FABIANO, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 43 (1993)

FABIANO, Giuseppe (Bepi)

Teresa Zambrotta

Nacque a Trani (Bari) il 7 apr. 1883 da Emanuele e da Giustina De Felice, ultimo figlio ed unico maschio dopo cinque femmine. Nel 1888, per le difficili condizioni economiche, il padre si trasferì con la famiglia a Maniago del Friuli. L'anno seguente andò a vivere a Treviso presso lo zio paterno Pasquale e lì studiò fino al completamento delle scuole tecniche. Nel 1900 si iscrisse all'accademia di belle arti di Venezia, allievo di Guglielmo Ciardi, vivendo tra Venezia e Treviso. Nel 1903 interruppe il corso senza diplomarsi, preferendo sperimentare un personale percorso di formazione.

Del periodo 1901-1908 sono noti alcuni bozzetti e paesaggi ad olio (ripr. in B. F., 1970), di impronta ciardiana e poi via via più autonomi, come Adamo ed Eva (1904) e un Paesaggio del 1908 (Museo civico di Treviso), "con pochi passaggi chiaroscurali più da fantasia che da insegnamento accademico..." (Artisti trevigiani.., 1983, p. 25).

Tra il 1905 e il 1906, per un periodo di circa un anno e mezzo, fu a Milano dove si legò di stretta amicizia con U. Valeri. Per naturale predisposizione, sotto l'influenza dell'amico, maturò il suo orientamento deciso verso la caricatura e l'illustrazione. Nel 1907 partecipò alla prima Mostra d'arte trevigiana.

I titoli delle opere esposte (Modellina, Siora Beta, Sorriso, Elda) mostrano "un'attenzione portata sull'atteggiamento e sull'espressione e comunque orientata sui personaggi" (Manzato, in Pittura a Treviso..., 1990, p. 273).

In questa occasione strinse amicizie che si riveleranno durature nell'ambiente intellettuale e artistico trevigiano; tra queste, si ricordano quelle con A. Martini e G. Rossi, A. Malossi, G. Comisso, S. Cancian (di cui eseguì un ritratto, ripr. ibid., p. 275), Ciro di San Cristoforo, T. Serena (ma cfr. Artisti trevigiani..., 1983).

Nel 1911 il F. si trasferì a Parigi, dove rimase fino allo scoppio della prima guerra mondiale.

Caricaturista già formato, più orientato alla caratterizzazione che alla deformazione, aggiornò la sua cultura a livello internazionale avvicinandosi, più che ai pittori, ai migliori tra i disegnatori, illustratori e cartellonisti: B. Paul, A. Delannoy, J.L. Forain e ancora L. Cappiello, L. Balestrieri, J. Chéret e C. Sacchetti. Durante gli anni del soggiorno parigino lavorò per numerosi editori e prestigiosi giornali: Le Monde musical, Les Hommes du jour, La Lanterne, L'Humanité, Les Droits de l'homme, dove fu collega di Paul e Th. A. Steinlen, La Gazette de la capitale et du Parlement.Nel 1912 arrivarono a Parigi gli amici A. Martini e G. Rossi, per partecipare al Salon d'automne. A questa occasione viene fatta risalire la conoscenza con A. Modigliani.

M. Biancale, a proposito dei pastelli presentati dal F. alla Biennale di Venezia del 1930, parla di un "...senso caricaturale contenuto in una linea di deformazione più interiore che esteriore ...". A coloro che sono oggi eccessivamente "emballés di Modigliani, diremo che l'ambiguità un po' perversa di certe donne modiglianesche ha un precedente assai chiaro in certe adolescenti fabianesche" (cfr. B. F., 1970, p. 15).

Sempre nel 1912 il F. partecipò a Treviso alla Mostra italiana d'arte umoristica e di caricatura, in cui esposero, con oltre 500 opere, numerosi artisti di livello internazionale. Nel 1913 fu ammesso alla Société des dessinateurs humoristes, fondata a Parigi nel 1903. L'anno seguente, a causa della guerra, tornò a Treviso. Espose nel 1915 alla Mostra d'arte trevigiana alcuni disegni colorati. In Francia aveva recuperato il senso del colore, come dimostrano i pastelli degli anni successivi. Nel 1915 collaborò al giornale di guerra La Giberna e fondò, sempre nello stesso anno, gestendolo completamente, il giornale di caricature locali Oci e nasi, con il quale iniziò il suo impegno come giornalista e critico d'arte. Tra il 1917 e il 1918 visse per un certo periodo a Lecco, con la sorella Maria e poi, nel 1918, fu di nuovo a Treviso.

