GUERRA

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1992)

GUERRA

Mario de Arcangelis

(XVIII, p. 53; App. I, p. 699; II, I, p. 1100; III, I, p. 799)

Guerra elettronica. - Già durante la prima g. mondiale (1914-18) la radio, sebbene avesse solo pochi anni di vita, fu largamente impiegata da tutti gli eserciti e le marine, che ne avevano rapidamente compreso la grande utilità ai fini della condotta delle operazioni militari. Ma altrettanto rapidamente ci si era resi conto che le trasmissioni radio potevano essere facilmente intercettate dal nemico, consentendo di captare informazioni di carattere militare e politico. Numerosi furono i casi di intercettazioni radio, durante la prima g. mondiale, che influirono sull'esito di azioni militari, come pure si ebbero alcuni deliberati tentativi d'interferire nelle trasmissioni radio del nemico per impedirne le comunicazioni. Si trattò, comunque, di casi sporadici, limitati all'intercettazione e disturbo delle comunicazioni via radio e non pianificati. È a partire dalla seconda g. mondiale che vengono attuate le prime forme della cosiddetta g. elettronica, volte a disturbare o impedire l'utilizzo da parte del nemico delle proprie apparecchiature radioelettriche: fu durante la battaglia aerea d'Inghilterra, allorché gli Inglesi, per contrastare i bombardieri tedeschi che raggiungevano Londra navigando di notte lungo fasci-radio trasmessi dal territorio della Francia settentrionale occupata dai Tedeschi, provvidero a deviare elettronicamente tali fasci-radio in modo che i bombardieri nemici venissero portati inconsapevolmente fuori rotta; tali interventi furono denominati Contro Misure Elettroniche o ECM (Electronic Counter-Measures). A loro volta i Tedeschi, per annullare gli effetti delle contromisure elettroniche nemiche, ricorsero a speciali provvedimenti tecnici e operativi che furono denominati Contro-Contro Misure Elettroniche, ECCM (Electronic Counter Counter-Measures).

Nella stessa seconda g. mondiale, l'adozione del radar da parte delle forze operanti ebbe come naturale conseguenza la realizzazione da parte del nemico di mezzi idonei a ridurne l'efficacia. Un tipico esempio fu l'impiego di striscioline di carta metallizzata, lasciate cadere dai bombardieri alleati in volo sulla Germania, per confondere gli operatori dei radar della difesa aerea tedesca. Un'altra attività nata in quegli anni fu la ricognizione elettronica, svolta segretamente per conoscere le caratteristiche elettroniche dei radar nemici, allo scopo di poterli disturbare e, quando necessario, accecare o ingannare.

Nel dopoguerra il costante progresso nel campo dell'elettronica e, in particolare, in quello delle microonde, ha consentito lo sviluppo di apparecchiature di g. elettronica sempre più rispondenti alle esigenze militari, soprattutto durante i vari conflitti limitati (g. di Corea, del Vietnam, del Medio-Oriente, delle Falkland, del Golfo, ecc.). Parallelamente, sono stati incrementati gli studi teorici e sperimentati gli impieghi di nuovi mezzi come i minivelivoli senza pilota o RPV, gli elicotteri, i satelliti artificiali. Inoltre, l'esigenza di autoprotezione di velivoli, elicotteri e navi dalla crescente, letale minaccia di missili a guida automatica sempre più sofisticati, ha costituito ulteriore fondamentale incentivo per lo sviluppo delle contromisure elettroniche.

Oggi per g. elettronica s'intende l'insieme delle azioni militari che comportano l'uso di energia elettromagnetica per impedire o, quanto meno, depotenziare l'efficacia d'impiego delle apparecchiature elettroniche avversarie, assicurando, nel contempo, alle proprie forze il libero uso dello spettro elettromagnetico. Tale energia è rivolta a tutte le emissioni dello spettro, siano esse quelle del radar, di comunicazioni, di radionavigazione o altro.

Tradizionalmente, la g. elettronica si articola in tre settori: Misure Elettroniche di Supporto o ESM (Electronic Support Measures) e le già citate ECM ed ECCM. A questi tre settori bisogna aggiungere un insieme di attività preparatorie, svolte anche in tempo di pace, che vengono indicate sotto la sigla SIGINT (abbreviazione delle parole inglesi SIGnal INTelligence, ''ricognizione elettronica'').

Ricognizione elettronica o SIGINT. - Un pre-requisito fondamentale per attuare qualsiasi provvedimento di g. elettronica è la conoscenza dei sistemi elettronici nemici (o potenzialmente tali). In altre parole, ogni azione di g. elettronica, a livello sia strategico che tattico, dev'essere sempre preceduta da un'attività di raccolta di informazioni per la g. elettronica stessa. Tale attività, detta appunto SIGINT, viene svolta con ogni mezzo possibile (ma principalmente con navi e velivoli appositamente attrezzati), e consiste nel raccogliere, analizzare, valutare, interpretare e valorizzare ogni informazione disponibile riguardante nazioni straniere o zone di operazioni, e immediatamente o potenzialmente significativa ai fini della g. elettronica.

Il SIGINT comprende due specifiche attività.

a) Intelligence delle comunicazioni o COMINT (COMmunications INTelligence), cioè il risultato della raccolta di informazioni tecniche e operative sottratte alle altrui comunicazioni da parte di chi non ne sia il destinatario. L'attività COMINT implica, pertanto, oltre che l'intercettazione e la goniometria delle comunicazioni, anche le azioni di decrittazione dei messaggi intercettati.

b) Intelligence delle ''non comunicazioni'' o ELINT (ELectronic INTelligence), cioè il risultato della raccolta, valutazione ed elaborazione per successivi scopi intelligence di informazioni relative a radiazioni elettromagnetiche straniere di sorgenti di non-comunicazioni (praticamente, radar, radioassistenze alla navigazione, ecc.).

Attualmente l'acquisizione di tali informazioni avviene quasi sempre con sistemi automatici, e l'analisi, diretta o indiretta (su registrazione), delle informazioni stesse avviene mediante analizzatori con i quali è possibile ricavare tutte o parte delle caratteristiche tecniche dell'apparato radar-vittima: frequenza di lavoro, durata e forma degli impulsi, cadenza di ripetizione degli stessi o PRF (Pulse Repetition Frequency), periodo di rotazione delle antenne o ARP (Antenna Rotation Period), ecc. La localizzazione delle emittenti intercettate avviene mediante triangolazione dei rilevamenti forniti dai radiogoniometri o radargoniometri. La raccolta e la valutazione di tutti questi elementi hanno lo scopo di predisporre le appropriate contromisure elettroniche (ECM) e di ricostruire l'ordine di battaglia elettronico del nemico o del potenziale nemico (schieramenti e prestazioni dei radar).

