GRATTAPAGLIA

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 58 (2002)

GRATTAPAGLIA

Cristina Giudice

Famiglia di pittori attivi in Piemonte tra il XVII e il XVIII secolo. La loro produzione è nota soprattutto dai documenti citati nella pubblicazione dei materiali raccolti nelle Schede Vesme, cui si rimanda dove non altrimenti indicato.

Capostipite fu Giovanni, del quale non si conoscono né il luogo né la data di nascita. Dal suo testamento si deduce però che era figlio di Giacomino, originario di Asti.

Oltre al nome e all'origine del padre, nel testamento di Giovanni si fa menzione anche della prima moglie (all'epoca già defunta), Maddalena di Horazio Garetto, e della seconda, vivente, Margherita, figlia di Maurizio Capella di Pinerolo. Inoltre sono citati i due figli Secondo e Giovanni Battista, nati da Maddalena (Monetti - Cifani, p. 164).

A partire dal 1628 Giovanni risulta impegnato in numerose commissioni per la corte torinese. Dalle note di pagamento sembra trattarsi soprattutto di dipinti a carattere decorativo (nel 1635 eseguì, per esempio, "rabeschi e trofei […] per la soffita del salone"), dorature, ornamenti per apparati festivi (si ricorda in particolare la decorazione della barca per il viaggio nuziale a Piacenza di Margherita Iolanda di Savoia e Ranuccio II Farnese duca di Parma nel 1660), nonché restauri di dipinti e miniature; in questo ambito si deve forse collocare l'intervento non meglio specificato, saldato nel 1649, su due codici di Pirro Ligorio, acquistati da Carlo Emanuele I e vanto della biblioteca sabauda.

Riguardo all'attività di Giovanni nel palazzo reale sono registrati pagamenti fin dal 1630; ma non è oggi possibile stabilire l'entità dei lavori: l'edificio attuale fu costruito dal 1646, inglobando il vecchio palazzo di S. Giovanni, e inoltre subì nel corso del tempo cospicue trasformazioni. Dei numerosi interventi attestati dai documenti rimangono solo i fregi ad affresco negli sguanci delle finestre della sala delle guardie del corpo, da identificare con la "sala delle Dignità" menzionata al 1660 nei registri di pagamento per i lavori di "doratura e pittura". Scomparsi invece, come in altri casi ricordati dalle fonti, i dipinti d'ornato eseguiti nel 1664 in uno stanzino del palazzo dove erano stati riposti i gioielli della madama reale Cristina di Francia, morta l'anno precedente.

L'attività di Giovanni presso la corte fu dunque intensa, ma anche apprezzata se nel 1638 madama reale gli concedeva il privilegio di riprodurre l'immagine della Sindone "con inhibizione ad ogn'altro d'ingerirsi nella pittura e miniatura della sacra reliquia sudetta".

Giovanni morì il 17 genn. 1670 a Torino e fu sepolto in S. Giovanni, secondo la sua volontà.

Il figlio Giovanni Battista nacque a Torino, ma non è noto quando. Collaboratore del padre con il fratello Secondo, eseguì dorature e dipinti in palazzo reale dal 1660. Non sempre è però possibile trovare corrispondenza tra pagamenti e lavori eseguiti, soprattutto per le modifiche subite dal palazzo negli anni.

Oltre che di apparati per feste, Giovanni Battista, che nel 1671 sarebbe diventato sottopriore della Compagnia torinese di S. Luca, fu autore anche di scenografie teatrali.

In particolare si ricorda la sua partecipazione nel 1665 all'allestimento della tragedia musicale Alcesti, o sia L'amor sincero, rappresentata con testo di Emanuele Tesauro per le nozze di Carlo Emanuele II e Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours; e a quello dell'Atalanta, con testo poetico di Bernardino Bianco e musiche del maestro della cappella ducale Giovanni Sebenico, rappresentata nel 1673 nel teatrino della Venaria reale in occasione dello "zapato", la festa di corte per lo scambio dei doni natalizi, celebrata ogni anno il 6 dicembre. Ancora nel 1679 eseguì dieci "tellari di prospettive in fuga con colone, et cornisoni et pedestalli", il proscenio con l'"istessa fuga di prospettiva con portici e sue lontananze tutte in prospettiva" per il palco delle recite della compagnia dei comici che agiva nell'atrio del padiglione Nuovo, posto sopra la terrazza di piazza Castello, anche noto come teatrino del Rondò in palazzo reale. Giovanni Battista eseguì forse anche i 14 "tellari" laterali con boscherecce e il fondale per la recita di carnevale del 1680, che ebbe luogo a palazzo Madama (Viale Ferrero, p. 33).

Giovanni Battista fu attivo anche per palazzo Madama, a più riprese nel 1677 e nel 1683. Al 1685 è registrato l'ultimo documento relativo alla sua attività: in quell'anno riceveva infatti il pagamento per due meridiane "fatte contro le muraglie delle due grandi gallerie del castello di Moncalieri".

