GRAN BRETAGNA

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)

GRAN BRETAGNA (XVII, p. 667; App. I, p. 685)

Marina EMILIANI SALINARI
Enrico MACHIAVELLI

BRETAGNA Ad integrazione delle notizie statistico-economiche qui appresso riferite, v. per la parte storico-politica e culturale, inghilterra; britannico impero, in questa Appendice.

Popolazione (XVIII, p. 683 e App. I, p. 685). - Al 30 giugno 1947 si calcolava raggiungesse i 49.748.000 ab., così ripartiti:

Secondo l'ultimo censimento (1931), la popolazione del Regno Unito ammontava a 46.188.444 ab.; quindi, l'aumento assoluto in 16 anni è risultato di appena 3.559.556 ab. Tale scarso aumento è dovuto, oltre che alle cause perturbatrici del periodo bellico, ad un accentuarsi del fenomeno della bassa natalità, segnalato già da tempo in Gran Bretagna. Mentre nel 1925 la natalità era del 25‰ nel 1945 toccava appena il 16,1 o/oo in Inghilterra e nel Galles, il 18,5‰ in Scozia; la mortalità si mantiene sempre costante (intorno all'11,7‰ nel 1935, 11,4‰ nel 1945).

Emigrazione (XVII, p. 689). - L'emigrazione dalla Gran Bretagna, già molto notevole, si ridusse moltissimo negli anni 1934-36, nei quali vi fu una prevalenza di immigrati sugli emigrati. Negli anni immediatamente precedenti la seconda Guerra mondiale, l'emigrazione dal Regno Unito prendeva nuovo impulso: nel 1938, di contro a 243.844 immigrati, si avevano 263.777 emigrati, con una eccedenza di emigrati di 19.934. L'emigrazione era diretta prevalentemente verso l'Unione Sud-Africana (6003 emigrati nel 1938), l'India, l'Australia, la Nuova Zelanda, il Canada e gli Stati Uniti.

Agricoltura e allevamento (XVII, p. 693; App. I, p. 685). - In seguito alle particolari condizioni determinate dal sopraggiungere della seconda Guerra mondiale, speciali cure ed intensi sforzi furono rivolti in Inghilterra al settore agricolo. Una efficace campagna, condotta dal governo per mezzo di speciali branche del ministero dell'Agricoltura (Land fertility Commission, Grassland Survey, Land Utilisation Survey), venne indirizzata allo scopo di ottenere un più razionale sfruttamento del terreno e un più alto rendimento nelle colture. Fu enormemente incrementata la meccanizzazione agricola ed attualmente l'agricoltura inglese, con l'alta cifra di 120.000 trattori per 6 milioni di ha., può considerarsi la più meccanizzata del mondo. Inoltre, per supplire alle deficienze della produzione agricola nazionale (che nel periodo prebellico concorreva appena per il 40% del consumo interno), venne estesa la superficie arativa a spese dei terreni a pascolo permanente. L'arativo nel 1944 era salito a 7.644.000 ha. (5.102.000 ha. nel 1939): le colture più incrementate furono quelle a cereali, patate, barbabietole da zucchero.

Largo impulso ebbero, inoltre, le produzioni orticole, mentre si sperimentarono con notevole successo nuove colture (canapa e segale). L'allevamento bovino è in aumento negli ultimi anni, mentre in continua diminuzione è quello ovino e suino. Nel 1947 si avevano 16.713.000 ovini (23.500.000 nel 1929), 9.567.000 bovini (7.250.000 nel 1929) e 1.618.000 suini (2.500.000 nel 1929).

Industria (XVIII, p. 697; App. I, p. 685). - La produzione del carbone che era nel 1938 di 26,6 milioni di t. non ha avuto diminuzione di rilievo durante la guerra. Nel 1945-47 essa è stata in media di 19,5 milioni. La produzione di ferro, quantunque notevolmente incrementata rispetto all'anteguerra, copre circa 2/3 del fabbisogno nazionale, con una media di 12 milioni di t. di minerali di ferro grezzo nel 1945-47

Commercio (XVII, p. 700; App. I, p. 6859. - Nel periodo bellico, di contro ad un attenuarsi continuo delle esportazioni, che nel 1943 si contrassero a 238.284.263 sterline (1.029 milioni di sterline nel 1939) si è avuto un aumento notevolissimo delle importazioni che, nel 1943, raggiungevano la cifra di 1.232.610.264 sterline (597 milioni nel 1933). Il deficit della bilancia commerciale raggiunse in tale anno, il massimo di 994 milioni di sterline.

