SPANO, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 93 (2018)

SPANO, Giovanni

Luisanna Usai

– Nacque a Ploaghe (Sassari) l’8 marzo 1803, da Giovanni Maria e da Giovanna Lucia Figoni Ligios, quinto di dieci figli di una famiglia di agiati agricoltori.

Trascorse l’infanzia nel paese natale sino all’età di nove anni, quando fu condotto a Sassari dal fratello più grande per iniziare gli studi. Le prime esperienze scolastiche non furono molto fruttuose, tanto che la famiglia decise di iscriverlo per l’anno 1816 nel seminario vescovile di Sassari. Nel 1819 iniziò gli studi di logica secondo i metodi del tempo, che riducevano il tutto a una serie di aride elencazioni ed esercitazioni mnemoniche. Nel 1820 intraprese anche lo studio della fisica e nello stesso anno ottenne il diploma e il titolo di Magister artium liberalium.

Intrapresi gli studi di teologia nel 1822 a Sassari, nel 1825 divenne dottore in teologia. Il 17 novembre 1826 fu nominato maestro della Scuola normale di Sassari, pur non avendo fatto domanda d’insegnamento. Continuò a insegnare presso le scuole elementari sino al 1829. Frattanto, nel marzo del 1827 era stato ordinato sacerdote e nel 1830 conseguì il titolo di dottore in arti liberali e in particolare in filosofia.

Nell’agosto del 1831 si trasferì a Roma per studiare lingue orientali presso l’Università La Sapienza. Nel giugno del 1834, conseguita la laurea, dopo essere stato esaminato a Torino, divenne docente di sacra scrittura e lingue orientali all’Università di Cagliari e nel 1836 decise di visitare altre Università italiane per migliorare le proprie conoscenze. Fatto ritorno in Sardegna, avviò le prime campagne di scavo archeologico, dando inizio a un’attività che lo coinvolse e lo interessò per il resto della vita, tanto da farne, nella diffusa considerazione degli storici, il primo grande archeologo della Sardegna.

Direttore della Biblioteca universitaria di Cagliari tra il 1839 e il 1842, volle approfondire la conoscenza delle problematiche e delle responsabilità legate al suo incarico visitando le più importanti biblioteche italiane: proprio questo bisogno di confrontarsi con metodi e principi di altri studiosi fu una costante della sua vita e gli consentì di diventare amico di eruditi e uomini di cultura tra i più importanti in Italia e in Europa.

La molteplicità dei suoi interessi e un approccio marcatamente anticonformista nella direzione della Biblioteca determinarono la perdita della cattedra, ma gli fu dato un canonicato.

Non avendo più l’onere delle lezioni poté rivolgersi a quelli che erano i suoi maggiori interessi: la filologia e l’archeologia. Si dedicò in particolare alla realizzazione del Vocabolario sardo-italiano e italiano-sardo (1851-1852), proseguendo nel contempo le ricerche sul campo con gli scavi nel territorio di Ploaghe, in località Truvine (1846). Nel 1850 dette inizio agli scavi nell’antica Tharros ma, una volta diffusasi la notizia del ritrovamento di oggetti in oro, si verificarono atti di vandalismo con conseguente asportazione di reperti, e i lavori vennero bloccati.

La fama di studioso di archeologia si diffuse anche fuori dalla Sardegna tanto che, nel 1851, Spano divenne socio componente dell’Istituto prussiano di corrispondenza archeologica di Roma e membro onorario della Società di archeologia britannica di Londra, cui seguirono numerose affiliazioni presso altri istituti culturali.

Nel 1854 fu chiamato a presiedere il convitto nazionale di Cagliari e il collegio di S. Teresa, carica che lasciò tre anni dopo per divenire rettore dell’Università di Cagliari.

Pur avendo iniziato a interessarsi di archeologia sin da giovane, Spano scrisse tuttavia per la prima volta sull’argomento solo in età matura quando, nel 1848, trattò di un diploma militare in bronzo di età romana. Nel 1854 pubblicò una Memoria sopra i nuraghi della Sardegna (Cagliari) che ebbe poi due successive edizioni (Cagliari 1862; e, in particolare, una terza edizione accresciuta e corredata di una nuova carta nuragografica, Cagliari 1867). Nel 1855 fondò il Bullettino archeologico sardo di cui uscirono dieci volumi fino al 1864. Con il Bullettino non solo affrontò problemi specifici di archeologia sarda, ma dette soprattutto notizia delle varie scoperte che si facevano nell’isola. A questo seguirono le Scoperte archeologiche fattesi in Sardegna (1871-1876). Al 1871 risale anche Paleoetnologia sarda, ossia L’età preistorica segnata nei monumenti che si trovano in Sardegna (Cagliari), relazione che Spano, rappresentante ufficiale della Sardegna, presentò al V Congresso internazionale di antropologia e archeologia preistorica (che doveva tenersi a Bologna nel 1870 ma che, a causa dello scoppio della guerra franco-prussiana, si svolse dal 1° all’8 ottobre dell’anno successivo). Per sua iniziativa in questo congresso fu fatta anche un’esposizione di oggetti archeologici sardi e per la prima volta l’archeologia dell’isola s’inserì nella problematica e nell’impostazione scientifica di questa disciplina, consentendo allo stesso Spano di confrontarsi con i più prestigiosi rappresentanti della cultura europea.