Come gli eventi storici verificatisi dalla seconda g. mondiale a oggi hanno ampiamente dimostrato, la ricognizione elettronica è un'operazione estremamente remunerativa, ma dev'essere svolta con continuità e, talvolta, con un certo rischio anche in tempo di pace. Il suo compito primario è quello di procurare informazioni sulle caratteristiche tecniche e operative dei radar potenzialmente ostili nonché sulla loro ubicazione e sul dispositivo elettronico nemico o potenzialmente tale. Le missioni di ricognizione elettronica consistono, perciò, in una o più operazioni di ricerca, intercettazione, analisi e localizzazione. Tali missioni vengono effettuate da velivoli, da navi e da stazioni a terra opportunamente attrezzati (ricevitori, analizzatori, radiogoniometri, registratori, ecc.) e da personale specializzato.

Molto spesso le ricognizioni elettroniche si accompagnano e vengono integrate con ricognizioni fotografiche: i satelliti artificiali infatti sono oggi in grado di svolgere con grande efficacia e contemporaneamente ambedue questi compiti.

I criteri su cui impostare l'attività di ricognizione elettronica sono i seguenti.

a) L'ambiente elettronico nemico dev'essere stimolato in modo che i segnali desiderati vengano trasmessi: questo perché il nemico, se non percepisce la sensazione di una minaccia, potrebbe non attivare il radar oggetto della ricognizione, per non rivelare taluni aspetti della sua capacità operativa. Bisogna, tuttavia, tener conto che in tempo di crisi internazionali stimolare il nemico per svolgere un'azione di ricognizione elettronica potrebbe comportare gravi conseguenze (come avvenne nel 1962 per l'incidente dell'aereo U-2 statunitense del cap. Powers, in volo segreto sulla Russia).

b) La ricognizione elettronica deve sia scoprire eventuali nuovi sviluppi del sistema elettronico avversario, sia confermare le precedenti conoscenze.

c) La ricognizione elettronica deve, altresì, avere la capacità di analisi e di risposta sia immediata che a lungo termine.

Tutti i dati relativi ai radar dei paesi potenzialmente ostili vengono immagazzinati, già in tempo di pace, nelle cosiddette ''librerie'' dei computer di cui sono dotati i moderni apparati ESM e, in particolare, i RWR (Radar Warning Receiver), cioè i ricevitori di allarme radar. Uno dei doveri fondamentali di ogni moderna forza armata è quello di tenere aggiornate, a mezzo di sistematiche ricognizioni elettroniche, tali ''librerie''.

Misure Elettroniche di Supporto o ESM. - È il settore della g. elettronica che comprende le azioni intraprese per ricercare, intercettare, localizzare, registrare e analizzare l'energia elettromagnetica irradiata allo scopo di appoggiare le operazioni militari. Rispetto agli altri sensori collocati a bordo di un aereo ricognitore, le ESM hanno il vantaggio di scoprire passivamente la presenza del nemico e, soprattutto, di scoprirla prima che esso possa fare altrettanto con il proprio radar. In altre parole, le emissioni di un radar nemico possono essere intercettate da un apparato ESM senza bisogno di emettere alcuna energia e molto prima che il radar stesso scopra la piattaforma sulla quale l'apparato ESM è installato.

Per avere una conferma teorica di questo vantaggio, basta confrontare le seguenti due formule che danno rispettivamente la potenza (Peco) intercettata dall'antenna di un radar e la potenza di un segnale intercettato dall'antenna di un ricevitore ESM (Pint):

o, più semplicemente:

Dal confronto tra le due formule (e considerando K = KI) si vede che la potenza d'eco ricevuta dal radar si attenua in proporzione inversa alla quarta potenza della distanza, mentre la potenza di segnale ricevuta dall'intercettatore si attenua in proporzione inversa soltanto al quadrato della distanza stessa.

Il rapporto tra la distanza di scoperta ESM e la distanza di localizzazione del radar viene denominato ''fattore di vantaggio in portata'', e il suo valore è normalmente maggiore di 1, fino a un massimo di 1,5 o 2. Mediamente, un buon apparato ESM ha un vantaggio di portata che si aggira su 1,5.

Oltre alla possibilità di scoprire il nemico prima di essere localizzati, gli apparati ESM hanno anche la possibilità, attraverso l'analisi e il confronto con i dati noti (frequenza, ampiezza dell'impulso, frequenza di ripetizione degli impulsi, periodo di rotazione dell'antenna), forniti dalla ricognizione elettronica, di risalire al tipo di piattaforma su cui un dato radar è installato e, quindi, di conoscere l'eventuale minaccia associata a quella particolare emissione elettromagnetica. Inoltre, mediante i dispositivi goniometrici di cui l'apparato ESM è dotato, si può conoscere anche il rilevamento di quella piattaforma e, quindi, la direzione dalla quale proviene la minaccia. In termini operativi, le prestazioni del sensore ESM sono tali da fornire gli elementi di valutazione necessari per decidere l'appropriata manovra evasiva o di attacco, a seconda del carattere della missione assegnata all'aeromobile o alla nave e della situazione tattica esistente.

Un'altra importante funzione delle ESM è fornire gli elementi per scegliere e pilotare le azioni ECM che risultino più appropriate a contrastare, con mezzi attivi e/o passivi, una minaccia incombente.

Si può, cioè: pilotare l'azione di disturbo volta ad accecare il radar che rende possibile quella determinata minaccia; attuare un'azione d'inganno elettronico per deviare la traiettoria di un missile rinviando al radar del missile un segnale elettromagnetico opportunamente falsificato; effettuare un lancio di chaff (strisce metalliche anti-radar) per creare un certo numero di falsi echi per il missile. Tra le possibilità offerte dalle apparecchiature ESM vanno ricordate anche: l'homing, che dà la possibilità di disporre di un quadrante il cui indice mostra costantemente, e con notevole precisione, la direzione di provenienza della minaccia; e il Ricevitore di Allarme Radar o RWR (RadarWarning Receiver), la cui funzione è di fornire in maniera sintetica un panorama delle minacce più immediate.

