FELICI, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 46 (1996)

FELICI, Giuseppe

Francesca Bonetti

Nacque a Cagli nel 1839 da Crescentino, ricco possidente originario di Castel Leone, e da Maria Ubaldi. Dopo gli studi nel campo delle lettere, della musica e delle scienze, lavorò nel corso del 1859 come apprendista presso la cancelleria criminale di Cagli. Nell'ottobre 1860 si trasferì a Roma, presso l'abitazione del padre e della sorella, in via Ripetta 70 (Roma, Archivio Roberto Felici, lettere del vescovo di Cagli e Pergola Bonifazio Cajani, in data 22 marzo 1860 e 15 dic. 1862). Era suo intento approfondire gli studi presso il conservatorio di S. Cecilia e intraprendere la carriera musicale, ma cominciò ben presto a frequentare anche il Circolo artistico di via Margutta, "dove la suggestione degli invasati della fotografia, in continua gara tra loro, finì per avviarlo per tutt'altra strada" (Negro, 1956, p. 253).

La passione per la fotografia, d'altra parte, doveva essere cominciata per il F. molto presto, grazie ai suoi interessi scientifici e alle sue curiosità in campo tecnologico.

Ricevute le prime istruzioni sull'uso della macchina fotografica da un esperto amico proveniente da Parigi, cominciò così, come accadde per molti dilettanti dell'epoca, a riprendere alcune vedute della campagna romana subito fuori dalle mura Aureliane, con una macchina di fattura francese e con l'obiettivo rivolto verso gli aspetti più pittoreschi e rustici del paesaggio o verso i luoghi maggiormente carichi di suggestione, come S. Agnese fuori le Mura, S. Giovanni in Laterano, i colli Albani.

Pochissime sono le lastre al collodio di questi primi anni di sperimentazione che si conservano tra i diversi materiali storici dell'Archivio fotografico Felici a testimonianza di un'attività molto precoce e parallela a quella di professionisti illustri - quali A. D'Alessandri, T. Cuccioni, J. Anderson, G. Altobelli, P. Molins, R. Macplierson, P. Dovizielli - affermatisi a Roma fin dai primi anni dell'età del collodio.

Tra le più antiche fotografie sicuramente databili, ed eseguite dal F. durante alcuni suoi viaggi e soggiorni nella città prima del trasferimento definitivo nel 1860, è quella ripresa a piazza di Spagna nel 1857 durante l'inaugurazione da parte di Pio IX della colonna dell'Immacolata Concezione (Mostra..., 1953, p. 41, n. 26; la lastra è stata ristampata in occasione della mostra, senza catalogo, Da Pio IX a Pio XII. Cent'anni di Vaticano dall'Archivio Felici, organizzata dal Centro Diaframma e dall'Agfa Gevaert e curata da F. Fornaciari Perrone. presso la Galleria S. Fedele di Milano dal 6 al 31 maggio 1986). Fu quasi per caso e per il successo riscosso da alcuni ritratti di zuavi pontifici, ripresi nei primissimi anni Sessanta, che il F. intensificò sempre più la sua attività di dilettante, passando al professionismo nel 1863 con l'apertura dello studio. in via Ripetta igi, nei pressi della fontana della Botte (Negro, 1943), dove precedentemente era stato attivo il fotografo Farelli (cfr. Becchetti, 1983, p. 305). Risale certamente al 1874-75 il trasferimento del F. nella prestigiosa sede di via del Babuino, dove risiedette con la famiglia fino alla morte (1923) e dove i figli Alberto ed Arturo, acquistando in seguito i locali del pianterreno, aprirono il negozio con tre vetrine sulla strada (foto in Giornale d'Italia, 1967) nel quale si svolse l'attività commerciale della ditta fino al 1985 (cfr. Guida commerciale ... per l'anno 1875, Roma 1874, p. 160, dove il F. appare con l'indicazione dei due indirizzi via Ripetta 191 e Babuino 76).

