GONZAGA

Enciclopedia Italiana (1933)

GONZAGA

Romolo QUAZZA
Romolo QUAZZA

. Due sono le tesi intorno all'origine della famiglia. L'una ritiene che i capostipiti fossero milites della contessa Matilde di Canossa; l'altra reputa che sorgessero humilissimo loco e fossero investiti dei primi possessi dal monastero di San Benedetto Polirone. La pretesa origine germanica e la parentela con gli Ottoni sono di creazione prettamente aulica. Il primo nome fu dei Corradi di Gonzaga; l'inurbamento in Mantova risale agli ultimi decennî del sec. XII. Ben presto l'espansione economica divenne notevolissima con acquisti continui di terre e di edifici. Le proprietà familiari si polarizzarono da un lato verso Reggio, dall'altro verso Mantova. Banditi da Reggio nel 1257, i Gonzaga, rivali dei Casalodi, ebbero i loro beni di Marmirolo (Mantova) confiscati nel 1264, ma l'appoggio dato ai Bonacolsi contro i Casalodi procurò loro un nuovo, rapido accrescimento di fortuna.

Sul finire del sec. XIII avevano una potenza economica grandissima; possedevano a Mantova e nel Mantovano, a Brescia, a Ferrara, a Reggio, a Cremona, a Verona, persino a Ivrea. Con l'aiuto degli Scaligeri Luigi Gonzaga il 16 agosto 1328 rovesciò la signoria bonacolsiana in Mantova e fu immediatamente riconosciuto capitano generale con diritto di designare il successore. Nominato vicario imperiale da Ludovico il Bavaro (29 aprile 1329), ebbe con decreto di Carlo IV nel 1354 i beni dei Bonacolsi. Il vicariato imperiale fu esercitato anche su Cremona, Reggio e Asola. La partecipazione attiva alle guerre della penisola e i matrimonî cospicui innalzarono la famiglia a una posizione elevatissima. Dopo violenta guerra contro gli Estensi, gli Scaligeri, i Visconti, nel 1358 i Gonzaga furono costretti a riconoscere questi ultimi come alti signori feudali; tale condizione di più o meno larvata inferiorità rispetto ai Visconti durò fino a tutto il sec. XIV. A Luigi (1328-1360) succedettero Guido (1360-1369), Ludovico (1369-1382), Francesco (1382-1407) sempre col titolo di Capitani. Francesco fu il primo che procurò di scuotere la supremazia viscontea.

In questo primo secolo di signoria, la stirpe gonzaghesca è vigorosa e guerriera: si distinguono, oltre ai nominati, Filippino e Feltrino, figli di Luigi, e Ugolino, figlio di Guido. Filippino, fatto vicario imperiale di Reggio col fratello nel 1349, morì nel 1356. Feltrino, di carattere energico e turbolento, venne presto a lotta coi cittadini reggiani. Forzato a vendere il suo stato a Bernabò Visconti (17 maggio 1371) si rifugiò a Padova, dove morì nel 1374. Il figlio Guido cedette Reggio contro un compenso di 50.000 fiorini d'oro, riservandosi la proprietà dei castelli di Novellara e Bagnolo, donde trasse poi nome quella linea laterale gonzaghesca, che tante noie recò al ramo principale di Mantova. La cultura e il mecenatismo dei principi vanno a mano a mano aumentando; però la famiglia è funestata da tragedie domestiche, con l'uccisione di Ugolino da parte dei fratelli, e con l'esecuzione capitale di Agnese Visconti, moglie adultera di Francesco.

