BELLOTTI, Giuseppe Simone

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 7 (1970)

BELLOTTI (Belloto, Beloti, Beloto, Belotti, Belotto), Giuseppe Simone

Stefan Kozakiewicz

Appartenne alla schiera di architetti e capomastri generalmente provenienti dalla Valsolda che, dalla seconda metà del sec. XVIL a tutto il XVIII, lavorarono in Polonia, Risiedevano principalmente a Varsavia, donde allargavano la loro attività sulle regioni dell'ovest e dell'est del paese, lavorando per la corte reale, le ricche famiglie nobili e gli ordini religiosi. Il loro apporto italianizzante non fu senza importanza per la corrente tardobarocca polacca, che era dominata, proprio negli anni in cui svolse la sua attività il B., dalla personalità insigne dell'architetto di origine olandese, Tylman da Gameren.

Tra questi architetti il B., del quale si ignora la data di nascita, occupava un posto abbastanza importante, ma non di primo piano: progettò e diresse da solo e con altri la costruzione di grandi edifici e forse fornì anche materiali da costruzione.

Con titolo di "aedilis, S.R.M." appare durante il regno di Michele Korybut Wiśniowiecki (1669-73) e di Giovanni III Sobieski (1674-96). Il 15 genn. 1688 sposò Marianna Olewicka, e in questa occasione fu pubblicato un panegirico che elogiava la nobile discendenza e la ricchezza del Bellotti (Philomuza na wolnym akcie Jegomości Pana, Józefa Belottego J. K. M. Architekta..., Warszawa 1688). Nel 1692 fu chiamato come esperto per esprimere il suo giudizio sui lavori della città nuova e del castello di Szczuczyn (voiv. di Bialystok), iniziati dal francese De Flenierce.

Il B. progettò il corpo principale della chiesa di S. Croce a Varsavia, corretta costruzione tardobarocca che presenta nuove soluzioni spaziali (1682-96; facciata di Giuseppe e Giacomo Fontana). Probabilmente su suo progetto costruì la propria villa "Murano", a Varsavia (pianta nel Sächsisches Landeshauptarchiv di Dresda), che diede nome al grande quartiere di abitazione Muranów, completamente distrutto con la villa durante l'ultima guerra, e oggi interamente ricostruito. È l'impresa più nota del B. insieme con la statua della Madonna di Passavia in via Krakowskie Przedmieście (eretta nel 1683), l'unico monumento salvato dalla distruzione completa del quartiere circostante. Probabilmente intomo al 1681-85 prese parte alla costruzione della chiesa dell'abbazia cisterciense di L.Id (voiv. di Poznań), dove, è però difficile distinguere il suo apporto da quello di T. Poncino e G. Catenacci, e nel 1691-92 ricostruì la cattedrale gotica di Łomza (voiv. di Białystok; rimane solo la parte superiore della facciata). In altre imprese architettoniche il suo contributo è difficilmente definibile: a Varsavia, nel palazzo Radziwiłł (1689), nella ricostruzione del palazzo Ossoliński (1694, architetto, capo Tylman da Gameren) e nella chiesa di S. Spirito (architetto G. Piola, dal 1707 al 1713), come pure nella chiesa di Pažaislis in Lituania. Nel palazzo di Wilanów presso Varsavia (menzionato 1681), nel palazzo Krasiński (1682-89 e 1693) e  nella chiesa di S. Antonio (dei padri riformati), a Varsavia si occupò probabilmente della decorazione a stucco.

Morì a Varsavia nel 1708.

Fonti e Bibl.: Documenti nell'Arch. centrale degli Atti antichi e nell'Archivio parrocchiale di S. Maria a Varsavia; nella Biblioteca Ossoliński a Breslavia e nell'Arch. Radziwiłł già a Varsavia. Chr. H. Erndtelio, Varsavia Physice Illustrata, Dresdae 1730, pp. 4 s.; S. Ciampi, Bibl. critica delle antiche reciproche corrispondenze... II, Firenze 1839, pp. 235 s.; A. Wejnert, Staroēytności Warszawy (Le antichità di Varsavia), VI, Warszawa 1858, pp. 464-466; A. Boniecki, Herbarz polski (Stemmi della nobiltà polacca), I, Warszawa 1899, p. 151; I.T. Baranowski, Inwentarze palacu Krasińskich...Warszawa 1910, pp. XIV-XVII, 64-66, 68, 69; L. Pietrzyk, Kościólśw.Krzyża Warszawie (La chiesa di S. Croce a Varsavia), Warszawa 1920, p. 22; A. Lauterbach, Warszawa, Warszawa 1925, pp. 64, 65, 68, 99. 100, 120-122, 127; J. Starzyński, Wilanów, in Studia do dziejów sztuki w Polsce (Studi per la storia dell'arte in Polonia), V (1933), pp. 55-71, 84 s.; T. Makowiecki, Archiwum planów Tylmana z Gameren...(Archivio delle piante di Tylman da Gameren...), Warszawa 1938, pp. 3, 15-17; B. Taurogiński, in Prace i Materialy Sprawozdawcze Sekcji Historii Sztuki (Opere e Rendic. della sez. di storia dell'arte), III, Wilno 1938-39, p. 19; S. Kozakiewicz, Valsolda i architekci z niei pochodzâcy w Polsce (Architetti orig. della Valsolda in Polonia), in Biuletyn Historii Sztuki (Bollettino di storia dell'arte), IX (1947), pp. 314 s.; P. Bohdziewicz, WnętrzapałacuKrasińskich(Rzeczpospolitei) w drugiei połowieXVIII wieku (Interni del palazzo Krasiński della seconda metà del sec. XVIII), ibid., X(1948), pp. 144-146, 156; K. Malinowski, Muratorzy wielleopolscy drugiei połowy XVII w. (Muratori della Polonia grande nella seconda metà dei sec. XVII), Poznań 1948, pp. 125-127, 138, 152, 155, 217, 240; F. K. Kurowski, Pamiâtki miasta Warszawy (Ricordi della città di Varsavia), Warszawa 1949, I, p. 114; II, pp. 76, 102, 127, 155; M. Karpowicz, Architekci warszawscy w Szczuzynie na przelomie XVII i XVIII wieku (Architetti di Varsavia in Szczuczyn fra il XVII e XVIII sec.), in Biuletyn Historii Sztuki, XIX (1957), pp. 222 s., 229, 238, 246-248; A. Milobedzki, Zarys dziejów architektury w Polsce (Disegno storico dell'arte in Polonia), Warszawa 1963, pp. 154, 259, 265; Polski Slownik Biograficzny, I, pp. 406 s.; S. Łoza, Architekci i budowniczowie w Polsce (Dizion. degli architetti e maestri muratori in Polonia), Warszawa 1954, pp. 24 s.

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