VIELMI, Girolamo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 99 (2020)

VIELMI, Girolamo

Antonella Barzazi

VIELMI (Guglielmi), Girolamo. – Nacque a Venezia nel 1519 in una famiglia di cittadini originari. Incerto il nome del padre, nel Settecento identificato alternativamente con il segretario del Consiglio dei dieci Giambattista, morto negli ultimi mesi del 1518 (Vielmi, 1748, p. 12), e con Pietro, notaio dello stesso Consiglio, sposato alla patrizia Francesca Michiel (Contarini, 1760, pp. 47 s.), mentre i genealogisti ottocenteschi (Giuseppe Tassini, Teodoro Toderini) indicheranno Bartolomeo, coniugato con Elisabetta Bevazzano.

Secondo informazioni da lui stesso fornite nei suoi scritti, Vielmi studiò per sei anni filosofia a Padova, assistendo alle lezioni di Marcantonio Passeri detto il Genua, professore nell’università ed esponente, nel quadro dell’aristotelismo padovano, dell’indirizzo ‘simpliciano’. Non conseguì la laurea ed entrò tra i domenicani: ascritto alla provincia greca dell’Ordine, ebbe la prima formazione nel convento di S. Anastasia a Verona. Nel 1541 si recò a Costantinopoli, dove fu accolto dapprima nel convento dell’Ordine a Galata, e trascorse quindi un anno in casa del patrizio Antonio Marcello, già console veneziano in Siria. Convocato a Creta dal provinciale di Grecia, giunse alla Canea nell’aprile del 1543, ma già alla fine dell’anno fu assegnato a S. Agostino di Padova. Qui completò gli studi di teologia sotto la guida di Bartolomeo Spina – poi maestro del Sacro Palazzo – e di Sisto Medici, per essere nominato nel 1544 lettore e maestro di studio e, due anni dopo, baccelliere e lettore di Sacra Scrittura. Nel 1545 era stato trasferito alla provincia veneta di S. Domenico e affiliato al convento veneziano dei Ss. Giovanni e Paolo.

Alla fine del 1546 ebbe incarico di accompagnare il neoeletto generale dell’Ordine Francesco Romeo al Concilio di Trento, che però abbandonò ben presto, dopo avervi tenuto nel febbraio 1547 un intervento sulla comunione sub utraque specie. Secondo una versione accreditata dall’eretico bassanese Francesco Negri nella Tragedia intitolata libero arbitrio (1550), Vielmi sarebbe stato cacciato d’ordine del cardinale Marcello Cervini per aver preso posizione a favore della superiorità del concilio sul papa. Rientrato a Padova, ottenne comunque nel 1548 il magistero in teologia e divenne reggente dello Studio generale domenicano di S. Agostino, risultando quindi eletto vicario generale della provincia veneta nel 1553 e nuovamente nel 1555. Nel 1551 era stato designato dal Senato lettore di metafisica in via Thomae nello Studio pubblico; nel 1554 subentrò a Sisto Medici sulla più prestigiosa cattedra universitaria di teologia.

La sua prolusione del novembre del 1554, pubblicata con il titolo Oratio apologetica qua [...] sacrae et scholasticae theologiae obtrectatoribus respondit (Venetiis, [Giovanni Griffio], 1555), costituiva una puntigliosa difesa di metodi e procedimenti della scolastica contro quanti li avevano tacciati di sterili e inutilmente contenziosi e si concludeva con un’appassionata esaltazione di Tommaso d’Aquino.

Nel 1555, insieme al confratello Adriano Beretti, Vielmi entrò a far parte della familia del vescovo di Treviso Giorgio Corner che, ritornato da Roma dopo l’elezione di Paolo IV, era stato esortato dal cardinal Giovanni Morone ad appoggiarsi a consiglieri teologici di solido orientamento tomista. Fu probabilmente in questo periodo che entrò in consuetudine con l’ambasciatore spagnolo a Venezia Francisco de Vargas, già rappresentante di Carlo V al Concilio di Trento.