I vantaggi derivanti agli aeromobili da queste prestazioni degli apparati ESM, oltre a scoprire il nemico, consentono di dirigersi sull'obiettivo con precisione sufficiente a effettuare l'attacco e contromanovrare tempestivamente.

Le apparecchiature ESM dei moderni velivoli militari assicurano una copertura completa e simultanea di tutto lo spettro di frequenze impiegate dai radar, sia a onde continue, sia a onde impulsive. Poiché, per ottenere un adeguato vantaggio di portata, alle apparecchiature ESM è richiesto di realizzare l'intercettazione alla massima distanza e con la più elevata probabilità possibile, si sono realizzati sistemi capaci di soddisfare entrambe le esigenze di per sé contrastanti.

Oggi, quindi, con le apparecchiature ESM di bordo è possibile ottenere le seguenti prestazioni: intercettare e goniometrare istantaneamente tutte le emissioni radar nelle bande in cui operano i radar ostili (o potenzialmente tali); analizzare automaticamente le intercettazioni; effettuare il riconoscimento automatico della minaccia.

Dal punto di vista della g. elettronica e delle ESM, gli elicotteri meritano speciale attenzione in quanto, sfruttando la loro mobilità di spostamento e di quota, risultano vettori particolarmente idonei per estendere sensibilmente il raggio di scoperta delle apparecchiature ESM con operazioni di appoggio espletate a favore di una nave o di una formazione di carri armati. L'elicottero, inoltre, nello svolgere tale compito presenta il grande vantaggio della piccola superficie radar equivalente, che gioca in maniera consistente nel rapporto di valori volto a ottenere il ''vantaggio di portata''.

Le apparecchiature ESM a bordo di una moderna nave da g. sono concepite e realizzate in modo da consentire una reciproca e organica integrazione con le apparecchiature ECM e da costituire un sottosistema integrato con tutti i sottosistemi di combattimento navali tramite il sistema di Comando e Controllo. In virtù di tale integrazione, le apparecchiature di g. elettronica, al pari di tutti gli altri sensori, hanno la possibilità di colloquiare con il SADOC (Sistema di Automazione Dati Operativi di Combattimento) o con sistemi analoghi, sia fornendo informazioni sia ricevendo ordini particolari come, per es., quello di tenere sotto controllo un'emissione sospetta.

Contro Misure Elettroniche o ECM. - Con il termine ECM s'intende definire quel settore della g. elettronica che riguarda le azioni intraprese per impedire o ridurre l'uso efficace dello spettro elettromagnetico da parte del nemico. In senso più generale, le ECM comprendono tutte le varie tecniche usate per interferire elettronicamente con radar e radio nemici. Esse, di solito, vengono suddivise in ''attive'' e ''passive'', a seconda che comportino o no emissioni di energia elettromagnetica. Questa suddivisione non va intesa, però, in senso assoluto. Infatti le ECM potrebbero essere anche suddivise in rapporto alla qualità del disturbo: disturbo bruto; disturbo intelligente.

Un altro modo, più semplice, di suddividere le ECM è il seguente: contromisure schermanti o di mascheramento (disturbo); contromisure d'inganno; contromisure spendibili (chaff, decoys, ecc.).

a) ECM attive. Ne esistono due tipi: il disturbo e l'inganno.

1) Il disturbo consiste nell'irradiazione deliberata di energia elettromagnetica allo scopo di neutralizzare o menomare l'efficacia delle apparecchiature elettroniche dell'avversario. Tale scopo viene, in pratica, ottenuto sommergendo od obliterando sullo schermo radar avversario gli echi dei bersagli reali mediante l'imbiancamento totale o parziale dello schermo radar stesso o, meglio, mediante la saturazione dei suoi circuiti amplificatori. Si tratta, cio'e, di un'interferenza elettromagnetica che viene trasmessa verso il radar ''vittima'' per aumentare il rumore nel ricevitore radar e ridurre così la capacità del radar di distinguere gli echi dei bersagli veri dal rumore. Gli apparati che svolgono tale funzione si chiamano, perciò, anche disturbatori a rumore e il disturbo viene ottenuto modulando un'onda portante, più o meno sintonizzata sul radar vittima, con un segnale di rumore.

Dal punto di vista tecnico si distinguono tre tipi principali di disturbo.

Il disturbo sintonizzato o di traccia (spot jamming), caratterizzato da una banda di rumore relativamente ristretta che viene diretta contro la particolare frequenza del radar da disturbare. Questo tipo di disturbo presenta il principale vantaggio che quasi tutta la potenza del disturbatore può essere concentrata sul ricevitore del radar vittima, ma per contro, è efficace soltanto contro radar che operano a frequenza fissa e nota.

Il disturbo a spazzamento (swept jamming), in cui la frequenza di rumore è spazzata avanti e indietro, con un andamento casuale, in una banda di frequenza relativamente larga. Con questo tipo di disturbo, mentre si ha il vantaggio di coprire una più larga banda di frequenza, si ha ovviamente una diminuzione di efficacia del disturbo nel momento in cui si è fuori sintonia.

Il disturbo di sbarramento (barrage jamming), che ha una capacità di azione su una gamma di frequenze molto più vasta rispetto a quella del radar vittima, sbarrandogli ogni possibilità di azione su quella gamma di frequenze.

Poiché l'efficacia di un disturbatore è, in linea di massima, proporzionale alla quantità di potenza disturbante che entra nel ricevitore radar vittima, è chiaro che, per essere efficace, un disturbatore a spazzamento deve avere una potenza notevolmente maggiore rispetto a quella di un disturbatore di traccia, data la capacità di quest'ultimo di concentrare tutta la sua potenza sulla frequenza di ricezione del radar vittima.

L'efficacia di questa importante contromisura elettronica dipende, tuttavia, soprattutto dalle tattiche adottate per effettuare il disturbo, le più note delle quali sono: disturbo auto-protettivo (self-screening); disturbo sull'asse o scorta ECM; disturbo ''stando fuori'' (stand-off) della portata dei sistemi d'arma associati al radar che si vuole accecare.

Il disturbo auto-protettivo è la tattica impiegata da un aeromobile, da una nave, ecc., muniti di apparato disturbatore per proteggersi in fase di attacco.

Il disturbo sull'asse è quello prodotto da un aeromobile o da una nave che operino in appoggio ad altri aeromobili o navi, con lo scopo di ''schermarli'' durante una missione offensiva. In sostanza, si tratta di una specie di scorta ECM a favore delle forze amiche, per impedire, soprattutto, che siano scoperte dai radar di ricerca avversari.