Intorno al 1870 il F. aveva sposato Elvira Marchetti, figlia dell'incisore Domenico, attivo presso la Calcografia camerale. Dal matrimonio nacquero cinque figli: Alberto, che ereditò dal padre la professione di fotografo, Gabriella, Arturo (che si occupò dell'amministrazione dello studio fotografico), Tullio (che fu fratello delle Scuole cristiane) e Mario, che fu invece ingegnere, capo tecnico della Scuola pratica di agricoltura (per quest'ultimo cfr. anche Guida Monaci, 1923, pp. 666, 1300).

L'affermazione professionale del F. e la fitta rete di rapporti che egli strinse, anche sul piano personale, con numerosi artisti - musicisti, compositori, cantanti e attori, pittori e incisori - dei quali ci sono giunti tra l'altro numerosi ritratti (Mostra..., 1953, pp. 80, 84 s., 87, 93, 95, 98 s., 110; Roma dei fotografi..., 1977, n. 104) fecero si che il F. fosse premiato, nel 1874, con una medaglia del Circolo promotore partenopeo G.B. Vico di Napoli, onorificenza che da quell'anno è documentata sui cartoni di supporto delle sue fotografie.

È del 1878 un avviso pubblicitario in cui il F., promuovendo la propria attività, dà notizia dei soggetti disponibili nel proprio atelier - riproduzioni, vedute di Roma e dintorni, statue nei musei e costumi -, oltreché dei formati e dei relativi prezzi (Album delle case nazionali di commercio raccomandate, in Guida commerciale ... della città e provincia di Roma, Roma 1878, p. 40).

Questa prima fase dell'attività professionale del F. durante la quale, con dichiarati fini commerciali volti in particolare ai visitatori e turisti stranieri, egli si dedicò anche alla veduta e alla fotografia di genere, è documentata tra l'altro dal catalogo dello Studio fotografico G. Felici, Vedute stereoscopiche e per proiezioni di Roma e d'Italia (Roma 1902), un repertorio di circa 1300 fotografie (cfr. Becchetti, 1983). È molto probabile che un gruppo di ritratti in studio di contadini e popolani della campagna laziale, eseguiti dal F. intorno al 1870 (cfr. Pepe, 1985; le fotografie furono ristampate anche in occasione della mostra milanese del 1986) siano riproduzioni eseguite dal F. - secondo una prassi molto diffusa tra i professionisti dell'Ottocento - da fotografie di altri autori romani degli anni Sessanta, come confermerebbero sia i soggetti, molto vicini a quelli delle serie dei costumi di C.B. Simelli, F. Lais, A. Marianecci, sia i numeri che si leggono nelle immagini e che sembrerebbero rimandare proprio alla serie del Simelli (cfr. Becchetti, 1983, pp. 28-32, 160 n. 145).

Con il passare degli anni il F. si orientò sempre più verso un'attività di carattere ufficiale, nella quale si distinse in maniera particolare, oltre che come ritrattista, per alcune campagne fotografiche di notevole interesse storico documentario.

Tra queste si ricordano le immagini riprese il 14 febbr. 1875, a Roma, in occasione del banchetto offerto a Garibaldi dalle Società operaie al Corea, note attraverso diversi esemplari, alcuni dei quali con la firma di Pacifico Tagliacozzo e con le scritte "Diritto d'autore - P. Tagliacozzo" e "Stabilimento G. Felici - via del Babuino n. 76" (indicazioni che ci illuminano sul diverso ruolo ricoperto in questo caso dal F., titolare dello studio fotografico e distributore delle immaginì, eseguite però da un altro operatore). Sono da ricordare anche le istantanee dell'inaugurazione della XVII legislatura, apparse su La Tribuna illustrata del 14 dic. 1890 (cfr. Becchetti, 1983, p. 45).

Nel 1870 il F. realizzò la Collezione istorica dei concili ecumenici, serie di fotografie da disegni di V. Vecchi (ibid.) e nel 1888 l'importante serie fotografica all'Esposizione mondiale vaticana, organizzata in occasione del giubileo sacerdotale di Leone XIII, per la quale, su proposta della commissione giudicatrice, il F. fu premiato con medaglia d'oro. Fu lo stesso Leone XIII che, in seguito all'eccellente servizio reso in tale occasione, lo nominò "fotografò pontificio".

