GADDI, Girolamo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 51 (1998)

GADDI, Girolamo

Vanna Arrighi

Figlio di Angelo di Girolamo e di Elisabetta Guicciardini, nacque a Firenze intorno al 1520.

La famiglia fiorentina Gaddi, dedita al commercio e alla finanza, era attiva tanto nella città di origine che a Roma, ove, fin dalla seconda metà del '400, aveva fondato una casa bancaria ed ove risiedevano anche i prelati della famiglia (Giovanni, chierico della Camera apostolica, Niccolò, cardinale, e Taddeo, arcivescovo di Cosenza). Il padre del G., invece, era sempre rimasto a Firenze, ove aveva alternato alla conduzione dell'azienda di famiglia l'esercizio delle cariche pubbliche (era stato tre volte accoppiatore, aveva esercitato incarichi di governo in varie località del dominio fiorentino e nel 1558 era stato nominato senatore dal duca Cosimo I de' Medici).

Il G. optò per la carriera ecclesiastica e dopo il necessario curriculum di studi ricevette il beneficio della pieve di Santa Maria Novella, nel Chianti fiorentino, e nel 1546 la dignità di arciprete del capitolo della chiesa cattedrale fiorentina, per rinunzia a suo favore del cugino Taddeo Gaddi. Alcuni anni più tardi entrò al servizio della famiglia ducale come precettore-segretario di Giovanni de' Medici, figlio del duca Cosimo, che in seguito si adoperò per fargli avere una nomina vescovile: in un primo tempo le aspettative si erano appuntate sull'arcidiocesi di Cosenza, detenuta da Taddeo, che si pensava di indurre a una rinuncia a favore del G.; la morte improvvisa di Taddeo vanificò il progetto, così come il tentativo di ottenere la designazione del G. per la stessa arcidiocesi rimasta vacante e quello di conferirgli la diocesi di Bisignano; finalmente, nel dicembre 1562 il G. poté ottenere, in seguito alle dimissioni del vescovo Matteo Concini, la diocesi di Cortona.

Con breve del 28 genn. 1563 ottenne però da papa Pio IV il permesso di procastinare fino a un massimo di sei mesi la sua consacrazione vescovile; anche l'insediamento nella diocesi, avvenuto nel successivo mese di febbraio, avvenne tramite un procuratore.

A maggio il G. si trovava a Pisa, insieme alla famiglia ducale, quando l'improvviso insorgere di un'epidemia di tifo petecchiale lo costrinse a fuggire dalla città. Qui tuttavia tornò a luglio per la cerimonia ufficiale della consacrazione vescovile (il Mirri la colloca al 25 luglio, ma tale data deve essere anticipata di parecchi giorni, dal momento che il G. si trovava a Trento già dal 21 dello stesso mese). Di lì a poco fu designato dal duca Cosimo suo inviato speciale al concilio. Tale incarico era vacante da più di due mesi, dal maggio 1563, quando l'ambasciatore ufficiale G.B. Strozzi aveva ottenuto licenza di tornare a Firenze.

La sostituzione, richiesta indubbiamente dallo Strozzi, veniva incontro anche ai desideri del duca Cosimo per vari motivi: prima di tutto lo Strozzi, filosofo e letterato, ma affatto digiuno di problemi teologici e canonistici, aveva rivestito un ruolo più rappresentativo che operativo, mentre il vescovo G. aveva più facilmente accesso a informazioni riservate e poteva cercare di influenzare il comportamento degli altri prelati toscani nel senso desiderato dal duca Cosimo. Inoltre, lo Strozzi si era lasciato coinvolgere in sterili dispute con gli inviati di altri potentati e, in particolare, con gli svizzeri, che ormai rifiutavano di prendere parte alle sedute ove fosse presente. La volontà di Cosimo di incidere nello svolgimento del concilio poteva essere seriamente intralciata da questi conflitti, cui era necessario pertanto porre fine al più presto con l'invio di un ecclesiastico, che aveva la precedenza sugli inviati laici.

Il G. arrivò a Trento il 21 luglio 1563, ricevuto da un folto gruppo di prelati, non solo toscani, e venne accolto ufficialmente in seno al concilio il 24 luglio. Rapidamente il G. seppe penetrare nel complesso meccanismo conciliare e inviò fin dai primi giorni regolari relazioni dettagliate ed esaurienti al suo sovrano.