Collaborò alle varie riviste cinematografiche, teatrali, letterarie dell'immediato dopoguerra, quali In Penombra (1918-19), Comoedia, Novella (entrambe rilevate da Mondadori nel 1921-22), Le Scimmie e lo specchio (iniziata nel 1923), Simpaticissimus; collaborò inoltre alle illustrazioni per la collana di umorismo Fauno giallo, edita a Roma nel 1926 per le edizioni d'arte Fauno (cfr. Pallottino, 1988). Nel 1919 si recò a Roma per la prima volta, e, sempre interessato alla satira politica, tentò, senza successo, di stabilire una collaborazione con Il Popolod'Italia (cfr. Màdaro, in B. F., 1970, p. 21). Nel maggio di quell'anno espose, in una personale da Bragaglia a Roma, ventisette quadri che suscitarono l'apprezzamento della critica (cfr. Il Piccolo, Roma, 29-30 maggio 1919; La Tribuna, Roma, 26 maggio 1919).

Nel 1920 tornò per un breve periodo a Treviso, dove sul settimanale locale La Riscossa stroncò la II Mostra d'arte trevigiana, a cui pure aveva partecipato: ne scaturì un'astiosa polemica sulle pagine del Risorgimento (26 ott. 1920) e de Il Piave (27 ott. 1920; cfr. B.F., 1970, p. 23). Si trasferì subito dopo a Roma, dove stabilì rapporti con artisti come C. Socrate, A. Trombadori, N. Bertoletti e L. Cecchi Pieraccini. Si legò con la pittrice Deiva De Angelis con cui si sposò poco prima della morte di lei, avvenuta il 24 febbr. 1925.

Nel 1921 fu presente alla I Biennale romana con i pastelli Ragazze al balcone, La donna che si sveste, L'amante del cuore, che attirarono l'interesse di L. Somarè.

La sua preferenza per il pastello provoco qualche critica. Intervistato da M. Biancale, (cfr. B.F., 1970, p. 27) rispose: "Che cosa è rimasto della mia natura pugliese? Un desiderio di finezze cromatiche alla Toma: tutto il resto l'ho appreso fuori e l'ho meditato qui a Roma. Mi confinano tra i disegnatori, sciagurati! E Degas dunque era solo un disegnatore? E il tono d'un rosso o d'un blu cambia solo per il fatto che è dato a pastello invece che ad olio? Mi si rimprovera d'esser sempre uguale. Avrò da cambiare anch'io o, come si dice, da svilupparmi. La mia tipologia è vieta e di maniera? Cosa volete, è la mia piccola cifra. Mi identificate subito? Tanto meglio. Sono illustrativo e decorativo? Precisamente: tutta la pittura è così...".

Nel 1922 diventò redattore artistico de Il Mondo, fondato in quell'anno, e si iscrisse all'albo dei giornalisti. Nel 1923 espose alla II Biennale romana i pastelli Autoritratto, Simona, Ritratto. Nel 1925 alla III Biennale romana fu presente con una serie di ritratti.

Subito dopo la morte della De Angelis, per circa un anno visse tra Lecco e Milano, dove si inserì nell'ambiente dell'editoria e dell'arte e allestì mostre personali. In questo periodo appoggiò ed inserì nell'ambiente letterario milanese G. Comisso, che era appena agli inizi della carriera. Tenne nel 1926 una personale in una saletta della galleria "L'esame", in cui presentò dodici pastelli. Partecipò nello stesso anno alla II Mostra del Novecento a Milano con varie opere, tra cui Giovinetta con natura morta del 1925 e Donna con ventaglio del 1927 (Artisti trevigiani..., 1983, p. 29).

Nell'autunno del 1926 tornò a Treviso per stabilirvisi. L'inaugurazione, riferita dalle cronache locali, dello studio-abitazione, chiamato "la bomboniera", gli riportò intorno gli amici, più cari. Nel 1928 espose alla I Mostra veneta dell'artigianato a Treviso e alla XIX mostra Opera Bevilacqua La Masa a Ca' Pesaro a Venezia; nello stesso anno presentò Lia alla XVI Biennale di Venezia.

Collaborò in quel periodo a La Lettura per il tramite di O. Vergani e a L'Italia letteraria (cfr. B. F., 1970, p. 39).

Nel 1929 partecipò alla II Mostra dei Novecento italiano. Sposò nello stesso anno Paola Carrari di Treviso, impiegata dei telefoni, da cui ebbe nel 1930 il primogenito Fabio e nel 1933 Fausto, che morì dieci mesi dopo per complicazioni polmonari.

La moglie e il figlio Fabio diventarono in seguito i soggetti preferiti dei ritratti del Fabiano.

