GUGLIELMI, Gregorio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 60 (2003)

GUGLIELMI, Gregorio

Enzo Borsellino

Nacque a Roma il 13 dic. 1714 (Mariette). Secondo Pascoli e Mariette fu allievo di F. Trevisani; mentre secondo Stetten (1788) si formò presso S. Conca.

Il G. fu attivo inizialmente a Roma, fin verso il 1751. Il suo primo lavoro noto sembra essere il disegno inciso a Roma da M. Sorellò nel 1734, raffigurante il gesuita F.M. Galluzzi.

Nel 1738 dipinse sei tele "a sughi d'erba" con i Miracoli di s. Giuliana Falconieri nella chiesa di S. Marcello al Corso per la solenne cerimonia seguita alla canonizzazione. Eseguì poi tre tele per la chiesa di S. Caterina di Praga (delle quali resta soltanto quella raffigurante s. Caterina, firmata e datata 1739) e la pala dell'altare maggiore della demolita chiesa di S. Apollonia a Roma (Neue Bibliothek, 1770, finora non rintracciata).

Tra il 1745 e il 1748 realizzò il ciclo di affreschi in 32 scene con Profeti, Vita di Cristo e Storie degli apostoli nell'ala dell'ospedale di S. Spirito in Sassia fatta erigere da Benedetto XIV (distrutta nel 1908).

Il pressoché coevo affresco con La Storia ordina al Tempo di scoprire la Verità, su uno dei soffitti delle sale della biblioteca in palazzo Corsini alla Lungara, testimonia i rapporti dell'artista con uno dei cardinali più in vista del momento, Neri Corsini, intessuti forse per il tramite di F. Fuga, architetto pontificio e al tempo stesso architetto privato della famiglia di origine fiorentina, suo amico. Secondo P.E. Messinger anche il cardinale Alessandro Albani fu protettore del G.; ma di ciò non si è trovata a tutt'oggi alcuna conferma documentaria.

La fama guadagnata col ciclo di S. Spirito in Sassia al G. procurò altre commissioni. Nella chiesa della Trinità degli Spagnoli a via de' Condotti eseguì le decorazioni della volta con la Gloria di s. Giovanni de Matha, di quella della sacrestia con S. Ambrogio appare a s. Giovanni de Matha e di quella del coretto con La Vergine circondata da angeli e monaci trinitari (1746-48); due bozzetti, uno per la volta della chiesa, l'altro per la volta della sacrestia, sono oggi inventariati presso il Museo del Prado (Langen).

Virtuoso del Pantheon dal 1741, nel 1745 il G. risulta aver frequentato l'Accademia di Francia ed essere stato in contatto con L.-B. Blanchet e J. Vernet (Michel); nel 1748 venne nominato accademico di merito di S. Luca.

Al 1746 risale un quadro di canonizzazione raffigurante Camillo de Lellis assiste gli appestati (Pinacoteca Vaticana, depositi), individuato da V. Casale (1990) e ricordato nella biografia del G. della Neue Bibliothek (1770); sempre in questa fonte, fra le meno ricordate sulla vita del G., si menziona la decorazione, durante il periodo romano, del soffitto di un salone per un non ancora identificato "palazzo di un cavaliere romano". A questo periodo dovrebbe risalire un Ritratto di un monsignore di Foligno, già in collezione Massimo, poi in collezione Lemme e donato al Museo del Louvre nel 1998.

La Moltiplicazione dei pani e dei pesci nel refettorio del convento degli agostiniani fu eseguita tra il 1750 e il 1751 (uno schizzo preparatorio è conservato a Minneapolis, Institute of arts).

In queste prime opere del G., la stesura di colori caldi e luminosi su figure connotate da un accentuato plasticismo e l'ordito compositivo di ispirazione naturalistica testimoniano l'intento dell'artista di fondere la cultura napoletana e romana di Conca con le esperienze protoclassiciste coeve di P. Subleyras e di M. Benefial.