Dalla tabella su riferita è visibile la notevole ripresa delle esportazioni negli ultimi due anni, con conseguente sensibile diminuzione nel deficit della bilancia commerciale. Nei rapporti commerciali tra l'Italia e la Gran Bretagna, lentissima è la ripresa. Nel 1945 le esportazioni della Gran Bretagna in Italia erano di 2.251.000 sterline, le importazioni di appena 9.606.000 sterline.

Economia e finanza (XVII, p. 710, App. I, p. 687). - Con lo scoppio della guerra il governo britannico ha affrontato problemi interessanti tutti i settori della vita economica della nazione. Le industrie e i servizî sono stati distinti in tre gruppi: industrie belliche e servizî connessi; principali industrie e servizî basilari (agricoltura, miniere, servizî del governo nazionale e enti locali, gas, acqua ed elettricità, trasporti, ecc.); altre industrie e servizî (edilizia, tessili, indumenti, ecc.). Grande sviluppo hanno avuto la produzione di materie grezze essenziali (quali l'acciaio e il minerale di ferro) e l'agricoltura. Sacrificati sono stati invece i settori del terzo gruppo, dai quali sono state distolte sia mano d'opera sia materie prime, mentre il consumo è stato compresso da un razionamento rigoroso. Nel settore edilizio, poi, si è avuta una proibizione quasi assoluta di costruire nuove case e una notevole riduzione nei lavori di riparazione. Per risolvere il problema della mano d'opera si procedette nel 1941 alla mobilitazione civile mediante il reclutamento obbligatorio per l'industria. Dieci milioni di uomini e quasi dodici milioni di donne furono iscritti sia per il servizio militare sia per gl'impieghi industriali. Alla metà del 1943 di questo totale di 22 milioni, 10,3 milioni, ossia il 47%, facevano parte delle forze armate o della difesa civile (5,25 milioni) o erano occupati in industrie belliche (5,06 milioni), 5,7 milioni, ossia il 26%, erano impiegati nei settori del secondo gruppo e 6 milioni, ossia il 27%, erano occupati nelle industrie del terzo gruppo.

Nell'affrontare il problema finanziario il governo britannico si pose un duplice obiettivo: trovare i mezzi per finanziare la guerra ed attutire le conseguenze inflazionistiche che potevano derivare da questa finanza straordinaria. La sua azione si svolse pertanto sul terreno fiscale e del credito, per aumentare le entrate, e su quello economico, per comprimere il consumo. Aggravate le imposte esistenti, se ne sono create di nuove - quale quella sui sopraprofitti di guerra (Excess Profits Tax) - e si sono abbassati i minimi di reddito imponibile, risultato di triplicare le entrate ordinarie dello stato negli esercizî dal 1939-40 al 1946-47. Alcune di queste misure ebbero anche uno scopo anti-inflazionistico e furono prese per differire al dopo-guerra la disponibilità dell'accresciuto potere d'acquisto nelle mani del pubblico. Si stabilì, infatti, di rimborsare, alla fine dello stato di emergenza, gli importi versati dai contribuenti a minor reddito - coloro che con l'abbassamento del minimo imponibile venivano ora gravati dall'imposta - e un'aliquota del gettito della E.P.T. Contemporaneamente si ricorse all'altra fonte straordinaria, il credito, che venne fornito dal pubblico, dai governi esteri e dal sistema bancario e poté coprire circa la metà delle necessità derivanti dalla guerra. Al pubblico si ricorse sia con le varie forme di prestiti (che al 30 giugno 1946 avevano fruttato circa 11 miliardi di sterline), sia con una intensa campagna per sviluppare il piccolo risparmio; i certificati emessi dal National Savings Movement ammontavano al 30 giugno 1946 a 5.792 milioni di sterline, contro 1.245 milioni al 30 giugno 1938. I governi esteri contribuirono sotto la forma degli "Affitti e prestiti", dell'"Aiuto reciproco" e di altri prestiti che alla fine della guerra assommavano a 231 milioni di sterline. Ma l'esperimento nuovo realizzato dal govemo britannico è consistito nel far leva principalmente sul debito fluttuante, ricorrendo direttamente al sistema bancario, limitando il ricorso alla banca centrale - autorizzata il 6 settembre 1939 ad elevare l'emissione fiduciaria - e non emettendo biglietti di stato. Nel 1940 il governo adottò il sistema di assegnare alle banche, in proporzione ai loro saldi liquidi, speciali titoli a 6 mesi, i Treasury deposit receipts, fissandone il tasso di interesse. Con questo sistema il governo ha potuto:1) controllare e riassorbire tutti i depositi che esso stesso creava; 2) facilitare la politica del denaro a buon mercato, che ha alleggerito l'onere del servizio del debito pubblico. Tali misure di carattere finanziario sono state poi integrate da tutta una serie di altri provvedimenti anti-inflazionistici, quali il razionamento di tutti i generi di largo consumo, il controllo sulle emissioni di capitali e sul mercato finanziario, ecc. Si impedì così al pubblico di spendere il proprio reddito netto e nello stesso tempo si compresse il costo della vita col sistema dei sussidî diretti e indiretti alla produzione - che si traducono in prezzi politici - e degli acquisti da parte del governo. Alla fine della guerra il costo della vita e i prezzi all'ingrosso erano aumentati rispettivamente soltanto del 31% e del 66%.