Nel maggio 1892 il F. ricevette dall'Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti delle province di Aquila, Roma e Chieti l'incarico relativo alla "riproduzione fotografica delle parti dell'edificio del corpo di guardia del forte S. Angelo che si dovevano Scomporre, ma conservare", a testimonianza dei lavori di scavo e di ristrutturazione del ponte S. Angelo e delle sponde del Tevere in prossimità del castello.

Le fotografie, che il F. eseguì tra il mese di maggio e il 18 nov. 1892 seguendo le indicazioni di A. Cuboni, assistente ai lavori del ponte Elio, costituiscono un significativo esempio di dettagliata documentazione di uno scavo. Furono poi oggetto di una interessante querelle contrattuale tra il F. e il ministero della Pubblica Istruzione, che, rivendicandone l'assoluta proprietà, gli ingiunse la consegna, oltre che delle diverse copie positive, anche delle relative lastre, già commissionategli nei formati "stranormale" (cm 30 × 40) e "normale" (cm 21 × 27). La questione - che evidenzia chiaramente l'attenzione e la sensibilità del F. verso il problema del diritto e del riconoscimento dell'"autore" di un'immagine - si risolse infine con la consegna da parte del fotografo (al quale fu anche vietata la possibilità di trarne copie per la vendita al pubblico) di tutte le lastre, ancora conservate oggi presso l'Istituto centrale per il catalogo e la documentazione di Roma (Contardi, in Castel S. Angelo, 1993).

Nel igoi il F. ricevette la concessione del diritto di esclusiva sulle immagini relative al pontefice e alla sua corte, fatto che modificò quasi radicalmente l'attivita dello studio fotografico, assorbito dall'impegno di seguire, quotidianamente, tutti i fatti salienti della vita in Vaticano, anche negli aspetti meno ufficiali.

Tra gli avvenimenti fotografati si ricordano: la visita dell'imperatore Guglielmo II a Leone XIII (3 maggio 1903), l'elezione di papa Pio X (agosto 1903), il conclave che elesse Benedetto XV (194) e inoltre consacrazioni di vescovi, celebrazioni e udienze; missioni pontificie, ritratti, ufficiali e non, di papi, alti prelati, principi ecclesiastici e loro familiari. L'Archivio fotografico Felici raccoglie un repertorio di inimagini, unico nel suo genere, di singolare rilievo per la ricostruzione della storia della Chiesa nell'ultimo secolo.Il F. mori a Roma il 12 marzo 1923.

Fin dai primi anni del Novecento si era affiancato al F. nella missione documentativa della Curia romana il figlio Alberto (Roma, 8 sett. 1871-17 febbr. 1950). Tra gli eventi più importanti da lui fotografati si ricorda in particolare la firma dei Patti lateranensi (11 febbr. 1929). Questo avvenimento segnò l'inizio dell'attività ufficiale del figlio Luigi (Roma, 19 ott. 1907-27 ott. 1972), nato dal matrimonio di Alberto con Caterina Sneider (figlia di Costantino, architetto e ingegnere dei Sacri Palazzi apostolici, e di Ersilia Gnaccarini, a sua volta figlia dello scultore Filippo). Entrambi assolsero il loro compito, oltre che con un alto livello di professionalità, con un rigore ed un senso di responsabilità che li ha resi preziosi e insostituibili collaboratori nella diffusione a livello intemazionale dell'immagine del Papato e della Curia romana.

Nel 1931 Luigi riprese l'esperimento di onde corte eseguito da G. Marconi sui tetti del palazzo vaticano alla presenza di Pio XI (Fornaciari Perroni, 1986, pp. 66 s.). Durante il pontificato di Giovanni XXIII cominciò a seguire il papa nei diversi pellegrinaggi; successivamente continuò con gli altri pontefici, in particolare con Paolo VI, finché nel 1978 venne istituito un servizio fotografico legato all'ufficio stampa del Vaticano, iniziativa che mise fine alla concessione in favore della ditta Felici dal 1901.

