PIAZZI, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 83 (2015)

PIAZZI, Giuseppe

Francesco Santaniello

PIAZZI, Giuseppe. – Nacque a Ponte in Valtellina (Sondrio) il 16 luglio 1746, nono figlio di Bernardo Maria e di Antonia Maddalena Artaria. Il padre apparteneva a uno dei maggiori casati di Ponte, mentre la madre discendeva da una nobile famiglia di Postalesio. Fu battezzato appena nato, ob imminens vitae periculum; due anni dopo, il 29 ottobre 1748, ricevette il sacramento nella chiesa di S. Maurizio martire di Ponte.

Avviato dai genitori alla vita ecclesiastica, nel 1757 entrò nel seminario di Como. Nel 1763 si trasferì a Milano per proseguire gli studi presso il collegio Calchi e la scuola dei gesuiti a Brera, dove fu allievo di Gerolamo Tiraboschi.

Il 16 marzo 1765, nella chiesa di S. Antonio, vestì l’abito dei chierici regolari teatini. In seguito i suoi superiori lo inviarono a Torino per studiare filosofia sotto la guida di Gregorio Pereira. Nella capitale sabauda Piazzi ebbe modo di conoscere padre Giovan Battista Beccaria, che lo indirizzò verso la matematica e la fisica. Nel 1768 si recò a Roma per stabilirsi nel convento dei padri teatini di S. Andrea della Valle, dove completò gli studi teologici e proseguì quelli matematici come allievo di François Jacquier.

Nel 1769 fu ordinato sacerdote e inviato a Genova, dove trascorse tre anni insegnando filosofia ai novizi del suo ordine. Nel 1772, dopo un breve soggiorno romano, si recò a Malta, dove gli venne affidata la cattedra di matematica all’Università del sovrano ordine militare. L’anno seguente tornò in Italia e fu inviato a Ravenna come docente di matematica e filosofia nel Collegio dei nobili. Nel 1779, in qualità di predicatore ordinario, trascorse alcuni mesi dapprima a Cremona e poi a Venezia. Sul finire dello stesso anno fu richiamato a Roma per ricoprire la carica di lettore di teologia dogmatica nel convento di S. Andrea della Valle. Qui ebbe modo di conoscere padre Barnaba Chiaramonti (futuro Pio VII) e il poeta Vincenzo Monti.

Negli ultimi mesi del 1780 si trasferì a Palermo e nel gennaio dell’anno successivo ottenne la cattedra di calcolo sublime presso l’Accademia dei regi studi. Nel 1786, Francesco Tomaso d’Aquino, principe di Caramanico, viceré di Sicilia e artefice della costituzione dell’Accademia palermitana, affidò a Piazzi la cattedra di astronomia. Nel 1787 re Ferdinando di Borbone, su suggerimento dello stesso principe di Caramanico, concesse a Piazzi il permesso di recarsi a Londra e a Parigi per approfondire gli studi in ambito astronomico.

Nel febbraio 1787 Piazzi giunse a Parigi e vi rimase per circa sei mesi, durante i quali frequentò le lezioni di Joseph Jérôme de Lalande al Collège de France ed ebbe modo di conoscere Pierre Simon de Laplace e Joseph Louis Lagrange. Nel settembre dello stesso anno partì alla volta di Londra, dove iniziò a collaborare con l’astronomo reale Nevil Maskelyne, con il quale osservò l’eclisse di Sole del 3 giugno 1788. A Londra conobbe anche Sir William Herschel, scopritore di Urano, frequentò l’officina dell’orologiaio svizzero Giosia Eméry per apprendere il funzionamento dei pendoli e commissionò all’ottico Jesse Ramsden un cerchio verticale intero destinato all’erigenda specola di Palermo.

Il cerchio verticale intero era uno strumento innovativo nel suo genere che, rispetto agli usuali quadranti, permetteva una maggiore precisione nella determinazione della posizione degli astri. Lo strumento che venne richiesto da Piazzi era formato da due cerchi (uno verticale del diametro di 150 cm e uno orizzontale con un diametro di 90 cm) e da un telescopio con obiettivo acromatico da 75 mm e 1500 mm di focale.

Nel corso dell’estate del 1789 lasciò l’Inghilterra per far ritorno in Sicilia. Durante il viaggio si fermò a Milano per alcune settimane per incontrare Barnaba Oriani, direttore della specola di Brera. Alla fine dell’anno giunse a Palermo e nei mesi successivi si dedicò alla progettazione dell’osservatorio, che, voluto da re Ferdinando, fu costruito tra il 1790 e il 1791 sulla torre saracena (detta anche di S. Ninfa) del Palazzo Reale. Nel 1792 Piazzi cominciò a lavorare alla catalogazione delle stelle per determinarne la giusta posizione e nello stesso anno pubblicò i primi risultati delle osservazioni effettuate nei quattro libri Della Specola astronomica de’ regi studj di Palermo (Palermo 1792), che aggiornò nel corso dei due anni successivi.