Nel 1872 gli furono conferite la croce al merito civile e una pensione annua. Nel 1875 divenne commissario governativo per le antichità e i musei dell’isola, ottenendo il giusto riconoscimento per la sua grande attenzione verso la salvaguardia del patrimonio archeologico della Sardegna.

Con i suoi scavi, ma anche con un’attenta opera di recupero di reperti rinvenuti fortuitamente soprattutto con i lavori agricoli, poté mettere insieme una ricchissima collezione di reperti archeologici (ben 10.000 pezzi) che nel 1859 donò al Museo allogato nell’Università di Cagliari. Valendosi della carica di rettore dell’Ateneo cagliaritano separò dal museo naturalistico il museo archeologico, diventandone direttore pochi anni prima della morte. Numerosi reperti furono lasciati anche al Museo di Sassari, mentre poco meno di una ventina di oggetti in ceramica e bronzo furono donati al Museo nazionale preistorico ed etnografico Luigi Pigorini di Roma.

La biografia intellettuale di Spano si segnala non soltanto per l’importanza assegnata alla ricerca diretta sul campo, ma anche per l’infaticabile attenzione con cui la mise al centro della sua attività di studioso. Stupisce, soprattutto se rapportata al tempo in cui visse, la straordinaria capacità di tessere relazioni con il mondo scientifico dell’Europa dell’epoca, anche attraverso viaggi spesso perigliosi, e con intensi contatti epistolari.

Oltre che attento studioso di archeologia, Spano fu antesignano della storia dell’arte in Sardegna. A lui il merito di aver registrato per la prima volta in modo ampio la situazione del patrimonio artistico locale, soprattutto quello del capoluogo dell’isola. La Guida della città e dei dintorni di Cagliari (Cagliari 1861), la Storia dei pittori sardi e Catalogo descrittivo della privata pinacoteca del can. Giovanni Spano (Cagliari 1870), ma anche altri scritti più occasionali, pur con errori di datazione e di giudizio critico, restano strumenti basilari e imprescindibili per qualsiasi approccio alla storia dell’arte in Sardegna.

Nominato senatore del Regno il 15 novembre 1871, non fece mai nulla tuttavia né per dichiarare l’accettazione della nomina né per respingerla.

All’età di 53 anni Spano aveva iniziato a scrivere la sua autobiografia, come si desume dal manoscritto conservato presso la Biblioteca universitaria di Cagliari; la narrazione andò avanti fino al 1868, quando all’età di 65 anni si dimise dall’incarico di rettore dell’Università di Cagliari, a causa di un fastidioso disturbo agli occhi. L’occasione di dare alle stampe la sua autobiografia gli venne però dalla collaborazione che iniziò nel 1875 con la rivista La Stella di Sardegna, fondata proprio in quell’anno a Sassari da Enrico Costa; con i primi numeri del 1876 iniziò, pertanto, il racconto della sua vita (Iniziazione ai miei studi).

Morì il 3 aprile 1878 a Cagliari, sua città di adozione.

Opere. Spano ha aspirato a una storiografia totale della Sardegna: ricerche archeologiche, studi linguistici, raccolte di poesia popolare e proverbi in prospettiva etnografica, studi sull’arte, sui monumenti di ogni epoca. Per cui tutto s’iscrive nello speciale rapporto che egli ebbe con l’isola. Sebbene la sua fama sia legata soprattutto all’archeologia, ebbe modo e capacità per spaziare in numerosi campi di ricerca. È impossibile citare o enumerare tutti i suoi scritti, soprattutto quelli di carattere archeologico. Basti dire che ben 398 articoli del Bullettino archeologico sardo sono opera sua. Oltre ai lavori già citati si ricordino almeno: Ortografia sarda nazionale ossia grammatica della lingua logudorese paragonata all’italiana (Cagliari 1840); Proverbi sardi trasportati in lingua italiana e confrontati con quelli degli antichi popoli (Cagliari 1852); Canzoni popolari di Sardegna in dialetto sardo centrale ossia logudorese (Cagliari 1865); i sei volumi sulla tradizione orale sarda legata al canto, nonché il Vocabolario sardo geografico patronimico ed etimologico (Cagliari 1872), dal quale ancora oggi si possono prendere le mosse per lo studio della toponomastica e dell’onomastica sarde.

Di estremo interesse è, infine, il monumentale Carteggio conservato presso la Biblioteca universitaria di Cagliari, alla quale fu donato dallo stesso Spano prima della morte insieme con numerose carte autografe e di cui è in corso la pubblicazione integrale con la stampa dei primi tre volumi curati da Luciano Carta: Giovanni Spano e i suoi corrispondenti, I, 1832-1842, Nuoro 2010; II, 1843-1855, Nuoro 2015; III, 1856-1860, Nuoro 2016.

Fonti e Bibl.: A. Boninu et al., Contributi su G. S. (1803-1878), Sassari 1979; G. Spano, Iniziazione ai miei studi, a cura di S. Tola, Cagliari 1997; L. Guido, Vita di G. S. con elenco di tutte le sue pubblicazioni, Villanova Monteleone 2000; A. Mastino, Il “Bullettino archeologico sardo” e le “Scoperte”: G. S. ed Ettore Pais, prefazione alla ristampa di G. Spano, Bullettino archeologico sardo, Nuoro 2000, pp. 11-40; P. Pulina - S. Tola, Il tesoro del canonico. Vita, opere e virtù di G. S. (1803-1878), Sassari 2005.

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