PETRONI, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 82 (2015)

PETRONI, Giuseppe

Fulvio Conti

– Nacque a Bologna il 25 febbraio 1812 da Ercole, professore di pittura storica all’Accademia di belle arti, e da Clementina Bonazzoli.

Sebbene avesse ricevuto un’educazione religiosa e fosse stato avviato dai genitori al sacerdozio, dopo aver compiuto gli studi liceali in un collegio di padri barnabiti s’iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Bologna. Qui entrò subito in contatto con gli ambienti liberali e patriottici e fu arruolato nella legione Pallade, una sorta di corpo militare creato dagli universitari bolognesi, insieme ai quali prese parte al moto del 4 febbraio 1831. L’anno seguente, mentre già era iscritto alla Giovine Italia, entrò nella setta carbonara degli Apofasimeni guidata da Napoleone Masina e nel settembre 1834, quando essa venne scoperta dalla polizia, fu arrestato e processato. Rimesso presto in libertà ma sottoposto a precetto politico, decise di trasferirsi a Roma, dove intraprese la carriera forense mettendo a frutto la laurea conseguita nel 1833.

A Roma Petroni non tardò a farsi apprezzare per le sue qualità professionali e nel 1845 ottenne di essere iscritto fra gli avvocati del tribunale della Sacra Rota. Nel gennaio 1847 fu quindi nominato «aggiunto» alla Procura dei poveri, incarico che lo portò a difendere numerosi imputati per questioni politiche e gli garantì crescente popolarità. Rimasto un fervente mazziniano, nell’aprile 1849, proclamata da due mesi la Repubblica Romana, accettò la carica di «sostituto» (cioè segretario generale) offertagli dal ministro di Grazia e Giustizia Giovita Lazzarini e cercò di avviare un’opera di ammodernamento delle istituzioni giudiziarie romane. Caduta la Repubblica, conservò l’incarico alla Procura dei poveri fino al 20 aprile 1850, quando fu destituito dal restaurato governo pontificio per aver pubblicato l’arringa in difesa di monsignor Carlo Gazzola, reo di aver scritto articoli contro Pio IX e a favore dell’abolizione del potere temporale dei papi.

Nel frattempo era entrato a far parte dell’Associazione nazionale italiana, fondata nel 1849 da Mazzini per mantenere accese le speranze del movimento patriottico e repubblicano. Petroni fu uno degli animatori del comitato centrale dell’Associazione, costituto a Roma e rimasto attivo fino al settembre 1851, quando fu sostituito da una direzione centrale di cui egli ebbe la guida. In tale veste, ormai costretto alla clandestinità, si adoperò molto per estendere la rete dell’organizzazione cospirativa mazziniana e per rintuzzare la propaganda dei cosiddetti ‘fusionisti’, quei democratici che specie dopo il fallimento del moto milanese del 6 febbraio 1853 si staccarono dal partito mazziniano per fondersi con le altre forze liberali e accantonare la pregiudiziale repubblicana. Petroni lavorò attivamente alla preparazione di una sommossa che nel disegno di Mazzini, con il quale fu in quei mesi in fitta corrispondenza, doveva scoppiare a Roma e trasmettersi al resto dell’Italia. Ma alla vigilia dell’insurrezione, il 14 agosto 1853, fu arrestato insieme ad altri ventidue cospiratori. Il processo si concluse il 19 dicembre 1854 con la sua condanna alla pena capitale, poi commutata nell’ergastolo che scontò nelle carceri di Civita Castellana, nel forte di Paliano e infine a Roma.

Tornò in libertà solo il 21 settembre 1870, all’indomani di Porta Pia, e dopo diciassette anni poté finalmente riabbracciare la moglie Adelaide e i figli Erminia e Raffaele. Durante la prigionia non aveva peraltro cessato di svolgere attività politica, tenendosi in contatto con il comitato d’azione fondato a Roma nei primi anni Sessanta dai repubblicani Giuseppe Pastorelli e Filippo Spatafora, e scambiando numerose lettere con lo stesso Mazzini. Questi non esitò perciò ad affidargli la direzione del giornale La Roma del Popolo, che si pubblicò a Roma dal 9 febbraio 1871 al 21 marzo 1872 e ospitò i suoi ultimi importanti scritti contro la Comune di Parigi e contro l’internazionalismo socialista. Mazzini volle altresì che fosse Petroni a organizzare e a presiedere il XII congresso delle società operaie affratellate che si tenne a Roma nel novembre 1871 e si concluse con l’approvazione di quel Patto di fratellanza che rappresentò l’atto di nascita del movimento operaio democratico in Italia.