Nel 1752 il G. si recò a Napoli invitato da Fuga, divenuto architetto reale, che lo presentò a corte. L. Vanvitelli ricordava in due lettere dello stesso anno la presenza in città del G. al seguito di Fuga, ritenendolo pittore di poco valore, certamente a causa della sua rivalità con l'architetto più che per un'obiettiva disistima per l'arte del Guglielmi.

Due disegni su pergamena stesa su rame, copie di due dipinti di F. Solimena, sono apparsi presso Christie's nel 1993. Entrambi mostrano a sinistra l'iscrizione "Solimena inven(it)"; quello raffigurante Salomone e la regina di Saba ha, invece, "Guglielmus fecit Neapolis 1744", mentre l'altro rappresentante Debora e Barac reca "Guglielmi fecit 1745". Se si ritenessero originali le scritte, i due disegni testimonierebbero un precedente viaggio, peraltro non documentato, del G. a Napoli, dove avrebbe potuto copiare, verso la metà degli anni Quaranta, bozzetti o incisioni dei dipinti di Solimena, visto che gli originali si trovavano dal 1725 a Torino.

Durante il breve soggiorno napoletano il G. non ricevette commissioni importanti. Fu incaricato dalla regina Amalia di Sassonia di decorare solo due sovrapporte di un ambiente del palazzo reale con Storie di Enea e Didone, oggi conservate nei depositi del Museo di Capodimonte (Borsellino, 2001). D'altra parte, la regina lo presentò a suo padre Federico Augusto II elettore di Sassonia (e re di Polonia col nome di Augusto III). E nel 1753, il pittore si recò a Dresda, anche per intercessione di K.H. von Heinecken, direttore delle Gallerie reali, oltre che di S. Conca (Stetten, 1788).

Qui la sua prima opera, la decorazione del soffitto della cappella di S. Giovanni Nepomuceno nella Hofkirche, commissionatagli dal re, non ebbe successo, tanto da essere sostituita immediatamente con una decorazione del pittore F.X. Palko. Anche i progettati lavori per i castelli del conte di Brühl a Pförthen e a Nischwitz non vennero realizzati. Nel 1754 firmò e datò l'intenso Ritratto di Johann Georg chevalier de Saxe (Dresda, Institut für Denkmalspflege).

Tra i critici contemporanei d'Oltralpe Heinecken appare prevenuto contro il G.; mentre Hasche risulta più benevolo. Anche Mariette e Falconet (1781) si espressero in generale a favore del Guglielmi. Forse il suo stile audace e insolito e motivi di carattere personale gli provocarono le avversioni e l'insuccesso in Sassonia (Ferrari).

Sempre a Dresda, nel 1753, il G. aveva conosciuto Pietro Metastasio; e tramite questa amicizia il pittore ricevette l'incarico di decorare il soffitto nell'auditorio dell'antica Università di Vienna (1755), oggi sede dell'Accademia delle Scienze, al cui programma iconografico lavorò lo stesso Metastasio.

A parere di K. Garas (1963), il cui contributo sul G. costituisce, insieme con quello più recente di Langen (1994), uno degli studi fondamentali sul pittore, questi ebbe una parte preponderante nel progetto, realizzato con la collaborazione del pittore di prospettive architettoniche Domenico Francia. Dell'opera raffigurante l'Allegoria delle quattro facoltà dell'Università (Teologia, Giurisprudenza, Filosofia e Medicina) si conservano alcuni progetti preparatori: un disegno generale (Historisches Museum der Stadt Wien); la Filosofia (bozzetto: Toronto, Art Gallery of Ontario); la Medicina (disegno con la scritta "Guglielmi a Vienna nel 1754": San Pietroburgo, Ermitage); la Filosofia (disegno: Vienna, Albertina). L'Allegoria della Medicina è senza dubbio la più originale poiché vi è raffigurata una scena cruda ma realistica.

Il G. eseguì inoltre il disegno con l'Ercole al bivio, inciso da A. Thischler, per il frontespizio del libretto dell'opera di Metastasio Alcide al bivio, rappresentata, con musica di J.A. Hasse, a Vienna nel 1760.