La notte del 1° gennaio 1801, durante una delle abituali osservazioni, l’astronomo reale individuò nella costellazione zodiacale del Toro un corpo celeste dotato di un evidente moto proprio. Dapprima pensò che si trattasse di una cometa, ma proseguendo le indagini fino all’11 febbraio rilevò che l’oggetto osservato, in graduale movimento, mutava l’originario moto retrogrado in moto diretto, evidenziando così la sua natura planetaria. Nei mesi successivi, sicuro di aver scoperto un nuovo pianeta (oggi classificato come asteroide), che battezzò Cerere Ferdinandea in onore del re di Napoli, Piazzi ne diede comunicazione ufficiale agli altri osservatori astronomici d’Europa.

Nel 1803 pubblicò Praecipuarum stellarum inerrantium positiones mediae ineunte saeculo decimonono ex observationibus habitis in specula panormitana ab anno 1792 ad annum 1802 (Palermo). In questo studio l’astronomo trascrisse la posizione di 6748 astri, dei quali indicò anche la magnitudine stimata e gli elementi del moto annuo secolare. «L’importanza del catalogo stellare del Piazzi si evidenzia nel positivo, unanime giudizio espresso dagli storici della materia, che individuano nell’opera la prima del genere redatta con metodologia particolarmente accurata» (Vido, 2000, p. 309).

Il 3 giugno 1811 venne inaugurata la meridiana della cattedrale di Palermo, progettata dallo stesso Piazzi.

Nel 1814 venne data alle stampe la seconda edizione, ampliata, del catalogo stellare contenente la posizione di 7646 stelle (Praecipuarum stellarum inerrantium positiones mediae ineunte saeculo decimonono ex observationibus habitis in specula panormitana ab anno 1792 ad annum 1813, Palermo).

Nel 1817, da aprile ad agosto, Piazzi soggiornò a Napoli per sovraintendere ai lavori dell’erigendo osservatorio di Capodimonte. Nello stesso anno pubblicò in due volumi le Lezioni elementari di astronomia ad uso del real osservatorio di Palermo (Palermo). Rientrato a Palermo, vi rimase pochi mesi e ripartì alla volta di Napoli nel gennaio del 1818. Nel 1819, anno in cui venne ultimata la costruzione della specola partenopea, Piazzi fu eletto socio dell’Accademia delle scienze di Parigi in qualità di membro pensionato. Nel 1822 fece ritorno a Palermo. Nel 1824 fu richiamato a Napoli per ricoprire la carica di presidente della Reale Accademia delle scienze e fu nominato membro della Commissione per la pubblica istruzione in Sicilia.

Morì a Napoli il 22 luglio 1826.

Opere. Sull’orologio italiano e europeo: riflessioni di G. P. direttore della Specola, Palermo 1798; Declinazioni e diametri del Sole coll’equazione del tempo per l’anno 1801 calcolate per mezzodì vero al meridiano di Palermo, Palermo 1801; Risultati delle osservazioni della nuova stella scoperta il dì 1° gennaio all’Osservatorio reale di Palermo da Giuseppe Piazzi, Palermo 1801; Sistema metrico per la Sicilia presentato a S.M. dalla Deputazione de’ pesi e misure, Palermo 1808; Codice metrico siculo diviso in due parti, Catania 1812; Della cometa del 1811, osservata nella Specola di Palermo, Palermo 1812.

Fonti e Bibl.: L’astronomo G. P. Notizie biografiche di B. E. Maineri, Milano 1871; F. Angelitti, Sulla scoperta del primo asteroide Cerere Ferdinandea, Palermo 1901; M. Rajna, G. P., Torino 1913; F. Porro, G. P., Sondrio 1927; C. Federico, Il padre G. P. (1746-1826), in Bollettino della Società storica valtellinese, 1958, n. 12, pp. 113-120; G. Giacomoni, G. P., ibid., 1967, n. 20, pp. 63-73; R. Sertoli Salis, G. P. nella vita del suo tempo, ibid., 1981, n. 34, pp. 9-19; G. Foderà Serio, Sulle vicende dell’astronomia in Sicilia: G. P., Palermo 1990; L. Vido, G. P.: dal catalogo stellare alla scoperta del pianetino Cerere, in Bollettino della Società storica valtellinese, 2000, n. 53, pp. 307-316; L. Invernizzi - A. Manara - P. Sicoli, L’astronomo valtellinese G. P. e la scoperta di Cerere, Sondrio 2001; M.L. Tuscano, G. P. cittadino palermitano. Miscellanea d’archivio, in Atti del primo Congresso nazionale di archeoastronomia, astronomia antica e culturale e astronomia storica, Padova... 2001, a cura di E. Proverbio - P. Calledda - L. Buffoni, Buccinasco 2003, pp. 144-147.

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