GHEDINA, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 53 (2000)

GHEDINA, Giuseppe

Flavio Vizzutti

Nacque a Cortina d'Ampezzo il 1° marzo 1825 da Gaetano, proprietario del rinomato albergo Aquila Nera, e da Maria Rosa Di Pol, primo di undici figli.

Grazie al benessere economico della famiglia, nel 1838 si iscrisse ai corsi dell'Accademia di belle arti di Venezia e, l'anno successivo, venne segnalato per la "copia della figura" (Scrocco, p. 17). Allievo di Ludovico Lipparini, Michelangelo Grigoletti e Francesco Lazzari, negli esami annuali riportò segnalazioni e premi tanto da essere annoverato tra i migliori studenti. Da tali maestri mediò l'amore profondo per la ritrattistica alla quale seppe sempre conferire un personale tono di pacato intimismo e di partecipazione psicologica. Conobbe e apprezzò anche la cultura artistica tedesca coeva tramite il fratello Luigi, che nel 1847 si era recato in Germania per frequentare l'Accademia di belle arti di Monaco di Baviera; molto probabilmente il G. soggiornò nella città tedesca e successivamente a Innsbruck.

Concluso nel 1844 il periodo di formazione veneziano, si spostò a Roma e, tra il 1848 e il 1849, fu un ardente patriota. Si distinse nella difesa della Repubblica Romana meritando una medaglia d'argento al valore.

Nel 1852 tornò a Venezia, dove frequentò il corso di estetica dell'Accademia riportando lusinghieri giudizi. Nello stesso anno gli fu conferita la medaglia d'oro nel concorso vinto con il dipinto Andrea Contarini costretto ad accettare il dogado (Venezia, Gallerie dell'Accademia, Depositi).

Nell'impianto figurativo e spaziale dell'opera, costruito con raffinata modulazione cromatica, accanto all'ammirazione per i grandi maestri della pittura del Cinquecento, affiora una sensibilità di tipo purista, peraltro ben riconoscibile in gran parte della pittura veneta degli anni Cinquanta e Sessanta dell'Ottocento.

Nel 1853 il G. tornò a Cortina d'Ampezzo dove, nello stesso anno, ricevette la commissione per eseguire gli affreschi raffiguranti la Madonna tra i ss. Rocco e Sebastiano e la Predica del Battista nella chiesa parrocchiale dei Ss. Filippo e Giacomo. A questi anni risalgono alcune gradevoli scene intimistiche di soggetto cortinese (Interno di casa ampezzana con figure, Il cavadenti…, Cortina, coll. privata) e diversi ritratti tra i quali quelli di Donna veneziana e di Donna ampezzana (Cortina, Cassa rurale e artigiana) spiccano per la schietta naturalezza della valenza psicologica resa con toni pittorici delicati, porcellanosi.

Intorno al 1860 il G. eseguì, per la chiesa di S. Giustina a Solagna presso Vicenza, gli affreschi con il Martirio e l'esaltazione di s. Giustina nel soffitto, e, ai lati del presbiterio, la Cena in Emmaus e il Risveglio di Elia nel deserto.

Nell'illustrazione delle vicende della martire, il G., memore della pittura di Raffaello e di Paolo Veronese, imprime alle scene un carattere monumentale cui si aggiunge un linguaggio figurativo d'impronta purista che ne accentua il nitore compositivo.

A questo stesso periodo appartengono i dipinti a fresco per il presbiterio della parrocchiale di Stevenà, in Friuli, raffiguranti gli Evangelisti entro medaglioni, e, in un grande tondo, l'Incoronazione della Vergine; quest'ultimo dipinto, in particolare, appare significativo per le evidenti implicazioni con la cultura nazarena, probabilmente filtrata tramite l'esperienza artistica del fratello Luigi.

Nel 1866 il G. fu nuovamente a Venezia, nel palazzo dei conti Papadopoli, per affrescare alcuni brani decorativi, perduti, raffiguranti Amleto e il Bagno delle pompeiane. L'anno successivo l'artista si stabilì nuovamente a Cortina dove rimase fino al 1872. A questo secondo soggiorno cortinese risale l'impresa pittorica più riuscita e di maggiore respiro dell'artista: la decorazione esterna della casa paterna progettata ed eseguita grazie all'aiuto dei fratelli Luigi e Angelo.

L'abitazione, da allora comunemente denominata "Ciasa de i pupe", è situata nel corso principale del centro ampezzano sul quale si affacciano le facciate affrescate con vigorose allegorie, gustose scene di genere locale e ritratti di personaggi illustri quali Raffaello, Dürer, Dante, Goethe.

Dal 1873 al 1877 circa, il G. fu ancora in Friuli; nel 1874 dipinse a fresco il soffitto del duomo di Tarcento con al centro l'Assunzione della Vergine e, ai lati, quattro medaglioni con gli Evangelisti (nella figura di s. Marco si riconosce tradizionalmente l'autoritratto dell'artista); nella cappella di S. Luigi Gonzaga, all'interno di questa stessa chiesa, affrescò la Confessione di s. Luigi Gonzaga a s. Carlo Borromeo, opera distrutta dal terremoto del 1976.

La grandiosa composizione dell'Assunta ripete lo schema compositivo della celeberrima opera di Tiziano nella chiesa dei Frari a Venezia; nella Gloria degli angeli si rivela inoltre la componente purista della pittura del G., non disgiunta da un raffinato senso decorativo.

