BAZZONI, Giunio

Enciclopedia Italiana (1930)

BAZZONI, Giunio

Luigi Fassò

Non congiunto di parentela col romanziere Giambattista B., nacque a Milano il 27 marzo 1801 e fu come Giambattista, giureconsulto, avendo tenuto l'ufficio di consulente legale nell'amministrazione dell'ospedale di Milano. Nel marzo 1825, essendosi diffusa la falsa notizia della morte di Silvio Pellico nella fortezza dello Spielberg, compose l'ode: "Luna, romita aerea, - tranquillo astro d'argento", che divenne subito celebre e corse, manoscritta, la penisola, senza nome d'autore. Soltanto dopo le Cinque Giornate, egli la pubblicò, intitolandola Il prigioniero, in una raccoltina per nozze, e vi appose il suo nome. Patriota ardente, combatté sulle barricate, ma fu, col Mazzini, col Cattaneo, col Tenca, ecc., contrario all'annessione al Piemonte. Al ritorno degli Austriaci, dapprima restò in città; poi, forse per timore d'essere denunziato come detentore d'armi, fuggì, e, salendo il dosso di Parè sul lago di Como, cadde da una rupe e morì (10 marzo 1849).

Delle sue liriche, non numerose, le migliori furono pubblicate da Riccardo Pitteri (Poesie di Giunio Bazzoni, Milano 1897); esse permettono di giudicare con sicurezza il valore puramente storico della sua poesia. Tutta la lirica del B. è infatti d'intonazione patriottico-umanitaria, cioè di spiriti mazziniani e di forma prettamente romantica. Ma solo l'ode patetica Il prigioniero, nonostante l'evidente influsso della manzoniana Morte d'Ermengarda, può oggi ancora piacere e commuovere. Gli altri componimenti, anche le odi Sant'Elena (del 1826) e La mia cavalla (del '48), che pure ebbero qualche popolarità, non si elevano sopra il livello di una modesta mediocrità. Il B. tradusse anche dallo Shakespeare, in collaborazione con G. Sormani.

Bibl.: N. Tarantino, Le poesie di G. B., Matera 1919; cfr. L. Fassò, in Giorn. storico della lett. ital., LXXVI (1920), pp. 362-64; P. Pecchiari, Un geniale ed eroico funzionario dell'Ospedale Maggiore di Milano: l'avv. G. B., in L'Ospedale Maggiore, 1925, n. 12, pp. 115-21; C. Tomaselli, L'ode celebre di un poeta sfortunato, in La Lettura, 1925.

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