PRINI, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 85 (2016)

PRINI, Giovanni

Francesco Franco

– Nacque a Genova il 14 giugno 1877, da Vitaliano e da Antonia Pastore. Entrò come apprendista in un laboratorio per la lavorazione del marmo e presto decise di diventare scultore, frequentando i corsi dell’Accademia ligustica di belle arti e lo studio di Michele Sansebastiano (Matitti, 1998, p. 65). Nel 1896 partecipò all’esposizione della Società promotrice di belle arti di Genova (poi anche nel 1898, 1899, 1906, 1913, 1924, 1925, 1927, come risulta dai cataloghi dell’epoca). Nel 1898 partecipò all’Esposizione nazionale di Torino, detta anche 'generale', al parco del Valentino (ibid.). L’anno seguente trasferì il suo studio a Roma, presso palazzo Lanzavecchia, vicino Porta Pia, ospite del comandante di marina Giuseppe Belsito, padre della sua fidanzata Orazia (ibid.). In questi anni, grazie a Belsito, grande amante dell’arte, conobbe Mario Sironi e Giacomo Balla, con il quale divenne amico (ibid.).

Nel 1900 sposò Orazia e insieme a lei diede vita a un cenacolo di artisti e intellettuali: strinse amicizia in particolare con Alessandro Marcucci, Duilio Cambellotti, Gino Severini e Umberto Boccioni (Matitti, 1998, p. 72; Roma, Fondazione La Quadriennale, Archivio Biblioteca della Quadriennale, ArBiQ, Fondo Antonello Trobadori, FAT.VI/5, b.1, u.1.1). Nel 1900 partecipò alla LXX Esposizione di belle arti della Società degli amatori e cultori presso palazzo delle Esposizioni di Roma (come fece regolarmente fino al 1910). Nel 1902 ricevette la commissione dal Ministero della Pubblica Istruzione di replicare in bronzo il gesso Ritratto, presentato nella sopracitata manifestazione (ora conservato presso la Galleria nazionale di arte moderna di Roma con il titolo Ritratto della signora Bertesi; Matitti, 1998, p. 72 s.). Sempre nel 1902 divenne padre di Vitaliano Ferdinando.

Nel 1904 ottenne la medaglia d’argento nella Louisiana Purchase Exposition, presso il Forest Park di Saint Louis (nota comunemente come St. Louis World’s Fair) e prese parte alla giuria dell’Esposizione generale marchigiana di Senigallia. Fra i lavori superstiti di questi anni si segnala il disegno Donna tra i pioppi, opera di grande eleganza grafica, influenzata da maestri del simbolismo europeo come Gustav Klimt (Roma, collezione privata; riprodotto in Di Genova, 1993, p. 66).

Ai primi del Novecento la critica riconosceva il valore dello scultore, ma con alcune riserve: secondo Salvator Ruju, era uno dei migliori giovani artisti italiani, anche se talvolta conferiva una carica di dolore troppo accentuata, una «contrattura spasmodica» alle sue figure (Ruju, 1905, p. 26).

Per il numero del 16 aprile 1905 de L’Avanti della domenica (che in questi anni impiegava artisti quali Cambellotti, Severini, Boccioni e Balla per le sue prime pagine), Prini realizzò la copertina con il ritratto dello scultore belga Costantin Meunier, per commemorare l’artista scomparso pochi giorni prima (Matitti, 1998, p. 87). Nel 1906 Prini lasciò palazzo Lanzavecchia e si trasferì in via Germanico n. 198 (de Guttry, 2016, p. 42 s.); prese parte a una mostra nel padiglione di Arte decorativa, nell’ambito dell’Esposizione internazionale di Milano, nei pressi del Castello Sforzesco (zona attualmente denominata parco Sempione), dove venne premiato con medaglia d’oro e una somma in denaro di 300 lire (Matitti, 1998, p. 89). Sempre nel 1906, anno in cui venne nominato professore onorario dall’Istituto di belle arti delle Marche di Urbino, terminò e inaugurò il bronzeo monumento a Francesco Vitalini a Camerino, in via Ridolfini, lungo le mura del complesso di S. Domenico. In questi anni aiutò economicamente Boccioni che si trovava a Parigi in difficoltà economiche (Roma, Fondazione La Quadriennale, ArBiQ, Fondo Antonello Trobadori, FAT.VI/5, b.1, u.1.1, U. Boccioni, Lettera a Giovanni Prini, Parigi 1 agosto 1906), in sintonia con il mecenatismo della moglie e del suocero.

