QUERINI STAMPALIA, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 86 (2016)

QUERINI STAMPALIA, Giovanni

Babet Trevisan

QUERINI STAMPALIA, Giovanni. – Nacque a Venezia il 5 maggio 1799 da Alvise e da Maria Teresa Lippomano.

La famiglia Querini, del ramo di S. Maria Formosa o dei Gigli, una delle più ricche e potenti a Venezia, nel 1808 assunse l’appellativo di Stampalia dall’isola di Astipalea nell’Egeo, acquistata nel Quattrocento e perduta nel 1537. Il padre Alvise, ambasciatore della Serenissima a Parigi dal 1795 alla caduta della Repubblica, fu poi consigliere di Stato del Regno d’Italia, mentre la madre Maria Teresa era donna di vivace cultura. Oltre a Giovanni, ebbero altri quattro figli: tre morirono in tenera età, mentre Caterina sopravvisse e sposò il conte Gerolamo Polcastro di Padova.

Giovanni fu uno studente modello e frequentò con profitto il liceo a Venezia. Per brevi periodi seguì in viaggio il padre, avendo così l’opportunità di formarsi anche a Milano e Bologna. Nonostante la salute malferma che caratterizzò la sua adolescenza, approfondì molte discipline: imparò il latino e il greco, studiò la letteratura, la numismatica, l’araldica, la storia naturale, la botanica e prese lezioni di scherma. Jacopo Violin gli insegnò la fisica, Angelo Zendrini la geometria e l’algebra e Adolfo Unger il tedesco.

Durante la sua giovinezza scrisse componimenti poetici e si dilettò nello studio dell’arte eseguendo disegni e opere pittoriche, oggi perdute. ‘Nane’, così lo chiamavano il padre e qualche amico, fu un ragazzo intelligente, colto e di carattere schivo, che preferì sempre lo studio ai passatempi: «Io ho poi un animo aperto, e senza caverne, ove si nasconda vergogna, ed ipocrisia […]. Io non bramo teatri, io non caffè, non divertimenti, non vestiari, non bramo che lo studio, e la quiete» (Venezia, Fondazione Querini Stampalia, Archivio privato Querini Stampalia, Lettere, b. I, f. 3, Venezia, 13 gennaio 1817).

Proseguì il suo percorso scolastico all’Università di Padova dove si laureò nel 1820 in utroque iure senza tralasciare gli studi scientifici. Fin da giovane ebbe un rapporto particolarmente tormentato con i genitori: il padre era spesso fuori casa per lavoro e la madre gestiva famiglia e patrimonio in modo autoritario e talvolta in disaccordo con il figlio. La difficile relazione con la famiglia fu compensata da grandi amicizie che mantenne per tutta la sua vita: il poeta Andrea Mustoxidi, Leopoldo Cicognara, Vincenzo Monti, Agostino Sagredo, Isabella Teotochi Albrizzi e suo figlio Giuseppe. Non si sposò mai nonostante le pressioni del padre, degli amici e i ricatti della madre, che nel testamento destinò il suo patrimonio all’eventuale prole legittima di Giovanni, o, in loro mancanza, a una costituenda opera pia.

Negli anni intensificò i suoi interessi scientifici e iniziò a manifestare la sua indole di benefattore. Nel 1828 ordinò ad Angelo Belloni varie decine di termometri e barometri portatili e acquistò una consistente quantità di medicinali, non reperibili sul mercato italiano, per sconfiggere il verme intestinale e aiutare i malati della città.

Dopo l’acquisizione dell’eredità dello zio paterno Girolamo (1829) e di quella del padre (1834), iniziò a occuparsi delle proprietà di famiglia, divenendone un attento e scrupoloso amministratore. Ebbe agenzie a Venezia, Mestre, Dese, Campodipietra, Cavarzere, dove si fece eleggere nei consigli comunali per partecipare alle decisioni amministrative.

La cospicua corrispondenza con Giovanni Battista Lucietti, responsabile dell’agenzia di Mestre, verso il quale nutriva una profonda stima professionale, documenta come fosse coinvolto nella gestione aziendale. Querini Stampalia bonificò i terreni con le prime idrovore a vapore, valorizzò le filande di Campodipietra investendo sull’abilità delle donne locali, potenziò una fornace per la produzione di mattoni segnalandosi per la modernità del suo approccio imprenditoriale.

