SARDI, Giuseppe

Enciclopedia Italiana (1936)

SARDI, Giuseppe

Vittorio Moschini

Architetto, nato verso il 1630 presso Lugano, operò a Venezia, ove morì nel 1699. Tra le sue prime opere v'è la facciata della Scuola di S. Teodoro, eretta intorno al 1660, in seguito ad un lascito di Iacopo Galli (morto nel 1649), lascito che rese altresì possibile la costruzione delle facciate di S. Salvator (1663 circa) e di S. Lazzaro dei Mendicanti (1673 circa), dovute ambedue al S., che in esse mostrò tendenze classicheggianti e derivazioni palladiane. A S. Lazzaro dei Mendicanti è pure del S. il grandioso monumento in memoria di Alvise Mocenigo (morto nel 1654). Eresse poi la facciata di S. Maria del Giglio (1680-83), l'opera sua più significativa per robustezza costruttiva e sapiente distribuzione di effetti pittorici, specie nell'esuberante decorazione sculturale. Più sobria e nitida ma pure vivace di aggetti e di ornati è la facciata degli Scalzi (1683-89), altra importante opera del S. Allo stesso si deve l'altar maggiore di S. Pantalon. Gli si dànno i palazzi Surian-Bellotto, Savorgnan, Michiel dalle Colonne e Flangini a S. Geremia. Dopo il Longhena - del quale certo sentì l'influsso - il S. fu nella Venezia del Seicento l'architetto più importante e più fecondo. Le sue tendenze non si distinsero molto da quelle longheniane, sia nel sostrato classicheggiante sia nell'accentuazione dell'effetto pittorico. Ma il S. ebbe tuttavia suoi aspetti personali e si dimostrò artista ragguardevole.

Bibl.: Sansovino-Martinioni, Venetia città nobilissima, Venezia 1663; G. A. Moschini, Guida per la città di Venezia, ivi 1815; O. Mothes, Geschichte der Baukunst und Bildhauerei Venedigs, II, Lipsia 1860; G. Lorenzetti, Venezia e il suo estuario, Milano-Roma s. a. (1927); H. L., in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIX, Lipsia 1935 (con bibl.).

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