Nel 1560 fu chiamato da Pio IV a Roma a insegnare teologia nello Studium Urbis. Approdato in Curia nel clima conflittuale della transizione tra i pontificati di Paolo IV e papa Medici, fu denunciato all’Inquisizione per imputazioni che andavano dal possesso di libri proibiti all’amicizia con eretici, alla contestazione delle regole ecclesiastiche sul digiuno. Convocato dal S. Uffizio il 13 agosto, venne assolto il 15 ottobre (Firpo - Marcatto, 2013, p. 1035 nota) e poté iniziare l’insegnamento; tra i suoi uditori ebbe Agostino Valier e il giovane cardinal nipote Carlo Borromeo. Nel marzo del 1563 fu nominato vescovo titolare di Argos nel Peloponneso nonché suffraganeo del vescovo di Padova, il patrizio Alvise Pisani, cui lo zio – il cardinale Francesco, carico di benefici – aveva ceduto la diocesi mantenendo il diritto di regresso. Subito dopo Vielmi ricevette da Pio IV l’ordine di recarsi a Trento in vista delle battute finali del Concilio.

Alla partecipazione alle sessioni conciliari alternò l’esercizio dei compiti di vescovo suffraganeo. Iniziata in maggio la visita della cattedrale, proseguì nell’estate quella delle parrocchie cittadine e dell’area vicentina della diocesi, accompagnandola con l’emanazione di severi editti contro gli ecclesiastici che trascuravano le proprie chiese e i regolari e le monache soggiornanti fuori dai conventi. Nell’agosto del 1564 convocò un sinodo diocesano nel quale promulgò solennemente i decreti tridentini; durante il successivo sinodo, nel 1566, avviò le procedure per l’istituzione del seminario individuando, con il supporto di Pisani, le rendite per il sostentamento del-l’istituto. I suoi tentativi d’istituire l’esame degli aspiranti ai benefici ecclesiastici e d’introdurre nel duomo un canonico teologo si arenarono sulla ferma opposizione del capitolo e sarebbero stati ripresi in seguito dal vescovo Niccolò Ormanetto.

In qualità di suffraganeo Vielmi dovette misurarsi anche con le reazioni dell’ambiente universitario padovano alla professione di fede cattolica imposta a studenti e maestri dalla bolla di Pio IV del novembre del 1564. Di fronte alle proteste della nazione tedesca si mostrò intransigente e rifiutò i compromessi perseguiti dal governo veneziano e dallo stesso vescovo Pisani. Ciò non gli impedì di diventare, nel 1565, lettore di Sacra Scrittura nello Studio pubblico.

Nell’orazione inaugurale tenuta in quell’anno, dedicata ad Agostino Valier e stampata con il titolo De optimo episcopi munere (Venezia, Bevilacqua, 1565), Vielmi sosteneva il dovere del vescovo di diffondere la conoscenza della parola sacra, anche da una cattedra universitaria. Le sue lezioni sul Genesi (De sex diebus conditi orbis) furono pubblicate nel 1575 presso i Giunti; altre lezioni, riguardanti le epistole paoline ai Romani e agli ebrei e il tema della penitenza, si conservavano manoscritte, a metà Settecento, nei conventi domenicani veneti, insieme a un «opusculum» a penna De residentia episcoporum, redatto per istanza di Pio IV durante la docenza romana (Vielmi, 1748, pp. 29-32). Nel 1564 era uscito il suo lavoro più corposo, De D. Thomae Aquinatis doctrina et scriptis (Patavii, Pasquato), nel quale articolava ulteriormente la polemica contro i detrattori della scolastica e del tomismo nel confronto con le scuole teologiche francescane e con la tradizione filosofica patavina. Nell’opera filtravano gli echi delle discussioni che nella Padova degli anni Sessanta attraversavano le cerchie universitarie ed ecclesiastiche coinvolgendo prelati quali il futuro coadiutore di Aquileia Alvise Giustinian, il vescovo di Torcello Giovanni Dolfin – entrambi dedicatari di scritti di Vielmi – e l’arcivescovo di Cipro Filippo Mocenigo, finito a sua volta nella rete dell’Inquisizione.

