GIULIETTI, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 56 (2001)

GIULIETTI, Giuseppe

Giuseppe Sircana

Nacque a Rimini il 21 maggio 1879, da Gaetano e da Teresa Raffini, in una povera famiglia di pescatori. Diplomatosi all'istituto nautico, s'imbarcò sui bastimenti a vela per navigazione a lungo corso, dove fece esperienza ai livelli più bassi della gerarchia marinara, da mozzo a marinaio.

Durante il servizio militare in marina, prima alla Spezia e poi a Genova, entrò in contatto con anarchici e sindacalisti; nel 1903, ultimo anno di leva, prestò servizio presso l'Istituto idrografico di Genova, cominciò a interessarsi ai problemi della Federazione italiana dei lavoratori del mare (FILM), costituitasi due anni prima, e si iscrisse al Partito socialista italiano (PSI). Iniziò anche a collaborare al periodico federale Il Lavoratore del mare - firmando articoli con gli pseudonimi Miles e Gilliat - e con il settimanale antimilitarista La Pace, diretto da E. Bartalini.

Impegnatosi nell'attività sindacale, il G. conquistò in breve tempo una certa popolarità, tanto che, pur non avendo ricoperto in precedenza alcuna carica, fu eletto presidente del II congresso della FILM, tenutosi a Genova nel novembre 1906. Tra lo scetticismo generale il G. espresse subito il convincimento che fosse necessario riunire in un'unica federazione tutto il personale della categoria, dalla cosiddetta bassa forza ai comandanti.

Dopo il congedo il G. aveva intanto ripreso a navigare sulle linee transoceaniche, percorrendo i vari gradi della carriera, da terzo a primo ufficiale. Era destinato a diventare comandante, ma la nomina venne contrastata dal suo armatore E. Parodi, che ben conosceva l'attivismo sindacale del Giulietti. Nel febbraio 1909, non accettando il proprio declassamento, il G. decise di restare a terra e di dedicarsi alla ricostruzione della FILM, in grave crisi dopo l'insuccesso dell'agitazione dei marittimi del 1906. Nel 1909 assunse la direzione della Lega del personale di macchina, dimostrando grandi capacità sia nel lavoro organizzativo, sia nella impostazione e gestione delle rivendicazioni. Nel 1910 entrò a far parte del comitato centrale della FILM e del consiglio nazionale della Confederazione generale del lavoro (CGdL); nel medesimo anno il G. fu artefice dell'affiliazione alla FILM dell'Associazione ufficiali della marina mercantile, di cui divenne direttore.

Si compiva così un primo significativo passo verso quell'unità sindacale di tutta la gente di mare che il G. perseguiva, in contrasto con le tesi socialiste ispirate a un rigido classismo. In tal modo egli riuscì a fare della FILM l'organizzazione unitaria dei naviganti, nella quale tutti, "dal comandante al mozzo", erano rappresentati, senza che questo comportasse una confusione dei ruoli sulle navi; si preoccupò infatti di educare gli equipaggi al rispetto dell'ordine gerarchico e della disciplina, sia per evitare discordie nella vita di bordo, sia per non favorire la controparte armatoriale.

Il G. consolidò la propria posizione al vertice della FILM con l'entrata in vigore, il 1° genn. 1913, di uno statuto che assegnava poteri molto ampi al segretario responsabile, eletto con un referendum tra gli iscritti. Capo incontrastato dei marittimi e socialista sui generis, non consentì mai alcuna ingerenza del partito socialista, né di altri partiti, nella vita interna della FILM.

Dopo aver potenziato la struttura organizzativa della FILM, il G. avviò un'accorta politica rivendicativa, grazie alla quale le condizioni dei marittimi migliorarono sensibilmente.

Mentre gli indiscutibili risultati conseguiti sul piano sindacale ne accrescevano il prestigio e l'autorevolezza, il G. si trovò a fronteggiare una violenta campagna denigratoria, alimentata da chi aveva interesse a colpire la FILM, ma anche da quanti, all'interno del partito socialista, lo consideravano privo di idealità, autoritario e affarista.

Nel maggio 1913 il PSI genovese lo pose sotto inchiesta, mentre alcuni dirigenti, come A. Baratono, ne reclamavano addirittura l'espulsione. Il 23 agosto, nel corso di un dibattito all'Università popolare di Genova, scoppiarono incidenti tra i seguaci e gli oppositori del G., che venne arrestato, ma rilasciato pochi giorni dopo, in seguito alla minaccia di sciopero da parte dei marittimi.

Di fatto la rottura vera e propria con il PSI si consumò allo scoppio della prima guerra mondiale, allorché il G., con tutta la FILM, si schierò a favore dell'intervento. Al pari di alcuni esponenti del sindacalismo rivoluzionario, come Alceste De Ambris, il G. considerava la guerra non solo come l'occasione per battere l'imperialismo austro-tedesco, ma anche come mezzo per sconfiggere il capitalismo e facilitare l'avvento del socialismo. Alla luce di questa sua convinzione vanno interpretati i suoi controversi rapporti con B. Mussolini, da lui difeso al momento dell'espulsione dal PSI e al quale fornì fondi per Il Popolo d'Italia. Negli anni successivi, anche quando appariva ormai chiara la determinazione di Mussolini di collocarsi a destra, il G. tentò invano di recuperarlo alla causa del socialismo, seppure di un tipo diverso da quello rappresentato dal PSI.

