D'AGATA, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 31 (1985)

D'AGATA, Giuseppe

Angelo D'Agata

Nacque a Catania il 10 marzo 1884, da Angelo e da Dorotea Rapisarda. Iscrittosi al corso di laurea in medicina e chirurgia presso l'università di Catania, vi frequentò i primi due anni, quindi si trasferì a Napoli. Fin dagli anni del corso universitario frequentò assiduamente i laboratori di anatomia, di patologia e di batteriologia, compiendo già allora ricerche originali, che gli valsero l'alta stima di colleghi e maestri: sono di questi anni i primi lavori sperimentali (Nota sul potere battericida del siero di sangue di un leucemico in relazione a quello del siero di persona sana, in Nuova Riv. clinico-terapeutica, X [1907], pp. 135-137, e Sopra un caso di gangrena gassosa: ricerche microbiologiche, in Arch. ital. di chirurgia, XXI [1908], pp. 181-85).

Nel 1908 conseguì la laurea con pieni voti, lode e pubblicazione della tesi; subito dopo, nell'istituto di clinica chirurgica di Napoli diretto da A. D'Antona, si interessò di ricerche clinico-sperimentali (Über die sogenanten gazerzeugenden Infektionen beim Menschen, in Centralblatt f. Bakteriologie, Parasitenkunde u. Infektionskrankheiten, LIV [1910], pp. 218-28; Sur la vaccination anticharbonneuse par des bacilles très virulentes préalablement mélangés dans le bouillon-culture du bacille pyocyanique, in Ann. de l'Institut Pasteur, XXIV [1910], pp. 330-336; Postoperative Resultate bei Behandlung des Angeboren. Pes equino varus nach dem Pascalever fahren, in Berliner Klinische Wochenschr., XLVII [1910], pp. 472 s.).

Nel 1909 vinse la borsa di perfezionamento per l'interno del ministero della Pubblica Istruzione e ne usufruì presso l'istituto di patologia generale di Pavia diretto da C. Golgi, ove poté acquisire larga base di razionale cultura scientifica nelle discipline di carattere fondamentale, e quel singolare rigore di analisi che emergono dalle sue pubblicazioni. Durante questo periodo condusse ricerche di morfologia, di fisiologia e di patologia cellulare (Sur les modifications de l'appareil réticulaire interne dans l'épithelium de la muqueuse gastrique, in Archives ital. de biologie, LIV [1911]. pp. 425-428; Perturbazione del metabolismo cellulare dei grassi [contributo allo studio della cosidetta degenerazione ed infiltrazione grassa], in Pathologica, III [1911], pp. 613 s.).

Nel 1912 conseguì la libera docenza in patologia generale e si trasferì a Pisa, nell'istituto di clinica chirurgica diretto da A. Ceci, dove fu nominato assistente e iniziò là carriera chirurgica pratica e scientifica. Sono di questo periodo i lavori sperimentali sulla chirurgia del pericardio (Experimenteller Beitrag zur Chirurgie und Physiopathologie des Pericards, in Arch. für klinische Chirurgie, IIC [1912], pp. 460-481; Sur quelques questions de physiopathologie du péricarde, in Archives ital. de biologie, LVIII [1912], pp. 378-387) e sull'infezione sporotricosica in occasione di un caso clinico di osteo-periostite necrotica del mascellare superiore (Nekrotisierende Osteoperiostitis sporotrichotica des Oberkiefers, in Berliner klinische Wochenschr., XLVII [1913], pp. 1747 ss.).

Nel 1913 vinse la borsa di perfezionamento per l'estero del ministero della Pubblica Istruzione e continuò i suoi studi in Germania, presso la clinica chirurgica di Berlino diretta da A. K. G. Bier, e in Austria, presso la clinica chirurgica di Vienna diretta da A. F. von Eiselberg. Tornato a Pisa, fu ancora per breve tempo nella clinica chirurgica, quindi durante il periodo bellico prestò servizio in vari ospedali militari. Nel 1915 conseguì la libera docenza in patologia speciale chirurgica dimostrativa.

