CASALI, Giovanni Vincenzo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 21 (1978)

CASALI (Casale), Giovanni Vincenzo

Eugenio Battisti-Mazzino Fossi

Figlio di un tintore, nacque a Firenze verso il 1539. Fu scolaro dello scultore e frate servita Angelo di Michele detto il Montorsoli, fedele collaboratore di Michelangiolo, che ne diffuse largamente la maniera in Italia. Il C. prese, il 6 genn. 1565, l'abito di novizio dei,serviti nel convento fiorentino della SS. Annunziata dove fece professione nel 1566 e disse messa nel 1567.

Benché non manchino documenti che si riferiscono all'attività di decoratore, scultore e architetto del C., la sua personalità artistica è ancora da studiare. Molto importante a questo fine sarà lo studio dell'album di disegni (Preciosa collección de dibujos de Arquitectura y escoltura originales de muchos celebres maistros... Esto libro fu formato par el P. Fr. Vincenzo Casali...) conservato nel dipartimento dei disegni della Biblioteca nazionale di Madrid che il Battisti ha incominciato a esaminare. Ragione di interesse e nello stesso tempo di difficoltà è la presenza di alcuni progetti da ritenersi autografi insieme con le opere coeve dei Maggiori architetti spagnoli, con riproduzione e copie di disegni per chiese di Roma, Firenze, Napoli, oltre che una antologia di disegni manieristi (da Perin del Vaga al Montorsoli, al Della Porta) per altari, tabernacoli, recinti corali, pale d'altare del tipo a retablo.

La prima attività conosciuta del C. fu la partecipazione agli "ornamenti" per l'ingresso in Firenze, il 16 dic. 1565, di Giovanna d'Austria sposa del futuro granduca Francesco I. Nel 1567 C. progettò e costruì, con molte sculture, l'altar maggiore della chiesa di S. Maria de' Servi a Lucca, smontato e disperso nell'ultimo decennio del XIX secolo.

Per il coro dell'Annunziata a Firenze eseguì tre statue (S. Filippo Benizi, Cristo e S. Gaudenzio)che rivelano, con evidenza, la maniera del Montorsoli: secondo il Baldinucci esse rimasero incompiute e furono infelicemente finite da altri; per il Tonini (Il santuario della SS. Annunziata, Firenze 1876, p. 74) furono lasciate dal C. a causa di un viaggio a Parigi peraltro non documentato. Per quanto riguarda la presenza d'altra mano è facilmente verificabile che si trattò, almeno per il S. Filippo e per il Cristo, di un intervento per un cambiamento di collocazione: le statue, nate per essere poste in una nicchia o contro una parete, subirono un pessimo intervento di aggiunta sul dorso per essere collocate sul lato sinistro del recinto del coro. Il Baldinucci indica nel convento dell'Annunziata altre opere del C.: esistono ancora due bassorilievi in marmo rappresentanti il Crocifisso, nel corridoio del dormitorio, e la Vergine, al piano terreno, sotto l'antico loggiato presso la cucina del convento. 1 bassorilievi vanno sotto il nome del Montorsoli. Altre opere perdute sono un Mosè di stucco alto sei braccia, che si trovava nel distrutto orto, e un Elia e un S. Giovanni Battista, sempre di stucco, che stavano sopra le porte del coro ai lati dell'altar maggiore.

Secondo il Baldinucci il C. fu anche a Roma dove lavorò nella villa Medici per il cardinale Ferdinando, restaurando statue e sepolcri antichi. Nell'anno 1571 è attivo presso il vescovo di Fossombrone per opere di scultura. Dai documenti pubblicati dallo Strazzullo risulta operoso a Napoli dal 1577.

Vi era stato chiamato dal viceré per lavori di bonifica nella campagna di Capua; nominato, con l'autorizzazione dell'Ordine dei serviti, architetto regio, dal 1579 diresse la costruzione del nuovo arsenale sulla spiaggia di Santa Lucia. Nel 1585 dirigeva la fabbrica della nuova cavallerizza del cui progetto si occupava già nel 1577 (fu trasformata poi da G. C. Fontana e da F. Fuga in palazzo degli Studi). Nel 1582 prometteva 100 ducati oltre al disegno per la chiesa di S. Maria Ognibene che l'Ordine dei serviti voleva costruire a Napoli (la prima pietra fu posta nel 1583). Eseguì interventi nella cappella del palazzo reale, e si occupò della decorazione di una stanza del palazzo del principe di Sulmona sotto la direzione del pittore fiorentino G. B. Falanga.