La tattica di disturbo stand-off consiste in pattugliamenti ECM a favore delle forze amiche effettuati da unità dotate di disturbatore e che rimangano fuori della portata delle reazioni avversarie; può essere attuata da drones, da piattaforme autorotanti comandate a distanza, da disturbatori rimorchiati, ecc.

Il disturbatore gode in realtà di un vantaggio naturale su ogni radar vittima (vantaggio analogo, peraltro, a quello di cui gode un ricevitore ESM): mentre infatti il percorso che il segnale di disturbo deve compiere dal disturbatore al radar è unico, un segnale radar deve viaggiare dal radar al bersaglio e tornare indietro. Durante questo doppio percorso il segnale-eco di un radar subisce una forte attenuazione, che è funzione della quarta potenza della distanza. Conseguentemente, per disturbare un radar alle grandi distanze, è sufficiente disporre di un disturbatore la cui potenza sia di poco superiore a quella dell'eco di ritorno del segnale radar.

Tuttavia, man mano che la distanza tra radar e disturbatore diminuisce, la potenza dell'eco ricevuta dal radar aumenta più rapidamente della potenza del segnale disturbante. Esiste infatti una distanza al di sotto della quale la potenza dell'eco riflessa supera quella del segnale di disturbo che, in questo caso, perde la sua efficacia. Questo fenomeno è chiamato ''estinzione del disturbo con l'avvicinamento''e riveste una notevole importanza nell'impostazione dei problemi, peraltro non semplici, del disturbo. La distanza alla quale il disturbatore non è più in grado di mascherare sul radar avversario la propria eco è denominata ''minima distanza di auto-schermo'' ed è un fattore caratterizzante delle prestazioni di un disturbatore. Tale distanza che, in termini operativi, corrisponde alla minima distanza alla quale, per es., una nave dotata di un disturbatore si può avvicinare a una nave avversaria senza essere scoperta, dipende dalla potenza del radar, da quella del disturbatore e dall'area della cosiddetta ''sezione radar equivalente del bersaglio radar'', un fattore, questo, che varia con le dimensioni del bersaglio e specialmente con l'angolo al quale esso si presenta, nonché con la frequenza impiegata. Un disturbatore ideale dovrebbe avere una distanza minima di auto-schermo uguale a zero, ma questo è impossibile perché occorrerebbero potenze immense. Perciò nella realizzazione dei disturbatori s'incontrano notevoli difficoltà e si deve ricorrere a un compromesso tra i vari fattori (potenza, ingombro, ecc.).

Oltre ai problemi tecnici, il disturbo presenta anche una serie di problemi operativi estremamente importanti, che impongono volta a volta un bilancio tra i vantaggi, che sono grandissimi, e gli svantaggi derivanti da un suo uso indiscriminato. L'azione di disturbo, se non effettuata tempestivamente e con la massima precauzione, può risultare gravemente controproducente. Un disturbo intempestivo provoca infatti la perdita della sorpresa, perché se attuato troppo presto consente al nemico, che se ne accorge immediatamente, di allertarsi e di attuare le contromisure. Inoltre, i missili moderni hanno spesso un dispositivo di homing che guida il missile direttamente sulla sorgente del disturbo (home-on-jam); quindi, impiegare il disturbatore in maniera incauta equivale ad accendere una sorta di faro in grado di attrarre queste particolari telearmi. Inoltre, da un punto di vista tecnico, va considerato il grave inconveniente dell'interferenza con le proprie apparecchiature elettroniche (radar, radio, ESM), le cui prestazioni possono essere sensibilmente ridotte dalle potenti emissioni dei disturbatori.

Per tali ragioni, la tendenza moderna è quella di adottare sistemi di disturbo cosiddetti off-set. Sostanzialmente, si tratta di disturbatori installati non sulla propria nave o velivolo, ma su piccoli mezzi di trasporto ausiliari come per es. elicotteri, RPV, drones, piattaforme autorotanti, ecc., comandati a distanza dalla nave o dal velivolo da proteggere. Oltre al disturbo radar, si deve menzionare anche quello delle comunicazioni, che presenta difficoltà molto minori. Esso non richiede, infatti, la progettazione di apparati particolarmente complessi; anche l'uso di normali apparati radiotrasmittenti, se provvisti di adatti modulatori, può risultare sufficiente. Naturalmente, l'efficacia di questa forma di disturbo dipende da vari fattori specifici (per es. le posizioni delle stazioni riceventi, il tipo di comunicazioni da sottoporre a disturbo, la potenza del disturbatore e dei trasmettitori delle comunicazioni d'interesse).

2) L'inganno, nel contesto generale della g. elettronica, costituisce la parte più segreta e, quindi, più difficile da trattare in una sede ''non classificata'' come questa. Comunque, in generale si può dire che l'inganno elettronico consiste nel travisare le informazioni sulla distanza, sulla direzione e sulla velocità che un radar ostile sta cercando di acquisire. In pratica, si tratta di far rilevare da tale radar dei falsi echi che devono sembrare provenienti da bersagli reali (figg. 1 e 2).

b) ECM passive. Le ECM passive si dividono in meccaniche e chimiche. Le prime sono più propriamente falsi bersagli o simulatori passivi di echi radar e comprendono le ben note striscioline di carta argentata, chiamate ''finestre'' o chaff, già impiegate con molto successo durante la seconda g. mondiale: le chaff, che in sostanza sono piccoli dipoli riflettenti, devono avere lunghezza pari alla metà della lunghezza d'onda impiegata dal radar vittima. Naturalmente, ci sono stati notevoli perfezionamenti anche per questo collaudato e semplice metodo.

Oggi sono confezionate in una vasta gamma di nuovi materiali, come, per es., filamenti di nailon rivestiti d'argento, di alluminio rivestito di piombo, di fibre di vetro rivestite di alluminio, ecc., e vengono lanciate automaticamente al momento opportuno. A seconda della situazione tattica, esse possono assolvere la funzione sia di disturbo che d'inganno (fig. 3). L'efficacia delle chaff è, naturalmente, solo temporanea, perché esse si disperdono con il vento e vengono facilmente riconosciute dagli operatori radar a causa della loro velocità decisamente diversa distinguibile da quella di un velivolo o di una nave. Fra le contromisure passive, quelle chimiche sono rappresentate da speciali materiali e vernici (con cui vengono rivestiti gli aeromobili) per la loro capacità di assorbire, in una certa quantità, le onde elettromagnetiche.

