengono la struttura architettonica; la stessa "maestà dominatrice" ispira le figure della Vergine fra due Angeli scolpite per la cappella degli Scrovegni a Padova (1305 circa), che ben si accordano con gli affreschi di Giotto. Una serenità nuova si riscontra nelle ultime opere: la Madonna della Cintola a Prato (1312) e il sepolcro per Margherita di Lussemburgo (Genova, Palazzo Bianco: frammenti col mezzobusto della defunta sollevato da angeli). A G. stesso o alla sua bottega sono attribuiti alcuni crocifissi lignei intensamente patetici. Grandissima fu la sua influenza su tutta la scultura del Trecento.

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