Disegni nell'album della Biblioteca nazionale di Madrid, relativi al palazzo Carafa a Pizzo Falcone, fanno ritenere che al C. si debba il raddoppio del complesso con l'iniziata costruzione di una nuova ala. A Napoli senibrano riferirsi anche vari disegni per fontane di tipo montorsoliano. Vi sono anche disegni per lastre tombali, complessi funebri e pavimenti marmorei, in cui compaiono tracce di elementi francesi (cartigli, fasce intrecciate). Alcuni disegni fanno presumere che durante il soggiorno napoletano il C. si sia recato di nuovo a Roma, e abbia avuto rapporti assai stretti col Della Porta.

Verso il 1585 il C. andò in Spagna e vi iniziò una notevole carriera finché divenne, nel 1589, architetto dell'Escorial. La documentazione è scarsa, ma parecchie notizie si possono ancora ricavare dall'alburn madrileno. All'inizio si tratta solo di restauri. Abbiamo piante per il ripristino del castello di. Villaviciosa. e forse al C., e non a Herrera, si deve il cortile, di stile severo e funzionale. Compì restauri anche in S. Millán de la Cogolla (Logrofio) e in S. Doniingo di Villalpando (1588). Egli sembra venire coinvolto in progetti che saranno, per decenni, al centro di discussioni. Un esempio ce lo dà il f. 68 dell'albuni, con una pianta della cattedrale di Segovia, da trasformarsi con l'aggiunta di un grandioso atrio, che anticipa, in qualche modo, quello realizzato da Alfonso Cano per la cattedrale di Granata.

Il C. diede disegni anche per il convento dei certosini di Evora, e nell'album è conservata una serie di schizzi e disegni di Filippo Terzi, per lo stesso convento.

In Portogallo, allora unito alla Corona spagnola, il C. eresse il forte di Ponta de Cabeza, dominante la foce del Tago, e lavorò alle fortificazioni di Setubal, Cabeza Seca e al castello di S. António; fu suo aiuto Gaspare Ruiz. Alla sua morte, avvenuta a Coimbra il 21 dic. 1593, il conte di Portalegre scrisse alla corte: "Credo che con difficoltà si avrà altro ingegnere di pari giudizio, sì facile a trattare" (Baldinucci). Un suo lascito di 1.000 scudi fu impiegato per la costruzione del convento di Montesenario presso Firenze (ibid.).

Furono suoi discepoli gli scultori e architetti serviti Tiberio Santini, che lavorò in Germania per il duca di Baviera, e Iacopo da Viterbo. Secondo Aparici (citato in Strazzullo) il C. avrebbe portato con sé, in Spagna, un nipote; forse è il Rinaldo operoso come "ingegnere delle regie strade" a Napoli nel 1587 (ibid., pp. 122, 126).

Fonti e Bibl.: D. Mellini, Descriz... dell'apparato... per le... nozze... dell'illustrissimo... Francesco de' Medici..., Firenze 1566, K 3 (si veda anche G. Gaeta Bertelà-A. Petrioli Tofani, Feste e apparati... [catal.], Firenze 1969); F. Baldinucci, Notizie dei professori del disegno, III, Firenze 1846, p. 127; P. Troyli, Istoria generale del Reame di Napoli, Napoli 1752, IV, 4, pp. 452-454; P. A. Orlandi, Abecedario pittorico, Venezia 1773, p. 155; M. D'Ayala, Degli ingegneri militari ital. dal sec. XIII al XVIII, in Arch. stor. ital., IX (1869), p. 99; R. Filangieri, Rass. critica delle fonti per la storia di Castel Nuovo, in Arch. stor. per le prov. napol., LXIV (1939), p. 301; W. e E. Paatz, Die Kirchen von Florenz, I, Frankfurt a. M. 1940, pp. 104, 118, 120, 132, 134, 135, 180; L'opera del Genio italiano all'estero, L. A. Maggiorotti, Archit. ed architetture militari, III, Roma 1939, pp. 131, 175, 177, 185; E. Casalini, Note d'arte e storia alla SS. Annunziata di Firenze, in Studi storici dell'Ordine dei servi di Maria, XI (1961), 1-4, pp. 194 ss.; E. Battisti, Disegni cinquecenteschi per S. Giovanni dei Fiorentini, in Saggi di storia dell'architettura in onore di V. Fasolo, Roma 1961, pp. 185-194; F. Strazzullo, Architetti e ingegneri napoletani del '500..., Napoli 1969, ad Indicem (con docc. e bibl.); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 101 (con ulter. bibl.).

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