BERCEO, Gonzalo de

Enciclopedia Italiana (1930)

BERCEO, Gonzalo de

Mario Pelaez

È il poeta spagnolo più antico di cui si conosca il nome, vissuto approssimativamente fra il 1198 e il 1264, e morto in età avanzata, come risulta da un accenno del poeta stesso (Vida de S. Oria, 2). Nacque a Berceo, nella Vecchia Castiglia, e di là tolse il nome. Ebbe la sua educazione, come attesta egli stesso in più luoghi delle sue opere (Vida de S. Millán, 489; Vida de S. Domingo, 757 ecc.) nel vicino convento benedettino di San Millán de la Cogolla, a cui rimase sempre legato da vincoli di gratitudine, e anzi, ordinato sacerdote, sembra ne facesse parte come prete secolare. Certo il suo nome appare come testimone in una serie di documenti dal 1220 al 1246, che si riferiscono al suddetto convento, e i manoscritti delle sue opere, una delle quali è per l'appunto la Vida de San Millán (Emiliano) fondatore e abate di quella comunità, si conservavano ancora in tempi recenti presso quei frati. Ora purtroppo sono in gran parte perduti. Con B., se proprio non comincia, si afferma per la prima volta la nuova arte (nueva maestria), che, in antitesi con la giullaresca di tono popolare e libera nella misura dei versi, si chiamò mester de clerecia, officio cioè dei clerigos (nella larga accezione che aveva allora questo nome, di letterati forniti di cultura latino-ecclesiastica), e perciò, come ogni arte di scuola, regolata e manierata, in versi tutti ugualmente misurati di quattordici sillabe, alessandrini, aggruppati in strofe tetrastiche monorime (cuaderna via). Nella grande varietà di argomenti cui attinsero i poeti del mester de clerecia, a B. spetta il primo posto fra i clerigos che elaborarono narrazioni di soggetto religioso, per le quali si valse, com'egli spesso più volte dichiara, di fonti latine che sono a noi note. Si hanno di lui nove opere con una somma di più che 13.000 versi. Alle tradizioni bibliche si collega il poemetto Los signos que apareceran antes del Juicio, che deriva da S. Girolamo; alle tradizioni evangeliche si connettono El duelo de la Virgen el dia de la Pasion de su Hijo, la cui fonte è S. Bernardo, i Loores de nuestra Señora e i Milagros de nuestra Señora, di cui recentemente è stata ritrovata la raccolta latina che B. ebbe dinnanzi; alle tradizioni agiografiche spettano El martirio de San Lorenço che deriva da Prudenzio, e le Vite de santo Domingo de Silos, de San Molan de la Cogolla e de Santa Oria, la cui materia è rispettivamente attinta alle biografie scritte da Grimaldo, contemporaneo e discepolo di S. Domingo, da San Braulis, discepolo di S. Isidoro, e dal monaco Munio, confessore di Santa Oria. A queste opere si devono aggiungere il poemetto descrittivo El Sacrificio de la Misa e tre Inni, anch'essi nel metro della "cuaderna via", parafrasi degli Inni della Chiesa Veni Creator Spiritus, Ave Maris Stella, Christe qui luxes et dies. Merita infine di esser segnalata a parte, benché si trovi inserita nel Duelo de la Virgen, la Cantica de los judíos che vegliano sulla tomba di Cristo, il più antico esempio a noi noto di canto lirico popolare castigliano. Sebbene B. sia un rappresentante della "nueva maestría", non si può dire un poeta schiettamente erudito. Egli volle piuttosto diffondere e render popolari le leggende e le tradizioni sacre, narrandole nel linguaggio del popolo, come dichiara egli stesso (S. Domingo, 2) e come fa intendere indirettamente, attribuendo a sé il nome di "iuglar" e usando qua e là frasi e formule proprie dei Cantares de gesta. Anche si consideri che le sue composizioni furono scritte per essere lette a un uditorio, giacché in principio o nel corso della narrazione si rivolge spesso a chi lo ascoltava (S. Dom., 315, 335, 376 ecc.; San Millán 1; Milagros 1, 10, 16, 75, 122, 182, 377, ecc.). Come scrittore il B. è stato variamente giudicato o con soverchie lodi o con immeritati disdegni. Certo in generale è monotono, prolisso e stanca il lettore, ma tuttavia nella vasta sua opera non mancano passi in cui brillano lampi d'ingegno. Lo stile semplice, piano, prosaico addirittura, si rinvigorisce talvolta con tratti realistici, con comparazioni e immagini icastiche e pittoresche, e neppure in alcuni passi manca l'espressione ingenua ma viva del sentimento religioso (v. ad es. nella Vida de S. Domingo, 127 e segg., il drammatico colloquio fra il santo e il re don García di Navarra; o, nei Milagros, 2 e segg., la leggiadra descrizione del prato, giustamente celebre). Bisogna inoltre tener presente il grande valore che ha l'opera del B. nei primordî della letteratura spagnola, come documento del castigliano che s'avviava a diventare il linguaggio letterario più importante della penisola iberica; e infine anche il merito che le moderne indagini riconoscono al B. di avere usato sempre correttamente l'alessandrino di contro agli altri poeti del mester de clerecía, nei quali non-sono infrequenti le irregolarità.