L'8 ag. 1917 il G. e De Ambris, a nome di varie correnti dell'interventismo di sinistra, indirizzarono a una delegazione dei Soviet in visita in Italia un memoriale nel quale si sosteneva che solo con l'annientamento del militarismo tedesco la Rivoluzione russa avrebbe potuto trionfare.

All'inizio del 1918, al consiglio nazionale della CGdL, il G. avanzò la proposta di un congresso internazionale di tutte le organizzazioni operaie, comprese quelle tedesche, per chiedere il disarmo generale, l'abbattimento di tutte le frontiere e la creazione degli Stati uniti d'Europa.

Dopo l'ingresso dell'Italia in guerra il G. si era arruolato volontario, come ufficiale di complemento, nella marina e per quasi due anni aveva combattuto nel Mediterraneo orientale. Nell'aprile 1917 il governo Boselli lo aveva richiamato a Roma per affidargli il compito di vigilare sugli "imboscamenti" delle navi da parte degli armatori, fenomeno che il G. riuscì a debellare. Al tempo stesso il G. riprese il comando alla FILM, che durante la sua assenza aveva delegato al capitano G. Bonfiglio, assistito dal segretario della Camera del lavoro di Genova, L. Calda.

Ancora una volta il G. si mostrò abile nello sfruttare la situazione, capitalizzando le benemerenze acquisite nei confronti del governo, prima con la scelta interventista, poi con l'impegno a non ricorrere al fermo delle navi durante la guerra e, infine, con il contributo da lui dato nella vicenda degli imboscamenti. Chiese, quindi, e ottenne dal governo miglioramenti per i marittimi e l'introduzione di una trattenuta del 2%, a beneficio della FILM, operata dagli armatori direttamente sui salari. Ma soprattutto, come membro della Commissione per i problemi del dopoguerra, istituita dal governo nell'agosto 1918, il G. agì in modo da favorire la nascita di una cooperativa fra i lavoratori del mare per l'esercizio della navigazione. Si trattava di un progetto che il G. aveva già tentato di realizzare nel 1914 e nel quale vedeva la migliore sintesi della dottrina marxista e di quella mazziniana. Il 18 sett. 1918 venne così costituita a Genova la Cooperativa Garibaldi, che faceva assegnamento, oltre che sul contributo economico dei marittimi, sulle sovvenzioni statali. Inoltre, la totale coincidenza, sia negli scopi, sia nelle persone, tra la FILM e la Garibaldi fece sì che dall'azione sindacale della prima derivassero consistenti vantaggi per la seconda.

Nel dopoguerra, caratterizzato da forti tensioni politiche e sociali, i marittimi rappresentavano una categoria di grande peso politico e sindacale, ma separata dal resto del movimento dei lavoratori. Tale distacco si accentuò in occasione dell'impresa di Fiume, alla quale il G. e la FILM diedero un concreto sostegno.

Il G. organizzò il dirottamento del piroscafo "Persia", che con il suo carico d'armi, da utilizzarsi con molta probabilità contro la Russia dei Soviet, venne fatto sbarcare il 7 ott. 1919 a Fiume. Con questo colpo di mano egli riuscì, a un tempo, a rendersi utile alla causa fiumana e a quella della Rivoluzione russa, conquistando le simpatie della Sinistra. Utilizzò l'episodio anche per fare pressione sul governo, ottenendo l'attesa riforma della Cassa invalidi.

Giunto a Fiume, il G. stabilì cordiali rapporti con G. D'Annunzio (che volle aderire alla Federazione marinara), e andò a rafforzare le fila degli elementi più radicali, propensi a indirizzare l'impresa fiumana verso uno sbocco rivoluzionario a livello nazionale. Ottenuta l'adesione di D'Annunzio al progetto, il G. - che nel novembre 1919 era stato eletto deputato, l'unico del Partito del lavoro - avviò una serie di contatti con esponenti della Sinistra.

I suoi sforzi risultarono alla fine inutili, poiché nel corso della riunione decisiva, svoltasi a Roma nel gennaio 1920, mentre E. Malatesta (rientrato clandestinamente in Italia grazie all'aiuto del G.) e N. Bombacci si pronunciarono a favore del tentativo insurrezionale, il socialista G. Menotti Serrati si oppose.

Sempre nel 1920, in diverse occasioni la FILM rinnovò la solidarietà con la Rivoluzione russa, partecipando a manifestazioni comuni con la CGdL e con il PSI per il riconoscimento dello Stato sovietico e sottraendo al controllo dei controrivoluzionari russi il piroscafo "Rodosti" per consegnarlo al governo dei Soviet.