Contro-Contro Misure Elettroniche o ECCM. - La funzione essenziale delle azioni di contro-contromisure elettroniche è quella di neutralizzare o ridurre gli effetti provocati dalle ECM avversarie.

Esse possono essere ottenute in due modi: con accorgimenti tecnici; con predisposizioni di carattere operativo.

In merito alle contro-contromisure di carattere tecnico va notato che ogni radar moderno è progettato e costruito con un certo numero di capacità ECCM, generalmente ottenute manipolandone opportunamente i circuiti e perturbandone i parametri (frequenza, cadenza degli impulsi, ecc.), per migliorarne le prestazioni quando l'avversario usi le sue ECM. Le tecniche impiegate per realizzare le contro-contromisure elettroniche sono moltissime, e possono considerarsi infinite se si pensa che possono realizzarsi contromisure alle contro-contromisure, e ancora contro-contro-contromisure e via di seguito. Le più note sono comunque circa un centinaio: citeremo solo le più efficaci.

Per inquadrare il problema occorre fare un richiamo a quanto detto precedentemente sulle ECM, ricordandone i tipi principali: disturbo (a banda stretta e a banda larga); inganno; falsi bersagli (chaff, ecc.).

La vulnerabilità di un radar a queste tre forme di minaccia elettronica varia a seconda del tipo e della funzione dello stesso. Pertanto, la necessità di opporsi alla minaccia delle ECM ha portato allo sviluppo di tecniche ECCM che si differenziano a seconda del tipo di ECM (disturbo, inganno o chaff) e del tipo di radar che si vuole proteggere (radar di ricerca, di acquisizioni, ecc.). Le numerose tecniche ECCM vengono generalmente suddivise in base alla capacità di limitare l'efficacia delle contromisure elettroniche avversarie. Una prima categoria di ECCM è quella che opera ''evitando'' il segnale proveniente da un apparato ECM. Un radar può ottenere tale risultato in vari modi: cambiando rapidamente la sua frequenza di lavoro (agilità in frequenza), operando su varie frequenze (diversità in frequenza), ricorrendo a particolari tipi di scansione dell'antenna, ecc.

Una seconda importante categoria di tecniche ECCM è quella che sfrutta lo stesso segnale proveniente da un disturbatore. Tipico esempio è quello dei missili con capacità home-on-jam. In tal caso le caratteristiche ECCM del radar di un missile sono progettate per sfruttare le emissioni disturbanti allo scopo di localizzare e quindi ''inseguire'' il disturbatore, avendo come guida del missile la sorgente stessa di disturbo.

Esistono altre categorie di ECCM caratterizzate dalla capacità d'impedire la saturazione del ricevitore radar (per es., dispositivi di controllo automatico del guadagno), di discriminare un segnale radar da un segnale di disturbo, ecc. Tutte queste tecniche, mentre da un lato offrono il grande vantaggio di aiutare il radar a localizzare il bersaglio anche in presenza di ECM e di eliminare dallo schermo gli effetti del disturbo, provocano, per contro, un'inevitabile diminuzione della capacità del radar stesso di localizzare tale bersaglio. In questo senso, le tecniche ECCM vanno usate soltanto quando è strettamente indispensabile. Sistematica, invece, dev'essere l'applicazione delle predisposizioni operative, soprattutto l'addestramento degli operatori radar a operare in un ambiente disturbato elettronicamente; secondo gli esperti di g. elettronica, la migliore contro-contromisura è infatti costituita dall'abilità del personale radarista nel riconoscere immediatamente gli echi veri da quelli falsi.

Oltre all'addestramento, altre predisposizioni operative possono essere considerate validissime contro-contromisure. Fra queste le più importanti sono l'adozione dei più appropriati assetti di silenzio radar, la mobilità delle stazioni radar, la segretezza assoluta sulle ECCM onde evitare che l'avversario acquisisca su di esse qualsiasi tipo d'informazione.

Nuovi concetti di guerra elettronica. - All'inizio degli anni Ottanta si è affermato, soprattutto negli Stati Uniti, un nuovo concetto di g. elettronica denominato ''contromisure nei riguardi del sistema di comando, controllo e comunicazioni'' dell'avversario, la cui sigla C3 CM (C3 Counter Measures) vuole mettere in evidenza con l'esponente 3 la forza moltiplicatrice derivante dall'integrazione dei sistemi di comando, controllo e comunicazioni. Secondo questo nuovo concetto, oltre agli apparati di g. elettronica si dovrebbero impiegare anche le artiglierie e i missili per neutralizzare o distruggere preventivamente i posti di comando, i radar e le stazioni radio del nemico. In questo modo alcuni esperti militari hanno teorizzato che sarebbe possibile vincere le battaglie prima che queste comincino o addirittura senza necessità di farle, perché paralizzando in anticipo tutti i sistemi di comando, controllo e comunicazioni del nemico, a livello sia strategico che tattico, viene loro impedita qualsiasi capacità d'iniziativa e di risposta efficace. La G. del Golfo (1991), pur confermando l'enorme importanza di questa azione preventiva, ha dimostrato però che ancora oggi è molto difficile vincere una guerra senza combattere.

Guerra elettroottica. - Sistemi elettroottici militari. - Da quando le contromisure elettroniche hanno reso sempre più problematico l'impiego delle armi guidate dal radar, l'attenzione è stata rivolta ad altre forme di energia capaci di conferire alle armi a guida radar un'adeguata salvaguardia da tali contromisure. L'energia che ha attirato l'attenzione dei progettisti dei sistemi militari e ha dimostrato la capacità di ovviare agli inconvenienti connessi all'uso dei radar per il puntamento e la guida dei missili e per il controllo del tiro, è quella infrarossa.

La regione dell'infrarosso è costituita da una banda di frequenza ampia nove ottave, che parte appunto dal limite inferiore del rosso nella zona del ''visibile'' e si estende fino alla regione delle microonde impiegate per i radar ad alta risoluzione (EHF). A sua volta, la regione dell'infrarosso viene suddivisa in infrarosso vicino, intermedio, lontano ed estremo. Per comodità essa viene comunemente indicata con la sigla IR (Infra-Red) e per le sue misurazioni viene preferito come unità di misura il micrometro (μm), pari a 10−6 m.