Negli intervalli delle sedute frequentava gli inviati degli altri potentati e poteva così arricchire le sue relazioni alla corte toscana. Dopo la chiusura dei lavori conciliari dell'8 dic. 1563 il G. si trattenne ancora a Trento qualche giorno; quindi lasciò la città diretto a Venezia e poi a Firenze, fermandosi a Ferrara. La lettera scritta da Ferrara dal G. a Cosimo in data 24 dic. 1563 costituì la fine della sua missione.

Dopo aver trascorso qualche tempo a Firenze, si recò, presumibilmente per la prima volta dalla elezione a vescovo, nella sua diocesi di Cortona, nell'aprile del 1564. Nonostante la lontananza fisica, nel periodo precedente non si era del tutto disinteressato del governo della diocesi. Successivamente, benché vi facesse residenza discontinua anche dopo il ritorno da Trento, la sua opera fu particolarmente volta a una pronta e completa attuazione dei deliberati tridentini.

Il G. sollecitò ripetutamente i parroci a una corretta registrazione dei matrimoni; proibì di leggere le Sacre Scritture in luoghi non consacrati; il 2 ag. 1570 arrivò a scomunicare i canonici del capitolo di Cortona per aver conferito un canonicato non osservando le norme previste dalla bolla "Quanta ecclesia Dei" di Pio V, non ancora pubblicata in quella diocesi. Il capitolo fece ricorso alla Curia pontificia e si vide riconoscere le proprie ragioni, ma intanto il periodo di scomunica si era protratto per due mesi.

Nel 1565 il G. aveva intrapreso e portato a termine una visita pastorale per rendersi conto personalmente della situazione morale e materiale della Chiesa cortonese. Nel 1570 intraprese una nuova redazione delle costituzioni capitolari della cattedrale di Cortona. Tentò anche, ma senza successo, di sottoporre al suo controllo gli ospedali cortonesi, i cui amministratori ricorsero al duca, che riconobbe la loro indipendenza.

Tra i lavori di cui si fece promotore sono da ricordare il completamento del ciborio e la costruzione del campanile della chiesa cattedrale di Cortona. Fu anche mecenate, seguendo in questo una radicata tradizione di famiglia: G. Vasari gli raccomandò il pittore cortonese M. Urbani. Le sue non rare assenze da Cortona coincidono per lo più con periodi di permanenza a Firenze, ove era membro di una commissione creata da Cosimo I con provvedimento del 22 apr. 1562 per la sorveglianza sull'esecuzione dei legati "ad pias causas".

Morì a Firenze (ove giaceva malato fino dal precedente mese di novembre) il 26 febbr. 1571. Fu sepolto nella cattedrale, in quanto membro del capitolo di quella chiesa (e non in S. Maria Novella, nella tomba di famiglia, come afferma il Mirri).

Fonti e Bibl.: Le relazioni inviate dal G. da Trento alla corte di Toscana si conservano in Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del principato, e sono edite in Il carteggio degli ambasciatori e degli informatori medicei da Trentonella terza fase del Concilio, a cura di A. D'Addario, in Archivio storico italiano, CXXII (1964), pp. 354-358, 366 s., 378-444. La data di morte, riportata con una certa approssimazione dagli storici, e il luogo di sepoltura sono stati desunti da Arch. di Stato di Firenze, Artedei medici e speziali, 253, c. 153; G. Vasari, Opere, a cura di G. Milanesi, VIII, Lettere, Firenze 1981, pp. 379 s.; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, p. 301; F. Ughelli - M. Coleti, Italia sacra, I, Venezia 1727, col. 630; S. Salvini, Catalogo cronologico dei canonici della chiesa metropolitana fiorentina, Firenze 1782, p. 90; H. Jedin, La politica conciliare di Cosimo I de' Medici, in Riv. storica ital., LXII (1950), pp. 429 ss.; A. D'Addario, Aspetti della Controriforma a Firenze, Roma 1972, pp. 144, 364, 367, 502; G. Mirri, I vescovi di Cortona, Cortona 1972, pp. 237 ss.; H. Jedin, Storia del Concilio di Trento, IV, Brescia 1981, pt. I, pp. 176, 429; pt. II, pp. 110, 118, 201, 215, 225, 233, 241, 250, 260, 264, 267 s., 269, 282, 285, 323; G. von Gulik - C. Eubel, Hierarchia catholica, III, Monasterii 1923, p. 179.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

CATEGORIE