Nel maggio 1929 tenne una personale alla galleria Bardi di Milano, dove fu presentato da G. Comisso. Espose ancora con i Sindacati veneti a Padova e all'VIII Mostra d'arte trevigiana pastelli con animali, altro soggetto a lui congeniale. Nel 1930 espose alla Biennale di Venezia alcuni disegni e pastelli e nel 1931 partecipò alla I Quadriennale nazionale d'arte di. Roma con La nonna. Nel 1932 fu presente alla XVIII Biennale di Venezia con Il piccolo suonatore di flauto (Museo civico di Treviso). Nell'ottobre-novembre del 1933 alla IX Mostra trevigiana d'arte gli fu dedicata una sala personale in cui presentò diciotto opere. Lanno seguente alla XIX Biennale di Venezia espose La convalescente.

Giungeva a maturazione un percorso che, partito, come notava il Màdaro (in B. F., 1970, p. 63; cfr. ripr. della Colomba, p. 62), da "una lunga serie di studi di animali (culminata forse nella palpitante "colomba" del 1925), gli permetteva d'impadronirsi definitivamente della tecnica, consentendogli poi di dedicarsi al suo soggetto di sempre: la figura umana - spesso muliebre - ed il ritratto. La lunga serie di figure femminili "Il nudoc la "Pensosa", il "Ritratto col nastro di velluto", la "Ragazza col cappellino in grembo", la "Signora col ventaglio", la "Fanciulla che legge" ed altre ancora), datate 1927, costituiscono il nucleo di tutta l'opera dell'artista ... [fino] a quelli che... possono essere considerati i suoi veri capolavori... "Ritratto di Giovanni Comisso" del 1929 e "Montanarino" del 1931" (le opere sopra citate sono ripr. in B. F., 1970). Lo stesso Màdaro (ibid.) vede il "periodo buono" del F. fino al 1936 circa, anno in cui si trasferì a Padova per seguire la moglie, promossa ad un livello superiore nell'ambito del suo impiego. Qui egli trovò difficoltà ad inserirsi e condusse una vita sempre più ritirata, rinunciando ad esporre ma proseguendo, invece, una incessante attività come illustratore di libri (Castellan, 1992). Le opere realizzate da questo momento sembrano perdere solidità costruttiva.

Il F. morì a Padova il 17 apr. 1962.

Il volontario ritiro fece dimenticare per lungo tempo la sua attività, fino alla prima pubblicazione monografica del 1970. Da allora l'interesse della critica è andato progressivamente aumentando. Il Museo civico di Treviso conserva alcune sue opere tra cui si ricordano: Giovinetta, 1925, Ragazzo, 1931, Convalescente, 1931.

Fonti e Bibl.: Oltre ai cataloghi delle mostre citate nel testo cfr. V. Costanfini, La pittura italiana, Milano 1934, p. 327; U. Nebbia, La pittura del Novecento, Milano 1946, pp. 226, 243; B. F., a cura di L. Menegazzi-A. Màdaro-F. Batacchi ir., Treviso 1970 (con bibliografia); Disegni del XX sec. (catal.), a cura di F. Di Castro, Roma 1980, p. 90; P. Pallottino, in Gli anni Trenta (catal.), Milano 1982, pp. 587 s.; M.R. Frattini, B.F. nella cultura artistica trevigiana del primo Novecento, tesi di laurea, Università degli studi di Padova, Fac. di magistero, a.a. 1982-1983; Artisti trevigiani della prima metà del Novecento (catal.), a cura di L. Bortolatto, Treviso 1983, pp. 21, 23, 25, 29, 132 s. e passim, figg. 73 s.; M. Goldin, Incisori trevigiani del Novecento, Treviso 1987, pp. 32, 43, 86, 109; P. Pallottino, Storia dell'illustrazione ital., Bologna 1988, ad Indicem; E. Manzato, B. F. (1883-1962) (catal.), Treviso 1989 (cfr. recens. di M. Quesada, in Beni culturali e ambientali, IV [1989], 5, p. 59); E. Manzato, in Pittura a Treviso tra le due guerre (catal.), a cura di M. Goldin, s. I. [ma Treviso] 1990, pp. 193, 273 ss.; L. Coletti [1930-31], ibid., pp. 382 ss.; E. Castellan, in La pittura in Italia. Il Novecento/i, II, Milano 1992, p. 878; G. Dal Canton, ibid., I, pp. 276, 305; F. Pagnotta, in M. Verdone-F. Pagnotta-M. Bidetti, La casa d'arte Bragaglia 1918-1930, Roma 1992, pp. 154 ss.; A.M. Comanducci, Diz. dei pittori, disegnatori, 1962, II, p. 653; H. Volimer, Künstlerlexikon..., II, p. 66.

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