Impegnato nell’amministrazione del patrimonio familiare, rimase estraneo al clima politico e agli avvenimenti risorgimentali, affrontando con distacco anche le insurrezioni cittadine contro il governo austriaco del 1848-49. Ciononostante, nell’agosto del 1849 la sua dimora venne saccheggiata per equivoco, quando si diffuse la voce che il patriarca Jacopo Monico, considerato filoaustriaco, avesse affittato un appartamento a palazzo Querini.

Dopo la morte della madre (1849), viaggiò molto sia in Italia sia all’estero, partecipando nel 1851 alle Esposizioni universali di Londra e Parigi, dove presentò i prodotti della sua filanda, vinse un premio e riqualificò la seta veneta nei mercati europei. All’Esposizione universale di Parigi tornò sia nel 1855 sia nel 1867.

Con le eredità, i profitti dei latifondi e la produzione della seta, visse agiatamente e si dedicò liberamente alle sue passioni: i cavalli, le collezioni di storia naturale, le apparecchiature scientifiche, le innovazioni mediche e gli esperimenti sull’illuminazione elettrica. Negli anni Cinquanta allestì nel suo palazzo un laboratorio scientifico, acquistò libri e macchinari per esperimenti di fisica e iniziò a finanziare generosamente l’Ateneo veneto e l’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. A Parigi comprò varie macchine innovative come l’apparecchio magneto-elettrico di Duchenne e il microscopio elettrico, che donò all’Ospedale civile di Venezia. Nel 1852 propose al podestà di Venezia Giovanni Correr di eseguire un esperimento di illuminazione elettrica in piazza S. Marco, al posto dell’ottico Alessandro Duroni di Milano al quale era stato affidato l’incarico. La proposta probabilmente non andò a buon fine, ma egli riuscì comunque a realizzare l’esperimento sul terrazzo del suo palazzo.

Nel marzo del 1853 Querini Stampalia fu nominato socio ordinario dell’Ateneo veneto (dal 1839 era socio corrispondente) e dall’agosto dello stesso anno ne assunse la presidenza fino al gennaio del 1857. Durante la presidenza dell’Ateneo fece restaurare a sue spese una parte dell’edificio per poterla adibire a gabinetto di lettura: «fu solo mio intendimento avvantaggiare la Istituzione cui presiedo e rendere comodo decente bello questo soggiorno onde coloro che coltivano i buoni studj vi si trovino bene, in forma conveniente, decorosa» (Venezia, Archivio Ateneo veneto, VII, Amministrazione, 1, Contabilità Bilancio, b. 67, ff. 7-8, 1849-1855). Finanziò per anni l’acquisto di riviste per mantenere aperto il gabinetto di lettura anche quando l’Ateneo era deciso a farlo chiudere.

Nel 1859 fu eletto membro onorario dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti cui lasciò negli anni successivi numerosi doni di carattere scientifico e, dopo la morte, le attrezzature del suo laboratorio. Nel 1861 acquistò in Francia e donò all’Ospedale di Venezia una macchina inventata da Mathieu de la Drôme che permetteva di distribuire su tutto il corpo umano vapore acqueo arricchito di soluzioni chimiche per la cura dei malati. Nel 1868 lasciò all’Istituto un bacino femminile, una collezione di uteri, di feti, un grandissimo orecchio e un uomo in cartapesta scomponibile a misura naturale fabbricato in Francia che venne esposto al Museo di storia naturale per la diffusione delle conoscenze anatomiche a Venezia. Ritenendo che anche l’agricoltura fosse da incoraggiare, nel gennaio del 1869 propose all’Istituto veneto di istituire, a sue spese, un premio (vinto da Luigi Carlo Stivanello) per un’indagine sulle relazioni tra i proprietari e i coltivatori, sulla qualità dei terreni e dei prodotti e sull’esito dell’introduzione di nuove seminagioni e strumenti rurali.

