AMATO POJERO, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 2 (1960)

AMATO POJERO, Giuseppe

Giuseppe Maria Sciacca

Nacque a Palermo il 4 genn. 1863. Il padre, Francesco, curò con larghezza di mezzi l'educazione dei figli; l'A. studiò a Napoli legge e medicina, e a Pisa, ove si laureò, fisica e matematica. Viaggiò moltissimo e si stabilì in Palermo in seguito ad una malattia (angina pectoris) che lo costrinse ad una quasi assoluta immobilità per lunghi anni. Della casa palermitana, la villa Amato ai Giardini Inglesi, fece un famoso cenacolo, luogo di incontri di scienziati, filosofi, letterati e teologi; ebbe una corrispondenza animatissima con personalità culturali di tutto il mondo e non poche, da lui invitate, tennero per gli "amici"di villa Amato conferenze e discussioni di alto interesse. La continuità di queste riunioni gli suggerì l'idea di fondare la Biblioteca filosofica di Palermo, che ebbe attivissima vita per circa un trentennio (1910-1940) e alla morte dell'A., insieme con la sua ricchissima biblioteca personale, passò a far parte della Accademia di scienze lettere e arti, come Sezione di scienze filosofiche. Alle discussioni, nella Biblioteca filosofica, parteciparono studiosi italiani e stranieri come G. Vailati, F. Brentano, W. Lutoslawsky, C. Guastella, F. Orestano, A. Renda, P. Carabellese, V. Fazio-Allmayer, A. Gemelli, p. Gillet, N. Pende. G. Gensile, in tre successive comunicazioni, espose ai soci della Biblioteca le prime linee della sua filosofia.

Morì in Palermo il 30 sett. 1940. Restano dell'A. numerosi quaderni di appunti; di questi, sono editi i frammenti col titolo Esigenza critica e immortalità dell'anima,in Teoresi,II (1947), n. 1, pp. 35-48(a cura di C. M. Amato).

L'orientamento filosofico dell'A. era caratterizzato dall'esigenza della sintesi organica di tutti i contrari. Il puro razionalismo, secondo l'A., per la sua intrinseca immobilità concettuale e per lo spiccato intellettualismo, non può costituire il punto di incontro e di composizione delle affermazioni della scienza, della religione, dell'arte e della filosofia; non può giustificare i "punti di vista" delle varie discipline, d'onde le antinomie che soltanto in una visione spirituale e spiritualizzata della realtà trovano invece la loro armonica composizione metafisica. "C'è una metafisica da scoprire. I semplici osservatori e gli scienziati fanno osservazioni, ma i filosofi non sanno interpretarli metafisicamente". Capisaldi del suo "spiritualismo concreto" o anche "cristianesimo integrale" (come l'A. definiva la sua filosofia) erano: la dimostrazione razionale dell'esistenza di Dio; dell'immortalità dell'anima; della vita futura. Alla loro dimostrabilità dovevano contribuire tutte le scienze.

Bibl.: M. Fatta, G. A. P., in Riv. Filos. neoscol.,XXXII (1940), pp. 514-16; Commemorazione di G. A. P.,in Bollet. dell'Accad. di scienze e arti,Palermo 1945-46, pp.34-38; M. Fatta, G. A. P., in Teoresi,I (1946), n. 4,pp. 99-109; E. Garin, Cronache di filosofia italiana (1900-1943),Bari 1955,pp. 48-50;E. Di Carlo, Commemorazione di G. A. P., in Atti del XVIII Cong. Naz. di Filosofia,Palermo 1960, p. 21 e sgg.; G. M. Sciacca, A. P. G, in Encicl. filosofica,Firenze 1957, I, col. 162, col. 684.

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