Opere: Manoscritti antichi si hanno solo per la Vida de S. Domingo, la Vida de S. Millán, la Vida de Santa Oria, un paio di Milagros e il Sacrificio de la Misa; per le altre opere non c'è che una copia poco corretta dei mss. già esistenti nel convento di S. Millán, fatta dal padre Domingo Ibarreta, erudito del sec. XVIII, per cui v. A. G. Solalinde, El Sacrificio de la Misa, XXIX, n. 2. La prima opera pubblicata è la Vida de Santo Domingo de Silos, in S. de Vergara, Vida y Milagros de el Thaumaturgo Español Moyses segundo, etc., S. Domingo Manjo, Madrid 1736, pp. 230-308. Tutte le opere furono pubblicate la prima volta da T. Sánchez in Colección de poesías castellanas anteriores al siglo XV, Madrid 1780, II; ristampate poi nella Colección di E. Ochoa, Parigi 1842; e con qualche miglioramento, ma anche con nuovi errori, da F. Janer nel vol 57° della Biblioteca de Autores Españoles, Madrid 1864. Ediz. speciali: Vida de Santo Domingo de Silos edizione critica di J. D. Fitz-Gerald, Parigi 1904 (in Bibliothèque de l'École des Hautes Études, vol. 149°): un nuovo ms. è stato studiato dal padre Andrés in Boletín de la Real Academia Española, IV (1917), 172 e 445. El Sacrificio de la Misa, ed. A. G. Solalinde, Madrid 1916 (ediz. diplomatica dell'unico codice del sec. XIV); lo stesso Solalinde ha iniziato una nuova edizione completa con note nella collezione dei Clásicos Caslellanos de la Lectura (finora pubbl. i Milagros de Nuestra Señora, Madrid 1922); un'altra ediz. dei Milagros, di cui è pubblicato il 1° vol. soltanto è quella di A. Hamel, Halle 1926; C. Carrol Marden, Cuatro poemas de Berceo (Milagros de la iglesia robada y de Teófilo y vidas de santa Oria y de san Milládn), Madrid 1928 (Rev. de Fil. Española, suppl. IX).

Bibl.: Sulla lingua v. R. Lanchetas, Gramática y Vocabulario de las obras de G. d. B., Madrid 1903. Per le notizie sulla vita, v. l'Advertencia nell'edizione del Sanchez; R. Menéndez Pidal, Documentos lingüísticos de España, Madrid 1910, I, nn. 87, 91, 94 e 95; A. G. Solalinde, ed. dei Milagros, pp. v-viii. Sulla Cántica de los judíos v. R. Menéndez Pidal, Estudiosi Literarios, Madrid, p. 303 segg.; P. H. Ureña, La versificación irregular en la Poesía Castellna, Madrid 1930, pp. 59-60. Sulla versificazione, v. inoltre, Hanssen, Metrische Studien zu Alfonso und Berceo, 1903, e Notas a la vida de Santo Domingo de Silos, 1907. Sulle opere infine: F. Fernández y Gonzalez, Berceo o el poeta sagrado en la Espana sagrada del siglo XIII, in La Razón, I (1860), pp. 222-235, 306-332, 392-402; Th. De Puymaigre, Les Vieux auteurs Castillans, Parigi 1861, I, pp. 279-312; M. Menéndez y Pelayo, Antología de Poetas liricos Castellanos, Madrid 1891, pp. xli-lviii; Kling, A propos de Berceo, in Revue Hispanique, XXXV (1915), pp. 77-90; Boubée, La Poésie mariale: G. d. B., in Études relig., hist. et litt., 1904, pp. 512-36; R. Becker, G. de Berceos, Milagros und ihre Grundlagen, Strasburgo 1910; A. G. Solalinde, Milagros cit., p. xvii segg.; J. Fitz-Gerald, G. d. B., in Spanish literary criticsm before 1780, in Romanic Review, I (1910), pp. 290-301; G. Cirot, L'expression dans G. d. B., in Rev. de Fil. Española (1922), p. 154.

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