Golan

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Altopiano basaltico della Siria sud-occidentale, che si estende per circa 1200 km2 tra la valle superiore del Giordano e il Lago di Tiberiade a O, il monte Hermon a N, un corso d’acqua temporaneo (uadi ar-Ruqqad) affluente dello Yarmuk a E e quest’ultimo fiume a S.

La regione fece parte dal 1922 del mandato francese sulla Siria e dal 1941 dello Stato siriano indipendente. In seguito alla nascita dello Stato di Israele e al primo conflitto arabo-israeliano del 1948-49, assunse notevole rilievo strategico per la sua posizione dominante al confine tra Siria, Libano, Israele e Giordania e divenne sede di importanti postazioni dell’artiglieria siriana dalle quali era possibile colpire ampie zone della Galilea nel Nord di Israele. Occupato nel giugno 1967 dalle truppe israeliane, fu teatro di violenti scontri anche durante la guerra del Kippur (1973), nel corso della quale Israele ribadì la sua superiorità militare mantenendo il controllo della quasi totalità del G. (1176 km2). Nel 1974, per tutelare il fragile accordo di pace tra Israele e Siria, fu creata tra le forze occupanti israeliane e l’esercito siriano una fascia di sicurezza, da allora sotto il controllo dei reparti Onu dell’Undof (United Nations disengagement observer force). L’annessione del G. da parte di Israele nel dicembre 1981 è stata dichiarata nulla dalle Nazioni Unite con la risoluzione 497 del Consiglio di sicurezza che chiedeva il ritiro immediato delle truppe occupanti. Dopo l’annessione israeliana i cittadini siriani rimasti nel G. (circa 20.000, prevalentemente Drusi) furono costretti ad assumere la cittadinanza israeliana. La restituzione del G. alla Siria è oggetto di un delicato negoziato tra Damasco e Tel Aviv che ha visto arenarsi le trattative tra i due paesi nel gennaio 2000, in uno scenario di profonda crisi della politica statunitense di mediazione dei conflitti in Medio Oriente. Il radicamento dei due paesi su posizioni difficilmente conciliabili ha di fatto allontanato la risoluzione delle tre principali questioni sul tappeto. In primo luogo il destino dei circa 20.000 coloni israeliani distribuiti nei 33 insediamenti agricoli sorti nell’altopiano a partire dal 1967. Nel 2003 e di nuovo dopo la fine della guerra in Libano del 2006 in Israele si è tornato a parlare di incentivare la politica degli insediamenti nel G., annunci probabilmente finalizzati più a tenere alta la pressione su Damasco che a lanciare effettivi nuovi piani di colonizzazione. La crescita degli abitanti degli insediamenti si è infatti mantenuta sempre costante: 18.692 coloni nel 2007, 19.083 nel 2008, 19. 248 nel 2009. Un secondo nodo da sciogliere è quello relativo alla sicurezza militare: Israele pretende infatti la riduzione degli armamenti siriani e il mantenimento di un osservatorio militare permanente sul Golan dove attualmente i radar israeliani sono in azione sul monte Hermon, al confine con il Libano, a 2224 metri (la vetta della montagna, 2814 metri, è invece tuttora una base militare siriana). Il problema dell’acqua, infine, costituisce un ulteriore fattore di tensione perché Tel Aviv non intende rinunciare alle risorse idriche dell’altopiano che vengono in parte deviate sul territorio israeliano, penalizzando così fortemente la popolazione locale. La Siria, inoltre, rivendica l’accesso alla riva nordorientale del lago di Tiberiade secondo la linea di frontiera del 4 giugno 1967 venuta a cadere con l’occupazione israeliana. Dopo una lunga fase di stallo nel maggio del 2008 Israele e Siria annunciarono l’apertura di negoziati ‘indiretti’ attraverso la mediazione di un paese terzo, la Turchia, ma l’iniziativa non produsse risultati. Il G. è tornato alla ribalta internazionale nel maggio e giugno 2011 in occasione degli scontri alle frontiere tra militari israeliani e manifestanti siriani, libanesi e palestinesi dei campi profughi. Il 15 maggio, nel giorno che commemora la Nakba, ossia l’esodo della popolazione palestinese dopo la nascita dello Stato di Israele nel 1948, e il 5 giugno, quarantaquattresimo anniversario della Naksa, la sconfitta dei paesi arabi nella guerra dei Sei giorni, numerosi gruppi di manifestanti hanno oltrepassato in diversi punti la linea del cessate il fuoco del 1967 cercando di entrare nel G. occupato. In entrambe le occasioni le forze israeliane, dopo aver intimato l’alt, hanno aperto il fuoco sulla folla uccidendo diversi manifestanti.

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