La fig. 4 mostra la collocazione della regione dell'infrarosso e la sua suddivisione nello spettro delle onde elettromagnetiche e la trasparenza dell'atmosfera ai raggi infrarossi. In dipendenza di tale collocazione l'IR presenta in taluni casi le proprietà caratteristiche della luce visibile, mentre in altri casi esso rassomiglia di più alle onde radar. Per es., analogamente alla luce, i raggi infrarossi possono essere raccolti e focalizzati mediante specchi parabolici e con le lenti, mentre, analogamente alle microonde, la radiazione IR può essere trasmessa attraverso materiali quali il silicio e il germanio che, viceversa, sono opachi per la luce.

I dispositivi a raggi infrarossi realizzati durante la seconda g. mondiale erano quasi tutti del tipo ''attivo'': illuminavano il bersaglio mediante la produzione deliberata di un intenso fascio di raggi infrarossi, raccogliendo poi la radiazione riflessa dal bersaglio stesso. I Tedeschi avevano in fase di progetto anche un sistema di rivelazione completamente passiva, che avrebbe dovuto rivelare l'arrivo di velivoli incursori a una distanza di circa 12 km. Tale sistema non divenne però mai operante, forse perché lo ''stato dell'arte'' nella tecnologia IR non era a un punto tale da consentirne la realizzazione pratica. Subito dopo la seconda g. mondiale, le principali potenze continuarono segretamente lo studio sui raggi infrarossi e indirizzarono le loro ricerche proprio sui sistemi di rivelazione passiva, per i vantaggi offerti dal punto di vista operativo: essi non rivelavano la presenza dell'arma guidata, dato che sfruttavano l'energia IR involontariamente emessa dal bersaglio; erano molto precisi in virtù dell'alto potere di risoluzione dei sensori IR; infine, apparivano non soggetti al pericolo delle contromisure elettroniche, che sin da allora cominciavano a rendere precario l'impiego del radar come strumento di ricerca e di guida.

La contemporanea scoperta di nuovi sensori IR, che sono il cuore di ogni sistema a raggi infrarossi, aveva permesso di ottenere sensibilità sempre più elevate. Verso il 1950, infatti, si poté pervenire alla realizzazione dei primi missili con guida IR passiva, e precisamente il Sidewinder e il Falcon negli Stati Uniti, il Firestreak nella Gran Bretagna, il Matra 511 in Francia e l'Atoll in URSS.

Com'è stato ampiamente dimostrato nel corso della g. anglo-argentina delle Falkland (1982) e della g. del Golfo (1991), l'impiego di dispositivi elettroottici per la visione notturna consente di effettuare i combattimenti terrestri, oltre che di giorno, anche di notte o in condizioni di scarsissima visibilità. Questi dispositivi elettroottici possono essere di due tipi: quelli che sfruttano l'energia infrarossa emessa dai bersagli (denominati ''visualizzatori di immagini termiche'', thermal imager), e quelli che, invece, intensificano elettronicamente la scarsa luce notturna proveniente dalla luna e dalle stelle (denominati ''intensificatori di immagini o di luce'').

I visualizzatori di immagini termiche operano sulle lunghezze d'onda comprese tra 3 e 5 μm e fra 8 e 14 μm, che corrispondono anche a quelle che si riscontrano nelle cosiddette ''finestre atmosferiche'', vale a dire in quelle zone di attraversamento dell'atmosfera nelle quali le radiazioni infrarosse subiscono una scarsissima attenuazione.

I carri armati, gli elicotteri e i sommergibili fanno un largo uso di visualizzatori di immagini termiche, incorporati in speciali periscopi che fuoriescono dai rispettivi scafi. Gli aerei militari e civili fanno uso, invece, di un analogo speciale dispositivo all'infrarosso comunemente denominato FLIR (acronimo delle parole inglesi Forward Looking Infra-Red, cioè "infra-rosso che guarda davanti"). Questo dispositivo, installato nella parte sottostante e anteriore della fusoliera, capta lo scenario che si trova davanti e al di sotto dell'aereo e lo mostra su uno schermo ubicato nella cabina del pilota.

Intensificazione d'immagine e televisione a basso livello di luce. − Per la visione notturna oggi s'impiegano, oltre ai dispositivi IR già citati, anche gli intensificatori d'immagine, chiamati a volte intensificatori di luce. Questi dispositivi operano in modo da intensificare elettronicamente la debole luce che proviene dalle stelle, dalla luna o dal lontano bagliore di una città, senza ricorrere ad alcuna sorgente di luce ausiliaria artificiale. Per amplificare la luce della scena osservata, un intensificatore d'immagine può impiegare o un tubo a vuoto realizzato in cascata a tre o più stadi, oppure un dispositivo che sfrutta una nuova tecnologia detta dei ''microcanali''.

Questo secondo sistema è notevolmente più piccolo e più leggero del primo ma non ha una portata altrettanto buona. Gli intensificatori d'immagine del secondo tipo vengono prevalentemente impiegati per il puntamento delle armi (fucili e mitragliatrici) e in tutti gli altri casi in cui il peso e l'ingombro hanno incidenza negativa, com'è il caso degli occhialoni solitamente impiegati dai piloti degli elicotteri d'attacco per la visione notturna o dai soldati che operano di notte. Gli intensificatori d'immagine del primo tipo, detti anche ''della prima generazione'', sono ancora in uso, montati generalmente su aeromobili e carri armati. Entrambi questi sistemi, comunque, hanno bisogno sempre di una seppur minima luce ambientale, mentre i sistemi del tipo a infrarosso non ne hanno alcun bisogno in quanto possono sfruttare l'energia infrarossa emessa spontaneamente dai corpi.

Un ulteriore progresso nel facilitare la visione notturna si è ottenuto accoppiando ai tubi intensificatori d'immagine un apparato televisivo, realizzando così i sistemi di TV a basso livello di luce o Low Level Light TV (LLLTV). Tale accoppiamento offre il grande vantaggio di moltiplicare di almeno 6 ordini di grandezza il livello di luce esistente e di separare l'organo ricevitore dell'immagine da quello di presentazione, evitando, in tal modo, la necessità di adattamento al buio da parte dell'osservatore. In sostanza, con un sistema televisivo a basso livello di luce attualmente si riesce a intensificare a tal punto il debole chiarore emesso dalle stelle da consentire, di notte, una visione dell'ambiente sottostante quasi pari a quella diurna.