Morì, certamente a Torino entro il 1686, quando il figlio Giuseppe Fabrizio, medico, riceveva denaro a saldo del pagamento per decorazioni e altri lavori realizzati nel 1684 in occasione delle nozze di Vittorio Amedeo II e Anna d'Orléans.

Il fratello Secondo nacque probabilmente nel 1632. La data si desume dalla notizia del censimento di Torino del 1705, in cui risulta che il pittore, di settantatré anni, viveva solo in casa Richelmi nell'isolato di S. Felice. Come Giovanni Battista, anche Secondo collaborò con il padre fin dal 1659 per lavori in palazzo reale; tra l'altro, nel 1663 vi eseguì i quadri, il fregio e la decorazione degli sguanci delle finestre con fiori e ornati per il gran gabinetto del duca, ora sala della Colazione, sostituiti poi nel Settecento. Ancora su commissione sabauda, per iniziativa di Carlo Emanuele II, fu attivo nel garittone del Bastion Verde, un casino di piccole dimensioni per il quale, lavorando al finto pergolato e ai paesaggi con Antonio Cerutti - noto anche con il cognome materno Fea - che realizzava le figure (opere tutte perdute), riceveva pagamenti tra il 1663 e il 1664.

Nel 1665 in occasione delle seconde nozze del duca si approntarono nuove sale nel palazzo reale, soprattutto verso la piazza, decorate con paesaggi, marine e fiori, a cui attese anche Secondo: accanto a Carlo Conti, specialista in quadri con uccelli, fu pagato per quadri con frutta e medaglioni d'oro con mascheroni. Secondo eseguì altre volte opere con fiori, forse un suo tema privilegiato che andava però certamente incontro anche al gusto dei Savoia, i quali, secondo quanto risulta dagli inventari, ne possedevano molte: di questo genere erano i dodici quadri più grandi e i dodici ottagonali, poi mandati nel castello di Moncalieri, per i quali veniva pagato nel 1674.

Come suo fratello, Secondo fece parte della Compagnia di S. Luca di cui fu nel 1664 sottopriore e nel 1702 procuratore.

Di Secondo, documentato fino al 1702, non si conoscono né il luogo né la data di morte.

Non è certo che Giovanni Andrea fosse figlio di Secondo, anche se in alcuni documenti di pagamento sono compresenti i due nomi. Nacque nel 1666 circa, secondo la notizia del censimento torinese del 1705, allorché risulta avere trentanove anni: sua moglie era una tal Giovanna, d'anni trentacinque, e i suoi figli erano Secondo, Fabrizio, Antonio, Teresa e Francesca; abitava a casa Filippone, isola S. Clemente.

I primi pagamenti che lo riguardano risalgono al 1702 per lavori realizzati insieme con Secondo. L'anno successivo eseguì tele per l'appartamento "del piano di terra verso S. Filippo per compire dove mancavano le tappezzerie di finestre" nel palazzo Carignano e nel 1713 dipinse sopra le tappezzerie in una delle sale del castello di Racconigi. Ancora risultano pagamenti per lavori, non meglio identificati, nel palazzo reale torinese dal 1715 al 1725: quadri e fregi, nonché restauri di tele già esistenti.

Secondo i registri della Compagnia di S. Luca, Giovanni Andrea firmava nel 1716 un elenco di denari spesi; l'anno successivo ne fu procuratore, dopo aver ricoperto l'incarico di priore nel 1702.

Non si conosce la data della sua morte.

Fonti e Bibl.: C. Rovere, Descrizione del reale palazzo di Torino, Torino 1858, pp. 15, 24, 68, 73, 114, 122, 191, 199, 202; A. Griseri, Palazzo reale. Mostra del barocco piemontese, a cura di V. Viale, II, Torino 1963, pp. 29-43; Schede Vesme, II, Torino 1966, pp. 543-546, ad indicem; L. Tamburini, L'Atalanta. Un ignoto zapato secentesco, Torino 1974, pp. 61, 72; A. Bo Signoretto, in La Sindone al di qua dai monti, Torino 1978, tav. XII; Storia del teatro Regio di Torino, III, M. Viale Ferrero, La scenografia dalle origini al 1936, Torino 1980, ad indicem; M. Di Macco, Quadreria di palazzo e pittori di corte, in Figure del barocco in Piemonte, a cura di G. Romano, Torino 1988, pp. 49, 68 s.; C. Barelli - S. Ghiotti, Decorazione e arredo in un cantiere del Seicento: Venaria reale, ibid., pp. 142, 154; F. Monetti - A. Cifani, Arte e artisti nel Piemonte del '600, Torino 1990, pp. 106, 108, 163 s.; La seduzione della natura (catal.), a cura di A. Cottino, Torino 2000, pp. 24, 91 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, p. 545.

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