La signoria ebbe carattere di principato solidamente costituito già sotto Francesco, che riformò gli statuti bonacolsiani; estese il dominio su Legnago, Redondesco, Isola Dovarese, Gazzuolo, Viadana, Castiglione delle Stiviere, Castelgoffredo, ottenne da Venceslao nel 1403 il titolo di marchese, pur non facendone poi uso. La corona marchionale venne invece definitivamente riconosciuta a Gianfrancesco dall'imperatore Sigismondo nel 1433. Il marchesato gonzaghesco, costretto per la sua ubicazione a seguire una politica di equilibrio fra il ducato di Milano e la repubblica di Venezia, subì, durante il governo di Gianfrancesco, gravi vicende e la perdita di Asola, Lonato e Peschiera. Tuttavia Mantova in questo momento cominciò a occupare un posto insigne nella storia della cultura per la presenza di Vittorino da Feltre.

Il governo di Ludovico (1444-78) segna il nuovo estendersi del prestigio della famiglia. Marito di Barbara di Brandeburgo, il marchese ha stretti legami con la corte imperiale. La Dieta di Mantova del 1459 gli procura i più cordiali vincoli con la corte pontificia. L'amore per l'arte raduna a Mantova un complesso mirabile di uomini insigni; la città si trasforma; il territorio si arricchisce di ville da diporto e di palazzi nelle sedi dei varî principati risultanti dalla divisione dello stato, rinnovata per testamento da Ludovico. Tra le molte suddivisioni e dispersioni operatesi col tempo si mantennero più a lungo i principati di Castiglione delle Stiviere, di Bozzolo e di Sabbioneta, i marchesati di Gazzuolo, Luzzara e Castelgoffredo, le signorie di S. Martino e di Solferino. Anche da questi rami uscirono personaggi celebri: insigni nel mestiere delle armi e nelle lettere come Federico, Luigi detto Rodomonte, Cagnino e Vespasiano; dotti come il vescovo Ludovico, il cardinal Scipione, amico del Tasso, e virtuosi come Francesco, vescovo di Cefalù, candidato all'onor degli altari: tutti della stirpe di Bozzolo e Sabbioneta. Di questo casato numerose sono anche le donne celebrate per bellezza e cultura, per mezzo delle quali si rese sempre più vasta la sfera delle parentele e delle influenze. Spiccano su tutte Giulia (v.) e Lucrezia. I Gonzaga di Castiglione delle Stiviere presentano un contrasto profondo: S. Luigi (v.), Cinzia, Margherita-Olimpia e Gridonia si dànno all'ascetismo; Rodolfo e Francesco si macchiano di turpitudini.

Dopo il breve marchesato di Federico un periodo di vita intensa in tutti i campi è costituito dal tempo del governo del marchese Francesco (1484-1519, v.). Con questo principe l'azione politica dei Gonzaga di Mantova si fa sempre più viva e più larga; e con lui, e soprattutto con la moglie Isabella d'Este, la corte mantovana diventa centro di splendore cortigianesco, di cultura e d'arte.

Alla morte di Francesco (1519) successe il figlio Federico, che seppe accaparrarsi il favore di Carlo V. Creato duca l'8 aprile 1530, ebbe l'onore di ospitare l'imperatore a Mantova per ben due volte e seppe guadagnarsi la corona marchionale monferrina. Data la grande importanza strategica del Monferrato e il fatto che ad esso aspirava la dinastia sabauda, la questione del nuovo dominio gravò da quel momento in poi sulle sorti di casa Gonzaga e andò lentamente minandole, nel tempo stesso in cui in apparenza ne accresceva il fulgore. Morto Federico nel 1540, si ebbe la lunga e saggia reggenza del cardinale Ercole (v.), solo temporaneamente interrotta dal brevissimo regno del duca Francesco I. In questa fase della sua fortuna la famiglia Gonzaga toccò i sommi fastigi in tutti i campi. Ben tre membri contemporaneamente raggiunsero la porpora cardinalizia; e toccò al cardinale Ercole l'alto onore di presiedere il Concilio di Trento. Nel tempo stesso Ferrante (v.), fratello di Ercole, ottenne nelle armi i sommi gradi, generalissimo di Carlo V, governatore di Milano e capostipite dei duchi di Guastalla. Ludovico, figlio terzogenito di Federico, raccolta in Francia l'eredità dell'ava Anna d'Alençon, dando origine al ramo dei Nevers, estese in altra direzione l'importanza e le aderenze familiari.

