Giove

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

Giove

Emanuele Lelli

Capo degli dei dell'Olimpo

Giove è la divinità più importante a Roma (in Grecia corrisponde a Zeus). Appartiene, secondo il racconto mitico, alla seconda generazione divina. In realtà, storicamente, è molto antico: è il dio degli elementi atmosferici, venerato dagli antichissimi colonizzatori dell'Europa. Più famoso per le sue avventure d'amore che per il simbolo della giustizia che rappresenta, alla fine del mondo antico Giove sarà assimilato al Dio cristiano

Lo Zeus dei Greci

Crono, una volta che, con l'aiuto della madre Gea (la Terra), ha spodestato il padre Urano (il Cielo) nel dominio del mondo, teme che un suo figlio possa fare altrettanto con lui: e così divora tutti i nati che la sua sposa Rea partorisce. Rea, però, in attesa di un nuovo figlio, ordisce un inganno: nasconde il neonato Zeus a Creta ‒ dove alcuni guerrieri, i Cureti, coprono con la loro danza e il rumore delle armi i vagiti del piccolo ‒ e fa ingoiare a Crono un masso al posto di Zeus. Il giovane dio, una volta cresciuto, rovescia il potere del padre e gli fa vomitare tutti i figli che aveva divorato. Dopo altre lotte cosmiche che coinvolgono prima i Titani e poi i Giganti Zeus instaura finalmente un ordine divino stabile e incarica Prometeo di creare l'uomo dall'argilla, secondo il racconto del filosofo Platone.

Le molte vicende del mito greco in cui compare Zeus (quasi mai, tuttavia, come protagonista) riguardano soprattutto storie d'amore con dee o donne mortali e sono all'origine della nascita di eroi, semidei o vere e proprie divinità. Da Leda, che Zeus seduce trasformato in cigno, nascono Castore, Polluce ed Elena; da Danae, che il dio riesce a fecondare in forma di pioggia d'oro, nasce Perseo; da Alcmena, ingannata perché Zeus le appare come sosia del legittimo marito Anfitrione, nasce Eracle (il latino Ercole); da Semele, Dioniso (Bacco); dalla dea Maia nasce Ermes (Mercurio); da Latona Apollo e Artemide (Diana); da Mnemosine ‒ la dea della memoria ‒, le Muse; da Demetra (Cerere) Persefone (Proserpina). Genera direttamente dalla sua testa Minerva, dopo aver ingoiato la titanide Meti (rappresentante la saggezza), alla quale si era unito. La sua sposa divina è Era (Giunone), che da lui ha due figli: Ares (Marte) e ‒ secondo alcune versioni ‒ anche Efesto (Vulcano); numerosi sono gli aneddoti che vedono la dea coinvolta in vicende di gelosia nei confronti di Zeus.

Il suo culto in Grecia era incentrato in alcuni famosi santuari, sedi anche di importanti oracoli, in particolare quelli di Dodona e di Olimpia. A lui erano dedicati i giochi olimpici.

Gli attributi di Zeus, dio del potere regale e dell'ordine, sono, già da Omero, il fulmine e la bilancia d'oro su cui pesa il destino dei mortali. Molti autori greci, da Esiodo ed Eschilo fino ad alcuni filosofi, faranno di Zeus una divinità quasi assoluta, simbolo del principio vitale, preparando una concezione della religiosità che consentirà poi il passaggio al monoteismo cristiano.

Giove a Roma

La divinità del cielo, del fulmine e della pioggia fu a Roma, in origine, ben distinta dallo Zeus greco. Giove era venerato da tutti i popoli italici, in santuari importanti eretti in genere sulle cime dei monti. Anche a Roma, fra i circa trenta templi a lui dedicati, il più famoso era quello sito sulla cima del colle Campidoglio. Dio dell'ordine e della giustizia, era garante delle promesse e dei patti internazionali, nonché tutore del matrimonio. Il titolo più significativo con cui veniva invocato era però quello di Giove Ottimo Massimo, associato nel culto prima a Marte e Quirino, poi, per influenza greca, a Giunone e Minerva. Era questa la cosiddetta triade capitolina, nella tradizione romana simbolo della religiosità e del potere sancito dagli dei. Numerosi giochi e feste erano dedicati a Giove.

Dall'età imperiale, soprattutto nei testi letterari, l'originario Giove romano e italico venne sempre più identificato con lo Zeus del mito greco. Con l'arrivo delle religioni orientali a Roma, Giove fu accostato e poi del tutto assimilato prima alle divinità misteriche, poi, dopo la fine del mondo classico, al Dio onnipotente cristiano.

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