Degli altri figli di Alberto Rodolfa (Roma, 14 sett. 1909) lavorò nell'amministrazione della ditta che aveva sede nello studio fotografico di via del Babuino 74-75 (Guida Monaci, 1923, p. 871; 1951, p. 699; 1973, n. 5610), ove si svolgeva soprattutto l'attività commerciale, mentre per la parte più prettamente operativa Alberto e Luigi ebbero a loro disposizione un laboratorio all'interno del Vaticano. Dal 1985-86 lo studio, sempre di proprietà Felici, continua l'attività col titolo di "Fotografia pontificia" nell'attuale sede di via degli Scipioni 53, dove si conservano ormai soltanto le negative relative agli avvenimenti dal 1948. Non si conosce l'ubicazione della produzione precedente che comprendeva lastre di vario formato alla gelatina di bromuro d'argento e alcune lastre al collodio.

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. Roberto Felici; Arch. di Stato di Roma, Congregazione del Buon Governo (1592-1870), b. 44, Carte di Polizia, s. I, 1816-1870: Nota dei fotografi e stabilimenti fotografici esistenti nei vari rioni di Roma [1866-67]; Guida Monaci, 1871, p. 192; L. Borsari, Delle recenti scoperte relative al ponte Elio ed al sepolcro di Adriano, in Notizie degli scavi di antichità, 1892, pp. 15 fig. 3, 419 fig. 6, 421 fig. 7, 422 fig. 8; R. Lanciani, The ruins and excavations of ancient Rome. A companion book for students and travellers, Cambridge 1897, p. 23 fig. 11; S. Negro, Seconda Roma 1850-1870, Milano 1943, pp. 399 s.; F. Raffaelli, Fece carriera rinunciando alle gambe del "bal tic-tac"... e fu fotografo del papa, in Il Momento, 1º marzo 1950, p. 5; Mostra della fotografia a Roma dal 1840 al 1915, a cura di S. Negro, Roma 1953, pp. 24 s., 41, 55, 80, 84 s., 87, 93, 95 s., 98 s., 101, 110, 191, 203, 296, 299 ss., 303 ss., 312, 316 s., 327, 332 s., 335, 338-344) 348 s.; S. Negro, Album romano, Roma 1956, pp. 146 s., 218, 252 s.;M. Scacciavillani, Una dinastia di fotografi per un secolo di papato, in IlGiornale d'Italia, 21-22genn. 1967; Roma cento anni fa nelle fotografie del tempo (catal.), Roma 1971, P. 83 n. 10; G. Iorio, Un occhio in Vaticano, in IlMessaggero, 31 ott. 1972; Per quarant'anni fotografo pontificio. La morte di L. Felici, in L'Osservatore romano, 30-31ott. 1972; Roma dei fotografi al tempo di Pio IX 1846-1878 (catal.), Roma 1977, p. 47 e nn. 104, 175 s.;D. Helsted, Rome in early photographs, in History of photography, ottobre 1978, pp. 342, 345e fig. 11; L. Vitali, IlRisorgimento nella fotografia, Torino 1979, pp. 272 s. n. 204; W. Settimelli, Garibaldi. L'album fotografico, Firenze 1982, pp. 78-81 nn. 81-99; P. Becchetti, La fotografia a Roma dalle origini al 1915, Roma 1983, pp. 45, 181, 201, 203, 213, 231, 306, 350 s.; S. Pepe, I Felici: fotografi dei papi, in L'Illustr. ital., novembre 1985, pp. 96-105; F. Fornaciari Perrone, Storia di una scoperta, ibid., maggio 1986, pp. 56-71;M. Sanfilippo, Tutto cominciò in via Ripetta, in IlMessaggero, 6 maggio 1986; Le foto del Vaticano, in Gazzetta di Parma, 7 maggio 1986; P. Becchetti-L. Biancini-S. Buttò, Roma nelle fotografie della Raccolta Ceccarius presso la Bibl. Naz. di Roma, Roma 1991, pp. 76, 100; La fotografia a Roma nel secolo XIX. La veduta, il ritratto, l'archeologia, Atti del Convegno, Roma - palazzo Braschi, 12-13dic. 1989, Roma 1991, p. 112 n. 4;B. Contardi, in Castel S. Angelo. La memoria fotografica 1850-1904 (catal.), a cura di M. Mercalli-B. Contardi-A. Manodori, Roma 1993, pp. 20, 56-59, 71 (conulteriore bibliografia).

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