Nel 1909 partecipò alla VIII Esposizione internazionale d’arte della città di Venezia (fu presente anche nel 1926, nel 1930 e dal 1934 al 1938; La Biennale di Venezia, 1996, p. 587; Matitti, 1998, p. 94). Sempre nel 1909 prese parte alla X Internationale Kunstausstellung nel Glaspalast di Monaco di Baviera (poi anche nel 1913) con Il segreto dei bimbi, (1902), bronzo venduto ma che venne prontamente replicato dall’artista per un’altra esposizione presso la Hohenzollern Kunstgewerbehaus di Berlino pochi mesi dopo (Matitti, 1998, p. 95).

Nel 1910 nacque il figlio Giuliano. Nonostante la sua amicizia con Balla, Boccioni e Severini, non aderì al nascente movimento futurista  (p. 96). Nel 1911 realizzò in gesso e malta cementizia L’artista e le battaglie artistiche, come fregio centrale all’interno del pronao del Palazzo delle belle arti di Valle Giulia a Roma (attuale Galleria nazionale d’arte moderna – GNAM). L’edificio era stato concepito per ospitare la sezione belle arti, per celebrare il cinquantenario dell’unità d’Italia, nell’ambito dell’Esposizione internazionale dell’industria e del lavoro, con sede principale a Torino nel parco del Valentino (p. 97 s.). Nel 1911 partecipò con alcune sculture alla mostra «Ritratti di bambini», organizzata a Firenze dalla Società Leonardo da Vinci (allora in via Strozi n. 4) e realizzò il busto-ritratto in marmo di Achille Sacchi per il giardino del Gianicolo a Roma. Sempre nel 1911 nacque Anna Maria, la sua ultima figlia (p. 100).

Nel 1912, fra le mostre cui partecipò, si segnalano le esposizioni «Città di Roma» e «Mostra del ritratto», presso l’Associazione artistica internazionale di via Margutta n. 54. Per la prima volta decise di non partecipare alla Esposizione internazionale di belle arti della Società degli amatori e cultori: si schierò con gli scissionisti che fondarono l’eterogeneo movimento artistico della Secessione romana. Nel 1913 prese parte alla Prima esposizione internazionale d’arte della Secessione (poi anche nel 1914 e nel 1916), presso palazzo delle Esposizioni, impegnandosi anche in varie commissioni (Bonfiglio, 1987, p. 305; Matitti 1998, pp. 101-109).

Prini, secondo Boccioni, «col suo temperamento» avrebbe dovuto «rovesciare tutto», «frenare il sentimento e scaraventarsi nella plastica» (Roma, Fondazione La Quadriennale, ArBiQ, Fondo Antonello Trobadori, FAT.VI/5, b.1, u.1.1, U. Boccioni, Lettera a O. Belsito Prini, post luglio 1913; Coen, 2013, p. 142 s.). Lo scultore non seguì il consiglio dell’amico futurista e si tenne lontano da un’estrema sperimentazione formale. Nel 1914 gli venne conferita la cattedra di ornato all’Accademia di belle arti di Roma (Matitti, 1998, p. 107). Nel 1915 partecipò alla Panama – Pacific International Exposition di San Francisco, nella zona portuale di Fort Mason, e venne premiato con medaglia di bronzo. Nel 1916, per l’entrata in guerra dell’Italia, venne reclutato nella fanteria e l’anno seguente fu distaccato presso il Centro di rieducazione dei mutilati a villa Mirafiori, per insegnare disegno e plastica decorativa.

Dal 1919 divenne direttore artistico della ditta SFAGI (Stabilimento per la Fabbricazione del Giuocattolo Italiano), per la quale disegnava giocattoli (Maino, 2016, pp. 16-19). Fece parte del comitato esecutivo della Esposizione internazionale delle arti decorative di Monza nel 1923 (anno in cui ricevette un diploma d’onore) e nel 1925 (Matitti, 1998, p. 110 s.).

Nel 1926 realizzò il busto di Nino Costa per il giardino del Gianicolo (p. 100). Nel 1926 si trasferì in via Oslavia n. 37 e due anni dopo l’amico Balla si trasferì al n. 39b della stessa strada (Fagiolo dell’Arco, 1998, p. 12; de Guttry, 2016, pp. 44 s.). Nel 1929 prese parte alla Prima mostra del sindacato laziale fascista degli artisti al palazzo delle Esposizioni a Roma (poi anche nel 1930) e alla I Mostra regionale d’arte ligure, presso Palazzo Rosso a Genova.

