SINOPOLI, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 92 (2018)

SINOPOLI, Giuseppe

Giuseppe Rossi

SINOPOLI, Giuseppe. – Nacque a Venezia il 2 novembre 1946, primogenito di nove fratelli, da Giovanni, impiegato messinese, e da Maria Gangemi, insegnante veneziana.

Nel 1950 la famiglia si trasferì a Messina, dove Giuseppe visse fino al 1963. Dal 1951 frequentò la scuola delle orsoline e dal 1956 il seminario arcivescovile iniziando a dodici anni a studiare teoria della musica e organo con Alfonso Meli e Alessandro Gasparini. Dopo il ritorno a Venezia, nel 1964 conseguì la maturità classica e, su consiglio del padre, si iscrisse alla facoltà di medicina di Padova.

Dal 1966 studiò per due anni composizione nel conservatorio di Venezia con Wolfango Dalla Vecchia, e nel luglio 1968 le sue musiche su testi di Alcmane, Saffo e Sofocle per lo spettacolo Sintassi teatrali furono eseguite nel teatro universitario di Ca’ Foscari con Katia Ricciarelli, allora debuttante, fra gli interpreti. Lo stesso anno, lasciato il conservatorio, frequentò i corsi di Darmstadt ricavandone un’impressione deludente, mentre determinanti in quel periodo furono la conoscenza di Luigi Nono, l’amicizia con Bruno Maderna e nel 1970 l’incontro con Franco Donatoni, che per tre anni fu suo maestro all’Accademia Chigiana di Siena, fino a un’aspra rottura dei loro rapporti.

A Siena frequentò anche i corsi di direzione d’orchestra di Franco Ferrara e in quegli anni compose le sue prime opere di rilievo: Numquid et unum per flauto e clavicembalo (1970) dedicato a Donatoni, i pezzi per orchestra Opus Daleth (1970), diretto da Ettore Gracis nel 1971 alla Biennale di Venezia, e Opus Ghimel (1971), la cantata Opus Schir (1971), Numquid per ensemble da camera (1972), Symphonie imaginaire per voci soliste, voci bianche, coro e orchestra (1973) e le musiche elettroniche 5 studi su tre parametri (1968-69), Musica per calcolatori analogici (1969), Isoritmi I e Isoritmi II - Volte (1971).

Laureatosi nel 1971 con la tesi di indirizzo psichiatrico Devianza e momenti criminogeni nella mediazione fenomenologica dell’opera d’arte, dopo un breve soggiorno a Liegi al Centre de recherches et de formation musicales de Wallonie, alla fine del 1972 si trasferì a Vienna dove studiò direzione con Hans Swarowsky e analisi con Friedrich Cerha. Lo stesso anno tornò al conservatorio di Venezia per tenervi un corso straordinario di musica elettronica. Incoraggiato da Swarowsky a dedicarsi alla direzione, scoprì la propria vocazione solo nel 1975 dirigendo al festival di Royan i Souvenirs à la mémoire, che nel proprio percorso creativo considerava una svolta decisiva, lontana dal ferreo strutturalismo delle opere precedenti. Da allora fu spesso presente come direttore e compositore nei festival di musica contemporanea e nello stesso 1975 fondò l’ensemble Bruno Maderna specializzato in questo repertorio. Ancora in quell’anno compose per il festival d’Olanda Pour un livre à Venise basato su arrangiamenti di mottetti di Costanzo Porta e nel 1976 Requiem Hashshirim per coro a cappella, che di fatto concluse il suo rapporto con l’avanguardia.