In questi stessi anni il pittore accettò altri incarichi, come la decorazione per una chiesa non identificata, di cui resta un grande disegno con la Glorificazione della Santa Trinità firmato e datato 1755 (San Pietroburgo, Ermitage), che si ispira alla celebre tradizione illusionistica del barocco romano, e quella (distrutta) nel palazzo del commerciante di vini W. Edlinger a Sopron (Ödenburg), in Ungheria (1756-57).

Un altro personaggio chiave per le commissioni di Vienna fu L.G. Malabaila conte di Canale, ambasciatore del re di Sardegna nella città austriaca, fine conoscitore d'arte e grande estimatore del Guglielmi. Fu a lui che si dovette il tema generale degli affreschi nel castello viennese di Schönbrunn (1759-61).

Nella Piccola Galleria il G. eseguì la Glorificazione della casa d'Austria (1759), di cui restano uno schizzo d'insieme e un bozzetto conservati a Vienna, rispettivamente all'Albertina e al Kunsthistorisches Museum: di un altro bozzetto, di cui si ha notizia, non si conosce l'ubicazione attuale (Langen). Nella volta della Grande Galleria (1760-61) fu dipinto al centro del soffitto l'Omaggio delle terre di Asburgo e di Lotaringia con i loro prodotti; mentre sui lati occidentale e orientale rispettivamente si trovano l'Allegoria della Pace e l'Allegoria della Guerra. Alcuni progetti per la decorazione viennese sono conservati nel Victoria and Albert Museum di Londra (schizzo d'insieme della parte centrale) e nel Louvre (bozzetti delle tre parti della volta). In quest'opera, tra le più significative del pittore romano, si assiste al superamento della tradizione artistica delle rappresentazioni sui soffitti barocchi, di cui, in quell'area geografica, G. Tiepolo e F.A. Maulbertsch erano stati i massimi esponenti.

Nella biografia di un altro pittore, Sofonia De Derichs (Neue Bibliothek, 1773), si dice che il G. nel 1761 accompagnò De Derichs e sua moglie Anna Giovanna Maddalena a Stoccarda dove stette un anno e mezzo.

Nella città eseguì un grande ritratto di gruppo della famiglia principesca (Garas). Nella collezione grafica della Staatsgalerie di Stoccarda è conservato un fine disegno con un Ritratto di uomo firmato e datato "Guglielmi 1762".

L'iscrizione "Guglielmi à Roma nel 1762" su un bozzetto per un soffitto non identificato raffigurante Minerva, Saturno, Apollo su carro trionfale e Amore o Flora (San Pietroburgo, Ermitage) fa ritenere che, dopo Schönbrunn, il pittore tornasse a Roma per un imprecisato lavoro.

Successivamente l'artista si recò con la coppia De Derichs a Bruxelles e quindi a Berlino, dove stettero due anni e mezzo.

Della moglie di De Derichs il G. eseguì un ritratto, non rintracciato, di cui esiste una stampa di J.H. Haid con la scritta "Gregor(ius) Guglielmi pinx(it) Vienne", conservata a Vienna nella Österreichisches Nationalbibliothek (Langen: K. Garas attribuisce la stampa a G.Ch. Kilian). Un ritratto di G.Ch. Kilian eseguito dal G., anche questo disperso, fu stampato in Augusta nel 1770 dallo stesso Kilian ed è oggi nella raccolta grafica di Schäzler-Palais di Augusta, dove si conserva anche un autoritratto dell'artista inciso da Haid ad Augusta nel 1768 (K. Garas parla di un autoritratto inciso da Kilian e lo data 1767). Nella stessa raccolta si trova un altro autoritratto del G. inciso da un anonimo con la scritta "Gregorio Guglielmi pictor academ(icus) Romae".

