GOLINELLI, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 57 (2001)

GOLINELLI, Giuseppe

Nicola De Ianni

Nacque a San Giorgio di Piano (Bologna) il 27 maggio 1893 da Gaetano e da Adelinda Lambertini. Discendente da una famiglia di piccoli industriali della canapa, fece gli studi secondari e il biennio propedeutico di fisica all'Università di Bologna, passando poi al Politecnico di Torino. Scoppiata la guerra, fu tra i primi a partire, nel maggio del 1915; ufficiale d'artiglieria, rimase impegnato fino alla fine del conflitto, conseguendo anche una croce di guerra al valore militare. Nel 1919 riprese gli studi d'ingegneria a Torino e, nell'agosto 1920, si laureò col massimo dei voti. Si recò quindi in Belgio per frequentare l'Istituto superiore di elettrotecnica Montefiore.

Dall'autunno del 1921 il G. cominciò a valutare le diverse possibilità che gli si offrivano. Tra il Belgio e l'Africa, scelse Roma, assunto presso la Società generale per costruzioni, impresa edilizia diretta emanazione della Banca commerciale italiana, dove fu inserito nello staff per la redazione del progetto di elettrificazione della linea Bologna-Milano. Concluso il progetto, poi realizzato dalle Ferrovie dello Stato, nel 1922 fu inviato in Svizzera, dove la sua società era impegnata nella costruzione delle dighe di Barberine e di Waggital. Avendo la Banca commerciale italiana avviato un'intensa collaborazione con le Ferrovie dello Stato per progetti di elettrificazione, costruzione di dighe e gallerie di comunicazione, il G., fino al 1928, ricoprì ruoli di responsabilità nella direzione di alcuni importanti lavori pubblici; infine, dal 1929, si trasferì per quattro anni in Bulgaria, per sovrintendere alla realizzazione dell'acquedotto di Sofia.

La Società generale per le costruzioni era riuscita a ottenere questo appalto dopo una gara che l'aveva vista competere con le maggiori imprese europee: l'opera si sviluppava lungo gli 80 km tra le montagne della Rila e la capitale, con 24 km di galleria a foro cieco, 30 in galleria artificiale e altri 24 con sifoni in tubi di acciaio. L'inaugurazione dell'acquedotto costituì per Sofia un avvenimento di grande rilievo, per il quale il G. fu insignito della commenda dalle autorità diplomatiche italiane e da quelle bulgare, ottenendo anche la cittadinanza onoraria della città. Se i risultati tecnici furono soddisfacenti, viceversa l'esito economico dell'impresa fu disastroso: nel 1933 fu stimata una perdita complessiva di circa 18 milioni per effetto della quale il capitale sociale doveva ritenersi interamente perduto (Archivio storico della Banca commerciale italiana, Sofindit, cartella 306, f. 1, 1932-34).

Intanto, dall'estate del 1931 la Società generale per le costruzioni era passata nell'orbita della Sofindit, finanziaria costituita per lo smobilizzo delle partecipazioni della Banca commerciale italiana e, dal gennaio 1933, in quella dell'IRI (Istituto per la ricostruzione industriale), che assunse il compito di holding di controllo. Il G. divenne pertanto tecnico delle partecipazioni statali e fu utilizzato per compiti di ispezione relativi alle diverse realtà industriali acquisite dal nuovo ente. Un primo incarico, in qualità di amministratore unico della Cementeria di Melito Porto Salvo (Reggio Calabria), fu portato a termine con pieno successo perché tale società, restituita alla piena efficienza, fu ceduta dopo lunghe trattative al principale gruppo privato italiano del settore, l'Italcementi dei Pesenti di Bergamo. Il G. fu quindi coinvolto nella rilevante sistemazione del gruppo Puricelli.

Piero Puricelli era stato, all'inizio del secolo, il pioniere dello sviluppo stradale italiano: grazie soprattutto alle commesse belliche, aveva potenziato largamente una piccola officina aperta a Sesto San Giovanni e, nel dopoguerra, si era fatto promotore in particolare dello sviluppo autostradale, sperimentato nel 1921 con la costruzione dell'autodromo di Monza e proseguito nel 1924 con l'inaugurazione della Milano-Laghi; sempre negli anni Venti realizzò la Milano-Bergamo, la Napoli-Pompei, la Roma-Ostia, la Firenze-Mare, la Padova-Mestre. Con l'appoggio di B. Mussolini e nella convinzione che una viabilità efficiente avrebbe largamente contribuito allo sviluppo economico del paese, si era quindi dedicato a una soluzione globale del problema stradale italiano. Appoggiato dalla Banca commerciale italiana, Puricelli si era fatto promotore di numerose altre società costituite su lavori specifici, mantenendo però il totale controllo della società principale, fin quando, nel luglio 1929, nell'ambito di un riassetto organizzativo suggerito dalla Commerciale, si era costituita un'unica grande società con un capitale di 150 milioni. La scarsezza dei capitali in relazione agli obiettivi prefissati aveva determinato un'insufficiente struttura patrimoniale e, di conseguenza, un rapporto di forze sempre più favorevole alla Banca commerciale, espresso da un indebitamento che, in pochi mesi, passò da 36 a 200 milioni, nell'agosto 1930, e a 320 nel 1931. Nel frattempo, gli effetti della crisi mondiale avevano ulteriormente peggiorato la situazione così che, alla fine del 1932, soltanto una rilevante assegnazione di lavori pubblici avrebbe potuto evitare il dissesto; ma era trascorso ancora un anno, alla fine del quale la quota inizialmente prevista era stata dimezzata, rivelandosi poi insufficiente (Galleni).