Contrattesi le esportazioni, gran parte del peso dei rifornimenti dall'estero finì per gravare sulle riserve e sul capitale investito all'estero. Fin dal 1939 si procedette:1) alla mobilitazione degli averi all'estero mediante la requisizione dei titoli esteri in possesso dei cittadini britannici; 2) alla imposizione di un rigoroso controllo sui cambî, per il quale tutte le divise estere che affluivano nel paese dovevano essere cedute alla Banca d'Inghilterra, mentre i pagamenti da effettuarsi fuori dell'area della sterlina erano controllati da tutto un sistema di licenze di importazione e altre misure del genere; 3) all'organizzazione di un "pool" delle divise estere dell'area della sterlina, che si basava sull'accordo fra i conponenti dell'area stessa di versare le entrate di divise estere a un fondo comune amministrato dalla Gran Bretagna e di ritirare da tale fondo solo quei quantitativi di divise che le autorità preposte al controllo dei cambî nei singoli paesi ritenevano necessarî.

La struttura economica della Gran Bretagna nella prima fase del dopoguerra ha assunto una nuova fisionomia, caratterizzata dal permanere di gran parte dei controlli imposti durante la guerra, dovuto sia alla nuova situazione interna e internazionale (che ha soprattutto influito sulla bilancia dei pagamenti), sia al processo di riconversione all'economia di pace e di riassestamento finanziario, sia, infine, alla realizzazione del programma del governo laborista uscito dalle elezioni generali dell'agosto 1945. La guerra ha portato un profondo spostamento in quelle che erano le basi della vita economica del Regno Unito, ossia specializzazione industriale e dipendenza dalle importazioni nel settore dei generi alimentari e delle materie prime. Le fonti principali delle entrate dall'estero con le quali essa pagava tali importazioni hanno subìto perdite rilevanti: le esportazioni al 30 settembre 1945 si erano ridotte del 58%; la flotta mercantile al 30 giugno 1945 di più del 25%; il reddito degli investimenti all'estero di circa la metà (dal settembre 1939 al 30 giugno 1945 i proventi della vendita o del rientro di investimenti all'estero sono stati calcolati in 1.118 milioni di sterline). A ciò aggiungasi:1) l'aumento del debito estero, che al 30 giugno 1945 ascendeva a 3.355 milioni di sterline, di cui 3.052 milioni per saldi accumulati in sterline per rifornimenti, costruzioni e impianti militari specialmente nel Medio e nell'Estremo Oriente; 2) la diminuzione delle riserve di oro e dollari, passate da 605 milioni di sterline (31 dicembre 1939) a 453 milioni (30 giugno 1945). D'altra parte il mutamento nella situazione economica mondiale ha costretto la Gran Bretagna a un nuovo orientamento nei mercati di sbocco e di rifornimento, soprattutto delle materie prime, con tendenza a importare prevalentemente dai paesi dell'Emisfero occidentale, paesi a valuta forte, e a vendere soprattutto nei paesi europei o comunque a valuta debole, con l'impossibilità quindi di pagare le importazioni dai primi con le esportazioni verso i secondi. Era quindi logico che la situazione della bilancia dei pagamenti fosse il primo problema da affrontare e da risolvere e che questa necessità influisse sull'indirizzo stesso dell'economia e della produzione. Nel dicembre 1945 il governo contrasse con gli Stati Uniti un prestito di 3.750 milioni di dollari con un accordo - andato in vigore il 15 luglio 1946 - che aveva soprattutto lo scopo di aiutare la Gran Bretagna nel periodo di transizione ma comportava, fra l'altro, l'impegno di ripristinare, un anno dopo la ratifica, la convertibilità in dollari della sterlina. Dal canto suo il Canada faceva dono al Regno Unito di 1 miliardo di dollari e nel marzo 1946 concedeva un prestito di 1.250 milioni di dollari con clausole