Il G. è documentato a Berlino dal 1763. Qui ebbe l'importante incarico di decorare due grandi soffitti del palazzo del principe Enrico raffiguranti, nella sala delle feste un Concilio degli dei, e, nella galleria, Le quattro parti del mondo e l'Apoteosi del principe Enrico.

Il primo fu distrutto nel 1943-44 durante la seconda guerra mondiale; l'altro rovinò quasi subito e fu restaurato da B. Rode (appartiene oggi all'aula magna della Friedrich-Wilhelm Universität). Fortunatamente attraverso le descrizioni antiche è possibile riconoscere in due bozzetti preparatori la struttura delle decorazioni: un disegno con un Concilio degli dei firmato e datato 1763 "a Berlino" (San Pietroburgo, Ermitage); un altro rappresentante l'Allegoria dell'eroe condotto dalla Virtù nell'Olimpo è conservato all'Albertina di Vienna. A ciò si aggiunga lo schizzo d'insieme per la sala delle feste al Louvre, la Venere e satiro per lo stesso plafond ancora all'Ermitage (firmato e datato "Guglielmi a Berlino l'anno 1763") e una copia autografa firmata e datata ("Guglielmi f(ecit) 1768") con Le quattro parti del mondo per la galleria (Varsavia, Museo nazionale).

Dopo Berlino il G. tornò in Italia. A Torino lavorò nel 1765-66 per la corte sabauda decorando la volta di un gabinetto (o "camera prima della Libreria" o "degli Archivi") al primo piano del palazzo reale con I quattro continenti.

Nel palazzo Chiablese o del duca di Genova sono sue quattro sovrapporte con le raffigurazioni della Pace, della Guerra, dell'Autunno e dell'Estate. Sempre a Torino dipinse la pala dell'altare maggiore per la chiesa dei Ss. Martiri, rappresentante la Madonna e i ss. Solutore, Avventore e Ottavio (un bozzetto è a Salisburgo, Barock Museum). Nell'arte del G. emerge in questo periodo l'elemento decorativo e una certa chiassosa festosità, dovuti in parte all'influsso diretto della pittura veneziana e in parte anche dei modelli francesi presenti a Torino.

Sempre nel 1765 realizzò due tele per la cappella Colleoni di Bergamo con La lotta di Giacobbe e l'angelo e Giobbe e sua moglie.

Tre disegni, con varianti rispetto alle tele, sono a Vienna (Albertina); i due relativi al Giacobbe e l'angelo (di cui uno in controparte), sono segno di una complessa e articolata elaborazione progettuale, anche in vista forse di una traduzione a stampa.

Durante la permanenza a Berlino, il G. aveva inviato al re di Polonia Stanislao II Augusto Poniatowski, tramite il pittore di corte Marcello Bacciarelli, alcuni studi e schizzi, per mostrare il suo talento. Il re polacco voleva fondare un'Accademia di belle arti e il G. aspirava alla sua direzione. Ma il progetto non si concretizzò. Il pittore fu tuttavia chiamato per decorare la galleria di Apollo nel castello reale di Ujazdów.

Di tale decorazione, mai compiuta, restano diversi bozzetti e disegni, alcuni dei quali datati 1768-69 (Vienna, Albertina; Brno, Museo moravo; Nancy, Musée des beaux-arts: questi ultimi provenienti dalla collezione di E. Falconet che li aveva acquistati dagli eredi del pittore).

Nel 1766-67 l'artista si recò ad Augusta, dove decorò il palazzo del barone von Liebert (poi Schäzler-Palais).

Nel soffitto del salone eseguì un'Allegoria del Commercio che unisce le quattro parti del mondo ispirandosi all'attività commerciale e finanziaria del committente (un disegno d'insieme è all'Albertina di Vienna); nella volta delle scale dipinse le Allegorie delle Arti, delle Scienze e del Commercio. Purtroppo è andata perduta un'altra decorazione nella stessa città raffigurante un'Allegoria del Commercio e dell'Agricoltura (1768): l'affresco si trovava nel palazzo di J. von Köpf (poi Münch) presso S. Anna e andò distrutto nel 1944 a seguito degli eventi bellici.