La televisione a basso livello di luce trova la sua più congeniale applicazione sugli aerei; essa, infatti, specie se associata a sistemi dell'infrarosso, è in grado d'informare il pilota su tutto ciò di cui ha bisogno, di notte, sia per la fase di decollo e di atterraggio, sia per navigare e operare in fase tattica con visibilità nulla. L'associazione di sistemi IR e televisione è stata attuata non come semplice duplicato ma per integrare le prestazioni offerte dai due sistemi, cioè quella dei raggi infrarossi di penetrare attraverso la foschia e l'atmosfera inquinata, e quella della TV di non risentire dell'umidità e di tutti i vari fenomeni di dispersione e di assorbimento. Va sottolineato che ciò che ha consentito di pervenire alle sorprendenti prestazioni del sistema TV a basso livello di luce è stato l'impiego di nuove tecnologie, come per es. quella dei microcanali e quella delle fibre ottiche per il collegamento da uno stadio a quello successivo degli intensificatori d'immagine.

Naturalmente, i sistemi di televisione a basso livello di luce trovano oggi larga applicazione anche sulle navi (specialmente in ambiente denso dal punto di vista ECM) per l'identificazione dei bersagli, per la valutazione dei danni inferti all'avversario, nonché come ausilio alla navigazione notturna.

Questa nuova tecnica televisiva ha reso possibile una precisione di guida delle armi (missili, bombe) sull'obiettivo prescelto fino a qualche anno fa ritenuta impensabile. Schematicamente, un moderno sistema elettroottico di puntamento funziona come segue: una telecamera a basso livello di luce consente all'operatore d'individuare l'obiettivo, avvalendosi anche di speciali zoom che permettono di distinguere, da alcune migliaia di metri di quota, perfino singole persone. Appena inquadrato il bersaglio, l'apparecchiatura invia su di esso un raggio laser che viene riflesso dal bersaglio stesso. Immediatamente si sgancia la bomba che, guidata automaticamente dal raggio, colpisce il bersaglio individuato e solo quello.

Anche l'artiglieria tradizionale beneficia dei nuovi ritrovati elettroottici, tanto che oggi si può correggere la traiettoria di un proiettile di cannone già in aria.

Un altro dispositivo elettroottico che trova oggi un grande impiego nelle operazioni militari è il LASER (v. App. IV, ii, p. 301).

Il raggio laser possiede alcune caratteristiche peculiari, quali la possibilità di concentrare potenze enormi in un piccolissimo angolo solido, e di operare in una banda di frequenza estremamente stretta e con elevatissima direttività. In particolare, tale direttività, insieme alla monocromaticità e alla coerenza della luce emessa, trova ampia applicazione nella telemetria, specialmente per usi militari.

Com'è noto, infatti, la conoscenza della distanza precisa dal bersaglio costituisce un'esigenza fondamentale per l'impiego di molte armi moderne. Il telemetro laser funziona in maniera analoga a un radar, in quanto opera per mezzo di impulsi di energia che dirige sul bersaglio e misura gli intervalli di tempo tra gli impulsi trasmessi e quelli ricevuti. Rispetto al radar, il telemetro laser presenta, fra gli altri, due grandi vantaggi: l'elevatissima precisione, grazie alla possibilità di emettere impulsi di durata brevissima, il che consente l'incredibile approssimazione di ± 50 cm su una distanza di 20 km e di ± 0,01° nella determinazione dell'angolo relativo all'azimuth o all'elevazione; maggiore efficacia agli angoli bassi radenti.

I telemetri laser trovano oggi un largo impiego specialmente per l'artiglieria e per i carri armati: ne esistono parecchi tipi, spesso hanno dimensioni molto ridotte (non maggiori di un comune binocolo) e sfruttano generalmente, per ragioni di sicurezza, laser funzionanti nella banda dell'infrarosso, usando come materiale principale vetro ''drogato'' al neodimio, cioè vetro nel quale sono presenti atomi di neodimio (un elemento delle terre rare di colore giallastro). Oltre che nella regione dell'infrarosso (vicino o lontano), i principali laser moderni operano anche nella regione del visibile, come per es. il laser al rubino (sulla lunghezza d'onda di 0,7 micron), che trova una larga applicazione nel campo della telemetria e dell'altimetria.

Un'altra importante applicazione del laser è quella della guida dei sistemi d'arma ad altissima precisione, comunemente chiamati bombe ''intelligenti'' per distinguerle da quelle tradizionali a caduta libera. Si tratta di bombe d'aereo a cui sono stati applicati dei congegni che si autoguidano sulle radiazioni riflesse da un bersaglio ''illuminato'' da un altro laser chiamato ''indicatore'' (fig. 5). Il segnale inviato dall'''indicatore'' è costituito da un treno di impulsi, codificato in modo che la bomba riconosca il raggio riflesso dal bersaglio.

Sistemi di guerra elettroottica. − Parallelamente all'affermarsi dei dispositivi elettroottici fin qui citati, e sperimentati nei vari conflitti locali di questi ultimi decenni, nascevano e progredivano rapidamente i sistemi capaci di neutralizzarli o, quanto meno, di degradarne l'efficacia operativa. In analogia a quanto avvenuto per la g. elettronica nacquero, così, le misure di appoggio elettroottiche, le contromisure elettroottiche e le contro-contromisure elettroottiche. Benché il termine ''elettroottica'' comprenda anche l'infrarosso, è usanza generale, tuttavia, distinguere i provvedimenti che riguardano la regione dell'infrarosso da quelli che riguardano la regione del ''visibile''.

Tutti questi provvedimenti costituiscono la g. elettroottica che si può quindi definire come l'azione militare che comporta l'uso dell'energia infrarossa e di quella luminosa sia per determinare, sfruttare, ridurre o impedire al nemico l'uso delle regioni dell'infrarosso e del visibile, sia per assicurare alle forze amiche il libero uso di dette energie.

Misure IR di appoggio (IRSM). − I ricevitori di allarme IR (IR Warning) hanno funzioni analoghe a quelle dei ricevitori di allarme radar. Su un aeromobile in volo, per es., essi servono per avvisare il pilota che un missile è in arrivo: in questo caso il sensore IR del velivolo può rivelare il calore (e, quindi, l'energia IR) emesso dal missile o al momento del lancio o durante la sua traiettoria o, infine, può percepire il calore prodotto dall'attrito che il missile incontra nell'aria. Tale preavviso consente al pilota d'intraprendere l'appropriata manovra evasiva e di azionare al momento opportuno gli artifizi IR capaci di trarre in inganno il missile, se si tratta di missile con guida IR.