Alla fine del 1934, dopo aver studiato la situazione per oltre sei mesi, il G. contribuì al raggiungimento di una prima soluzione di riassetto che prevedeva sostanzialmente un forte taglio degli interessi debitori dovuti alla Commerciale, dei quali si faceva carico l'IRI, in modo che la nuova esposizione fosse sostenibile, aiutata da una graduale ripresa.

In tale contesto, Puricelli restava largamente interessato nella Società, nella speranza di poterne riprendere, col miglioramento dei conti, il completo controllo; viceversa il piano di riassetto subì ritardi e complicazioni burocratiche per effetto dei quali, e a fronte di un nuovo appesantimento della posizione finanziaria, nel febbraio 1936 Puricelli fu costretto a cedere la gestione diretta della società all'IRI, conservando soltanto un diritto di riscatto per cinque anni e una presidenza priva di poteri.

In questo nuovo assetto organizzativo, in cui la carica di amministratore delegato fu affidata all'ing. I. Longo, il G., suo stretto collaboratore, venne nominato sindaco effettivo (Archivio IRI, b. 532). A questo momento, già da alcuni mesi la società era fortemente impegnata in Africa Orientale, dove, nel 1937, si trasferì anche il G. per seguire da vicino quella che ormai costituiva la parte più rilevante dell'attività aziendale.

In quattro anni fu data esecuzione a una assai articolata rete stradale e si procedette anche, non lontano da Addis Abeba, alla realizzazione del traforo del Termaber, una galleria lunga circa un chilometro a 2800 m di quota.

Profilandosi, verso il 1940, la rinuncia di Puricelli all'esercizio del diritto d'opzione, l'IRI procedette a un'ulteriore riorganizzazione della società, ormai completamente risanata, provvedendo anche alla nuova denominazione sociale in Italstrade. Confidando sull'esperienza acquisita, nel maggio del 1940, alla vigilia della dichiarazione di guerra, fu previsto il rientro del G. in Italia e quindi, nel mese di giugno, il suo trasferimento a Bucarest in qualità di amministratore delegato della società Italo Romena strade. Tra il 1941 e il 1944 furono eseguiti lavori stradali per alcune centinaia di chilometri, in concorrenza con importanti aziende straniere.

Gli avvenimenti dell'estate del 1943 colsero il G. ancora a Bucarest. Dopo l'8 settembre egli visse un periodo assai difficile, strettamente controllato dai Tedeschi, addirittura sequestrato per alcune settimane. Nel febbraio 1944 riuscì a raggiungere Roma, dove si tenne appartato fino alla liberazione della capitale. Alla fine del 1945 il G. cominciò a maturare la decisione di abbandonare l'IRI, anche di fronte alle incertezze che l'ente stava attraversando nella delicata fase di epurazione. Con decorrenza 1° genn. 1946 egli fu assunto in qualità di direttore generale alla Sogene.

La società, costituita nel 1945, era nata dallo scorporo del ramo costruzioni della Società generale immobiliare di lavori e pubblica utilità, la vecchia Immobiliare di Roma, trasformata in holding capogruppo. Dopo aver rappresentato la più importante realtà della capitale in quel settore, intorno agli anni Trenta era finita nell'orbita del Vaticano che in essa aveva investito, tramite B. Nogara, parte della somma ricevuta dallo Stato italiano in seguito al concordato. Presieduta fino al 1944 dal senatore G. Colosimo (con Nogara vicepresidente ed E. Gualdi direttore generale), la società si sviluppò ulteriormente nel dopoguerra, non solo a Roma, ma in Italia e all'estero. Di essa la Sogene costituiva la funzione principale e più remunerativa.

Sotto la direzione del G., la società ampliò ulteriormente il suo già vasto campo d'azione, impostando un programma che ne inquadrava l'attività in cinque voci: edilizia a uso abitazione, uffici, locali commerciali, cinematografici e per il patrimonio sociale; edilizia alberghiera; edilizia per abitazioni, uffici, locali commerciali destinati alla rivendita; edilizia economica e popolare; gestione fiduciaria per conto terzi.