In una serie di lavori che furono completati nella clinica chirurgica di Firenze, si interessò di ferite da arma da fuoco e dei loro reliquati (A proposito di alcuni casi di lesioni nervose per arma da fuoco, in Atti d. Accad. medico-fisica fiorentina, VI [1916], pp. 100-106; Sul trattamento della pseudoartrosi delle ossa lunghe reliquati di fratture di guerra, in Rendic. delle adun. dell'Acc. med.-fisica fiorentina, in Lo Sperimentale, LXXII [1918], pp. 373-394;. Nevrolisi del plesso brachiale e simpaticectomia periarteriosa dell'omerale in un caso di paralisi del plesso brachiale e sindrome causalgica per ferita da guerra, in Chirurgia d. organi di movimento, III [1919], pp. 55-70; A proposito di apparecchi immobilizzanti e traenti nel trattamento delle fratture di guerra, in Atti e rendiconti dell'Accademia medico-fisica fiorentina, in Lo Sperimentale, LXXII [1918], pp. 353 s.).

Nella clinica chirurgica di Firenze, diretta da E. Burci, il D. completò la sua maturazione scientifica e pratica: dalle corsie alla sala operatoria, dalle ricerche anatomo-patologiche, anatomiche, batteriologiche, compiute in vari istituti, all'addestramento didattico (Esperimenti di innesti etero-plastici di tiroide di basedowiani, ibid., LXXI [1917], pp. 392-404; Pseudoartrosi della tibia con estesa perdita di sostanza ossea, completamente riparata con innesto osseo libero autoplastico, in Clinica chirurgica, XXVI [1919], pp. 3 s.; Su un caso di micosi dovuta ad una nuova specie di Oospora, in Policlinico, sez. chirurgica, XXV [1918], pp. 80-87). Alla Oospora descritta in quest'ultimo lavoro fu dato il nome di Oospora d'Agatae (G. Pollacci-R. Nannizzi, I miceti patogeni dell'uomo e dégli animali, Siena 1923).

In considerazione del rapporto fra tumori e infiammazioni croniche studiò negli animali da esperimento la sorte degli elementi neoplastici fatti pervenire in organi e tessuti già in preda a un processo sporotricosico, mettendo in evidenza una separazione fra i due processi (Infiammazioni croniche e tumori sperimentali, in Tumori, IX [1922], pp. 263-277).

Nel 1921 vinse il concorso per la cattedra di patologia chirurgica di Camerino, dove fece subito apprezzare le sue qualità di insegnante e di chirurgo con una larga casistica operatoria e ricerche clinicosperimentali. Nel 1924 veniva chiamato per concorso alla cattedra di patologia chirurgica dell'università di Messina e dopo due anni, con voto unanime della facoltà, passava alla direzione della clinica chirurgica.

Durante il suo magistero, il D. fu autore di numerosi lavori di patologia e di clinica chirurgica riguardanti vari settori della specialità.

La numerosa casistica di infezioni gassogene occorse alla sua osservazione, studiate dal punto di vista sia microbiologico sia clinico, gli consentì di isolare bacilli appartenenti al gruppo dell'edema maligno, a quello del perfrigens e a quello dei putrificanti; di provare negli animali da esperimento la patogenicità di tutti i germi isolati, di dimostrare la non corrispondenza fra quadro anatomo-clinico e germe isolato per la capacità di uno stesso germe di provocare quadri clinici differenti (Infezioni gassogene nell'uomo; gangrena gassosa, edema gassoso, flemmone gassoso, necrobiosi putrida gassosa, in Gazz. intern. di med. e chirurgia, VI [1921], pp. 132-46; Necrobiosi putrida gassosa, in LoSperimentale, LXXV [1921], pp. 119-130).