Contro Misure IR (IRCM). − Come nel caso delle microonde, anche le contromisure IR possono essere suddivise in disturbo e inganno. Gli apparati capaci di disturbare i dispositivi IR dell'avversario si basano su concetti del tutto nuovi come, per es., l'impiego di raggi laser che riescono a danneggiare o, addirittura, a distruggere il sensore IR di un sistema d'arma ostile. Altri sistemi di disturbo IR impiegano come sorgente emittente di calore gas propano, che viene bruciato in un apposito contenitore, oppure una lampada ad arco: questi sistemi opererebbero allo stesso modo di un loop aperto che irradia energia IR in continuazione e in maniera tale da impedire al ''cercatore'' IR del missile di ''agganciarsi'' o di rompere l'agganciamento. Tuttavia la contromisura che sembra avere maggior successo in questo nuovo campo è costituita dall'inganno IR.

Sotto questa voce sono compresi anche gli artifizi pirotecnici IR (flares), cioè falsi bersagli IR che hanno la funzione di creare una sorgente avente una ''segnatura'' IR con una quantità di energia infrarossa maggiore di quella emessa dal bersaglio da difendere. La radiazione infrarossa è prodotta dal flare mediante la combustione di polvere di magnesio e di tetrafluoruro di etilene finemente mescolati a un ossidante. Poiché la sorgente di radiazione infrarossa prodotta dal flare deve formarsi in aria a una distanza di sicurezza dall'aeromobile e in un tempo molto breve (dopo 2÷3 secondi) data la brevità del tempo di reazione disponibile, il flare viene sparato dal pilota al momento opportuno a mezzo di un piccolo razzo o cartuccia. Il tempo di persistenza in aria della radiazione prodotta dal flare è di una decina di secondi, che si considerano proporzionati alla durata della minaccia costituita dal missile in arrivo. Il lancio di flares è generalmente combinato con il lancio di chaff o ''paglia'' antiradar, contro eventuali altri missili con autoguida radar. Così i missili diretti contro l'aeromobile vengono ''adescati'' da tali falsi bersagli e portati fuori rotta.

Contro-Contro Misure IR (IRCCM). − Considerando che per contro-contromisura s'intende la capacità da parte di un sistema di premunirsi contro le interferenze dell'avversario, si possono considerare contro-contromisure infrarosso i provvedimenti che vengono normalmente adottati per evitare di farsi rivelare dai sensori infrarossi dell'avversario stesso. A questo fine, per una nave, un aeromobile, un carro armato la cosa più logica è ridurre o, se possibile, sopprimere la propria ''segnatura IR'', cioè l'energia IR emessa spontaneamente. In particolare, per le navi da g. tale risultato si ottiene schermando o raffreddando i macchinari di bordo, dato che il calore equivale a energia infrarossa. Per gli aeromobili e i carri armati la riduzione della segnatura IR può essere ottenuta evitando, quando possibile, di procedere alla massima velocità in quanto, a tale velocità, la temperatura del motore sale molto, con fortissima emissione di energia IR, la cui produzione cresce con la quarta potenza della temperatura.

Misure elettroottiche di supporto o EOSM (Electro-Optical Support Measures). − Naturalmente, anche nei riguardi del laser, degli intensificatori d'immagine e degli altri sistemi elettroottici sono state studiate e realizzate le relative contromisure, appena il loro impiego ha cominciato a diffondersi. Per il laser le cose sono state facilitate soprattutto dal fatto che esso ha un'emissione analoga al radar: è stato quindi possibile, per analogia, studiare e realizzare varie forme similari di contrasto. Per es., analogamente a quanto avviene nella g. elettronica, sono stati realizzati i ricevitori di allarme laser o LWR (Laser Warning Receiver) capaci di allertare i comandanti di una nave, di un velivolo o di un carro armato ''illuminati'' da un laser (raggio emesso da un telemetro o da un ''indicatore'' laser), che rivela l'imminente attacco di un missile o di una bomba guidati da quel laser.

Contromisure elettroottiche o EOCM (Electro-Optical Counter Measures). − Le contromisure elettroottiche possono essere, come quelle elettroniche, attive e passive, a seconda che vi sia o no emissione di energia.

Per quanto attiene alle contromisure attive si osserva innanzitutto che nell'impiego dei laser la scelta della frequenza in cui si può operare è assai limitata, essendo molto stretta la parte dello spettro elettromagnetico occupata dalla regione del ''visibile''. Ciò agevola il compito di chi deve progettare i relativi apparati d'intercettazione e disturbo. Per il disturbo, in particolare, la forma più redditizia è quella del disturbo di sbarramento, a causa dell'estrema direttività dell'emissione. Un'altra attività in cui il disturbo laser ha trovato un efficace impiego è quella di accecare i sensori IR dei satelliti artificiali. Un caso del genere si è verificato nel 1976, quando i Sovietici hanno impiegato, forse a scopo sperimentale, i laser ad alta energia per disturbare i satelliti di sorveglianza statunitensi destinati ad avvistare eventuali missili balistici intercontinentali (ICBM) lanciati dall'avversario.

Per le contromisure elettroottiche passive nei riguardi sia dei laser che dei sistemi tipo LLLTV, si può fare ricorso a due vecchi, tradizionali provvedimenti, come quello del mascheramento (o mimetizzazione) e dell'occultamento mediante cortine fumogene. Naturalmente, il fumo non è più quello impiegato durante le battaglie navali della prima e seconda g. mondiale. Negli Stati Uniti vengono condotte da alcuni anni ricerche per realizzare fumi speciali in grado non solo di nascondere un bersaglio alla vista dell'occhio umano ma anche di assorbire i raggi infrarossi e laser, e di rendere inefficaci i dispositivi d'intensificazione d'immagine e di televisione a basso livello di luce.

Bibl.: Guerra elettronica: Electronic countermeasures, a cura di A. Boyd, Los Altos 1978; R.J. Schlesinger e altri, Principles of electronic warfare, ivi 1979; R.E. Fitts, The strategy of electromagnetic conflict, ivi 1979; M. de Arcangelis, La guerra elettronica, Torino 1981; D.C. Schleher, Introduction to electronic warfare, Norwood 1986. Guerra elettroottica: R.D. Hudson, Infrared system engineering, New York 1968; I.J. Spiro, M. Schlessinger, Infrared technology fundamentals, ivi 1968; W.K. Wolfe, G.J. Zissis, The infrared handbook, Ann Arbor 1978.

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