GISLA

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 56 (2001)

GISLA

Andrea Bedina

Figlia di Berengario I, potente duca-marchese del Friuli, successivamente re d'Italia e imperatore; sua madre è probabilmente da identificarsi, per questioni sostanzialmente cronologiche, con la prima moglie di Berengario, Bertilla, figlia di Suppone (II), conte di Asti, Torino e Parma, e di Berta, figlia di Vifredo (I), conte di Piacenza. G. ebbe una sorella, Berta, poi badessa del monastero bresciano di S. Salvatore e S. Giulia. La data di nascita di G., a oggi ignota, è tuttavia ragionevolmente collocabile agli inizi dell'ultimo quarto del sec. IX se, come pare, le nozze tra Berengario e Bertilla si svolsero verso l'875.

Nulla si sa dell'esistenza di G.; poche e assai scarsamente verificabili sono anche le notizie riguardanti il suo matrimonio con Adalberto marchese di Ivrea, figlio di Anscario.

Ne accenna Liutprando (II, 33, 56; V, 4) che, sempre assai critico nei confronti di Berengario e dei suoi alleati, succintamente presentando l'evento, degna appena di attenzione G., indicata genericamente solo quale "filia Berengarii", scagliandosi invece ferocemente sia contro il genero di quest'ultimo, Adalberto, sia contro l'erede che sarebbe nato dalla sua unione con G., quel Berengario II di Ivrea di cui rammenta l'"immensa tyrannis".

Non sappiamo con certezza quando avvenne il matrimonio e, a questo riguardo, va detto che le pochissime fonti disponibili, sia cronachistiche sia documentarie, sono decisamente vaghe. In assenza di precise informazioni, le teorie degli storici attuali divergono proponendo diverse possibili date - intorno all'898, verso il 900 o, come pare più verosimile, il 903, o anche intorno al 905 - non distanti tra loro e in qualche caso da ritenere cronologicamente plausibili, seppure con buona approssimazione.

Si è tenuto conto sia di quanto, pur brevemente, espone Liutprando, sia delle prime menzioni di Berengario II, figlio di G. e Adalberto, ancora in veste di conte e messo imperiale. Non si è quindi esclusa la possibilità - nell'indicare il periodo tra l'898 e l'899 quale possibile, idoneo momento per le nozze (Arnaldi, Rosenwein) - che la partecipazione dell'"inlustris marchio et consiliarius" regio Anscario, marchese di Ivrea e padre di Adalberto, alla stesura di un diploma di Berengario I del 1° dic. 898 avesse un preciso significato. La sua presenza, con altri, in veste di intercessore presso il sovrano per una donazione di beni al monastero di S. Cristina di Corteolona (Codex dipl. Langobardiae, n. CCCLXXXI = I diplomi di Berengario I, n. XXIII, Reggio Emilia; e altro diploma: Chartarum, n. LXI = I diplomi di Berengario I, n. XVIII, 902 apr. 21, Vercelli, in cui Adalberto "dilectissimus fidelis" del sovrano intercede, con altri, presso l'imperatore Ludovico III di Provenza affinché venga donata una curticella al "fidelis" Ildigerio, vassallo del visconte Gaddo) poteva rappresentare non solo un probabile, significativo avvicinamento politico del potente marchio al sovrano italico, ma anche - forse un po' troppo implicitamente - il momento opportuno per la strategica unione matrimoniale tra il rampante Adalberto e la giovane Gisla. Inoltre, le prime menzioni di Berengario II con gli incarichi di cui si è detto, databili al 918 circa (Codex diplomaticus Langobardiae, n. CCCCLXXV = I diplomi di Berengario I, n. 34 [perduto] = I placiti, I, n. 129, aprile; cfr. Hübner) hanno fatto pensare, ragionando della maggiore età del giovane, a un'unione che risalisse a non meno di quindici-diciotto anni prima, dunque all'incirca al 900-903 (Hlawitschka; Delogu). Non mancano, infine, ipotesi che - senza però il supporto di valide motivazioni - spostano di poco più avanti nel tempo le nozze, giungendo al 905 (Mor, 1967, p. 433, ma in Id., 1952, p. 100 n. 70 è invece propenso agli anni 898-899), dopo il drammatico, sanguinoso episodio veronese dell'accecamento di Ludovico III sovrano di Provenza, da parte di Berengario I del Friuli.