Nel 1570, morti l’uno dopo l’altro Alvise e Francesco Pisani, Vielmi fu sollevato dal titolo di Argos e designato vescovo della diocesi di Cittanova in Istria, parte dell’ingente riserva beneficiaria dei Pisani. Raggiunse la sede alla fine dell’anno e vi risiedette fino al 1578, quando designò coadiutore con futura successione il trevisano Alessandro Avogaro e si ritirò a Venezia, tra i suoi libri, ai Ss. Giovanni e Paolo. Il decesso del coadiutore, nel 1581, lo costrinse a raggiungere di nuovo brevemente Cittanova.

Morì il 7 marzo 1582 nel convento veneziano dei Ss. Giovanni e Paolo, dove fu sepolto accanto all’altare maggiore.

Nel 1580 era stata pubblicata la sua dissertazione De episcopis quos titulares appellant (Venetiis, Rampazetti), nella quale – a partire dalla distinzione tra le potestà emananti da ordo e iurisdictio, entrambe garantite dal pontefice romano – enunciava una teoria della giurisdizione episcopale non limitata a uno specifico territorio, ma proiettata sulla Chiesa universale.

La biblioteca di Vielmi, ricordata da Francesco Sansovino tra le più notevoli di Venezia, confluì in quella dei Ss. Giovanni e Paolo, ma sulla base della documentazione finora reperita rimane difficile valutarne consistenza e composizione.

Fonti e Bibl.: Alle fonti citate o trascritte nelle opere elencate di seguito vanno aggiunti: Archivio di Stato di Venezia, Misc. codd., I, St. veneta, 16: G. Tassini, Cittadini veneziani, XIII, p. 182; 8: T. Toderini, Cittadinanze veneziane, V, p. 161.

F. Sansovino, Venetia città nobilissima et singolare, Venetia, G. Sansovino, 1581, p. 138; I.Ph. Tomasini, Bibliothecae venetae manuscriptae publicae et privatae, Utini 1630, p. 30; J. Quétif - J. Échard, Scriptores Ordinis Praedicatorum recensiti, II, Lutetiae Parisiorum 1721, pp. 264 s.; G. Vielmi, De divi Thomae Aquinatis doctrina et scriptis [...] Accedunt orationes duae [...] His omnibus auctoris vita praemittitur, Brixiae 1748; G.B.M. Contarini, De episcopis ad istrianas ecclesias ex ordine praedicatorum assumptis dissertatio, Venetiis 1760, pp. 47-58; D.M. Berardelli, Codicum omnium [...] qui manuscripti in Bibliotheca SS. Joannis et Pauli Venetiarum [...] asservantur catalogus, in Nuova raccolta di opuscoli scientifici e filologici, 1770, vol. 20, pp. 167 s., 1778, vol. 32, pp. 17-19; G. Alberigo, Lo sviluppo della dottrina sui poteri nella Chiesa universale, Roma 1964, pp. 141-158; A. Stella, Tentativi controriformistici nell’Università di Padova e il rettorato di Andrea Gostynski, in Relazioni tra Padova e la Polonia. Studi in onore dell’Università di Cracovia nel VI centenario della sua fondazione, Padova 1964, pp. 75-87; P. Preto, Il vescovo Gerolamo V. e gli inizi della riforma tridentina a Padova, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, XX (1966), pp. 18-33; A. Poppi, Ricerche sulla teologia e la scienza nella scuola padovana del Cinque e Seicento, Soveria Mannelli 2001, pp. 69-86; E. Bonora, Giudicare i vescovi. La definizione dei poteri nella Chiesa postridentina, Roma-Bari 2007, pp. 40 nota, 54 nota, 63, 266; D.F. Jackson, The Greek library of Saints John and Paul (San Zanipolo) at Venice, Tempe (Ariz.) 2011, pp. 61-66; M. Firpo - D. Marcatto, Il processo del cardinal Giovanni Morone, II, La difesa, Roma 2013, pp. 1033-1035; S. Dal Santo, Il clero nella diocesi di Padova attraverso le visite pastorali post-tridentine (1563-1594), I, Padova 2016, pp. 48-51, 90 s., 231-238, 240-251, 317 s., 387-391, 412 s., II, pp. 696-719.

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