GIUNIO BASSO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1960)

GIUNIO BASSO (Iunius Bassus)

C. Bertelli

Sono noti due consoli romani di questo nome, l'uno del 317, l'altro del 331 d. C. e sono noti due monumenti entrambi riferiti da iscrizioni a un Giunio Basso.

Un sarcofago rinvenuto nel 1597 nelle cripte vaticane, con l'epigrafe ivn-bassvs-v. c. qvi vixit annis-xlii. men. ii. in ipsa praefectvra vrbi neofitvs iit ad devm. viii. kal. sept. evsebio et ypatio. coss (359) e un'intera basilica sull'Esquilino, la cui dedica, conservata da una trascrizione del 1450-60, diceva: ivnivs bassvs v. c. consvl ordinarivs propria - impensa a solo fecit et dedicavit feliciter. Si è a lungo discusso sull'identità dei G. B. cui si devono i due monumenti; è ormai rifiutata l'ipotesi (Bock, De Rossi), che la basilica sia stata eretta dal console del 317 per celebrare la vittoria su Massenzio; anche l'identificazione (Lugli) dell'autore della basilica e del sarcofago con uno stesso personaggio, il console del 331, è stata rifiutata (Krautheimer) per ovvi motivi cronologici (il G. B. morto a 42 anni nel 359 era solo quattordicenne nel 331). Secondo H. Fuhrmann, von Schoenebeck e A. de Waal, la basilica sarebbe stata costruita dal console del 331 che sarebbe stato il padre del G. B. morto nel 359. W. N. Schumacher ha individuato il carattere commemorativo della basilica. Il console ritratto in una delle tarsie (v. avanti) sarebbe (secondo un'identificazione di L. Deubner) il G. B. console del 317; del console del 331 ci conserva invece l'iconografia una coppa di largizione di vetro dei decennali di Costantino del 326, in cui egli appare nella funzione di praefectus praetorio dell'anno. La identificazione dello stesso personaggio è stata proposta (W. N. Schumacher) in un frammento di sarcofago in Villa Doria Pamphilj a Roma, con raffigurazione della dextrarum iunctio (non di una libazione come era stato creduto a causa delle aggiunte di restauro, inducendone l'attuazione di una cerimonia pagana da parte di un console cristiano) accanto a miracoli di Cristo.

1) La basilica. Nel 1930 si rinvennero le mura della basilica, che nel XVII sec. era stata incorporata nel Monastero di S. Antonio Abate. Ambiente rettangolare absidato di m 18,30 × 14,25 di lato, preceduto da un atrio a forcipe. Muri alti m 14,60 - 50 piedi romani, secondo le figure del Sangallo - in cui si aprivano tre grandi finestre. In prossimità della basilica si rinvennero alcuni pavimenti a mosaico, ma nessuna traccia della decorazione della basilica stessa. Questa ci è pertanto nota soltanto da disegni del Rinascimento e da alcuni superstiti pannelli in opus sectile (v.) che in origine decoravano le pareti: due sono ora nei Musei Capitolini (tigre che abbatte un toro); altri due erano in Palazzo del Drago, a Roma (scena di trionfo, Ila o Atteone). I disegni più antichi sono nel cod. Barb. Lat. 4434, di Giuliano da Sangallo, della Biblioteca Vaticana, ai folii 29 v e 31 v, e comprendono la pianta della basilica e l'alzato della metà di uno dei muri lunghi; una copia dell'alzato fu eseguita, prima del 1590, da Giorgio Vasari il Giovane (Uffizî, 4812); infine numerosi disegni appartengono al sec. XVII e sono quasi tutti raccolti nel Corpus di disegni di monumenti antichi raccolti da Cassiano del Pozzo e ora alla Biblioteca Reale di Windsor. Il codice del canonico Vincenzo Vittoria (Inv. 9604), della stessa biblioteca, contiene un disegno dell'alzato derivato dai precedenti e che corregge in parte il più antico rilievo di Giuliano da Sangallo. Da questo disegno fu tolta la tavola relativa nel I volume dei Vetera Monimenta del Ciampini. È possibile sui disegni ricostruire l'eccezionale organismo decorativo della basilica, che in parte si accosta alle tarsie di S. Costanza (v. roma), note anch'esse da disegni, e prepara le decorazioni del V sec. (Battistero e Oratorio della S. Croce al Laterano: v. roma).

Nell'abside della basilica al tempo di papa Simplicio (468-483) il nobile goto Valila fece eseguire un mosaico in cui era raffigurato Cristo tra gli apostoli, tra i quali si notava Andrea, con la sua caratteristica iconografia (cfr. filosofi), al quale la basilica veniva consacrata.

