MANFREDI, Girolamo. - Appartenente, secondo quanto scrisse nel frontespizio di due opere a stampa, a una nobile casata di origine ferrarese, nacque a Bologna intorno al 1526, forse da un Vincenzo ricordato in Pasquali Alidosi.
Secondo Pasquali Alidosi, il M. si addottorò in utroque iure a Ferrara il 14 ott. 1550, ma è probabile che abbia studiato a Bologna, tanto più che nella dedica del II libro Super attentatis (1563) egli dichiara di avere avuto come maestro il canonista Agostino Berò, che negli anni Quaranta lesse diritto nell'Università felsinea.
La prolifica attività di estensore di testi giuridici e di funzionario dello Stato pontificio iniziò subito dopo la laurea e portò il M. a ricoprire alcune cariche e magistrature grazie anche all'appoggio di cardinali, governatori e prelati a cui dedicò le numerose edizioni e riedizioni delle sue opere.
Da un causa discussa alla Rota bolognese scaturì il Liber super attentatis appellatione pendente (Bologna, G. Rossi, 1562). L'opera è dedicata ad Alfonso II d'Este, duca di Ferrara, e a Pietro Donato Cesi, vescovo di Narni e legato a Bologna, lodato anche per avere gestito con efficienza la provvista annonaria della città. Il testo, costruito in forma di dialogo, è diviso in undici parti e si chiude con tre consulti sulla materia: di Antonio Gessi, di Antonio Galeazzo Malvezzi e del M. stesso. L'opera venne continuata l'anno seguente con un Liber secundus (Bologna, G. Rossi), più breve, dedicato al cardinale Ludovico d'Este e organizzato in oltre trecento secche conclusioni. Il primo libro, ripubblicato nel 1573, fu incluso più tardi nel Tractatus universi iuris (V, Venetiis 1584).
Nel 1564 il M. pubblicò la sua opera più celebre e la prima di una serie sul tema: il De cardinalibus Sanctae Romanae Ecclesiae liber (Bologna, G. Rossi).
Il 4 febbr. 1567 Pio V nominò il M. auditore generale nelle cause civili a fianco di Annibale Grassi, vicelegato in Romagna. L'anno successivo lo promosse alla carica di governatore di Ravenna (23 giugno 1568), sostituito il 30 genn. 1569 da Monte Valenti, già presidente di Romagna. A Valenti e a Pio V il M. dedicò un testo rimasto manoscritto e conservato alla Biblioteca Classense di Ravenna (cod. 236): Ad foelicitatem Montis Vallentii prothonotarii apostolici almaeque Urbis praefecti, opusculum in quo gesta et mores officiorum eius copiose disseruntur. Databile al 1569, il testo ripercorre la carriera di Valenti fino alla presidenza di Romagna e ricorda che in quella carica beneficò Ravenna, di cui era in quel momento governatore, secondo "quae libro primo nostro scripsimus". Non si comprende a quale opera il M. faccia riferimento, ma è certo che negli anni successivi di lui ci è nota solo l'attività di consultore e di estensore di pareri giuridici a stampa.
Negli ultimi anni del pontificato di Gregorio XIII il M. pubblicò opere di maggiore respiro, forse per facilitare l'assegnazione di nuovi incarichi nelle magistrature pontificie, e diede alle stampe il De Christiana religione principis summarium o Speculum Christiani principis (Bologna, P. Bonardi, 1581), dedicando l'opera (ben poco originale) al generale della Chiesa Giacomo Boncompagni. A Francesco Maria II Della Rovere, duca di Urbino, offrì invece un De maiestate S.R.E. et victoriis contra omnes mundi hereses summarium (s.n.t. [ma 1584]): un breve e confuso catalogo di eresie a cui fece seguire una seconda parte (Bologna 1584). Sempre nel 1584, con una dedica a Gregorio XIII e al Collegio cardinalizio, il M. diede alle stampe un De perfecto cardinali S.R.E. liber (Bologna, P. Bonardi). Il testo è una sorta di continuazione del trattato del 1564, anche se la struttura è di altro genere: all'analisi giuridica e storica, infatti, si sostituisce un'astratta riflessione morale, e l'opera - scritta in un ampolloso stile ciceroniano - si compone di 32 capitoli sulle virtù da coltivare e sui vizi da schivare per rendere onore alla prestigiosa veste dei principi della Chiesa.
