ALARIO, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1 (1960)

ALARIO, Giuseppe

Antonio Balducci

Nacque a Moio della Civitella (Salerno) il 29 nov. 1765 da Antonio e da Elena Pilerci (dagli atti processuali: Maddalena Pilercio); compì gli studi nel seminario diocesano di Capaccio, e fu sacerdote. Prese parte ai movimenti rivoluzionari della fine del secolo; fu quindi arrestato, e per sei anni dovette vivere in esilio a Marsiglia. Rientrò in Italia al seguito delle truppe francesi, in qualità di loro cappellano. Nel 1812 fu nominato parroco di S. Veneranda in Moio della Civitella, ma anche in tale ufficio, più che pastore di anime, rimase un cospiratore e venne presto sospeso dal suo vescovo. Fondò infatti in Moio la carboneria, istituendo la vendita "Liberi Filantropi velini", e fu eletto deputato alla gran dieta carbonara di Salerno e segretario del senato dei grandi dignitari. Nel 1821 prese parte alla cospirazione contro i Borboni, incitando alla rivolta il popolo di Laurino. Il 26 ott. 1823 fu denunziato da Tommaso Stromilli di Gorga per aver fondata la "setta dei Maghi sotto la direzione del potentissimo diavolo"; il 29 ag. 1829 veniva condannato, per appartenenza alla setta dei Filadelfi, a 19 anni di ferri, alla multa di 500 ducati e alle spese del giudizio. Inviato all'isola di Ponza, a causa della cagionevole salute scontò solo in parte la pena, e poté ritornare al suo ufficio di parroco in Moio, ove morì l'11 maggio 1847.

Il comune di Moio, nel 1950, volle tramandare il ricordo del suo sacrificio con una lapide apposta sulla casa natale.

Non è esatta l'asserzione del Galzerano che l'A. abbia partecipato ai moti cilentani del 1828, perché sin dal 4 apr. 1825 era stato arrestato per i processi di Salerno e poi di Napoli (cfr. la deposizione resa alla Gran Corte Criminale di Salerno). Del pari erroneo appare il ricordo che A. Pizzolorusso, seguito alla lettera da M. Mazziotti e da G. De Crescenzo, fa di un Francesco Alario, parroco di Moio della Civitella, anch'egli patriota e carbonaro, che avrebbe incitato alla rivolta la popolazione di Laurino il 5 luglio 1820. Fu proprio Giuseppe, come già si è ricordato, che nel 1821 (e non nel 1820) tentò di sollevare quella popolazione; nè c'è memoria di un altro A. parroco di Moio dal 1812 al '47. E Giuseppe è l'unico menzionato nei verbali della gran dieta carbonara di Salerno del 30 luglio 1820 (pubblicati per la prima volta dallo stesso M. Mazziotti in Arch. stor. della prov. di Salerno, III [1923], pp. 79-83).

Fonti e Bibl.: Arch. parrocchiale di Moio della Civitella, Libro dei Battezz., a. 1765;Arch. di Stato di Salerno, Gran Corte criminale, Atti processuali, b. 73, fasc. 1252, voll. 5 e 6; Arch. di Stato di Napoli, Affari penali, a. 1829, n. 1211; A. Pizzolorusso, I martiri per la libertà italiana della provincia di Salerno, Salerno 1885, pp. 18, 69; M. Mazziotti, La rivoluzione del 1820 in provincia di Salerno, in Arch. stor. per la prov. di Salerno, II (1922), pp. 33, 134; Id., Documenti sulla rivoluzione del 1820 in provincia di Salerno, ibid., III (1923), p. 80, 83; P. Galzerano, Un patriota cilentano, G. A. in Rass. stor. salernitana, XIII (1952), p. 231; O. De Crescenzo, Diz. salernitano di storia e cultura, Salerno 1955, p. 9.

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