2) Il sarcofago. La facciata del sarcofago è spartita in due ordini di colonne sorreggenti nell'ordine superiore un architrave e in quello inferiore alternativamente una valva di conchiglia o un timpano triangolare. Le due colonne centrali dei due ordini hanno il fusto decorato a racemi con putti vendemmianti. Si hanno in totale dieci spartizioni, in ognuna delle quali è scolpita una scena del Vecchio o del Nuovo Testamento. Da sinistra in alto esse sono: il sacrificio di Abramo, la cattura di S. Paolo, Gesù in trono sul Cielo tra S. Pietro e S. Paolo, Gesù condotto davanti a Pilato, Pilato meditabondo, Giobbe sul letamaio, Adamo e Eva intorno all'albero, l'ingresso di Gesù a Gerusalemme, Daniele tra i leoni (la figura centrale di Daniele è moderna: v. R. Garrucci, Storia, tav. 341), il martirio di S. Paolo. Si tratta dunque di episodi storici, tolti dai due Testamenti, a cui è allacciata una raffigurazione non storica (Gesù in trono tra S. Pietro e S. Paolo). Anche la rappresentazione dell'ingresso in Gerusalemme, che fa riscontro a questa al centro del registro inferiore, ha un trattamento simbolico, poiché ricalca lo schema dell'Adventus. Lo Schefold ha cercato di identificare il programma d'insieme delle sculture, in cui scene del tipo del sarcofago-fregio di età costantiniana (scene bibliche) sono poste in rapporto con altre del tipo dei sarcofagi della Passione con alterazioni dell'ordine cronologico che questo studioso trova altamente significative per tutto il programma iconografico del sarcofago.

Ad altre scene bibliche alludono, secondo alcuni esegeti, la raffigurazione di agnelli sopra i timpani del secondo registro: i tre fanciulli nella fornace; Mosè percuote la roccia; Gesù moltiplica i pani; il battesimo di Gesù; Mosè sul Sinai; resurrezione di Lazzaro. Sui fianchi del sarcofago sono raffigurati putti occupati nelle attività relative alle stagioni. Del coperchio rimangono soltanto frammenti, da cui si deduce che vi dovevano essere rappresentate, oltre alle maschere imberbi d'angolo, scene della vita del personaggio sepolto nel sarcofago. Durante gli scavi del 1940-49 sotto la confessione di S. Pietro si rinvennero frammenti della tabella inscriptionis: otto distici elegiaci in cui sembra di leggere il nome di Giunio Basso.

Il sarcofago è stato solitamente asseguato alla data indicata dall'iscrizione, cioè al 359. Il Roosval, notando la posizione secondaria occupata dall'epigrafe, ritenne che il sarcofago fosse stato non eseguito per G. B. ma reimpiegato per lui, e lo ha quindi datato al III secolo. Per contro il Gerke ha ricondotto il sarcofago alla datazione tradizionale, collocandolo in un gruppo di sarcofagi databili tra il 340 e il 420. Nel 333-34 Sisto III seppelliva un membro della famiglia B. presso S. Pietro, in cubiculum parentum eius (Liber Pont., Duchesne, p. 232).

Bibl.: La basilica: A. Ciampini, Vetera Monimenta, I, Roma 1747; G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1871, pp. 5-29, 41-64; O. Marucchi, in Bull. Arch. Com., 1893, pp. 84-104; Chr. Hülsen, Die Basilika des J. B. u. die Kirche S. Andrea Cata Barbara auf dem Esquilin, in Festschrift. J. Schlosser, Viena 1927, pp. 53-67; G. Lugli-Th. Ashby, La Basilica di G. B. sull'Esquilino, in Riv. Arch. Crist., IX, 1932, pp. 221-255 (ivi la bibl. più antica); R. Krautheimer, Corpus Basilicarum Christianarum Romae, I, Città del Vaticano 1937, pp. 64-65 (con bibl. e analisi delle fonti); M. Armellini, Le chiese di Roma, a cura di C. Cecchelli, Roma 1947, pp. 1008 e 1238-39.

Il sarcofago: A. de Waal, Der Sarkophag des J. B. in den Grotten v. St. Peter, Roma 1900; J. Wilpert, Erlebnisse u. Ergebnisse, Friburgo i. Br. 1930, p. 173; J. Roosval, I. B. - sarcofag och dess datering, in Arkeologiska Studier, 1932 pp. 273-278; id., Petrus-och Moses- gruppen bland Roms sarkofager, in Konsthistorisk Tidskrift, 1932, 3, pp. 1-12; F. Gerke, Ist der Sarkophage des I. B. umzudatieren?, in Riv. Arch. Crist., X, 1933, p. 105 ss.; id., Der Sarkophag des I. B., Arch. Inst. des Deutschen Reiches, IV, Berlino 1936; J. Wilpert, in Riv. Arch. Crist., XV, 1938, p. 331 ss.; K. Schefold, Altchristl. Bilderzyklen: Bassussarkophag u. S. Maria Maggiore, Mosaiken, in Riv. Arch. Crist., XVI, 1939, p. 289 ss.; O. Deubner, Expolitio, in Röm. Mitt., LV, 1939, p. 14 ss.; H. Fuhrmann, Studien zu den Consulardiptychen u. verwandten Denkm. Eine Glasschale von der Vicennalienfeier Constantins d. Gr. zu Rom im Jahre 326 n. Chr., in Röm. Mitt., LIV, 1939, p. 161 ss.; F. Gerke, Cristus in der spätantiken Plastik, Magonza 1948; Esplorazioni sotto la Confessione di S. Pietro, 1940-49, Città del Vaticano 1951, pp. 220-222; H. Stern, Le Calendrier du 354, Parigi 1953; W. N. Schumacher, Zum Sarkophag eines christlichen Konsuls, in Röm. Mitt., LXV, 1958, p. 100 ss.