Morì a Venezia il 25 maggio 1869 per problemi cardiocircolatori, solo qualche mese dopo la morte della sorella Caterina, che lo aveva lasciato erede anche dei suoi beni.

Dopo che in vita aveva destinato somme rilevanti per elemosine e negli ultimi anni aveva in particolare contribuito alla costruzione di ospizi e bagni marini per la cura dei bambini scrofolosi, con il testamento dell’11 dicembre 1868 lasciò il suo patrimonio alla costituenda Fondazione Querini Stampalia «atta a promuovere il culto dei buoni studj, e delle utili discipline» (Statuto, 1999, p. 24). Riprese quindi il progetto che aveva cercato di realizzare, senza successo, all’Ateneo veneto. L’immenso patrimonio di famiglia avrebbe così assunto una fruibilità pubblica: «la mia Biblioteca, Galleria, Medagliere, oggetti d’Arte posti nel mio Palazzo a S. Zaccaria diverranno d’uso pubblico. – Verrà unito agli stessi un Gabinetto di lettura nel primo piano del mio palazzo nelle stanze da me abitate. – Il Gabinetto di lettura e la Biblioteca rimarranno aperti nei giorni, ed ore che gli anzidetti Curatori determineranno, ma costantemente in tutti quei giorni ed ore in cui le Biblioteche pubbliche sono chiuse, e la sera specialmente per comodo degli studiosi, che saranno collocati non nella Biblioteca, ma in una Sala vicina, bella, comoda, con stufe, e tappeti per l’inverno. – Vi saranno camere per adunanze serali di dotti e scienziati, sì nazionali, che forestieri» (ibid., p. 23). Stabilì che venissero istituite doti per giovani fanciulle, che fosse mantenuto all’Università di Padova un giovane povero, ma meritevole, e che venissero soccorsi letterati e scienziati illustri caduti in miseria. Nominò ente tutore della nuova Fondazione l’Istituto veneto e curatori l’amico di sempre Agostino Sagredo, il suo medico Giacinto Namias e Giovanni Battista Lucietti, suo più fidato agente.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, Libro d’oro nascite, XVII, c. 308; Venezia, Archivio Ateneo veneto, Ateneo Veneto, VII, Amministrazione, 1, Contabilità Bilancio, b. 67, ff. 7-8, 1849-1855; Fondazione Querini Stampalia, Archivio privato Querini Stampalia, Giovanni Querini personale (1815-1869), b. Z, f. 2, Studi Giovanni Querini, f. 3, Corrispondenza varia; Lettere, b. I, ff. 3, 22; b. VI, f. 1; b. XLII, f. 22 (Inventario della sostanza mobile di proprietà di Giovanni Querini di Alvise, nel palazzo di S. Maria Formosa, 1844); b. XLII, f. 25 (Testamento di Maria Lippomano vedova di Alvise Querini, 22 febbraio 1847); Istituto veneto di scienze lettere ed arti, Archivio, Fondazione Querini Stampalia, Varietà 1869-1882, Parole del sen. Sagredo pronunziate sul feretro del co. Querini, 1869; Adunanza del giorno 17 marzo 1861, in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. 3, VI (1860-1861), pp. 347-352; Adunanza del giorno 30 gennaio 1869, ibid., XIV (1868-1869), 1, pp. 541-543; Adunanza del giorno 24 maggio 1869, ibid., 2, p. 1607; Adunanza del giorno 14 novembre 1869, ibid., XV (1869-1870), pp. 361-385. Il testamento di Giovanni Querini Stampalia è stato ripubblicato in Fondazione Querini Stampalia, Statuto, Venezia 1999, pp. 21-35. Inoltre: Archivio privato della famiglia Querini Stampalia. Inventario, a cura di D.V. Carini Venturini - R. Zago, Venezia 1987, ad ind.; I Querini Stampalia. Un ritratto di famiglia nel settecento veneziano, a cura di G. Busetto - M. Gambier, Venezia 1987, ad ind.; A. Fancello, Per un profilo di G. Q., tesi di laurea, Facoltà di lettere e filosofia, Università degli studi di Venezia, a.a. 2002-03; Museo Querini Stampalia Venezia, a cura di B. Trevisan, Treviso 2010.

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