Nel luglio del 1976, su invito di Sylvano Bussotti, diresse a Venezia musiche di Pierre Boulez, Anton Webern, Ferruccio Busoni e Alban Berg e nel settembre successivo la prima italiana di Biogramma di Maderna, insieme a tre prime assolute fra le quali il proprio Tombeau d’Armor I. Nel 1977 aggiunse altre due parti al Tombeau, completò il Quartetto per archi e iniziò il Kammerkonzert per pianoforte solista ed ensemble strumentale. Nel dicembre dello stesso anno incise ad Amburgo il suo primo disco dedicato a Bussotti. Il 5 febbraio 1978 diresse per la prima volta un’opera, Aida di Giuseppe Verdi a Venezia, dove tornò in aprile per i balletti Bergkristall di Bussotti e I dodici di Boris Tiščenko, quindi nel gennaio del 1979 Tosca, riproposta in estate al festival pucciniano di Torre del Lago. Lo stesso anno realizzò un’incisione dedicata all’ultimo Maderna, e a Roma in occasione di un concerto con l’Accademia di Santa Cecilia conobbe la sua futura moglie Silvia Cappellini, che vi suonava la celesta. Si sposarono un anno dopo ed ebbero due figli, Giovanni e Marco.

Il 1980 fu l’anno della sua affermazione internazionale con la concertazione di tre opere verdiane, Macbeth a Berlino, Aida ad Amburgo e Attila a Vienna. Il 10 maggio 1981 diresse a Monaco di Baviera la prima assoluta di Lou Salomé su libretto di Karl Dietrich Gräwe, che gli era stata commissionata nel 1976 da August Everding. L’opera fu accolta favorevolmente, ma la partitura venne ritirata dall’autore per essere sottoposta a una revisione, poi in realtà mai realizzata. Negli anni seguenti ne ricavò due Suites per voci e orchestra più volte eseguite, mentre l’opera completa poté essere riascoltata solo nel 2012. Fu l’ultima sua composizione, perché da allora decise di dedicarsi interamente alla direzione, collaborando con grandi orchestre come la New York Philharmonic, la Chicago Symphony, i Berliner Philharmoniker, i Wiener Philharmoniker e la Israel Philharmonic.

Debuttò a Londra nel 1983 con Manon Lescaut, al Metropolitan di New York nel 1985 con Tosca e a Bayreuth nel 1986 con Tannhäuser, ripreso poi nel 1987, nel 1989 e in una tourneé in Giappone. Negli anni seguenti tornò a Bayreuth per Der fliegende Holländer (1990-93), Parsifal (1994-99) e Der Ring des Nibelungen (2000), per la prima volta affidato dal festival a un direttore italiano. Dal 1984 fu per dieci anni direttore principale della Philharmonia londinese, ricoprendone dal 1987 anche la carica di direttore musicale, e con questa orchestra debuttò a Salisburgo nel 1990. Dal 1983 fu direttore dell’orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, dimettendosi nel 1987 per protesta contro la mancata realizzazione di un nuovo auditorium. Tornò però più volte a dirigerla come ospite, anche per l’intero Ring (1988-91) e Parsifal (1994) in forma di concerto. Per dissensi con il direttore artistico Götz Friedrich, nel 1990 rescisse il contratto che lo avrebbe legato alla Deutsche Oper di Berlino, mentre dal 1992 fino alla morte fu direttore principale della Staatskapelle di Dresda e dal 1989 al 1997 responsabile musicale del festival Taormina Arte dirigendovi concerti e le opere Salome (1990), Lohengrin (1991) ed Elektra (1992).

Dopo aver diretto dagli anni Settanta i complessi della RAI (Radio Audizioni Italiane), fin dal concerto inaugurale del 1994 fu ospite regolare dell’orchestra nazionale, anche per un’esecuzione oratoriale della Frau ohne Schatten. Nel 1991 debuttò alla Scala con un concerto dedicato a Richard Strauss, ritornandovi in seguito con Elektra (1994), La fanciulla del West (1995), Wozzeck (1997), Die Frau ohne Schatten (1999), Ariadne auf Naxos (2000) e alcuni concerti sinfonici. Con altri teatri italiani ebbe invece rapporti burrascosi. Nel 1999 per un breve e tormentato periodo fu supervisore generale dell’Opera di Roma e in quell’anno si legò anche al Maggio musicale fiorentino, dove diresse Pelléas et Mélisande di Claude Debussy, fino alla brusca rottura quattro mesi dopo per la rinuncia a dirigere Lohengrin in novembre. Nel febbraio del 2001 diresse a Dresda il Requiem di Verdi e in marzo, a Copenaghen, Turandot, che avrebbe dovuto poi riprendere alla Scala.