I contatti del G. con la corte russa sono documentati dal 1767, anno in cui da Augusta aveva inviato a San Pietroburgo un bozzetto (Ermitage), raffigurante la Glorificazione del regno di Caterina II di Russia, siglato e datato ("G.G. 1767") per una decorazione prevista per il palazzo imperiale di Carskoe Selo (oggi Puškin), non realizzata.

Sempre in relazione ai suoi contatti con la corte russa prima del suo arrivo a San Pietroburgo, va ricordato un modello per un'incisione raffigurante la Vittoria della flotta russa sui Turchi nel 1769 sul fiume Dnester, oggi presso l'Accademia di belle arti di San Pietroburgo, ma eseguito ad Augusta (il disegno in controparte, firmato e datato 1770, è all'Ermitage). Ancora sul tema delle battaglie K. Garas menziona nel Museo di Saratov un disegno del G. con la Battaglia navale di Çeşme, un'altra vittoria dei Russi sui Turchi (5-7 luglio 1770), per la cui ispirazione il pittore, allora di passaggio in Italia, fu invitato a Livorno da un ammiraglio russo ad assistere alla esplosione di una nave da guerra.

Il G. giunse a San Pietroburgo dopo aver visitato Parigi nel 1770, dove conobbe J.-P. Mariette, e dopo un nuovo soggiorno a Roma, città nella quale risiedeva la sua famiglia. Nel 1772 si recò anche a Monaco: qui si riunì con i suoi amici De Derichs e poi con loro proseguì per Berlino e infine per San Pietroburgo, dove morì il 2 febbr. 1773 (Langen).

Falconet sostenne che il G. sarebbe morto a seguito di una "febbre putrida" provocata dal mancato apprezzamento da parte di Caterina II di un suo ritratto eseguito dal pittore. La testimonianza di Falconet (1778) non sembra però rispecchiare la realtà, poiché il valore del G. come ritrattista è ben dimostrato dalle opere conservate. D'altro canto, l'inquietante coincidenza della morte nello stesso giorno del G. e di Sofonia De Derichs e il giorno dopo della moglie di quest'ultimo fece ipotizzare (Stetten, 1779, p. 330) un loro avvelenamento. È tuttavia da considerare che l'incomprensione e il fallimento del G. alla corte russa si possono spiegare alla luce del mutamento del gusto che stava avvenendo in tutta Europa, con la progressiva affermazione del nascente neoclassicismo. Come già evidenziato da K. Garas, in Italia, a Vienna e ad Augusta la pittura del G. fu considerata ancora di grande effetto e apprezzabile soprattutto nella decorazione ad affresco per quell'audacia di scorci di chiara reminiscenza barocca e per l'uso di temi allegorici adatti a magnificare non solo le corti e la Chiesa, ma anche ricchi mecenati borghesi. Ma il G. non cercò di aggiornare i propri moduli espressivi che non potevano più interessare il pubblico e la critica negli anni Settanta del Settecento. Rimanendo sordo alle nuove sollecitazioni, parlava di R. Mengs come di "un giovane stupido" (Hagedorn).