Per tutti gli anni Trenta lavorò nell’ambito di alcuni progetti architettonici per Marcello Piacentini, fra i quali si segnalano i lunettoni e altri elementi nell’ambito della decorazione plastica dell’arco di trionfo ai caduti di Genova (1930-31). Nel 1931 partecipò alla Prima Quadriennale d’arte nazionale di Roma (dove fu presente con regolarità fino al 1951). Nel 1937 venne nominato accademico corrispondente dell’Accademia di S. Luca e poi nel 1943 accademico di merito effettivo. A partire dal dopoguerra si dedicò soprattutto alla produzione di arte sacra e nel 1955, per mancanza di 'opere pronte' da esporre, declinò l’invito alla Quadriennale romana (Roma, Fondazione La Quadriennale, ArBiQ, b. Prini Giovanni, G. Prini, Lettera al presidente…, 16 luglio 1955), dove fu presente con una sezione retrospettiva nel 1959.

Morì a Roma il 6 settembre 1958.

Diverse opere si conservano in chiese e palazzi, soprattutto a Roma. Si segnalano vari lavori conservati nel Museo civico delle cappuccine di Bagnacavallo (Ravenna) e nella Galleria d’arte moderna di Genova.

Fonti e Bibl.: Roma, Fondazione La Quadriennale, Archivio Biblioteca della Quadriennale (ArBiQ), b. P. G., G. Prini, Lettera al presidente della VII Quadriennale, 16 luglio 1955; Fondo Antonello Trombadori, FAT.VI/5, b.1, u.1.1 (Lettere di U. Boccioni a O. Belsito e G. Prini, 1906-1915); S. Ruju, Esposizione di belle arti in Roma. Sala Prini, in L’Italia industriale artistica, III (1905), 3, p. 26; Le arti minori d’autore in Italia dal 1900 al 1930, a cura di I. de Guttry - M.P. Maino - M. Quesada, Roma 1985, pp. 266-271 e ad ind.; M. Quesada, G. P. (Genova 1877 - Roma 1958): disegni e pastelli simbolisti di uno scultore italiano, in Tra simbolismo e déco (catal.), a cura di G.C. Bojani - A. Strorelli - M. Quesada, Riolo Terme (Ravenna) 1986, pp. 43-59; F. Bonfiglio, G. P., in Secessione romana 1913-1916, a cura di R. Bossaglia - M. Quesada - P. Spadini, Roma 1987, p. 305, figg. 176-180; G. Di Genova, Storia dell’arte italiana del ‘900 per generazioni. Generazione maestri storici, I, Bologna 1993, pp. 64-67 e ad ind.; La Biennale di Venezia. Le esposizioni internazionali d’arte 1895-1995, Milano 1996, p. 587; M. Fagiolo dell’Arco, Premessa, in G. P.: dal simbolismo alla secessione 1900 - 1916 (catal.), a cura di M. Fagiolo dell'Arco - F. Matitti, Roma 1998, pp. 5-19 (con bibliografia  e documenti); F. Matitti, La vita e le opere, ibid., pp. 63-111; A. Panzetta, Nuovo dizionario degli scultori italiani dell'Ottocento e del primo Novecento, II, Torino 2003, p. 702; M.F. Giubilei, Galleria d’arte moderna di Genova. Repertorio generale delle opere, Firenze 2004, pp. 648; M. Margozzi, I fregi figurati del Palazzo delle belle arti a Valle Giulia, in Scritti in onore di Gianna Piantoni, a cura di S. Frezzotti - P. Rosazza Ferraris, Roma 2007, pp. 242-247; Il cenacolo Cambellotti, Balla e Prini. Opere grafiche tra idealismo e socialismo 1900-1910, a cura di F. Parisi, Rignano Flaminio (Roma) 2010; F. Canali, “Monumentomania” asburgica e “monumentomania” italiana a Bolzano nell’età dei nazionalismi…, in Bollettino della Società di Studi Fiorentini, 2012, f. 21, pp. 105, 134 s., 138-141, 146-149; E. Coen, Un'ospitalità fraterna, Umberto Boccioni a G. P. e Orazio Belsito, in Contemporanea. Scritti di storia dell'arte per Jolanda Nigro Covre, a cura di I. Schiaffini - C. Zambianchi, Roma 2013, pp. 139-145; G. P. Il potere del sentimento (catal.), a cura di M.P. Maino, Roma 2016 (con bibliografia); G.P. Maino, G. P. e il potere del sentimento, ibid., pp. 11-26; I. de Guttry, Le case di Prini, ibid., pp. 41-46; Archivio Giovanni Prini, http://www.archiviogiovanniprini.it (22 nov. 2017).

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