Con l'elezione di Sisto V, il M. ottenne nuovi incarichi, forse grazie a un precedente legame di clientela che non è facile ricostruire. L'8 luglio 1585, pochi mesi dopo l'ascesa al trono di Pietro, il pontefice lo nominò governatore di Cesena "pro tua virtute doctrina et integritate" (Arch. segreto Vaticano, Segreteria dei brevi, reg. 113, c. 340v) e il 12 luglio 1586 governatore della città di Faenza. Per ringraziare il papa, il M. dedicò al cardinal nipote Alessandro Peretti un trattato sulla gestione del pauperismo, il Responsum pro pauperibus et egenis (Bologna, V. Benacci, s.d.) e a Sisto V stesso, ma anche ai cardinali Michele Bonelli e Girolamo Rusticucci, un De summo Romano pontifice summarium (Cesena, B. Raverio, 1586). Pur senza farsi sostenitore della tesi della potestas absoluta, il M. vi esaltò le prerogative papali nelle materie spirituali e temporali, tracciando una storia del potere politico da Adamo in poi, con molti riferimenti ai classici antichi. Come un esplicito omaggio a Sisto V è da intendersi anche la Vita Pii V pontificis maximi (Cesena, B. Raverio, 1586), in cui il M. celebrò la vicinanza ideologica tra il pontificato di Ghislieri e quello di Peretti, impegnati entrambi nella lotta al nepotismo e ai nemici di Roma, senza però trattare della politica inquisitoriale. Sempre a Sisto V, e ai cardinali Rusticucci e Decio Azzolini, il M. dedicò nello stesso anno il De perfecto praelato in Ecclesia Dei summarium (Cesena, B. Raverio). L'opera, la terza sul tema del cardinalato, è divisa in due parti, che trattano rispettivamente dei doveri del prelato nella vita attiva e di quelli nella vita contemplativa e religiosa. Il cardinale, non più concepito come membro di un Collegio, vi appare come un funzionario pontificio a cui non è più richiesto alcun attributo principesco, tanto meno una vasta cultura, concepita quasi come un pericolo. Il testo si conclude con una dedica a F.M. Frangipani e a Giampiero Ghislieri, entrambi legati a Lucerna. Pochi mesi dopo, il 1 ag. 1587, il M. inviò in dono al cardinale Enrico Caetani un'altra opera. Si trattava, forse, dell'Epistolarum liber (Cesena, B. Raverio).
Negli anni in cui papa Peretti attuava la riforma delle congregazioni della Curia pontificia, il M. tornò sul tema del cardinalato abbreviando il testo del 1564 (Bologna, F. Bonardi, 1588), e stilando un breve Responsum in quo nomina, quae a iure divino, pontificio, caesareoque dd. cardinalibus S.R.E. imposita sunt, carptim explicantur (Cesena, B. Raverio, 1587), dedicato a Rusticucci e al decano del Collegio cardinalizio Alessandro Farnese. L'operetta, in cui è citato il De cardinalatu di Albani, attacca una prammatica spagnola che aveva definito i cardinali iberici vassalli della Corona, esaltando la libertà dei principi della Chiesa, soggetti solo all'autorità del pontefice. Lasciata la carica di governatore di Faenza, il M. fu in quegli anni auditore della Rota di Bologna.
Con la morte di Sisto V la fortuna del M. declinò. Negli ultimi anni di vita a impegnarlo furono solo alcune cause patrimoniali affrontate nei tribunali ecclesiastici e civili di Bologna.
Il M. morì a Bologna il 14 maggio 1598 e fu sepolto nella chiesa di S. Benedetto.
Fonti e Bibl.: Arch. segreto Vaticano, Arm. LII, vol. 5, "Registro dei brevi di Pio V", cc. 49r-50r; Segreteria dei brevi, regg. 113, c. 340v; 120, c. 417r; Fondo Confalonieri, 50, c. 24r (minuta di una lettera del cardinale A. Peretti, 6 febbr. 1588); G.N. Pasquali Alidosi, Li dottori bolognesi di legge canonica e civile, dal principio di essi per tutto l'anno 1619, Bologna 1620, p. 131; P.S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670, p. 212; A. Fontana, Amphitheatrum legale seu Bibliotheca legalis amplissima, I, Parmae 1688, coll. 609 s.; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, V, Bologna 1786, pp. 198-200; L. Ughi, Diz. storico degli uomini illustri ferraresi, II, Ferrara 1804, p. 52; L. Rossi, Gli scrittori politici bolognesi. Contributo alla storia universale della scienza politica, Bologna 1888, pp. 118-123; T. Bozza, Scrittori politici italiani dal 1550 al 1650, Roma 1949, p. 55; L. von Pastor, Storia dei papi, X, Roma 1955, p. 415 n.; P. Prodi, Il cardinale Gabriele Paleotti (1522-1597), I, Roma 1967, pp. 214 s. e n.; A. Gardi, Lo Stato in provincia. L'amministrazione della Legazione di Bologna durante il regno di Sisto V (1585-1590), Bologna 1984, p. 280; N. Pellegrino, Nascita di una "burocrazia": il cardinale nella trattatistica del XVI secolo, in "Familia" del principe e famiglia aristocratica, a cura di C. Mozzarelli, II, Roma 1988, pp. 646-651; M. Firpo, Il cardinale, in L'uomo del Rinascimento, a cura di E. Garin, Roma-Bari 1991, p. 129; G. Fragnito, Cardinal's courts in sixteenth-century Rome, in Journal of modern history, LXV (1993), p. 36 n.; Legati e governatori dello Stato pontificio (1550-1809), a cura di Chr. Weber, Roma 1994, p. 754.