In ortopedia, degno di particolare menzione fu il caso di amputazione dell'artosuperiore seguita da cineplastica primaria con "forcipizzazione" del moncone antibrachiale, intervento eseguito in un soggetto con gravi lesioni ossee della mano e del carpo di sinistra con multiple localizzazioni fistolizzate delle parti molli di natura tubercolare, per cui usò appunto la tecnica di "forcipizzazione" indicata da V. Putti, creando sul moncone di avambraccio una specie di pinza a branche corte (Cineplastica primaria con forcipizzazione del moncone antibrachiale, in Chir. degli organi di movimento, VII [1923], pp. 104-107).

Eseguì la chirurgia ricostruttrice dell'apparato locomotore specie in ragazzi con postumi di paralisi infantile (piede torto-varo-equino, piede cavo-varo-equino, piede equino ecc.), praticando nei diversi casi l'allungamento del tendine di Achille secondo la tecnica di Bayer, oppure metodi di plastica tendinei utilizzando un tendine sano antagonista (trapianto tendineo attivo di Hoffa o processo discendente di Vulpius), oppure utilizzando tendini artificiali di seta secondo la tecnica di Lange, e ricorrendo anche quando necessario all'artrorisi anteriore con innesto di una stecca ossea impiantata nel corpo dell'astragalo (Chirurgia ricostruttiva dell'apparato locomotore, in Giorn. di med. militare, LXXXI [1933], pp. 947-952).

In chirurgia addominale esegui una estesa resezione del fegato in un caso di cavernoma epatico, utilizzando la sutura intraepatica immediata e ricoprendo la superficie cruenta di sezione con un lembo di omento (Angiocavernoma hepatis. Resezione delfegato. Guarigione, in Rass. intern. di clinica e terapia, XI [1930], pp. 1-7).

Vasta fu pure la sua casistica di nefrectomie per tubercolosi renale, eseguite sempre dopo uno studio meticoloso della funzionalità renale (Aproposito di un caso di litiasi e tubercolosi renale concomitante, in Riforma medica, XXXVII [1921], pp. 1195-1197; Sulle cure post-operatorie nei nefrectomizzati per tubercolosi renale, in Boll. d. Soc. Eustachiana, XIX [1921], pp. 94ss.); ancora, in casi di rene mobile operò la nefropessia secondo il metodo Burci e in quelli di calcolosi renale, il più delle volte, la pielotomia praticando una incisione angolare smussa allo scopo di ottenere una maggiore e sufficiente apertura del bacinetto facilitante l'estrazione anche di grossi calcoli (Pielotomia per calcolosi renale, ibid., pp. 5-11; A proposito della sutura del bacinetto dopo pielo-litotomia, ibid., XXII [1924], pp. 150-155).

Il D. operò generalmente la prostatectomia in due tempi, praticando la cistostomia quale operazione preliminare, spesso con l'impiego di un sifone ipogastrico con sacchetto a clessidra (Sifone ipogastrico con sacchetto a clessidra specialmente indicato nella cistostomia preliminare alla prostatectomia, ibid., XX [1922], pp. 7 ss.).

Inoltre eseguì amputazioni del retto per adenocarcinoma con il metodo cocciperineale di Kocher (in un caso fu costretto ad asportare, insieme al retto, la prostata e le vescichette seminali per la diffusione a tali formazioni della neoplasia: Amputazione del retto e prostato-vescicolectomia totale. per concomitante processo neoplastico e tubercolare, in Arch..ital. di chirurgia, VI [1922], pp. 602-618; Chirurgia dell'ano e del retto, in C. Alessandri - L. Torraca, Trattato di tecnica operatoria., IV, Milano 1949, pp. 269-332).

Si interessò anche di chirurgia plastica e di trapianti ossei (Presentazione di malati operati di rinoplastica, di innesto osseo omoplastico e di amputazione cinematica, in Riv. sanitaria siciliana, XIV [1926], pp. 796-804; Rinoplastica col metodo di rotazione della guancia, in Policlinico, sez. pratica, XXXIV [1927], pp. 168s.).

Il D. appartenne a numerose società e accademie scientifiche. Morì a Messina il 6 maggio 1951.

Bibl.: B. Baroni, G. D., in Arch. ital. di chirurgia, LXXIV (1951), pp. 481 ss.

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