In poco più di un ventennio la Sogene realizzò numerosi e importanti fabbricati civili e industriali, ponti, strade, autostrade, metropolitane, lavori ferroviari e idroelettrici, in genere acquedotti, dighe e gallerie. Negli anni Cinquanta il gruppo avviò importanti iniziative con partners stranieri nell'edilizia alberghiera e in quella industriale; nel 1960 nell'ambito di quest'ultimo settore furono costruiti uno stabilimento a Sparanise e uno a Bari per la produzione di coperture industriali prefabbricate. Dal 1960 la capogruppo estese la sua attività anche all'estero e soprattutto a Parigi, Montecarlo, Lugano, Washington, Montreal e Città del Messico.

Nel 1962 il G. fu proposto per la nomina a cavaliere del Lavoro, ma, all'ultimo momento, il suo nome scomparve dalla lista. Alla fine di quello stesso anno, avendo raggiunto il limite d'età, fu nominato vicepresidente della Sogene. Dal gennaio 1965, avendo maturato 19 anni di anzianità, andò in pensione, rimanendo in consiglio e passando a svolgere per la società un'attività di consulenza e di rappresentanza in alcuni organi di gestione.

In particolare, assunse la presidenza della Grandi strade, società anonima svizzera del gruppo, costituita per la realizzazionee del tronco di Mendrisio dell'autostrada Chiasso-Lugano-Bellinzona-Gottardo e ricoprì anche incarichi di pubbliche relazioni in funzione dell'assunzione di appalti.

Dalla seconda metà degli anni Sessanta il gruppo Generale immobiliare avviò una fase di rapido declino, ulteriormente accentuata, dopo il 1969, con la cessione del controllo da parte della S. Sede al finanziere M. Sindona. Il G. fece appena in tempo a ottenere, nel 1971, quasi ottantenne, la tanto attesa nomina a cavaliere del Lavoro.

Nel 1973, il gruppo, nel quadro di un programma di diversificazione delle sue attività, incorporò la Edilcentro-Sviluppo di Milano. Tale società, oltre a possedere un cospicuo patrimonio immobiliare, svolgeva anche una intensa attività finanziaria che, proseguita con speculazioni sbagliate, causò forti perdite. Nell'ottobre 1974 il pacchetto di controllo della società, detenuto in pegno dal Banco di Roma quale eredità del dissesto di Sindona, fu ceduto a una cordata di costruttori romani e, nell'aprile del successivo 1975, con la riorganizzazione del consiglio d'amministrazione, il G. perse la vicepresidenza mantenendo, tuttavia, la carica di consigliere della Sogene fino all'estate del 1976. Nel 1977 la società fu incorporata dalla casa madre.

Il G. morì a Roma il 29 nov. 1980.

L'attività del G. può senz'altro essere inserita nell'ambito del lavoro prezioso e poco noto di un ristretto numero di ingegneri e tecnici di valore i quali consentirono all'Italia di competere, anche in un contesto internazionale, nei diversi settori industriali. Le sue esperienze spaziarono indiscriminatamente tra settore privato e pubblico, a conferma di un primato di efficienza e competenze che si mantenne efficace fino a tutta la prima metà del secolo XX, prima di scomparire progressivamente nei decenni successivi.

Fonti e Bibl.: Necr. in Il Messaggero, 30 nov. 1980; Roma, Arch. stor. della Federazione dei cavalieri del Lavoro, fasc. pers.; Ibid., Arch. centrale dello Stato, Fondo Società generale immobiliare, SGIS (Sogene), serie 2, fasc. personale; Libro verbali del consiglio d'amministrazione Sogene, registri nn. 1 (1945-57) (manca), 2 (1957-72), 3 (1972-77); Libro verbali del consiglio d'amministrazione Società generale immobiliare, registri nn. 11 (1939-51), 12 (1951-55), 13 (1955-60), 14 (1960-63), 15 (1963-66), 16 (1966-68), 17 (1968-70), 18 (1970-72), 19 (1972-74), 20 (1974-75). Per l'attività del G. nelle società Puricelli e Italstrade si veda, Ibid., Archivio IRI, Serie nera, bb. 78, 79; Serie rossa, bb. 527, 531, 532; Ibid., Segr. particolare del duce, Carteggio riservato, b. 60; il "memoriale Puricelli" è pubblicato in A. Galleni, Strade, autostrade e fascismo: un memoriale di P. Puricelli, in Imprese e storia, X (1999), 19, pp. 47-82. Per l'attività del G. nella Società generale per costruzioni si veda Milano, Archivio storico della Banca commerciale italiana, Sofindit, cartelle 232, 306/1; Copialettere di G. Di Veroli, vol. s.n., ff. 85-86; vedi anche gli articoli celebrativi in occasione della nomina del G. a cavaliere del Lavoro in Il Sole, 3 giugno 1971, e La Gazzetta, 5 sett. 1971. Notizie sulle società in cui il G. svolse la sua attività nel periodo successivo al 1945 sono in Il Taccuino dell'azionista, Milano, anni vari, ad indices, e in A. Statera, Storia di preti e di palazzinari, Roma 1977, ad indicem. Scarne informazioni di carattere biografico in Il chi è? Nella finanza italiana, Milano 1964, p. 359; ibid., ibid. 1966, p. 357; Lui chi è, Torino 1971, I, p. 1326.

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