Nel 1871 egli poté riprendere anche l’attività professionale ottenendo l’iscrizione nell’albo degli avvocati che esercitavano presso la corte d’appello di Roma e tre anni dopo in quello dei patrocinanti in Cassazione.

Sempre al 1871 risale probabilmente la sua iniziazione alla massoneria, avvenuta forse nella loggia capitolina Roma e Costituente.

Nel sodalizio liberomuratorio arrivò ben presto a ricoprire incarichi di assoluto rilievo: nell’aprile 1872, al termine del congresso romano che sancì la riunificazione di vari nuclei massonici, compresi quelli siciliani di più spiccata fede democratico-repubblicana, fu eletto membro del consiglio direttivo del Grande Oriente d’Italia (GOI); nell’ottobre 1873 divenne maestro venerabile della loggia Universo, fondata a Firenze nel 1867 e ricostituita a Roma dopo il trasferimento della capitale; una loggia composta in prevalenza da parlamentari e altri esponenti della Sinistra che si segnalò per numerose iniziative di natura laica e anticlericale; nel 1874 fu eletto gran maestro aggiunto del GOI e in tale veste nel maggio 1880, alla morte di Giuseppe Mazzoni, gli subentrò interinalmente nella carica di gran maestro effettivo, che gli fu confermata nel 1882 e tenne fino al gennaio 1885.

In quegli anni Petroni militò nelle organizzazioni repubblicane, sempre attestato sulle posizioni dell’ala più intransigente, a cui appartenne anche il figlio Raffaele, pure lui avvocato. Fra il 1882 e il 1883 entrambi furono bersaglio della campagna di calunnie e di notizie scandalistiche che fu orchestrata dal giornalista Francesco Coccapieller contro esponenti della massoneria e del mondo mazziniano. E proprio la prematura scomparsa di Raffaele, il 18 gennaio 1884, fu uno degli avvenimenti che funestarono gli ultimi anni di vita di Petroni e lo spinsero, secondo alcune fonti, ad avvicinarsi alla Chiesa evangelica. Conclusa l’esperienza ai vertici della massoneria e colpito nel frattempo da una malattia invalidante, si ritirò a Terni presso la figlia Erminia, che aveva sposato il conte Federico Fratini, un patriota e cospiratore con il quale Petroni aveva condiviso alcuni anni di carcere.

Morì a Terni l’8 giugno 1888.

Fonti e Bibl.: Lettere e documenti di Giuseppe Petroni e della sua famiglia sono conservati negli archivi privati di Giulio Petroni a Roma e di Federico Fratini a Terni. Inoltre: G. Maioli, G. P., in Il Comune di Bologna, V (1929), 1, pp. 1-4; S. Guglielmetti, P. G., in Dizionario del Risorgimento nazionale, diretto da M. Rosi, III, Milano 1933, pp. 862 s.; F. Della Peruta, Lettere di Giuseppe Mazzini a G. P. (1870-1872), in Annali dell’Istituto Giangiacomo Feltrinelli, V (1962), pp. 403-420; F. Taddei, P. G., in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci - T. Detti, IV, Roma 1978, sub voce; L’associazionismo mazziniano, Atti dell’incontro di studio (Ostia 13-15 novembre 1976), Roma 1979, pp. 11 s., 37, 42, 49, 86, 124; F. Spatafora, Il Comitato d’Azione di Roma dal 1862 al 1867. Memorie, a cura di A.M. Isastia, I-II, Pisa 1982-1984, ad ind.; Gli inconciliabili eroi. Lettere di Mazzini e Garibaldi a P., a cura di A.M. Isastia - G. Petroni, Roma 1987; F. Della Peruta, P. e Mazzini, in Il Risorgimento, XLI (1989), 2, pp. 184-200; G. P. Dallo Stato Pontificio all’Italia unita, a cura di R. Ugolini - V. Pirro, Napoli 1991; A.M. Isastia, G. P. e la R. L. ‘Universo’ di Roma, in Ead., Uomini e idee della massoneria. La massoneria nella storia d’Italia, Roma 2001, pp. 21-52; F. Conti, Storia della massoneria italiana. Dal Risorgimento al fascismo, Bologna 2003, pp. 38, 94, 106 s., 109, 111, 378 s.; A.M. Isastia, G. P. dall'anticlericalismo al metodismo, in Il metodismo nell'Italia contemporanea. Cultura e politica di una minoranza tra Ottocento e Novecento, a cura di P. Naso, Roma 2012, pp. 105-127; Ead., G. P. tra mazzinianesimo e massoneria, in Dimensioni e problemi della ricerca storica, XXV (2013), 1, pp. 39-54.

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