analoghe a quelle del prestito americano. Nel dicembre 1945 la Gran Bretagna aderì, come membro originario e con una quota di 1.300 milioni di dollari per ciascuno, al Fondo monetario e alla Banca internazionale, costituiti a Bretton Woods. La bilancia dei pagamenti si chiuse nel 1946 con un disavanzo di 380 milioni di sterline e con prospettive ancor più gravi per il 1947 (il disavanzo salì infatti in tale anno a 675 milioni), anno in cui, fra l'altro, si presentava al governo il problema della convertibilità in dollari della sterlina. Il 15 luglio la convertibilità della sterlina era ripristinata per quasi tutti i paesi, ma il 20 agosto, data la forte pressione sulle riserve in dollari, si dovette sospenderla di nuovo: soltanto dal 16 luglio al 19 agosto l'utilizzo del prestito degli Stati Uniti era stato di 850 milioni di dollari (ossia circa il 28% dei 3.050 milioni prelevati fino allora). Tutta la situazione economica generale del paese formò oggetto da parte degli organi responsabili di un approfondito esame in funzione appunto della situazione della bilancia dei pagamenti. Il 14 agosto il parlamento approvò una legge che autorizzava il governo ad adottare le misure necessarie per mobilitare tutte le risorse economiche del paese e nel campo delle esportazioni si fissò come mèta da raggiungere un volume che alla fine del 1948 superasse del 50% quello del 1938.

L'altro elemento che ha decisamente influito sulla struttura dell'economia inglese in questo dopoguerra è la realizzazione del programma di pianificazione economica, di riforme sociali e di risanamento finanziario del governo. Fra il 1945 e il 1947 sono stati approvati i provvedimenti legislativi relativi alla nazionalizzazione dei seguenti settori:1) industria del carbone; 2) servizî telegrafici e radiotelegrafici; 3) aviazione civile; 4) ferrovie e trasporti automobilistici; 5) servizî dell'elettricità e del gas; attualmente (dicembre 1948) è in discussione la nazionalizzazione dell'industria siderurgica. Nel campo sociale è stata adottata una serie di provvedimenti sulla base del rapporto presentato al parlamento, nel 1942, da Sir W. Beveridge. Nell'agosto 1946 è entrata in vigore la legge sugli assegni familiari e il 5 luglio 1948 quelle:1) sulle assicurazioni sociali (invalidità, disoccuazione, maternità e pensioni di vecchiaia e vedovili); 2) sulle assicurazioni contro gli infortunî sul lavoro; 3) per l'assistenza nazionale, che sostituisce la vecchia legge sui poveri e provvede per quei casi in cui l'assicurazione nazionale non è sufficiente; 4) sul servizio sanitario nazionale, gratuito e a carattere generale. Nel campo finanziario il governo ha dovuto affrontare il problema del pareggio del bilancio e quello della difesa contro il lento movimento di inflazione che si stava sviluppando. L'azione del governo in questo campo si è esplicata mantenendo il controllo degli investimenti e delle emissioni di capitale, intervenendo per limitare l'ascesa dei profitti e dei salarî e cercando di mantenere quanto più stabile possibile il costo della vita. Quanto alle finanze dello stato, il governo non ha potuto procedere a sgravi fiscali degni di nota, sia per il maggior onere derivante dal costo dei servizî sociali e dal mantenimento dei sussidî alla produzione dei generi alimentari, sia perché uno dei suoi scopi è stato quello di raggiungere un avanzo di bilancio considerevole per coprire le spese straordinarie (pagamenti per danni di guerra, rimborsi parziali di imposta di guerra, anticipi per lo sviluppo di nuovo capitale, ecc.), che nell'esercizio 1946-47 hanno rappresentato un onere di 593, in quello 1947-48 di 692 e per quello 1948-49 sono preventivate in 473 milioni di sterline. L'andamento del bilancio ordinario nell'ultimo decennio è stato il seguente:

Il debito pubblico, che al 31 marzo 1939 ascendeva a 7.131 milioni di sterline, di cui 920 costituiti da debito fluttuante, era salito al 31 marzo 1948 a 25.621 milioni di sterline, di cui 6.542 per debito fluttuante e 1.555 per debito estero (escluso quello risalente alla guerra 1914-18). Nel settore del credito il provvedimento di maggiore importanza è stato la nazionalizzazione della Banca d'Inghilterra (1° marzo 1946), il cui capitalle è passato nelle mani dello stato, previo compenso ai vecchi azionisti. L'emissione fiduciaria autorizzata dei biglietti è passata da 300 milioni (1° marzo 1939) a 1.300 milioni (2 marzo 1948), dopo aver raggiunto una punta massima di 1.450 milioni nel dicembre 1946. L'emissione dei biglietti della Banca d'Inghilterra è ora completamente fiduciaria, in quanto col settembre 1939 tutte le riserve di oro e divise sono state accentrate nel Fondo di stabilizzazione dei cambî, tranne una piccola aliquota che figura anche oggi, per 248 mila sterline, nella situazione della Banca come riserva simbolica. La circolazione complessiva nelle mani del pubblico è passata da 446 milioni nel 1938 a 1.240 milioni al 30 giugno 1948, con un aumento del 178%.

La situazione delle Clearing Banks al 30 giugno 1948 era la seguente (la cifra fra parentesi si riferisce al 1938, media mensile): depositi, 5.955 (2.277), di cui 3.872 (1.244) in conto corrente; cassa e depositi presso la Banca d'Inghilterra, 492 (241); portafoglio effetti e titoli pubblici, 3.971 (1.068); crediti all'economia, 1.340 (976).

Bibl.: L. Dudley Stamp, The face of Britain, Londra 1940; Land utilization in Britain: 1937-40, in Geogr. Review, XXXIII, 1943; J. N. Baker, E.W. Gilbert, The doctrine of an axial belt on industry in England, in The Geogr. Journal, 1944, nn. 1-2; L. Dudley Stamp, Britain's structure and scenery, Londra 1947. - Per la vita economica e le finanze, v. in particolare: M. F. Spalding, The London money market, Londra 1938; M. D. Fogarty, Prospects of the industrial areas of G. B., Londra 1945; G. Boggio, Il credito in Inghilterra, in Rapporto della Comm. Economica presentato alla Ass. Cost., IV, Credito e assicurazione, Roma 1946; T. Balogh, Studies in financial organisation, Cambridge 1947; P. E. P., Britain and world trade, Londra 1947; U. K. Hicks, Public finance, ivi 1947; C. N. Beattie, Income tax, ivi 1947; Institut National de la Stat. et des Études écon., Les administrations chargées de l'économie dirigée en Grande Bretagne, Parigi 1947; F. C. Howard, Exchange and borrowing control, ivi 1948; I. E. Meade e R. Stone, National income and expenditure, Cambridge 1948. V. inoltre i Libri bianchi: Statistics relating to the war effort of the U. K., Londra 1944; Statistical material presented during the Washington negotiations, ivi 1945; An analysis of the sources of war finance and estimates of the national income and expenditure in the years 1938-1944, ivi 1945; Economic survey for 1947, 1948, ivi 1947, 1948; Capital investment in 1948, ivi 1947; Government and industry, ivi 1948; U. K. balance of payments 1946 and 1947, ivi 1948.

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