Fonti e Bibl.: Perugia, Biblioteca comunale Augusta, Mss., 1383, cc. 88-95 (seconda versione della vita di Francesco Trevisani di L. Pascoli, 1743); P. von Stetten, Erläuterungen der in Kupfer gestochenen Vorstellungen aus der Geschichte der Reichs-Stadt Augsburg, Augsburg 1765, ad nomen; E. Falconet, Correspondance… avec Catherine II, 1767-1778, a cura di L. Réau, Paris 1921, p. 194; Id., Oeuvres complètes (1781), II, Paris 1818, pp. 153 s.; C.-F. Nicolai, Description des villes de Berlin et de Potsdam…, Berlin 1769, pp. 362, 610; Neue Bibliothek der schönen Wissenschaften und der freyen Künste, X, 2, Leipzig 1770, pp. 363-366; XV, 2, ibid. 1773, pp. 324-327; J.-P. Mariette, Abecedario… (1775 circa), in Archives de l'art français, II (1857), p. 339; P. von Stetten, Kunst- Gewerb- und Handwerks Geschichte der Reichs-Stadt Augsburg, I, Augsburg 1779, pp. 330, 345 s.; II, ibid. 1788, pp. 207 s.; J.Chr. Hasche, Magazin der sächsischen Geschichte, IV, Dresden 1786, p. 740; L. von Winckelmann, Neues Malerlexikon, Augsburg 1796, s.v.; L. von Hagedorn, Briefe über die Kunst…, Leipzig 1797, pp. 263 s.; P.E. Messinger, in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XV, Leipzig 1922, pp. 254-256; R. Longhi, Il Goya romano e la "cultura di via Condotti", in Paragone, V (1954), 53, pp. 28-39; Id., G. e Falconet, ibid., VI (1955), 63, pp. 14-18; S. Béguin, Esquisses et dessins inédits de G. G., ibid., pp. 10-13; A. Griseri, G. a Torino, ibid., pp. 29-38; Id., Due "ritratti" romani: un Giaquinto e un G., ibid., VII (1956), 83, pp. 61-66; W. Hentschel, Ein unbekanntes Porträt von G. G., in Österreichische Zeitschrift für Kunst und Denkmalspflege, 1963, n. 17, pp. 36-38; K. Garas, G. G. (1714-1773), in Acta historiae artium, IX (1963), pp. 269-294; W. Witzthum, G. e Metastasio, in Paragone, XIII (1963), 165, pp. 65-71; J. Urrea Fernández, La pintura italiana del siglo XVIII en España, Valladolid 1977, p. 272; O. Michel, Les Archives du Vicariat de Rome, in Revue de l'art, 1981, n. 54, pp. 23-34; E. Borsellino, Il cardinale Neri Corsini mecenate e committente. G., Parrocel, Conca e Meucci nella Biblioteca Corsiniana, in Bollettino d'arte, LXVI (1981), 10, pp. 50-53; S. Rudolph, La pittura del '700 a Roma, Milano 1983, p. 774; G. Sestieri, La pittura del Settecento, Torino 1988, pp. 50 s.; L. Barroero, La pittura a Roma nel Settecento, in La pittura in Italia. Il Settecento, Milano 1990, I, pp. 404 s.; V. Casale, Quadri di canonizzazione, ibid., II, pp. 564, 576; G. Sestieri, Repertorio della pittura romana della fine del Seicento e del Settecento, I, Torino 1994, pp. 92 s.; S. von Langen, Die Fresken von G. G., München 1994 (con bibl.); Catharina de keizerin en de kunsten… van de Hermitage (L'imperatrice Caterina e le arti… all'Ermitage, catal.), a cura di J. Vrieze, Amsterdam 1996, p. 123 n. 86; E. Borsellino, in The Dictionary of art, XIII, London 1996, pp. 802-804; La collection Lemme. Tableaux romains des XVIIe et XVIIIe siècles (catal.), a cura di S. Loire, Paris 1998, pp. 19, 30, 186, n. 69; S. Ferrari, G.D. Crivelli, 1693-1782. La carriera di un agente trentino nella Roma del Settecento, in Studi trentini di scienze storiche, LXXVIII (2000), pp. 122 s., 148, 153, 231; W. Telesko, Das Programm des Deckenfreskos im Festsaal des Hauptgebäudes der Österreichischen Akademie der Wissenschaften in Wien, in Pietro Metastasio uomo universale (1698-1782), Wien 2000, pp. 355-365; E. Borsellino, Inediti di G. a Napoli, in Bollettino d'arte, LXXXVI (2001), in corso di stampa; G. Tiziani, G. G. "1740", ibid., in corso di stampa; Prinz Heinrich von Preussen. Ein Europäer in Rheinsberg (catal.), a cura di J. Meiner, Berlin 2002, pp. 275-277.

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