Il governo di Guglielmo (1550-1587) segnò il culmine della effettiva potenza politica ed economica. Con mano ferrea il nuovo duca distrugge le autonomie casalasche; ottiene l'erezione in ducato del marchesato monferrino (1575); fronteggia con l'astuzia Emanuele Filiberto di Savoia; assicura con saggia amministrazione il consolidamento del patrimonio; con alleanze familiari diviene stretto congiunto delle principali dinastie europee. Vincenzo I (1587-1612) diede alla corte un'impronta di fantastico splendore: tutte le forme d'arte trionfarono sotto gli auspici del duca; il lusso delle vesti, delle feste, la ricchezza delle collezioni, la prodigalità raggiunsero l'incredibile; la corte fu sede di veri avvenimenti artistici. Si tentò una soluzione della questione monferrina col matrimonio (1608) di Francesco, primogenito di Vincenzo, con Margherita, figlia di Carlo Emanuele I di Savoia. Ma pochi mesi dopo il padre, morì anche il giovanissimo duca Francesco II, lasciando una sola figlia, Maria, di appena tre anni; e s'iniziò la serie delle sventure.

Il trono passò al cardinale Ferdinando, fratello del morto duca. Carlo Emanuele I, rivendicando i diritti sabaudi sul Monferrato e i patti concordati con Vincenzo, invase il territorio monferrino, che dal 1613 al 1618, fu quasi continuamente teatro di guerra. Ferdinando aveva sposato per ragioni di stato Caterina de' Medici. Ma il matrimonio fu sterile, come pure quello di Vincenzo, fratello minore di Ferdinando, con la matura vedova Isabella di Novellara, contro la quale invano intentò un famigerato processo di annullamento. Perciò l'estinzione del ramo italiano della famiglia era ormai prevista a breve scadenza; e data l'importanza strategica ed economica del Mantovano e del Monferrato e soprattutto il momento in cui la questione si presentava, nella latente lotta tra la Francia e gli Asburgo, il problema della successione gonzaghesca diveniva un problema europeo. Ferdinando nel 1625 fece venire a Mantova Carlo di Rethel, figlio di Carlo Gonzaga-Nevers, al quale spettava la successione. Ma, essendo ormai francese, la famiglia dei Nevers destava i timori della corrente politica spagnola e imperiale. Spentosi Ferdinando nell'ottobre 1626, il duca Vincenzo II alla vigilia della morte (25 dicembre 1627), consentì al matrimonio di Carlo di Rethel con Maria Gonzaga, figlia di Francesco II e di Margherita di Savoia. Così il trono gonzaghesco passava definitivamente al ramo francese dei Nevers. Il ceppo italiano, che aveva avuto momenti di vera grandezza e lunghe fasi di fortuna politica, economica e di splendore artistico, esaurito ormai per i vizî e la dissolutezza, vide nel suo ultimo rappresentante, Vincenzo II, logoro decrepito a 32 anni, tutti i caratteri della degenerazione.

Bibl.: B. Sacchi, detto il Platina, Historia urbis Mantuae (dalle origini al 1464), in Rerum Ital. Script., XX; Equicola (Mario Caccialupi), Dell'Historia di Mantova libri cinque, Mantova 1608; F. Donesmondi, Dell'istoria ecclesiastica di Mantova, voll. 2, Mantova 1613-16; A. Possevino, G., Mantova 1628; S. A. Maffei, Gli Annali di Mantova, Tortona 1675; L. C. Volta, Compendio cronologico critico della storia di Mantova dalla sua fondazione sino ai nostri tempi, volumi 5, Mantova 1807; C. D'Arco, Studi intorno al municipio di Mantova, dall'origine di questa fino all'anno 1863, voll. 7, Mantova 1871; G. Fochessati, I Gonzaga di Mantova e l'ultimo duca, Milano 1912; 2ª ed., 1929; Selwin Brinton, The Gonzaga-Lords of Mantua, Londra 1927, ecc. Per le fonti edite, le cronache, gli studî particolari, vedi la bibliografia mantovana in P. Torelli-A. Luzio, L'arch. Gonzaga di Mantova, voll. 2, Ostiglia-Verona 1920-22.