A Udine, in seguito all'incendio che nel 1876 aveva fortemente danneggiato la loggia del Leonello, il G. fu incaricato di staccare l'affresco di G.A. de' Sacchis, detto il Pordenone, posto sotto la volta, e di sostituirlo con una copia; nel replicare l'opera, raffigurante la Madonna dell'uvacon tre angeli musicanti, il pittore rimase sostanzialmente fedele al prototipo cinquecentesco.

Tra il 1875 e il 188o vanno probabilmente situate le tre tele eseguite dal G. per la piccola chiesa di Vinigo presso Belluno (S. Rocco, la Madonna e santi, S. Osvaldo re), in cui la manifesta finalità didattica è resa con squillante cromia.

A partire dal 1877 il G. rimase quasi stabilmente a Cortina d'Ampezzo se si eccettua l'ultimo viaggio compiuto in Friuli nel 1883 per dipingere la pala con S. Giuseppe in gloria col Bambino e la consacrazione di s. Ermacora… nella chiesa di S. Antonio Abate a Feletto Umberto: un'opera che dal punto di vista stilistico e iconografico appare assai prossima a quella di analogo soggetto eseguita, in data ignota ma probabilmente prossima al dipinto friulano, per la chiesa parrocchiale di Cortina d'Ampezzo.

Nel 1880, a Pieve di Cadore, partecipò all'inaugurazione del Monumento a Tiziano per il quale aveva delineato il progetto del piedistallo. Tra il 1880 e il 1883, pur continuando a lavorare molto, assunse la direzione tecnica e amministrativa della Scuola d'arte di Cortina.

Tra il 1895 e il 1896 realizzò la sua ultima opera, la lunetta ad affresco con La Vergine tra le anime purganti posta all'ingresso della chiesa della Beata Vergine della Salute a Cadin, appena fuori dal centro cortinese.

Il G. morì a Cortina d'Ampezzo il 12 maggio 1896.

Il fratello Luigi nacque a Cortina d'Ampezzo il 23 sett. 1829. Nell'aprile del 1847 si trasferì a Monaco di Baviera per frequentare i corsi dell'Accademia di belle arti. Nel 1852 si iscrisse all'Accademia di belle arti di Venezia dove ottenne due primi premi nella sezione di pittura. Fervente garibaldino, nel 1859 si arruolò nei Cacciatori delle Alpi insieme con il G. e con l'altro fratello Angelo. Fu soprattutto pittore di paesaggi e animali della conca ampezzana, che interpretò con sensibilità utilizzando più la grafica che la pittura; tra le tante opere di Luigi, in gran parte conservate in collezioni private, si ricordano il disegno con Le tre cime di Lavaredo, l'olio con il Paesaggio montano e il ritratto del G. (Scrocco, rispettivamente figg. 154, 122, 109). Con i fratelli eseguì la decorazione a fresco della casa paterna a Cortina d'Ampezzo.

Morì a Cortina d'Ampezzo il 28 maggio 1900.

Fonti e Bibl.: G. Baldissera, La pieve di Tarcento. Memorie storiche, Tarcento 1933, p. 72; A.M. Comanducci, I pittori italiani dell'Ottocento, Milano 1934, p. 282; V.A. Doglioni, Mostra di arte figurativa degli artisti bellunesi dell'Ottocento, Belluno 1949, p. 92; G. Fabbiani, Chiese del Cadore, Belluno 1964, pp. 95, 98, 141; S. Moschini Marconi, Gallerie dell'Accademia di Venezia. Opere d'arte dei secoliXVII, XVIII, XIX, Roma 1970, p. 205; Arte poco nota dell'Ottocento nel Friuli Occidentale (catal.), a cura di A. Forniz, San Vito al Tagliamento 1971, p. 76; F. Mariotti, Cortina nei secoli. Guida storica, Milano 1976, pp. 150, 231; G. Fabbiani, Breve storia del Cadore, Belluno 1977, pp. 170 s.; F. Firmiani, L'Ottocento, in Enc. monografica del Friuli Venezia Giulia, III, 3, Udine 1980, p. 1756; Venezia nell'Ottocento. Immagini e mito (catal., Venezia), a cura di G. Pavanello - G. Romanelli, Milano 1983, p. 156; F. Vizzutti, Breve storia della pittura bellunese dal secolo XV al XIX secolo, Belluno 1986, p. 52; Id., Immagini della Vergine nella pittura bellunese, in Dolomiti, 1988, 2, p. 30; G. Bergamini, Friuli Venezia Giulia. Guida turistica, Udine 1990, pp. 68, 401, 408, 458; M.F. Belli, Borca e Vodo nel Cadore, Cortina d'Ampezzo 1991, pp. 170, 214; A. Scrocco, Il pittore ampezzano G. G., Cortina d'Ampezzo 1991 (rec. di M.F. Belli in L'Amico del popolo, 1991, 30, p. 17); M. Lucco, in La pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1991, I, pp. 203, 208; F. Firmiani, ibid., II, p. 847; P. Conte, G. G., un ampezzano pittore di grido a Venezia e a Udine, in L'Amico del popolo, 1996, 20, p. 12; G. G. pittore tra il divino e l'umano… (catal.), San Vito di Cadore 1997; P. Conte, Cortina d'Ampezzo rende omaggio all'arte del suo G. G., in L'Amico del popolo, 1997, 14, p. 18; K. Wolfsgruber, Chiesa parrocchiale dei Ss. Filippo e Giacomo. Cortina d'Ampezzo, Cortina d'Ampezzo s.d., p. 64; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 517; Diz. encicl. Bolaffi dei pittori… italiani, V, p. 346.

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