Morì a Berlino il 20 aprile 2001, colpito da infarto sul podio all’atto III di una recita di Aida. Dopo dieci anni di assenza aveva deciso di tornare alla Deutsche Oper per una rappresentazione dell’opera verdiana che, superati i dissapori di un tempo, avrebbe dovuto segnare la sua rappacificazione con Götz Friedrich (si trattava, infatti, della centottantatreesima ripresa dell’allestimento firmato dal regista nel 1982); ma la morte dell’amico, sopravvenuta nel dicembre 2000, aveva trasformato la serata in omaggio alla sua memoria. Dopo vani tentativi di rianimazione, Sinopoli venne trasportato al Deutsches Herzzentrum, dove se ne constatò il decesso. Tre giorni dopo fu sepolto nel cimitero del Verano a Roma.

Dagli anni Ottanta Sinopoli aveva coltivato un profondo interesse per l’archeologia collezionando una preziosa raccolta di reperti oggi conservata nel museo Aristaios attiguo alla sala a lui intitolata nel romano Parco della musica. Nel mese della morte avrebbe dovuto discutere la tesi Aspetti figurativi, rituali e simbolici di alcune tipologie architettoniche tra Siria, Palestina e Mesopotamia nel secondo e primo millennio avanti Cristo presso l’Università degli studi di Roma La Sapienza di Roma, che nel novembre del 2002 gli conferì la laurea alla memoria.

Direttore fra i più acclamati della sua epoca, Sinopoli seppe sintetizzare con lucida coerenza intellettuale la varietà solo apparentemente discordante dei suoi molteplici interessi, entro una personalità di interprete atipica e spesso illuminante, guidata da un acuto atteggiamento critico sempre portato a stimolare la riflessione e la discussione. Ha lasciato molte registrazioni discografiche, fra le quali le integrali delle opere corali di Brahms e delle Sinfonie di Schumann, Elgar e Mahler, sei Sinfonie di Bruckner, lo Stabat mater di Dvořák, la Lyrische Symphonie di Zemlinsky, varie pagine sinfoniche e il balletto Josephs Legende di Strauss, alcune opere di Schönberg, Berg e Webern, le proprie Suites da Lou Salomé ed edizioni complete di Carmen di Bizet, Cavalleria rusticana di Mascagni, Madama Butterfly, Manon Lescaut e Tosca di Puccini, Ariadne auf Naxos, Elektra, Friedenstag, Die Frau ohne Schatten e Salome di Strauss, La forza del destino, Macbeth, Nabucco e Rigoletto di Verdi, Der fliegende Holländer e Tannhäuser di Wagner. Fra le onorificenze ricevute si ricordano quelle di grande ufficiale nel 1994 e di cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana nel 1998.

Fonti e Bibl.: G. Sinopoli, Parsifal a Venezia, Venezia 1993; E. Paribeni et al., Aristaios. La collezione G. S., Venezia 1995; N. Goodwin, S., G., in The new Grove dictionary of music and musicians, XXIII, London-New York 2001, p. 444; G. Sinopoli, Wagner, o La musica degli affetti, a cura di P. Bria - S. Cappelletto, Milano 2002; Wagner a Roma. Conversazioni di G.S., Roma 2002; M. Pappalardo, Nell’isola del mito. G.S. e la Sicilia, Taormina 2005; G. Sinopoli, Il re e il palazzo. Studi sull’architettura del Vicino Oriente: il “bit-hilani”, Pisa 2005; U. Kienzle, S.,G., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XV, Kassel 2006, coll. 849-852; G. Sinopoli, Il mio Wagner: il racconto della Tetralogia, a cura di S. Cappelletto, Venezia 2006; U. Kienzle, G.S. Komponist, Dirigent, Archäologe, Würzburg 2011; E. Feuerabendt, G.S. Ein Sizilianer in Bayreuth, Norderstedt 2013; G. Sinopoli, I racconti dell’isola, Venezia 2016.

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