G. morì probabilmente dopo il 26 genn. 913, quando suo marito, in un diploma berengariano redatto a Monza, viene definito ancora "gloriosissimus marchio et dilectissimus gener noster" (I diplomi di Berengario I, n. LXXXVII; ma cfr. anche n. XCIII, del 913 circa).

Adalberto si risposò presto, forse tra il 913 e il 915, con Ermengarda figlia di Adalberto, detto "il Ricco", marchese di Toscana - ma, anche in questo caso, la data delle nuove nozze è ignota - e partecipò quindi, mutando radicalmente alleanze, alle vicende politiche internazionali. Ormai già da tempo scomparsa, G. viene menzionata un'ultima volta in un diploma di re Ugo di Provenza che, il 24 luglio 929, conferma all'abbazia della Novalesa il possesso di diversi beni tra i quali le corti di Breme e di Pollicino. Tali corti, già donate al potente cenobio benedettino da Adalberto di Ivrea, erano giunte a quest'ultimo grazie alla sua unione con G.; vicende, queste, brevemente rammentate dalla Cancelleria regia (I diplomi di Ugo e Lotario, n. XXI).

Fonti e Bibl.: Liudprandus Cremonensis, Antapodosis, a cura di J. Becker, in Mon. Germ. Hist., Script. rer. Germ., XLI, Hannoverae 1915, pp. 53, 55, 63, 131 (II, 33, 41, 55; V, 4); Chartarum tomus I, in Monumenta historiae patriae, I, Augustae Taurinorum 1836, n. LXI; Codex diplomaticus Langobardiae, a cura di G. Porro Lambertenghi, ibid., XIII, ibid. 1873, nn. CCCLXXXI, CCCCLXXV; I diplomi di Berengario I, a cura di L. Schiaparelli, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], XXXV, Roma 1903, nn. XXIII, LXXXVII, 34 (perduto); I diplomi italiani di Ludovico III e Rodolfo II, a cura di L. Schiaparelli, ibid., XXXVII, ibid. 1910, n. XVIII; I diplomi di Ugo e Lotario, di Berengario II e di Adalberto, a cura di L. Schiaparelli, ibid., XXXVIII, ibid. 1924, n. XXI; I placiti del "Regnum Italiae", a cura di C. Manaresi, I, ibid., XCII, ibid. 1955, n. 129; R. Hübner, Gerichtsurkunden der fränkischen Zeit… bis zum Jahre 1150, in Zeitschrift der Savigny-Stiftung für Rechtsgeschichte, II, Weimar 1893, n. 855; G. Fasoli, I re d'Italia (888-962), Firenze 1949, pp. 66, 201; C.G. Mor, L'età feudale, I, Milano 1952, pp. 75, 100, 151; E. Besta, Dalla fine dell'unità carolingia alla conquista di Ottone I, in Storia di Milano, II, Milano 1954, pp. 440, 445, 454; G. Fasoli, Adalberto d'Ivrea, in Diz. biogr. degli Italiani, I, Roma 1960, p. 217; E. Hlawitschka, Franken, Alemannen, Bayern und Burgunder in Oberitalien (774-962), Freiburg i.Br. 1960, pp. 100, 104; G. Arnaldi, Berengario I, in Diz. biogr. degli Italiani, IX, Roma 1967, p. 17; P. Delogu, Berengario II, ibid., p. 26; C.G. Mor, Berta di Toscana, ibid., p. 433; G. Arnaldi, Bertilla, ibid., p. 530; F. Cognasso, Il Piemonte nell'età sveva, Torino 1968, pp. 37, 46; V. Fumagalli, Le origini di una grande dinastia feudale. Adalberto-Atto di Canossa, Tübingen 1971, p. 46; Id., Il Regno italico, Torino 1986, p. 188; P. Bonacini, La corte di Vilzacara all'incrocio tra dinastie funzionariali, enti ecclesiastici e poteri signorili (secc. IX-XII), in I poteri dei Canossa. Da Reggio Emilia all'Europa. Atti del Conv. internaz. di studi, Reggio Emilia-Carpineti… 1992, Bologna 1994, p. 222; G. Sergi, I confini del potere. Marche e signorie fra due regni medievali, Torino 1995, pp. 50, 70; G. Gandino, Il vocabolario politico e sociale di Liutprando di Cremona, Roma 1995, pp. 79, 197-200, 203, 208; B. Rosenwein, The family politics of Berengar I, king of Italy (888-924), in Speculum, LXXI (1996), p. 274; P. Cammarosano, Nobili e re.L'Italia politica dell'Alto Medioevo, Roma-Bari 1998, p. 218.

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