All'inizio del 1921 il voto della Camera contro la vendita di cinque piroscafi, preda di guerra, alla Cooperativa Garibaldi e la determinazione con cui gli armatori venivano meno agli impegni contrattuali segnalavano un mutamento di clima; in tale contesto venne a inserirsi il movimento fascista, al riparo del quale si posero subito gli interessi armatoriali. Fatto oggetto di pesanti attacchi, il G. si rivolse a D'Annunzio, che accettò il ruolo di protettore della FILM e interpose i suoi buoni uffici presso Mussolini affinché si raggiungesse un accordo tra la Federazione marinara e i fasci. L'intesa, stipulata a Milano il 7 apr. 1921, significò la fine dell'autonomia della FILM nell'illusorio tentativo di neutralizzare le manovre armatoriali: queste, infatti, non cessarono, mentre fu l'intesa a saltare, in seguito alla partecipazione della FILM allo sciopero generale "legalitario" del 31 luglio 1922. Il 16 ottobre il G., che il 7 settembre era stato aggredito a San Marino dalle squadre fasciste, controfirmò con Mussolini un nuovo patto di collaborazione e consultazione reciproca tra FILM e Partito nazionale fascista, ancora una volta propiziato da D'Annunzio.

Le prime mosse del fascismo al potere sembrarono venire incontro alla Federazione marinara: nel gennaio 1923 il governo Mussolini rivendette alla Garibaldi le cinque navi che le erano state tolte e approvò un miglioramento dell'indennità di carovita per gli equipaggi di tutta la marina; a settembre costrinse il fronte armatoriale ad accettare il Patto marinaro predisposto da D'Annunzio e voluto dalla FILM.

Ben presto però gli armatori trovarono validi appoggi all'interno del governo e del partito fascista e furono in grado di sferrare la più dura offensiva mai portata contro la FILM e il Giulietti.

Il 3 genn. 1924 la Federazione e la Garibaldi vennero commissariate e, poco dopo, D'Annunzio, dissociatosi ormai dal G., si autoproclamò capo unico della FILM, fino a che, il 10 luglio, non decise di farsi da parte; la FILM venne di nuovo affidata a un commissario, malgrado un plebiscito avesse confermato la fiducia dei marittimi al Giulietti.

Estromesso dalla guida della Federazione, il G. diede vita al Comitato di difesa marinara. Verso la fine dell'agosto 1925 ogni attività del Comitato fu resa impossibile e contro il G. vennero attuate una serie di persecuzioni poliziesche e giudiziarie culminate, il 26 nov. 1926, con l'arresto.

Si tentò in tutti i modi di contestare al G. illeciti amministrativi, ma poiché nulla emerse a suo carico, il processo intentatogli rischiava di ritorcersi contro il fascismo. A quel punto il regime cercò una via d'uscita per chiudere la questione in modo indolore.

Il 31 maggio 1927 il G. venne scarcerato e inviato al confino a Nuoro, dove attese la celebrazione del processo, che si aprì alla fine di novembre presso il tribunale di Roma. La sentenza escluse l'ipotesi del lucro personale, mentre confermò le imputazioni politiche per le quale fu però amnistiato. Il G. continuò tuttavia a scontare il confino a Nuoro e poi, dal marzo 1929, a Potenza, fino a che, nel settembre dello stesso anno, non ottenne il trasferimento a Roma. Sottoposto a stretti controlli di polizia e messo nell'impossibilità di svolgere qualsiasi lavoro, il G. dovette accettare il sussidio mensile che Mussolini decise di corrispondergli per provvedere al mantenimento suo e della numerosa famiglia.

Dopo la caduta del fascismo il G. riallacciò i contatti con l'ambiente marinaro al fine di ricostruire la FILM, ma il suo ritorno all'attività sindacale venne contrastato dai vertici della nuova Confederazione generale italiana del lavoro (CGIL), che lo accusavano di aver asservito la Federazione marinara al fascismo e intrattenuto buoni rapporti con Mussolini. Il G. si difese ricordando le persecuzioni subite, ma il 2 maggio 1945 fu addirittura arrestato con l'accusa di essere stato una spia fascista.

Scrisse in proposito Pax mundi. La Federazione marinara nella bufera fascista, Napoli s.d. (ma 1945-46) e, con lo pseudonimo di Gilliat, Il lavoratore del mare, Roma 1950.

Dopo quattro mesi di detenzione, il 30 agosto fu prosciolto e poté finalmente dedicare tutte le sue energie alla ricostruzione della FILM, al cui vertice venne formalmente reinsediato nell'ottobre 1946. Anche i rapporti con la CGIL si appianarono e nel 1949 il G. fu eletto dal II congresso della Confederazione nel comitato direttivo e confermato nel successivo congresso del 1952. Nel 1948 tornò alla Camera dei deputati, eletto come indipendente nelle liste del Partito repubblicano italiano.

Il G. morì a Roma il 20 giugno 1953.

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