Il ramo Gonzaga-Nevers.

L'origine della famiglia è la seguente: Ludovico, figlio terzogenito del duca Federico di Mantova e di Margherita Paleologo, nato nel 1539, fu nominato dalla nonna materna, Anna d'Alençon, erede dei beni ch'essa possedeva in Francia. Sia per raccogliere quell'eredità, sia per costituire un appoggio politico possente alla propria famiglia, Ludovico, all'età di dieci anni, nel 1549, fu mandato in Francia alla corte di Enrico II, sotto la guida di Leonardo Arrivabene. Divenne autorevolissimo a corte, devoto alla causa francese, sostegno del partito cattolico, consigliere ascoltato di Caterina de' Medici. Pare che egli fosse uno dei promotori della strage di S. Bartolomeo; per molto tempo luogotenente del re di Francia in Italia, si oppose sino agli estremi alla restituzione, promessa da Enrico III, delle fortezze del Piemonte tenute dai Francesi nelle mani di Emanuele Filiberto di Savoia. Sposata Enrichetta di Clèves, aggiunse ai proprî i ricchi beni della moglie. Duca di Nevers, del Maine, del Rethelois, ecc., pari di Francia, fu uno dei più ricchi principi del regno. Con il fratello Guglielmo ebbe contrasti per la divisione dell'eredità. Ebbe una figlia, Caterina, e un figlio, Carlo; la prima sposò il duca di Longueville. Morì nel 1595.

Il figlio Carlo (1580-1637) occupò fra i principi del regno una posizione eminente e prese molta parte alle lotte interne durante la reggenza di Maria de' Medici. Alla morte di Vincenzo II Gonzaga, duca di Mantova (26 dicembre 1627), ne raccolse la successione. Da allora il ramo dei Gonzaga-Nevers occupò la dignità ducale di Mantova, fino a che con Ferdinando Carlo la dinastia non si spense, nel 1708 (v. carlo i e ii, duchi di Mantova; ferdinando carlo, duca di Mantova; mantova, ducato di).

Bibl.: M. le Roy de Gomberville, Les Mémoires de monsieur le Duc de Nevers prince de Mantoue, pair de France, Governeur et lieutenant général pour les Rois Charle IX, Henry III en diverses provinces de ce royaume, Parigi 1660; A. Possevino, Vita e morte di Ludovico Gonzaga duca di Nevers, Mantova 1596; Michel de Marolles, Abbé de Villeloin, Mémoires, Parigi 1656; G. B. Intra, Maria Gonzaga, Firenze 1897; A. Luzio, Leonardo Arrivabene alla Corte di Caterina de' Medici, Bergamo 1902; M. Brambilla, Lodovico Gonzaga duca di Nevers, Udine 1905; A. Luzio, La Galleria dei Gonzaga venduta all'Inghilterra nel 1627-1628, Milano 1913; Capitelli-Quazza, Marie de Gonzague et Gaston d'Orléans, in Atti e mem. delle R. Acc. Virg., 1925; P. Torelli, L'archivio Gonzaga di Mantova, I, Ostiglia 1920; A. Luzio, L'archivio Gonzaga di Mantova, II, Verona 1922; R. Quazza, Nevers contro Nemours, in Atti e mem. della R. Acc. Virg., 1921; id., Mantova e Monferrato nella politica europea alla vigilia della guerra per la successione di Mantova, Mantova 1922; id., La guerra per la successione di Mantova e Monferrato, voll. 2, Mantova 1926; G. Fochessati, I Gonzaga di Mantova e l'ultimo duca, Milano 1929.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata